L’archivio della rubrica «Cultura»

Le braccia sottratte alla…

In base ai recenti calcoli, l’industria dell’arte e della cultura porta agli USA 763,6 miliardi di dollari all’anno. Tale somma rappresenta il 4,2% del PIL: il doppio della agricoltura.
Nell’industria dell’arte lavorano 4,9 milioni di persone che nel 2015 hanno guadagnato 372 miliardi di dollari. Nello stesso anno i musei hanno generato 5,3 miliardi di dollari e le scuole d’arte 3,4 miliardi.
Certo, la diffusione della lingua inglese nel mondo è uno dei fattori a favore del suddetto fenomeno…
Ma uno degli aspetti più interessanti è la distribuzione della reddittività per Stati (in alcuni casi sono rimasto sorpreso):

La fonte.


La musica del sabato

Ray Charles è stato un musicista talmente bravo, fecondo (conoscitori della biografia, state muti!:) e famoso che è difficilissimo scegliere appena due sue canzoni per il mio classico post musicale del sabato. Dopo lunghi ripensamenti ho deciso di postare qualcosa del primo periodo della sua attività: il criterio cronologico è quello più facile e spesso più efficace.
La prima canzone selezionata è «What’d I Say» (dall’album «Ray Charles in Person» del 1956):

Mentre la seconda canzone scelta è la vecchia e famosa «You Are My Sunshine», quindi una canzone cantata da centinaia degli artisti prima e dopo Ray Charles. La versione del nostro protagonista di oggi è questa:


La musica del sabato

Per questo sabato ho voluto, senza un motivo particolare, scegliere un’altra opera di Johann Sebastian Bach. Solo perché mi piace il compositore.
Gli interessati possono riascoltare anche l’opera della volta precedente, mentre oggi è il «turno» del Concerto per oboe e violino con l’orchestra.

Delle tre parti non tutte mi sembrano suonate ugualmente bene, ma complessivamente non è una brutta interpretazione.


Un film russo da vedere

Riprendendo la tradizione di consigliare, periodicamente, dei film russi da vedere, mi ero anche ricordato dell’obiettivo di proporre qualcosa di non troppo pesante (almeno dal punto di vista psicologico). Finalmente riesco a rispettare, oggi, quest’ultimo criterio.
Il film «Mosca non crede alle lacrime» (1979) di Vladimir Menšov è di genere drammatico, ma in sostanza è la versione sovietica di «Cenerentola»: una storia di popolarità infinita nel cinema mondiale di tutti i tempi. Quindi non può assolutamente sembrare un film deprimente.
Nel 1981 ha pure vinto l’Oscar al miglior film straniero.

Aggiungo anche una piccola storia curiosa. Nel 1981 nessuno dei creatori del film ebbe l’autorizzazione dello Stato di andare negli USA per la cerimonia della premiazione, quindi la statuetta dell’Oscar fu ritirata da un segretario della ambasciata sovietica. Vladimir Menšov, il regista del film, apprese la notizia della vittoria dal notiziario serale del 1 aprile (la cerimonia si svolse il 31 marzo) e quindi pensò che si trattasse di uno scherzo. Fino al 1988 la statuetta fu custodita negli archivi dell’Ente per la produzione cinematografica. Solamente quando fu data in mano al regista per la prima volta (sette anni dopo la vittoria!) e solo per fare una foto (!!), egli si rifiutò di ridarla indietro e la portò finalmente a casa (nel 1988 ormai rischiava relativamente poco).


Il potere delle…

Molti miei lettori hanno già probabilmente visto la video-testimoninza di un fatto curioso: le donne nude o semi-nude possono produrre un effetto opposto a quello che si immagina comunemente. Infatti, il 18 maggio la polizia israeliana è riuscita a mettere in fuga una violenta manifestazione degli ebrei ortodossi (che menifestavano contro i lavori di preparazione alla finale della Eurovisione svolti di sabato) con l’aiuto delle college senza le magliette.
Agli ebrei ortodossi è infatti vietato gurdare le donne nude sconosciute:

Potrei aggiungere il mio commento sulla salute mentale delle persone religiose in generale, ma evito.


La musica del sabato

Il gruppo tedesco CAN non è famosissimo – soprattutto ora, a distanza di 40 anni dallo scioglimento – ma ci ha comunque lasciato un po’ di musica meritevole di attenzione. Io preferisco quel loro periodo in cui iniziarono ad abbandonare il krautrock a favore di una stilistica più tradizionale.
Di conseguenza, la prima canzone dei CAN selezionata per oggi è la «She brings the rain» (dall’album «Soundtracks» del 1970):

E la seconda è la «One More Night» (dall’album «Ege Bamyasi» del 1972):

A volte è bello sentire qualcosa di non comunemente noto, qualcosa che non sembra noto dalla prima all’ultima nota già dai primi accordi.


La verità nei film

Una delle cose più stupide al mondo è accusare un film della alterazione dei fatti trattati.
Ogni film è una finzione artistica, non un prodotto di video-cronaca.
Le persone desiderose di vedere dei film sulla realtà non redatta possono installare una webcam al parcheggio più vicino.


La musica del sabato

Anche l’esempio di un grande compositore come Niccolò Paganini ci insegna che in questo mondo nulla viene inventato da zero. Ogni cosa nuova è costruita con dei mattoncini delle esperienze passate: viste o vissute. Così, per esempio, «Le Streghe» (una delle composizioni più famose di Paganini) è stata scritta dopo l’ascolto de «Il noce di Benevento» del compositore austriaco Franz Xaver Süssmayr al Teatro alla Scala. Paganini fu particolarmente colpito dal ballo delle streghe e dunque scrisse una propria variazione:

In qualità del «B-side» del post musicale odierno metto la «Grande sonata per violino e chitarra» di Paganini:

Non so se succede anche in Italia, ma in Russia Paganini è uno dei compositori più utilizzati nelle prime fasi dello studio del pianoforte. Ancora adesso non riesco a capire come sono riuscito a non odiarlo (anzi!).


Le dita

dei panisti…


La certezza del futuro

Pare che sia finito il «Trono di Spade» del quale scrivono pure gli analfabeti.
Io, che non ne ho visto nemmeno una puntata, mi sono guadagnato un posto al museo: in qualità del pezzo da esporre.
Non sono proprio l’unico? Potrebbe anche essere. Allora mi candido alla posizione di colui che vede una serie ogni due anni e non sa bene cosa sia il Netflix (valuto troppo caro il proprio tempo).

Però, conoscendomi, non escludo che tra cinque o dieci anni mi possa venire la curiosità di vedere un paio di episodi del «GoT». Tanto per capire le cause della moda.