Stamattina il leader della opposizione armena Nikol Pashinyan è stato eletto Primo ministro dal Parlamento: 59 voti favorevoli e 42 contrari (in totale il Parlamento armeno ha 105 deputati).
Martedì 1 maggio, al primo tentativo, il risultato era stato negativo: solo 45 voti favorevoli su 53 necessari (è richiesta la maggioranza dei deputati).
Sia oggi che una settimana fa Pashinyan è stato l’unico candidato sottoposto al voto parlamentare. Se anche la votazione di oggi non avesse portato alla elezione di un premier (quindi di Pashinyan), il Parlamento armeno avrebbe dovuto essere sciolto.
Secondo me la situazione nella quale attualmente si trova Nikol Pashinyan è più che curiosa. Da una parte, in qualità di un vero leader dell’opposizione e della protesta è riuscito a far dimettere il premier Sargsyan e farsi nominare al suo posto con i voti del partito politico a cui si trova, appunto, in opposizione. Non è a questo punto molto chiaro come intende governare (per i tonti: senza l’appoggio del Parlamento si combina un tubo).
Suppongo – ma potrebbe essere uno schema politico molto primitivo – che il partito di maggioranza attuale abbia accettato di nominarlo al capo del Governo per poi bocciare ogni sua iniziativa e dimostrare, in tal modo, la sua cosiddetta «incapacità di governare il Paese». Insomma, fargli perdere la popolarità acquistata nelle ultime tre settimane di proteste.
Dall’altra parte, al neoeletto Nikol Pashinyan non sarebbero più convenienti nemmeno le elezioni politiche anticipate. Egli ha certezza di essere il leader di una minoranza attiva, ma non ha alcuna certezza di poter contare sulla maggioranza degli elettori. Infatti, alle ultime elezioni politiche (2 aprile 2017) il suo partito è arrivato terzo, conquistando appena 9 seggi su 105. Nonostante l’entusiasmo per il successo della protesta, sarebbe troppo azzardato sperare in un risultato anche solo doppio rispetto alla volta scorsa.
Tra tentare di governare senza essere stato eletto per farlo e perdere nuovamente le elezioni (nel senso di non raggiungere comunque i numeri per governare), la scelta è caduta sulla prima. Non sono sicuro che per Nikol Pashinyan sia la scelta migliore.
La protesta armena (parte 3)
(8 maggio 2018)
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