La grande notizia di ieri era in realtà scontata: Erdogan ha «acconsentito» l’adesione della Svezia e della Finlandia alla NATO. Era scontata non solo perché la diplomazia è sempre una trattativa, ma anche e soprattutto perché Erdogan è un uomo dell’est. Un uomo dell’est non vende alcunché senza trattive lunghe, accese e piene di pseudo-rifiuti «categorici» di accettare le proposte della controparte. Molto probabilmente la maggioranza dei miei lettori occidentali conosce poco o per nulla tale modo di fare, mentre per me è sempre stato evidente il concetto di base: Erdogan alla fine accetta, ma bisogna vedere in cambio di cosa.
In sostanza, Erdogan ha ottenuto due cose. La prima era facilmente immaginabile: la Finlandia e la Svezia hanno concordato di «prevenire le attività» del Partito dei Lavoratori del Kurdistan e delle altre strutture che la Turchia considera terroristiche. Inoltre, si sono impegnate a non sostenere la Forza di autodifesa curda siriana (YPG) – affiliata al Partito dei lavoratori del Kurdistan – e il movimento FETO del predicatore Fethullah Gülen.
La seconda cosa ottenuta da Erdogan era un po’ meno ovvia (probabilmente in forza delle nostre dimenticanze), ma sempre logica: la Finlandia e la Svezia hanno accettato di revocare l’embargo sulle armi alla Turchia precedentemente imposto in risposta alle azioni della Turchia in Siria nel 2019.
Direi che in entrambi i casi la vittoria diplomatica di Erdogan può anche essere considerata temporanea (almeno nel lungo periodo: in futuro nessuno impedisce, per esempio, a riavviare le discussioni sul destino dei curdi), mentre l’importante rafforzamento della NATO è permanente.
Tutti, compresi i nuovi due membri, ringraziano vivamente lo sponsor politico principale di tale rafforzamento. Conoscete benissimo il suo nome, quindi è inutile che io lo scriva ancora una volta.
I nuovi membri della NATO
(29 giugno 2022)
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