L’archivio della rubrica «Cultura»

La musica del sabato

Chi avrà l’onore di chiudere quest’anno musicale sul mio blog? Ho riflettuto a lungo sulla candidatura più adatta e alla fine ho scelto il compositore francese Claude-Achille Debussy. Assieme al già ascoltato in questa sede Ravel, è uno dei rappresentanti principali dell’impressionismo musicale.
Il nostro protagonista di oggi non ebbe mai abbastanza pazienza per completare una opera musicale lunga (con l’unica eccezione dell’opera «Pelléas et Mélisande»), ma a differenza di molti altri artisti non fu – a quanto ne so – particolarmente dispiaciuto per questa sua irrequietezza.
Tale modo di produrre l’arte che si vuole con la serenità interiore ha tutta la mia approvazione (anche se comprendo che gli artisti non ne hanno assolutamente bisogno), quindi oggi mi organizzo nel modo seguente.
Inizio con la cantata «L’enfant prodigue» (scritta nel 1884):…

… e poi continuo con una opera brevissima: «L’isola della gioia» («L’isle joyeusse», scritta nel 1905):

Spero che i giorni rimanenti del 2019 e almeno tutto l’anno prossimo siano per voi pieni di gioia.


Accendete i PC, aprite il Word

Il generatore delle trame per i film di Natale:

Il migliore vincerà solo grazie ai dettagli.


Inferno e paradiso

I teologi sprecano il tempo prezioso a discutere delle cose noiosissime. Una domanda veramente curiosa ce l’ho io.
I gatti vanno all’inferno o al paradiso? E i cani? I cammelli? I pesci? I ricci comuni? I batteri?
Una zanzara va all’inferno se è stata ammazzata mentre succhiava il sangue? O, se è stata ammazzata mentre seduta su una parete, va al paradiso?
Se l’inferno e il paradiso esistessero solo per gli umani, significa che gli animali, gli insetti, i pesci, i funghi e i virus non ci vanno? Significa che in quei luoghi sono del tutto assenti?


La musica del sabato

Gli Uriah Heep è un gruppo eccezionale in tutti i sensi. Da un lato, negli anni ’70 del secolo scorso avevano dimostrato (per la prima volta nella storia) che il hard rock può essere una musica di qualità. Dall’altro lato, a partire dagli anni ’90 stanno dimostrando – con un impegno che meriterebbe di essere speso in qualcosa di più utile – che le persone incapaci di fermarsi in tempo diventano ridicole.
Potrei fare due esempi concreti – tratti dalla vita reale – riguardanti proprio il gruppo.
L’esempio № 1. Verso la metà degli anni ’90, durante un viaggio automobilistico con un mio conoscente, avevo sentito alla radio una canzone che sembrava una pessima imitazione degli Uriah Heep del loro periodo migliore.
«Chi sono questi deficienti?», chiesi io.
«Guns n’ Roses», rispose il mio conoscente.
L’esempio № 2. Più o meno nello stesso periodo storico ebbi una conversazione sull’argomento con un mio parente, un ingegnere del suono ben integrato nel mercato musicale russo.
«Perché leggo così spesso delle visite degli Uriah Heep in Russia?», chiesi io.
«Perché sono vecchi, ormai scadenti e disposti a suonare pure alle feste di compleanno. Mentre i nostri petrolieri sono disposti a pagare per il solo marchio», rispose il mio parente.
Ecco, come succede per tanti altri musicisti (e non solo musicisti), preferisco ricordare gli Uriah Heep dei loro tempi migliori e ignorare totalmente quello che sono diventati dopo. Le due canzoni scelte quasi a caso dovrebbero dare una idea del livello della formazione del gruppo considerate classica: Mick Box, David Byron, Ken Hensley, Gary Thain e Lee Kerslake.
La prima canzone scelta è «Look at Yourself» (dall’album «Look at Yourself» del 1971):

La seconda canzone di oggi è «Stealin’» (dall’album «Sweet Freedom» del 1973):

Perché ho deciso a postare la loro musica proprio in questo periodo? Perché molti sostengono che il vero inizio della storia del gruppo si sia verificato nel periodo natalizio del 1969. Proprio in quei giorni era nato anche il nome «Uriah Heep», ispirato al nome di un personaggio del romanzo «David Copperfield» di Charles Dickens (il centenario della morte del quale veniva ricordato in quel periodo).


La musica del sabato

Per l’edizione odierna della mia rubrica musicale ho volute scegliere qualche composizione di Sergej Prokofiev. Non è sempre necessario scegliere qualcosa di raro o poco noto: il mio obiettivo è sempre stato quello di condividere la musica bella.
Così, oggi vi propongo la famosissima Sinfonia n. 5 in Si bemolle maggiore, scritta tra l’estate e l’autunno del 1944.

Oggi non volevo distrarvi con troppe parole.


