Il giovedì 24 marzo eravamo arrivati a un brutto traguardo: un mese di guerra in Ucraina. Anche se in realtà non ha molto senso parlare di periodi più o meno lunghi: in guerra è brutto ogni singolo giorno.
Anche la situazione in cui la durata di una guerra si misura ormai in mesi non può certo essere definita bella.
Oggi pubblico il riassunto di questo mese.
Il giorno 1: la città di Chuguev nella regione di Kharkiv bombardata dall’esercito russo il 24 febbraio (Aris Messinis / AFP / Scanpix / LETA).

Il giorno 2: il corpo di un soldato russo alla periferia di Kharkiv (Vadim Ghirda / AP / Scanpix / LETA).
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L’archivio del tag «ucraina»
Più o meno tutti hanno visto, nei giorni scorsi, la foto dei cosmonauti russi Oleg Artemyev, Denis Matveev e Sergey Korsakov arrivati sulla ISS il 19 marzo. Le loro tute hanno i colori della bandiera ucraina:

L’interessantissimo fenomeno dei colori viene ora giustificato dalle Autorità in modi più fantasiosi: alcuni sostengono che nei magazzini della Agenzia spaziale russa sarebbe stata accumulata troppa materia di colore giallo, mentre altri dicono che i colori scelti sarebbero quelli della Università tecnica statale moscovita N. E. Bauman. In ogni caso, non penso che ci sia stata l’intenzione (anche non dichiarata) di fare riferimento ai colori ucraini (la guerra è stata una sorpresa per tanti, mentre le tute vengono preparate con un buon anticipo rispetto all’inizio della missione spaziale). Però è altamente probabile che dopo la caduta del regime di Putin i vertici della Agenzia provino a spacciare questa scelta casuale per una coraggiosa protesta premeditata.
E poi suppongo che non tutti abbiano ancora visto questa foto di una scuola sportiva «della riserva olimpica» moscovita:
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Uno degli aspetti piccoli – quasi invisibili – ma non da considerare poco importanti di questa guerra in Ucraina è il destino di molti immigrati politici bielorussi. Infatti, dopo le elezioni presidenziali super falsate del 2020 e le proteste popolari che ne sono seguite, molti oppositori al regime di Aleksandr Lukashenko erano fuggiti dalle repressioni verso i vari Paesi confinanti con la Bielorussia. Moltissimi sono andati in UE (per esempio, 178 mila bielorussi erano andati in Polonia), ma una quantità non irrilevante dei profughi aveva preferito di andare in Ucraina: uno Stato libero, con delle buone tendenze a una vera democratizzazione e, allo stesso tempo, con la lingua e l’ambiente favorevoli a un facile adattamento. In base ai dati che mi è capitato di leggere, circa 3,5 mila bielorussi avevano trovato un rifugio in Ucraina.
Ecco, ora quelle 3,5 mila persone sono costrette a valutare nuovamente l’opportunità di scappare. Scappare da qualche altra parte. Certo, alcuni di loro hanno già deciso di rimanere sul territorio ucraino e partecipare, in qualche modo, alla difesa della loro nuova casa dalla aggressione russa. Ma molti altri si stanno spostando verso l’Europa.
Io spero che l’Europa riesca a pensare a più tipi di profughi alla volta. O, meglio ancora, non farne troppa distinzione.
Come potrebbe essere descritta questa settimana di guerra in Ucraina? Per esempio, si potrebbe parlare della cittadina Volnovakha che si trova a 60 chilometri da Donetsk. Anzi, ormai è meglio dire che si trovava… Infatti, l’11 marzo il Ministero della difesa russo ha comunicato che le truppe della cosiddetta DNR avrebbero «liberato» la città dal «famoso» «pericolo ucraino». Il Servizio di frontiera dello Stato ucraino ha formulato diversamente il concetto: ha comunicato che Volnovakha non esiste più in qualità di un centro abitato. Prima della invasione russa Volnovakha era abitata da più di 20 mila persone. Dopo la «liberazione» a opera russa, invece, la casa di quelle persone ha l’aspetto come da foto seguenti.

La scuola di Volnovakha:

Un negozio e una casa privata:
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Nel corso di queste [prime] tre settimane di guerra Vladimir Putin ha «raggiunto» alcuni risultati quasi sorprendenti. Ora non intendo alla catastrofe umanitaria, mi riferisco ad altro. Per esempio, ha portato al massimo il livello dell’unità nazionale ucraina, ha dato l’avvio alla fine della Russia che conoscevamo fino al 23 febbraio, ha ridotto al minimo la quantità degli scenari possibili della propria uscita dalla politica, ha indotto tantissimi ucraini e russi (e non solo, presumo) ad augurare apertamente la morte a una persona concreta… Tra i risultati meno traumatici c’è anche la trasformazione di Joe Biden – in un anno esatto – in un politico capace di dare le risposte concrete, intenzionalmente non diplomatiche: «Oh I think he is a war criminal».
In ogni caso, spero che non tenti nemmeno a raggiungere altri risultati di qualsiasi genere.
Più o meno tutti conoscono la bandiera russa contemporanea, quella con tre strisce orizzontali di colori bianco, blu e rosso. Ufficialmente a quei colori non è stato attributo alcun significato, mentre diverse persone cercano di interpretarli secondo le proprie preferenze politiche o in base alla propria concezione del bello. Dal punto di vista araldico, tutte quelle interpretazioni sono di natura non vincolante, delle semplici fantasie.

