L’archivio del tag «storia»

Presidentegrafia comparata

Tra i vari sociologi e politologi statunitensi è molto popolare l’indice Presidential Job Approval, calcolato quotidianamente a partire dal secondo dopoguerra da Gallup. Su questa pagina del progetto, per esempio, è possibile trovare i valori di due variabili: l’"approvazione del lavoro presidenziale" e la «disapprovazione del lavoro presidenziale». Per tutti i presidenti a partire da Eisenhower: http://www.gallup.com/interactives/185273/presidential-job-approval-center.aspx

Dall’andamento dei due valori si vede che ogni presidente all’inizio del proprio mandato gode di un buon sostegno popolare, ma col passare del tempo il grado della disapprovazione cresce. Naturalmente, varia nel tempo, ma mediamente cresce rispetto al periodo iniziale. A un certo punto il grado della disapprovazione può superare il 50% Questo significa che la maggioranza della popolazione non approva il lavoro del Presidente.

Osservando i dati storici, possiamo constatare che il grado di disapprovazione non superò mai il 50% per Eisenhower, Kennedy e Gerald Ford (quest’ultimo, però, ricoprì l’incarico per soli due anni e mezzo circa).

Gli altri Presidenti hanno superato la soglia del 50% della disapprovazione nei seguenti momenti:

Lyndon Johnson — al giorno di lavoro numero 900
Richard Nixon — al giorno di lavoro numero 1659
Jimmy Carter — al giorno di lavoro numero 851
Ronald Reagan — al giorno di lavoro numero 727
George H. W. Bush — al giorno di lavoro numero 1136
Bill Clinton — al giorno di lavoro numero 537
George W. Bush — al giorno di lavoro numero 1205
Barack Obama — al giorno di lavoro numero 936
Donald Trump — al giorno di lavoro numero 8

Non so cosa aggiungere…

Probabilmente, potrei aggiungere che anche il populismo è un mestiere che non va fatto proprio con il ventunesimo dito.


Una foto per i nonni

Cari bambini, è arrivata l’ora di andare a dormire. Quindi lasciate pure il computer ai vostri nonni.

Ma se lo lasciate con il browser aperto su questa foto, sicuramente si commuovono e vi fanno giocare ancora per un po’.

Cari nonni, l’indirizzo di questo rivenditore ufficiale ve lo dico solo dopo la notifica del bonifico ricevuto.

Per ora mi limito a garantire che il negozio con questo adesivo esiste realmente: l’ho fotografato a dicembre 2016.

Ora provate a spiegare ai vostri nipoti il perché della vostra commozione.


Lenin avvocato

Oggi vi propongo di dedicate la pausa pranzo a una piccola lettura di storia (tanto è sabato!).

Esattamente 93 anni fa, il 21 gennaio 1924, morì quel delinquente di Lenin. Non ho alcunché di positivo da dire sui risultati della sua attività politica (i metodi vanno invece studiati attentamente), ne tantomeno sulle sue opere scritte. La sua attività professionale pre-rivoluzionaria, invece, è ingiustamente ignorata dagli amanti di storia.

Partiamo dall’inizio. Il 20 novembre 1864 nell’Impero Russo è entrata in vigore una importantissima riforma del processo giudiziario. In particolare, sono state codificate l’indipendenza e l’irrevocabilità dei giudici, la giudicabilità di tutti i cittadini senza eccezioni, la sottrazione delle indagini preliminari dall’elenco delle competenze del Ministero degli Interni, la parità della difesa e della accusa, l’istituzione della giuria e della avvocatura indipendente dallo Stato.

Il balzo verso l’alto della popolarità del nuovo processo giudiziario superò le più ottimistiche speranze degli autori della riforma. Una quantità mai registrata prima delle persone trovò finalmente la possibilità di risolvere le proprie controversie attraverso una causa in tribunale. Anche l’interesse della stampa e della società fu enorme: fino alla fine degli anni ’80 del XIX secolo i principali quotidiani russi pubblicarono quotidianamente i stenogrammi completi dei processi più interessanti. Ci fu, però, anche un notevole problema tecnico: quasi fino alla fine degli anni ’90 mancava la quantità adeguata di avvocati (fino al 1917 si chiamavano procuratori legali). Di conseguenza, tantissimi procuratori legali usarono di delegare alcuni casi ai propri assistenti (persone con meno di 5 anni di esperienza lavorativa in tribunale che non ebbero dunque ancora il diritto allo status di procuratori autonomi).

