L’archivio del tag «spagna»

Il “referendum”

Del referendum in Catalogna non ho capito solo una cosa: perché lo Stato spagnolo abbia reagito. Non come lo abbia fatto, ma proprio il perché della reazione.
Per Legge spagnola (come per quasi tutte le altre leggi nazionali) la consultazione in questione non poteva avere effetti legali, quindi era solo un gioco collettivo i cui risultati possono e devono essere ignorati dalle Istituzioni. Al massimo avrebbe avuto senso limitarsi a perseguire quegli amministratori locali che hanno sfruttato la propria posizione di potere per trarre in inganno i cittadini sulla possibilità reale di un referendum del genere.
Nel corso della vita ho osservato che molti nostri problemi (e molti nostri nemici) si materializzano solo grazie ai nostri notevoli sforzi nell’affermare la loro esistenza, nella autoconvinzione che esistano. L’unico effetto possibile della lotta ai fantasmi è la comparsa dei fantasmi.
P.S. Agli amanti dilettanti del diritto internazionale ricorderei che quest’ultimo è schizofrenico. Esso si basa su due principi che si escludono a vicenda: l’autodeterminazione dei popoli e l’integrità territoriale degli Stati.


Indipendenza rinviata

In Spagna, per effetto del ricorso del Governo alla Corte Costituzionale, è stata sospesa per 5 mesi la legge catalana sul referendum. Il 19 settembre, in fatti, dal parlamento locale era uscita una legge che autorizzava il referendum sulla indipendenza; successivamente, esso era stato programmato già per il 9 novembre.

Si potrebbe scherzare sull’ottimismo dei catalani: pensavano di organizzare un referendum credibile in appena 7 settimane. Si consideri che per preparare quello scozzese ci erano voluti 5 anni.

Si potrebbe scherzare sulla ingenuità dei catalani: è ovvio che qualsiasi Governo nazionale di qualsiasi Stato del mondo creerà tutti gli ostacoli possibili ai referendum del genere.

Ma è meglio scherzare sulla loro miopia politica: l’Europa composta da un grande numero di piccoli Stati indipendenti conviene solo ai burocrati della Unione Europea. Perché uno Stato piccolo (e quindi poco popolato) nelle Istituzioni dell’UE non conta un ca…o, di conseguenza con il moltiplicarsi degli Stati cresce solo l’importanza dei burocrati.

Purtroppo i promotori dei referendum hanno altre cose per la testa. E, sempre purtroppo, prima o poi inizieranno a vincere.