Più o meno tutti gli italiani connessi alla vita reale sanno che durante l’attuale «fase 2» post-quarantena l’uso dei mezzi di trasporto pubblico è notevolmente limitato. Dovendo assicurare la distanza sociale tra i passeggeri, le aziende di trasporto hanno infatti ridotto la quantità dei posti utilizzabili su tutte le vetture.
Viaggiando da oltre un mese e mezzo (ho ricominciato l’11 maggio) sulla metro, sono giunto alla conclusione che nonostante tutte le preoccupazioni, questo è il periodo migliore per prendere i mezzi pubblici. Ora provo a spiegare il perché.
A maggio, quindi precedentemente alla seconda grande liberalizzazione del 3 giugno, sulla metropolitana milanese c’erano ancora pochissime persone. Certo, più di quelle di marzo/aprile, ma comunque poche. Quindi ho potuto fotografare serenamente alcuni dettagli utili.
Già il primo passaggio – l’accesso alla metropolitana – è un piccolo gioco di logica. Nella maggioranza dei casi, infatti, una uscita può essere utilizzata solo per uscire e l’altra solo per entrare (evidentemente per evitare che i flussi delle persone si incontrino). Durante le prime due o tre settimane ho visto un po’ di persone disorientate in cerca del varco giusto, mentre ora molti non rispettano la «destinazione» delle scale.
Solo le entrate/uscite più larghe funzionano in entrambi i sensi:
Sulle scale mobili è consigliato tenere la distanza di sicurezza, la quale viene però di fatto stabilita secondo gli standard delle persone presenti al momento. Ma nel 99,99% dei casi si hanno almeno tre gradini liberi davanti e dietro.
Mentre alcune scale fisse sono a doppio senso nonostante la loro larghezza ridotta (tanto, sono sempre state poco utilizzate):
Anche i tornelli destinati alla entrata e alla uscita sono ora evidenziati dalla segnaletica, in questo caso quasi sempre un po’ incasinata nel suo tracciato:
Sulle banchine, in attesa del treno, si dovrebbe stare sui cerchi rossi. Non mi è ancora capitato di vederli tutti occupati. Ma, soprattutto, secondo me nessuno ha pensato al fatto che bisogna anche arrivare fino a un cerchio libero evitando (almeno formalmente) di avvicinarsi troppo alle persone ferme.
A maggio la maggioranza degli spazi pubblicitari era occupata dai cartelli con l’invito di rispettare le nuove regole (in parte il fenomeno è dovuto anche alle condizioni precarie del mercato pubblicitario). Ora la pubblicità commerciale sta tornando a prevalere numericamente (ed è normale: la maggioranza delle persone ha già capito i principi basilari).
I primi a non rispettare la segnaletica sono però i treni della metropolitana. Tutti. Quindi presumo che quella segnaletica sia stata apportata, da qualche genio alternativo, in totale assenza dei treni. Vabbè, almeno si vede che bisogna lasciar scendere prima di salire (o lo sapevate già? ahahaha).
Sui treni i posti a sedere utilizzabili sono quelli laterali di ogni blocco:
Oppure quelli centrali qualora si tratti dei blocchi a tre posti:
In piedi si può stare solo sui cerchi rossi:
Quasi tutte le foto sono scattate sulla linea 3 «gialla», ma sulle altre linee della metropolitana è adottato lo stesso sistema.
Ora mi potreste chiedere: ma come funziona tutta questa segnaletica nella vita reale?
E io avrei risposto: a volte bene e a volte male.
Per esempio: il numero dei passeggeri sta aumentando molto lentamente. Per quasi tutto il mese di maggio verso le 8:15 del mattino gli unici posti occupati sui treni erano quelli a sedere (come ho già scritto, sono la metà dei normali). Nelle ultime due settimane circa, invece, in tre o quattro fermate si riempiono anche quelli segnati con i cerchi rossi. Una notevole parte dei potenziali passeggeri continua ancora a lavorare da casa, ma lo smart working prima poi finirà. Se la riduzione dei posti sui mezzi pubblici dovesse finire più tardi, sarà una bruttissima esperienza per tutti: ore d’attesa solo per prendere il mezzo e il personale non preparato a gestire le lunghissime code di persone. Forse avrebbe senso concedere a tutti (ma non a tutti insieme) la possibilità di sperimentare in anticipo i nuovi modi di viaggiare.
Oppure: il comportamento delle persone sta mutando abbastanza velocemente. Tutti sono stanchi di avere paura, di non poter riprendere il ritmo normale della vita. E quindi cambia il rapporto con le misure di sicurezza sanitaria. Per esempio: è notevolmente diminuita la quantità delle persone con i guanti. A metà maggio circa 7 persone su 10 avevano almeno un guanto. Ora, invece, 1 o 2. In questo caso, però, non vedo nulla di male: con i guanti si toccano le stesse cose che si sarebbero state toccate con le mani nude (quindi la propria faccia compresa). Ma senza i guanti, almeno, non soffre la pelle. E poi ci sono meno persone che si danno alla fuga quando vedono avvicinarsi qualcuno. E poi ci sono più persone che azzardano un sorpasso nelle gallerie sotterranee o sui marciapiedi. Anche in questi fenomeni c’è una certa normalità, anche se, probabilmente, non ha molto senso passare a due millimetri dall’altra persona su un marciapiede largo cinque metri…
Concludo con il comunicato più importante: andrà tutto bene!
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