I sostenitori della esistenza del cosiddetto «governo mondiale» potrebbero prendere in considerazione una nuova — poco ovvia — conferma della ragionevolezza delle loro teorie complottistiche. È probabile, infatti, che sia stato proprio il suddetto governo a ordinare l’installazione in tutte le città del mondo dei monumenti molto simili tra loro. Intendo quei monumenti costituiti dalla scultura di un personaggio storico seduto su un lato di una panchina. Pochi giorni fa ho scoperto un esemplare abbastanza recente pure a Milano:
Non faccio nemmeno finta di conoscere il poeta bulgaro Pencho Slaveykov, ma mi limito a constatare che lo scultore stava Continuare la lettura di questo post »
L’archivio della rubrica «Cultura»
Il bluesman Little Walter – che proprio oggi avrebbe potuto compiere 91 anni – è considerato uno dei più grandi armonicisti della storia. Nella storia ufficiale della musica viene prima di tutto ricordata la sua composizione strumentale «Juke» del 1952:
Ma in realtà nel corso di una vita relativamente breve Little Walter ha fatto in tempo a registrare molti brani che meritano una nostra attenzione. Quindi la seconda composizione del post odierna è stata scelta quasi per caso… Facciamo che sia la «Last Night»:
La popolazione mondiale è talmente stanca delle restrizioni anticovidiche che sta aspettando la prima occasione utile per partire verso una qualsiasi destinazione. Pure la cerimonia degli Oscar si è tenuta, nell’attesa, in una stazione ferroviaria…
Vabbè, in realtà l’assegnazione di un qualsiasi Oscar – ma soprattutto di quelli principali – costituisce troppo spesso un anti-criterio. Le scelte della Accademia, infatti, in molte occasioni dipendono troppo dalla moda del momento e non dai parametri puramente culturali (negli anni passati abbiamo visto premiare certi film solo perché andava di moda l’attenzione verso, per esempio, la Siria o la Corea del Sud). Anche per questo motivo i film premiati e i film rimasti nella memoria degli umani molto spesso appartengono a due insiemi diversi.
Detto ciò, riconosco che tra i premiati principali di quest’anno ho per ora visto solo un film («Mank», il quale secondo me ha preso gli unici premi possibili perché sembra essere un film banalmente descrittivo) e intendo vederne altri due («The Father» e «Nomadland»).
Dei film non premiati ho visto «The Trial of the Chicago 7» (merita di essere visto e rivisto!) e intendo vedere «Sound of Metal».
Gli altri film non mi spirano tanto già da come vengono descritti…
In ogni caso, penso che già con il materiale selezionato si possa confermare o smentire anche quest’anno la mia teoria di cui sopra.
Il compositore greco Nikolaos Mantzaros è oggi noto prevalentemente come l’autore dell’inno nazionale, quindi della musica per la prima parte del poema «L’inno alla libertà» del poeta Dionysios Solomos.
Non è del tutto giusto. Oltre a essere meritatamente considerato il fondatore della scuola musicale classica delle Isole Ionie, ha lasciato anche delle composizioni classiche di un certo valore culturale. Oggi, per esempio, potrei ricordare «Partimenti»: la sua musica per il quartetto d’archi. Ecco alcuni esempi:
P.S.: in alcune fonti biografiche si sostiene che Nikolaos Mantzaros fosse di origini italiane. Si tratta di una affermazione un po’ fantasiosa: il controllo politico da parte dei veneziani della isola Corfù non era secondo me un motivo sufficiente per considerare tutti gli abitanti come italiani.
Negli anni ho sviluppato alcune idee preziosissime su come rendere il nostro mondo perfetto in tempi brevissimi, anche entro la sera del giorno corrente. Ma non tento nemmeno a raccontarvele tutte in un testo unico: altrimenti rischiate di non sopravvivere fino al futuro radioso che ho in mente. Inizio con una sola – ma importante – idea.
Per esempio, oggi propongo di fucilare tutti coloro che nel loro rapporto diretto con i libri cartacei…
a) leccano il dito per girare la pagina (le scene del genere mi hanno sempre lasciato terrorizzato anche dal solo punto estetico);
b) piegano l’angolo della pagina anziché usare un segnalibro (naturalmente piatto e sottile);
c) appoggiano il libro aperto con il testo rivolto verso il basso anziché usare un segnalibro;
d) apportano dei segni sulle pagine con le penne, pennarelli e tutti gli altri strumenti della cancelleria (tranne la semplice matita).
