L’archivio del tag «whatsapp»

Un regalo ai paranoici

L’organizzazione statunitense Property of the People ha ottenuto un documento (del 7 gennaio 2021) del FBI sui rapporti della organizzazione con i messenger più popolari. Tra le altre cose, nel documento si sostiene che il WhatsApp fornisce più informazioni, rispetto ai concorrenti, sui propri utenti. Con un ordine del tribunale, gli investigatori possono ottenere informazioni di base su un utente, e, con un mandato di perquisizione, contatti dalla sua rubrica e una lista di utenti che si trovano nella sua rubrica. In particolare, il WhatsApp può trasmettere le informazioni del mittente e del destinatario di ogni messaggio quasi in tempo reale: ogni 15 minuti. Sembra però trasmetterà alcuni metadati, ma non il contenuto effettivo dei messaggi. Un portavoce di WhatsApp ha già confermato queste informazioni.
Il documento del FBI afferma, inoltre, che l’iMessage della Apple fornisce i metadati degli utenti su richiesta degli investigatori. Il Signal fornisce solo la data e l’ora in cui un utente si è registrato e quando ha effettuato l’ultimo accesso all’app. Il Telegram non fornisce metadati, ma può rivelare l’indirizzo IP di un utente e, nei casi di terrorismo, il suo numero di telefono.
Tutti possono scaricare il PDF contenente il riassunto dei dettagli.
Possiamo fare qualcosa dopo avere appreso queste informazioni? Dipende chi siamo.
Le persone paranoiche possono buttare il proprio telefono (come tutti gli altri dispositivi elettronici capaci di andare su internet) dalla finestra… anche se sospetto che molti di loro lo abbiano già fatto tempo fa.
Le persone normali, invece, possono provare a osservare la variazione della popolarità dei vari messenger dopo la diffusione della notizia appena raccontata. Qualcosa mi suggerisce che di variazioni ce ne saranno.


Che progresso…

Dopo appena dodici anni di vita, il WhatsApp sta per essere aggiornato nel modo più ovvio: lo stesso account potrà essere utilizzato su più dispositivi contemporaneamente. Anche quando il dispositivo principale si disconnette dall’internet. La versione beta del «nuovo» WhatsApp dovrebbe arrivare entro due mesi.
A questo punto non mi resta altro che fare gli auguri a tutte quelle persone che nella vita quotidiana usano più di uno smartphone.

E poi aggiungo che dobbiamo avere sempre fiducia nel progresso. Per esempio, possiamo e dobbiamo sperare che tra qualche altro anno venga «inventata» la possibilità di postare le foto su Instagram direttamente dal computer.


L’educazione tecnologica

Come avete probabilmente letto, ieri l’amministrazione di WhatsApp ha deciso di limitare l’inoltro dei «messaggi popolari» a una sola chat alla volta. Ufficialmente, l’obbiettivo della limitazione sarebbe il contrasto della diffusione delle potenziali fake news.
Non so se il motivo reale sia quello indicato o, per esempio, la preoccupazione per il possibile sovraccarico della rete. Come non posso capire la logica delle persone che massacrano i propri contatti tramite la condivisione sconsiderata di ogni stronzata che leggono in giro (ricevendola da altri o trovandola in proprio). Sono sicuro che qualche persona del genere vive anche nelle vostre app e nei vostri social network. Da me ce ne sono, ma ormai sono riuscito a impostare l’invisibilità di quasi tutti i personaggi.
Ma il segreto più grande è un altro. Gli amministratori di WhatsApp sperano che non tutti sappiano eseguire l’operazione «copia-incolla» su uno smartphone? Mah, potrebbe anche essere.


Due principi fondamentali

La Reuters scrive che gli hacker sarebbero riusciti a ottenere l’accesso ai telefoni degli alti funzionari di venti Stati grazie alla vulnerabilità del WhatsApp. Lasciando da parte, almeno per questa volta, i dettagli tecnici dell’"evento«, trovo importante ricordare due principi fondamentali riguardanti l’uso del telefono.
Il primo principio è ben noto a tutti i cittadini degli Stati caratterizzati da una scarsa tradizione giuridica: il telefono è un mezzo di connessione ma non di comunicazione. Il significato del principio è semplicissimo: non è detto che i partecipanti a una ordinaria conversazione telefonica siano solo due. Nell’ex URSS, per esempio, tantissime persone formalmente non indagate sono finite arrestate, giudicate e condannate sulla base di quanto detto via telefono a una persona anche meritatamente fidata. Nel mondo contemporaneo, invece, l’applicazione del principio si estende a tutto il globo. Non voglio spingervi a essere vittime di una paranoia: il 99% dei miei lettori sono delle persone semplici, prive di ogni valore per le spie telefoniche. I politici e i funzionari statali, invece, devono sapere distinguere bene tra gli argomenti da trattare via telefono e quelli da trattare durante un incontro personale. Proprio per questo, per esempio, ad alcuni Capi di Stato è addirittura vietato l’uso degli smartphone.
Il secondo principio è strettamente legato al primo. Negli ultimi anni ho conosciuto diverse persone che si ponevano delle domande circa l’utilità della diplomazia tradizionale nel mondo contemporaneo. «A cosa servono gli ambasciatori nell’era dell’internet?», si chiedevano loro. Ebbene, una delle funzioni dei diplomatici presenti sul territorio estero è proprio quella di ridurre — tramite il proprio operato fisico — i rischi legati alla vulnerabilità delle tecnologie moderne.
In conclusione del post odierno, invito tutti ad aggiornare regolarmente le app del proprio telefono, non scaricare i file e le app sconosciuti, usare gli antivirus e, volendo, iniziare ogni conversazione telefonica con la frase «Spie, andate ad amarvi».


Il messenger migliore

Di recente ho scoperto una comparazione molto dettagliata di Telegram, Viber e Whatsapp. Era abbastanza prevedibile la vittoria del Telegram secondo quasi tutti i parametri, mentre la vera grande sorpresa sono alcune interessanti funzionalità dei messenger in generale che non avrei mai potuto immaginare. Ora si potrebbe testarle.

La tabella comparative di cui sopra, però, non spiega uno dei misteri più grandi del mondo: perché quella m…da obsoleta di Whatsapp è ancora così popolare in Europa? E quella m…da inclassificabile di Viber perché è ancora utilizzata nel mondo? Boh…
Quando diventerò il Presidente del mondo, obbligherò tutti i miei amici e conoscenti europei a utilizzare il Telegram.


Solito rumore per nulla

Oggi l’internet si è riempito di notizie sul rischio di infezione dei telefoni con un virus tramite una chiamata via WhatsApp.
Come al solito, la gente copia la notizia per assicurarsi le visite e i like, ma si dimentica di sottolineare l’informazione più importante. Meno male che ci sono io a comunicarvela.
Ebbene, nella versione di WhatsApp uscita il 13 maggio la falla è stata corretta. Quindi per sentirsi protetti basterebbe aggiornare l’applicazione.
Siate sereni!