L’utilità delle decapottabili

(5 maggio 2023)

Anche in questi tempi percepisco, a volte, la necessità di scrivere qualcosa di non strettamente attuale, ma riguardante qualche evento storico curioso che si ripropone nella vita di oggi…
Penso che sia abbastanza nota la battuta sul fatto che una Ferrari sarebbe utile per viaggiare gratis in autostrada: è una macchina talmente bassa che può passare sotto la sbarra del casello senza che il proprietario paghi per farla alzare. Ma in realtà le auto basse – quelle sportive e/o cabriolet – possono rivelarsi molto utili anche in altre occasioni. Oggi vi racconto di un bel esempio storico.
All’inizio degli anni ’60 l’austriaco Heinz Meixner, durante uno dei propri viaggi di lavoro nella Germania dell’Est, incontrò una ragazza del posto: Margaret Thurau. Tra i due si stabilì una relazione sentimentale, ma gli incontri, purtroppo, non furono tanto frequenti: solo nelle occasioni delle visite lavorative di Heinz nella DDR. I tentativi di Margaret di lasciare legalmente la DDR per sposare Heinz fallirono: partire definitivamente da tutta l’area socialista era una impresa impossibile. Si poteva solo tentare di fuggire.

Di conseguenza, Heinz Meixner elaborò un piano di fuga. Per recarsi a Berlino Est Heinz ha sempre utilizzato un motorino, quindi durante uno dei viaggi riuscì a misurare di nascosto l’altezza della sbarra dalla superficie della strada automobilistica. Sotto la sbarra c’erano 96 centimetri di spazio libero.
Per portare via «in contrabbando» la futura sposa e la futura suocera Heinz noleggiò l’unica auto che corrispondeva alla altezza rilevata e poteva dunque passare sotto la sbarra massiccia in acciaio. Si trattò della decapottabile britannica Austin-Healey Sprite (prodotta dal 1958 al 1971).

L’altezza dell’auto senza il parabrezza è di 90 cm; il parabrezza si fissa su montanti rimovibili. Fu la macchina ideale per la missione progettata!
All’alba del 5 maggio 1963 Heinz, Margaret e la madre di lei partirono verso il posto di blocco che li separava da Berlino Ovest. La ragazza era sdraiata sul sedile posteriore e coperta dalla tenda dell’auto. La madre di lei, a causa delle dimensioni ridotte dell’auto, era nascosta nel bagagliaio, migliorando allo stesso tempo la distribuzione del peso sugli assi.

Avvicinandosi con una aria annoiata al posto di blocco, Heinz consegnò i documenti per il controllo e diede il gas mentre il militare fu impegnato e impreparato agli eventi straordinari. Il calcolo di Heinz si rivelò corretto: l’auto passò tranquillamente sotto la sbarra, davanti agli occhi delle guardie di frontiera sconcertate… La leggenda narra che le guardie fortemente sorprese non spararono nemmeno un colpo all’auto in fuga. Non so se questo sia vero, ma, alla fine del tutto, fu rilevato solo uno strano foro di origine sconosciuta sul parafango posteriore sinistro dell’auto, mentre la storia finì bene per tutti i suoi protagonisti.

Lo stesso giorno della fuga le sbarre del posto di blocco furono modernizzate con dei tubi verticali saldati in basso al fine di ridurre lo spazio sottostante.

Nel sessantesimo anniversario di questa fuga singolare non potevo non pubblicare un post sull’argomento.
P.S.: non so se la storia sia sufficientemente ricca di eventi per essere trasformata in un buon film di avventura… Però, per esempio, gli autori del film «Balloon – Il vento della libertà» erano riusciti – nel 2018 – a realizzare un buon film su un’altra fuga dalla Germania dell’Est apparentemente non tanto da film.

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