Quasi tutti, ormai conoscono anche la bandiera Continuare la lettura di questo post »
La settima dell’8 marzo si potrebbe postare alcune foto tematiche che arrivano dall’Ucraina…
Tamara e Maria di Kiev, più giovani degli strumenti che si sono trovate a dover tenere tra le mani.

«Madonna dell’Ucraina».
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Di solito non piace la pubblicizzazione dell’aiuto, indipendentemente dal destinatario, dall’autore e dalle motivazioni di quest’ultimo. La compassione e altri sentimenti altrettanto positivi dovrebbero essere tra le doti basilari di una persona e quindi non costituiscono un motivo sufficiente per comprarsi un po’ di auto-pubblicità. Per distinguersi tra gli altri bisogna andare oltre a essere solo una brava persona.
Ma ieri ho saputo di una delle rarissime eccezioni: tre famosi e popolari personaggi russi hanno organizzato una raccolta fondi a favore dei cittadini ucraini che in questo periodo stanno fuggendo dalla guerra voluta da Vladimir Putin. Tale proposta di raccogliere i soldi è rivolta ai cittadini russi e ha due obiettivi. Il primo obiettivo è ovviamente quello di aiutare le persone che ora si trovano in una delle peggiori difficoltà possibili. Il secondo obiettivo è quello di dimostrare ancora una volta a sé stessi e al mondo che la vera Russia è meglio del presidente che ha voluto macchiare con la propria scelta criminale e personale tutti i concittadini.
Ecco, io vi racconto della iniziativa «True Russia» proprio per questo motivo. Per ricordare ancora una volta che la guerra in Ucraina è stata avviata dalle persone che non rappresentano i russi normali. Mentre i russi normali esistono, non sono pochi, sono contrari a questa guerra e stanno cercando di fare qualcosa con i mezzi disponibili ma limitati.

Gli organizzatori della «True Russia» sono:
Boris Akunin, uno famoso scrittore russo (ma non sono sicuro che i suoi libri migliori siano stati tradotti in italiano). Attualmente vive tra l’UK e la Francia.
Mikhail Baryshnikov, ballerino e coreografo che sicuramente conoscete almeno per sentito dire. Attualmente vive negli USA.
Sergey Guriev, professore di economia all’Istituto di studi politici di Parigi (Sciences Po) e l’ex chief economist all’European Bank for Reconstruction and Development (dal 2016 al 2019). Attualmente vive in Francia.
Il nostro pianeta è popolato, purtroppo, di persone con il senso dell’ammissibile molto vario, quindi è logico presumere che qualcuno possa anche tentare di guadagnare sulla guerra (qualsiasi guerra) e sulla crisi umanitaria connessa. C’è chi tenta di guadagnare non [solo] in soldi, ma ora mi concentro solo sull’aspetto economico. Infatti, avrebbe senso pubblicare quei link verificati dove vengono realmente raccolti i soldi per l’Ucraina e non per la Ferrari nuova di un ipotetico Tizio Caio. In questo modo le persone intenzionate di sostenere attivamente il primo Stato europeo aggredito possono avere la certezza di non sprecare le risorse.
I primi link verificati che posso proporre alla attenzione di tutti gli interessati:
– la pagina ufficiale per la raccolta fondi per l’esercito ucraino (si tratta del sito della banca nazionale ucraina);
– le informazioni su come è possibile aiutare i profughi ucraini in arrivo in Italia.
E poi vedete voi se conoscete qualche organizzazione o personaggio singolo affidabile…
Ogni sera, da alcuni giorni ormai, passando in piazza Duomo (a Milano) verso le 19:15, vedo questa piccola manifestazione contro la guerra in Ucraina. Si tratta di poche decine di persone (una trentina o poco più? boh, non si capisce molto) con una lunga bandiera ucraina e pochi slogan esclamati in italiano, in russo e in ucraino (a giudicare dall’accento, sono prevalentemente gli ucraini).

Un po’ mi dispiace che siano in pochi a manifestare, anche se capisco benissimo che la sera di un giorno feriale non è il momento ideale per aspettare una ampia partecipazione delle persone impegnate in quella vita quotidiana che rimane sempre importante per i singoli e per la collettività.
Allo stesso tempo, spero che un giorno si ripetano delle grandi manifestazioni che abbiamo visto in giro per il mondo nel fine settimana passato. Anche se osservando da anni il mondo posso constatare che la partecipazione alle manifestazioni può solo diminuire. Però qualche altra grande manifestazione sarebbe stata utile: perché una delle cose che infastidiscono maggiormente Putin è l’amore non condiviso da parte dell’Occidente (in tutte le sue forme, cominciando dalla comunità dei leader politici). Se il termine amore vi pare poco appropriato nel contesto delle relazioni internazionali, sostituitelo pure con l’amicizia. Ma la sostanza è la stessa: in oltre ventitré anni Putin ha percorso la strada da un politico orientato ai buoni rapporti con l’UE e la Nato a un politico che inizia una guerra di conquista in Europa proprio perché si sente – almeno a partire dal 2008 – una persona rifiutata. Una persona rifiutata dalla collettività la cui attenzione e benevolenza ha cercato di conquistare con tutta la sincerità e (oppure «ma»?) con tutti i modi a egli noti. Una persona rifiutata che ora si è arrabbiata e quindi tira le pietre contro le finestre chi lo ha rifiutato.
(Una tristissima curiosità: si dice che ora sarebbe depresso per il fatto che il suo esercito «liberatore» non sia accolto con gioia dagli ucraini!)
Ci vogliono – forse – diverse e intense manifestazioni per convincere definitivamente Putin o almeno una persona della sua cerchia (sì, ne basterebbe una ma coraggiosa) che non ha più senso insistere.



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