L’alternativa per tutti

(25 settembre 2017)

Dopo le elezioni tedesche di ieri potrei fare due constatazioni semplicissime (non sono un politologo stipendiato, quindi non mi sento obbligato ad apparire un analista intelligente e onnisapiente).
La prima constatazione semplicissima: la stabilità politica tedesca è impressionante. Infatti, Angela Merkel è l’ottavo Cancelliere tedesco dal 1949 (in tutta la storia della Germania attuale) e il terzo dal 1982 (negli ultimi 25 anni). Sempre dal 1949 ad oggi negli Stati Uniti ci sono stati 13 presidenti. Enon posso dire che la Germania sia uno Stato notevolmente meno democratico degli USA.
La seconda constatazione: il terzo posto della Alternative für Deutschland è un risultato ben prevedibile, mentre il 12,6% dei voti mi sembra sorprendentemente basso. Nelle prime ore della giornata di oggi ho avuto l’occasione di leggere i commenti di alcuni esponenti/simpatizzanti della sinistra italiana: una notevole parte di loro considera il risultato Alternative für Deutschland come una conseguenza della assenza alternative ideologiche o semplicemente della scomparsa della vera sinistra dalla scena politica europea contemporanea. Col cazzo, cari sinistrosi. Il problema è molto più grave.
Il crescere della popolarità degli estremisti e dei populisti – di destra e di sinistra – che osserviamo in Europa negli ultimi anni è dovuto alla dilagante tendenza dei politici «convenzionali» a mascherare la propria incapacità/paura/mancata volontà di risolvere i problemi più gravi con un finto buonismo. Per farvi capire cosa intendo con l’espressione «finto buonismo» vi ricordo che nel linguaggio politico attuale è uno dei reali sinonimi di «multiculturalismo» e «tolleranza». Non intendo solo la gestione cretina della immigrazione, ma pure le politiche verso tutti quei gruppi sociali che presentano oggi un peso ingiustificato per l’itera comunità.
Nessuna campagna elettorale o la propaganda quotidiana può distrarre la gente dalle questioni reali quotidiane all’infinito. La correlazione delle parole con la realtà che manca per troppo tempo porta alla stanchezza mentale e emotiva, quindi si traduce, prima o poi, nelle scelte elettorali perverse.
Se nemmeno in Germania, lo Stato che ha fatto e sta facendo i progressi più notevoli nella rieducazione del proprio popolo, si è riuscito a ingannare il 12,6% degli elettori – forse è il momento di rivedere il proprio modo di affrontare i temi difficili.
Questa è la mia dose odierna delle banalità.

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