Proprio in qualità dell’assistente del procuratore legale Andrei Khardin (noto anche come un forte giocatore di scacchi) all’inizio del 1892 Vladimir Uljanov (Lenin) inizio la propria carriera forense. Infatti, i primi 18 mesi della sua vita professionale Continuare la lettura di questo post »


Barzellette segrete

Riprendiamo l’argomento del mio post di ieri.

Tra i documenti declassificati dalla CIA è stata trovata anche una piccola raccolta delle barzellette sovetiche. Il materiale fu preparato per il vice-capo della Agenzia.

Perché proprio queste opere folcloristiche furono ai tempi inserite tra i documenti segreti? Boh…

Bonus Track. Forse non lo sapevate, ma Ronald Reagan aveva uno strano hobby: collezionava le barzellette sovietiche. E, essendo un ex attore, amava raccontarle in pubblico. Ecco un video che lo testimonia:


Tanti segreti in meno

Ho una buona – anzi, ottima – notizia da comunicarvi.

La CIA, nell’ambito del programma Freedom of Information Act, ha concesso a tutti l’accesso a più di 930.000 documenti (più di 12 milioni di pagine) prodotti fino al 1990.

Prevedo che tantissime persone pervertite andranno subito a vedere i documenti sugli UFO.

Alzi il mouse chi, come me, va invece a leggere della Baia dei Porci.


Ora anche a Milano

Due mesi e mezzo fa avevo scritto brevemente (per parlare di un fenomeno simile) del progetto «Le Pietre d’Inciampo». Ebbene, ho scoperto che il 19 gennaio verranno poste le prime «Pietre d’Inciampo» a Milano. Quindi anche i milanesi che viaggiano poco per il mondo avranno ora la possibilità di vedere di persona una delle famose Pietre.

Il primo indirizzo previsto a Milano: corso Magenta 55.


25 anni di capitalismo

A dicembre, per «merito» di alcuni avvenimenti poco allegri e le festività natalizie, ci siamo dimenticati di un anniversario felice (per alcuni, purtroppo, semplicemente curioso). Infatti, a dicembre 2016 sono decorsi 25 anni dalla fine dell’URSS.

A tutti coloro che amano la precisione e vogliono conoscere la data precisa di tale evento, riporto una brevissima cronologia:

– l’8 dicembre 1991 i vertici di Russia, Bielorussia e Ucraina firmarono l’accordo (comunemente noto come l’accordo di Belavežskaja pušča) sulla cessazione della esistenza dell’URSS e la creazione CSI (Comunità degli Stati Indipendenti);

– il 10 dicembre 1991 l’accordo fu ratificato dai Sovet Supremi di Ucraina (288 sì, 10 no, 7 astenuti) e Bielorussia (263 sì, 1 no, 2 astenuti);

– il 12 dicembre 1991 l’accordo fu ratificato dal Sovet Supremo di RSFSR (Russia) – 188 sì, 6 no, 7 astenuti;

– il 21 dicembre 1991 all’accordo si unirono altre otto Repubbliche dell’URSS;

– il 25 dicembre 1991 Mikhail Gorbachev si dimise da tutti gli incarichi istituzionali;

– il 26 dicembre 1991 il Sovet delle Repubbliche del Sovet Supremo dell’URSS adottò la dichiarazione sulla cessazione della esistenza dell’URSS in quanto sosituita con il CSI.

Quindi, la data ufficialmente riconosciuta come quella della fine dell’URSS è il 26 dicembre. Tale data, come tutte le altre elencate, mai è stata celebrata dalle istituzioni istituzionali. Nel 1993, però, proprio per il 12 dicembre (indovinate il perché) in Russia fu fissato il referendum per l’approvazione della Costituzione della Federazione Russa.

Ogni politico del mondo si serve della cronologia in base alle proprie priorità. Non è sempre un male.


Uno in meno

Quando sento (o leggo) le persone parlare della politica estera, spesso giungo alla conclusione che «nessuno è dittatore fuori dalla patria». Succede un po’ perché la gente non conosce i fatti, un po’ perché non è costretta a subirli sulla propria pelle. Ciò vale anche per la valutazione popolare di Fidel Castro che è schiattato ieri.