Audiolibri

Dimentico sempre di comunicare una cosa importantissima ai miei cari lettori.
Gli audiolibri non c’entrano alcunché con i libri. Gli audiolibri sono un prodotto finalizzato all’intrattenimento del tutto a sé stante.
È abbastanza facile capire la differenza tra un audiolibro e un libro leggibile con gli occhi. Prendete, per esempio, una qualsiasi novella di… che ne so… Luigi Pirandello e leggetela. Poi scaricate la stessa novella in formato audio e ascoltatela. (Il testo e l’audio si dovrebbero trovare gratis e legalmente su internet.) Vi renderete conto che si tratta di due prodotti completamente differenti.
La lettura con gli occhi è un processo unico nel suo genere; è destinato alla elaborazione dei dati in input. Non escludo l’ipotesi che nei prossimi decenni esso possa venire definitivamente spinto ai margini della attività umana quotidiana da parte del progresso, ma ciò non significa che sia di basso valore.
L’ascolto dei medesimi contenuti è un processo di consumazione della analisi altrui.
La lettura contribuisce allo sviluppo del cervello, mentre l’ascolto non tantissimo.


Marie Fredriksson

Oggi, all’età di 61 anni, è morta Marie Fredriksson, la cantante dei Roxette.

Ma noi abbiamo la fortuna di poterla ricordare attraverso diverse canzoni simpatiche che ci ha lasciato.

(e aggiungo pure il link ai Roxette nella mia rubrica musicale)


La crescita

Più o meno tutti conoscono questo grafico sulla formazione del Homo Erectus:

(le versioni stilistiche del grafico sono innumerevoli)
Prima o poi, però, qualcuno dovrà anche realizzare un grafico analogo sulla formazione del Homo Dives. Il grafico inizierà con uno scolaro che viaggia senza biglietto sui mezzi pubblici e tenta di riempire tutti i dispositivi di archiviazione con delle cose scaricate gratis dall’internet (musica, film, libri, software etc). Il punto finale del grafico sarà, appunto, un Homo Dives che paga per tutto ciò di che ha bisogno (compreso lo spazio di archiviazione su qualche cloud). Da qualche parte mezzo ci sarà pure quell’Homo responsabile che non blocca la pubblicità su tutti i siti senza distinzione (quindi evitando di rubare i soldi che non potrà mai ottenere).
Passate pure l’idea ai vostri amici artisti. Sono sicuro che qualcuno riuscirà a produrre una opera del genere.


La musica del sabato

Nel mondo ci sono (ci sono state e purtroppo ci saranno) numerose persone non vedenti. Ma solo quattro di loro potrebbero comparire nella mia rubrica del sabato: Jeff Healey, Stevie Wonder, Andrea Bocelli e Ray Charles (in realtà, quest’ultimo è già comparso una volta). Si tratta di una proporzione stranamente bassa rispetto ai musicisti sani… Ma in realtà le persone di solito preferiscono apparire vittime anziché fare qualcosa per stare meglio su questo Pianeta. Così, per esempio, mi vengono in mente solo tre studenti annoiati famosi: Bill Gates, Steve Jobs e Mark Zuckerberg.
Però, il testo sta prendendo una strada pericolosa. Torniamo alla musica. Il nostro protagonista di oggi è Stevie Wonder. È abbastanza difficile scegliere solamente due delle sue canzoni contenute in oltre trenta album. Ancora più difficile è tentare di scegliere qualcosa di «rappresentativo». Quindi scelgo a caso.
La prima canzone di oggi è «Superstition» (dall’album «Talking Book» del 1972):

E la seconda è «Sir Duke» (dall’album «Songs in the Key of Life» del 1977):

Prima o poi farò un post a parte sulle esibizioni dal vivo di Stevie Wonder: hanno alcune particolarità curiose.


Il vero premio

Ieri si è saputo delle dimissioni dei due membri esterni del Comitato dedicato al Premio Nobel per la letteratura. Non ho capito bene le loro motivazioni e non posso prevedere i possibili risultati del loro gesto. Però conosco, purtroppo, la qualità estremamente bassa del Nobel per la letteratura: nel migliore dei casi viene assegnato agli scrittori scarsi (e nel peggiore agli scrittori dei quali non si conosce alcunché).
Di conseguenza, approfitto della notizia per ricordare ai miei cari lettori un concetto importantissimo. Il premio più onesto, più apprezzato dall’artista stesso e più consistente in termini economici è il riconoscimento da parte del pubblico. È spesso difficile fare la concorrenza al «pop», ma un bravo scrittore (ma anche musicista, pittore, scultore etc.) sarà sempre premiato generosamente dal mercato.
Mentre uno scrittore incapace di scrivere i testi interessanti per gli altri non può essere considerato bravo. Egli non viene premiato dal mercato (sinonimo del pubblico), ma, con un po’ di fortuna, viene consolato con un Nobel.
Come si fa a non elogiare il Mercato almeno in questo ambito?