È ormai largamente noto il fatto che Vladimir Putin è infastidito dell’allargamento della NATO verso l’est. Non minacciato (la minaccia militare è una giustificazione della propria politica estera venduta alla popolazione), ma aggredito nella propria concezione della «geopolitica» (essendo un adepto di questo pensiero già di per sé obsoleto, vede ancora il mondo nell’ottica della conferenza di Yalta del 1945: diviso nelle aree di influenza dell’epoca). Di conseguenza, possiamo e dobbiamo fargli tanti complimenti per un risultato «fantastico» già raggiunto con la guerra contro l’Ucraina: è riuscito a ottenere un altro importante, veloce e non previsto fino a tre mesi fa allargamento della NATO verso i confini russi. Ha ottenuto proprio quella cosa che dichiarava di volere evitare.
Non penso di avervi comunicato qualcosa di nuovo.
Ma voglio comunque sottolineare un dettaglio importante. L’eventuale adesione di ogni singola ex-repubblica sovietica alla NATO avrebbe rappresentato una operazione fortemente sbilanciata: l’Alleanza sarebbe costretta a offrire tanto senza ottenere dei vantaggi di alcun genere, mentre ogni nuovo Stato-membro sarebbe stato solo un recipiente senza riuscire a contribuire seriamente alla potenza della Alleanza (in entrambi i casi della protezione). Con l’adesione della Finlandia e della Svezia, invece, la NATO non solo si allarga, ma pure si rafforza: perché vede aggiungersi due Stati sviluppati e ricchi, dotati degli eserciti già forti, addestrati e attrezzati.
Insomma, Putin è riuscito a rendere la NATO non solo più grande, ma anche più forte. Complimenti…
L’agente segreto della NATO
(16 maggio 2022)
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