Per ora mi fermo a questo punto. Ma tra poco mi esprimo anche su altri gravi crimini che stanno trasformando il nostro mondo in un inferno…
Fino a oggi non ho ancora dedicato un post specifico agli Scorpions per più motivi. Uno di questi è il curioso fenomeno della loro popolarità «sdoppiata». Infatti, da un lato è uno dei gruppi hard rock europei più noti di sempre. Dall’altro lato, già molti anni fa ho scoperto – con una certa sorpresa – l’esistenza di un ampio insieme di persone che vivono in una specie di «vuoto culturale»: conoscono il gruppo solo per le loro ballate (non tantissime, ma comunque abbastanza numerose per un gruppo di questo tipo) che potrebbero essere classificate come «rock classico».
Insomma, non sapevo se dedicare il post musicale esclusivamente alla stilistica prevalente del gruppo oppure aggiungere anche qualche ballata. Ma alla fine ho pensato che nessuna legge suprema mi vieta di pubblicare due post invece di uno. Quindi oggi inizio con quello dedicato al hard rock degli Scorpions.
La prima canzone di oggi è la «Virgin Killer» (dall’album «Virgin Killer» del 1976):
Mentre la seconda è la «The Sails Of Charon» (dall’album «Taken by Force» del 1977):
Il compositore Henry Purcell si è guadagnato – a causa della importanza culturale almeno a livello nazionale e delle somiglianze biografiche – il titolo postumo di «Mozart inglese» anche se visse, in realtà, cento anni prima del suo famoso «collega» tedesco. Le persone non particolarmente esperte della musica classica potrebbero conoscere Purcell solo per la sua opera «Dido and Aeneas» e, eventualmente, per le sue composizioni barocche un po’ in generale. Ma secondo me Henry Purcell meriterebbe di essere studiato un po’ di più…
Oggi, però, faccio una rara eccezione alla regola che mi sono imposto da solo tempo fa (l’esistenza di una opera culturale è già un motivo sufficiente per parlarne) e pubblico una composizione del protagonista del post scelta per una occasione precisa.
Quindi posto la «Music for the Funeral of Queen Mary» del 1695:
Prossimamente pubblicherò qualcosa di più allegro…
Ho pensato di dedicare, finalmente, un post musicale esclusivamente alla carriera da solista di Beth Hart (non mi ricordo perché non l’ho ancora fatto). Considerata una notevole evoluzione della cantante negli anni, avrebbe senso prendere in considerazione un singolo periodo della sua carriera alla volta. Quindi oggi prendo due canzoni dal suo primo album: «Immortal» del 1996.
La prima canzone scelta è «Run»:
E la seconda è «Blame the Moon»:
Mi sembrano ascoltabili ancora adesso (e mi fanno ripensare a quanto sembrano ormai lontani gli anni ’90, ahahaha).
Il ciclo delle composizioni per il pianoforte «Le stagioni» di Pyotr Ilyich Tchaikovsky (del 1876) si differenzia dalle altre composizioni sulla stessa tematica anche per la sua organizzazione interna. Infatti, a ogni mese dell’anno è dedicata una composizione propria.
Visto che fuori dalle nostre finestre la primavera sembra essere iniziata in tutti i sensi, quali composizioni avrò scelto per il post musicale di oggi? Sorprendentemente, quelle dei mesi primaverili!
«Marzo. Il canto dell’allodola»
«Aprile. Il bucaneve»
«Maggio. Le notti bianche»
Gli interessati conoscono (o sono capaci a trovare) le altre nove parti…
Elf, il gruppo rock statunitense degli anni«’60 / ’70, è in sostanza la prima esperienza musicale di (relativo) successo di Ronnie James Dio. Ma, soprattutto, solo grazie alla presenza di quest’ultimo il gruppo è in qualche modo rimasto nella storia.
La storia va conosciuta, quindi per degli scopi divulgativi provo a postare due canzoni del gruppo.
La prima canzone scelta è la «Never More» (dall’album «Elf» del 1972):
E la seconda è la «Ain’t It All Amusing» (dall’album «Carolina County Ball» del 1974):
Non so quale evoluzione avrebbe potuto subire lo stile del gruppo negli anni: probabilmente sarebbe nato qualcosa di veramente interessante. Ma nel 1975, dopo tre album pubblicati, il gruppo Elf è stato quasi interamente «inglobato» dai Reinbow di Ritchie Blackmore.