Fidel Castro è stato un fenomeno unico: dopo essere stato proclamato il simbolo della rivoluzione, è stato capace di superare i successi di quasi tutti gli altri famosi leader politici del XX secolo. Ha superato Roosevelt, impoverendo i propri cittadini con più tenacia ed efficienza. Ha superato Hitler e Stalin messi insieme, mandando nelle carceri e nei lager il triplo (in termini di percentuali) degli avversari politici. Ha superato tutti (o quasi) i dittatori del mondo per la durata della permanenza al potere. Ha superato lo stesso Che, avendo compreso in tempo che non si resta al potere mantenendo la fedeltà agli ideali…

Solitamente, quando muore un personaggio del genere, si usa dire che «è finita una epoca». L’epoca di Fidel, però, è finita con la fine della guerra fredda: quasi trent’anni fa. Come tutti i regimi comunisti, anche quello cubano fu finanziato dall’URSS. Il suo vantaggio rispetto ad altri pretendenti si basò però su una posizione strategicamente importantissima nella competizione nucleare tra gli USA e l’URSS. La cessazione di ogni forma di competizione tra le due potenze (e la dissoluzione di una delle due) determinò la fine dei generosi finanziamenti. Proprio in quel momento — casualmente? — finì l’epoca fortunata di Fidel. L’ultimo colpo della fortuna è stato il notevole peggioramento della salute fisica e mentale di Fidel, il quale lasciò dunque felicemente le sorti della Isola in mano al fratello Raúl.

Il progressivo passaggio formale del potere portò alla possibilità di cercare un nuovo sponsor ricco. Raúl è stato politicamente bravo a ristabilire i rapporti amichevoli con gli USA: non solo bravo, ma pure costretto, vista l’indisponibilità di tutti gli altri a mantenere l’economia cubana. Si tratta, molto probabilmente, del più grande successo di Barack Obama nella politica estera, visto che Cuba è stato l’unico Stato (ri)entrato nella sfera di influenza americana per propria volontà. Triplo ahahaha: è successo proprio a uno Stato comunista.


Il diritto di scrivere (stronzate)

Oggi è il 322-esimo compleanno del filosofo francese Voltaire, e io vorrei fargli un piccolo regalo.

Tutti voi conoscete la frase «Non condivido le tue idee ma darei la vita per permetterti di esprimerle». Un sacco di gente è convinta che fosse di Voltaire, mentre sono in pochissimi a dubitare che abbia mai potuto scrivere una stronzata del genere. Io sono sempre stato tra i dubbiosi.

Meglio tardi che mai: qualche tempo fa ho risolto il caso. La famosa «citazione» è stata per la prima volta pubblicata dalla scrittrice inglese Evelyn Beatrice Hall nel 1906. La signora, autrice di una biografia di Voltaire, ha semplicemente parafrasato in un modo piuttosto superficiale (oppure è meglio dire volgare?) alcuni pensieri del filosofo.

Quindi diffondendo questa scoperta proprio il giorni della nascita di Voltaire, gli regaliamo un po’ di verità storica.

P.S.: ancora una volta consiglio a tutti il sito Quote Investigator.


99 anni

Oggi decorrono 99 anni da quel 7 novembre (25 ottobre) 1917, quando entrò in una fase violenta il passaggio di potere da una banda di scemi incapaci a una banda di scemi malintenzionati. In 75 anni seguiti a quella data la banda vincente riuscì a fare molti più danni dell’altra.

Ora, invece, le idee, i metodi e le capacità di tutte e due le bande hanno trovato spazio nelle teste di una terza banda. La spiegazione espressa in parole sarebbe molto lunga e, probabilmente, non sempre interessante per un lettore occidentale. Quindi per la ricorrenza di oggi mi limito a postare una foto.

Non si tratta di una immagine photoshoppata. Non è nemmeno un fotogramma preso da un film hollywoodiano di bassa categoria. È una foto scattata da Mikhail Klimentyev (EPA) il 4 novembre 2016, il Giorno della unità nazionale festeggiato in Russia.

Per ora non voglio scrivere altro sulla data odierna.