Il perché di Abramovič

(4 aprile 2022)

Alle persone che si interessano un po’ più profondamente dei difficili (ehm, sì, proprio difficili) rapporti attuali tra la Russia e l’Ucraina è sicuramente capitato di leggere che ai cosiddetti «negoziati» in Turchia (ma anche quelli precedenti) aveva partecipato anche il ben noto a tutti Roman Abramovič. Una persona media potrebbe a questo punto chiedersi: come c’entra questo amante del calcio inglese e degli yacht giganti con le trattative sulla fine di una guerra? Direi che per una persona media è una domanda abbastanza logica.
Io, a questo punto, potrei dividere la mia risposta in due parti. Prima di tutto, posso consigliare a tutte le persone realmente interessate ad approfondire l’argomento di leggere il recente articolo – un po’ lungo ma ben fatto – pubblicato sul Financial Times. L’accesso è a pagamento, ma potreste riuscire a organizzarvi con una spesa minima o, per esempio, attraverso qualche accordo / offerta messa a disposizione dalla vostra azienda (lo dice uno che sfrutta l’università, ahahaha).
La seconda cosa che posso dirvi circa il coinvolgimento di Abramovič nei «negoziati» è un principio che ho avuto l’occasione di approfondire diverse volte durante i miei studi degli ultimi dieci anni. Tra le varie – e vere! – doti imprenditoriali di Roman Abramovič ce n’è una particolarmente interessante: la sua incredibile capacità di raggiungere gli accordi funzionanti e rispettati dalla controparte, ma non scritti, non registrati, non depositati, non firmati, non qualsiasi altra cosa… Una buona parte delle ricchezze di Abramovič è stata accumulata – o a volte salvata – proprio grazie alla suddetta capacità.
La capacità che si è rivelata utile anche in questo nuovo contesto, in quel momento quando si cerca di fare 1) i negoziati-perditempo; 2) i negoziati con i risultati che si potrebbe «dimenticare» per primi in un qualsiasi momento futuro.
Perché Abramovič ha accettato di partecipare a una impresa del genere? Perché una delle abilità principali di ogni imprenditore russo – indipendentemente da quanto sia autonomo e grande – è quella mantenere i buoni rapporti con i detentori del potere: per salvare la propria attività, le proprie ricchezze e la propria libertà. Chi non ha questa capacità non esiste in qualità di un imprenditore russo. Abramovič, come tutti gli altri, potrebbe anche tentare di mollare ogni impegno e stabilirsi da qualche parte in Europa o negli USA, ma capisce che nessuno può ormai garantirgli l’infinita indulgenza dalle sanzioni.

Rubriche: Nel mondo, Russia

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