Ieri il presidente ad interim della Siria Ahmed al-Sharaa è arrivato a Mosca – per la prima volta da quando è salito al potere – ed è stato accolto al Cremlino da Putin. Nel corso dell’incontro Putin, tra le altre cose, ha dichiarato:
Nel corso di molti decenni si sono instaurati rapporti speciali tra i nostri Paesi.
Le fonti della Reuters, da parte loro, hanno precedentemente riferito che il presidente siriano intende chiedere, durante l’incontro, l’estradizione dell’ex leader della repubblica Bashar al-Assad che ora si nasconde a Mosca.
In effetti, per oltre dieci anni quei rapporti speciali tra i due Stati sono consistiti anche nella partecipazione dell’esercito russo nella guerra interna siriana: dalla parte di Bashar al-Assad e contro le forze che ora Ahmed al-Sharaa rappresenta. Ora Putin potrebbe anche tentare di instaurare un rapporto speciale con il nuovo Presidente siriano, ma questo non significa che intende interrompere il rapporto speciale con il Presidente vecchio. Finché Bashar al-Assad ha abbastanza risorse finanziarie per convincere Putin di non consegnarlo alla Siria attuale, sarà al sicuro. E potrà sperare che qualcuno dei due personaggi che si sono incontrati ieri a Mosca finisca prima dei suoi soldi.
Condivido le sue speranze per almeno il 50%.
L’archivio del tag «siria»
La lettera di Bashar al-Assad diffusa ieri «da Mosca» è in un certo senso divertente:

Ma io sarei molto più curioso di vedere le immagini di Assad stesso. Perché in effetti, da giorni mi sto divertendo a inventare le ipotesi sul perché non lo facciano vedere (una foto di scarsissima qualità e presumibilmente fake a parte).
Il video della tomba bruciata di Hafez Assad mi ha fatto ricordare, per l’ennesima volta, la tesi secondo la quale Putin avrebbe deciso di prendersi il pieno potere nello Stato e diventare un presidente a vita dopo la visione di quale fine aveva fatto Muammar Gheddafi (anche se la logica dovrebbe suggerire una scelta opposta).
Ecco, spero che abbia visto anche le immagini del video appena riportato. E che abbia cambiato velocemente le mutande.
L’articolo segnalato questo sabato riguarda un argomento assolutamente prevedibile: cosa accadrà ora ai militari e mercenari russi di stanza in territorio siriano. Si dice che siano «migliaia»: non si sa ancora chi, come e quando si occuperà della loro evacuazione.
Tra parentesi: (ancora meno si sa se qualcuno organizzerà l’evacuazione di tutti quei non proprio pochi civili con cittadinanza russa che per qualsiasi motivo si trovano ora in territorio siriano).
L’articolo di cui sopra non risponde a tutte le domande, ma – come spesso succede – è utile per una migliore (o primaria) comprensione del problema.
Il Washington Post scrive che l’Ucraina avrebbe fornito aiuti militari agli oppositori del regime di Bashar al-Assad in Siria poco prima del suo rovesciamento: quattro o cinque settimane fa l’intelligence ucraina avrebbe consegnato 150 droni ai ribelli e ha inviato in Siria 20 persone esperte nel pilotaggio di droni.
In precedenza, le autorità ucraine avevano già riferito della loro intenzione di combattere contro i mercenari russi in Siria. Per esempio, a giugno il Kyiv Post aveva pubblicato un articolo sulle forze speciali ucraine che combattono al fianco dei ribelli contro il governo di Bashar al-Assad e l’esercito russo che lo sostiene. A luglio, poi, si è saputo che l’esercito ucraino aveva colpito una base aerea russa all’interno del Paese.
Non ho dei motivi per non credere a tutte le notizie appena citate anche se a prima vista potrebbero sembrare illogiche. È vero che l’esercito ucraino dovrebbe essere concentrato sulle problematiche molto più attuali, ma i suoi interventi in Siria – sicuramente di portata non particolarmente ampia – perseguivano, in realtà, un importante obbiettivo diplomatico. Infatti, la sconfitta putiniana in Siria (considerato quanto si era in precedenza impegnato a sostenere Assad, si tratta di una sconfitta e di una sconfitta sua) è un brutto colpo per la sua immagine. Ora i leader degli Stati occidentali dovrebbero vedere con la massima chiarezza che l’esercito putiniano è ancora più debole di quanto vediamo sull’esempio della guerra in Ucraina. In sostanza, sta già dando il massimo e non ha le risorse per altre missioni importanti per Putin. Di conseguenza, non dovrebbe avere le risorse nemmeno per agire con ancora più intensità sul fronte ucraino.
Tutto questo induce a pensare che la posizione di Putin nelle ipotetiche trattative sulla situazione in Ucraina non può essere forte. I sostenitori della Ucraina sanno dunque come comportarsi. E meno male.
Non mi sono mai interessato dell’argomento, ma, a giudicare dalle foto attuali, la flotta militare siriana non faceva una particolare impressione nemmeno prima di essere mandata affanculo (questa volta non dagli ucraini, ma dagli israeliani che hanno qualche possibilità tecnica in più).

Sfrutto l’occasione per riportare la conclusione alla quale sono giunti alcuni analisti che ho letto e sentito in questi giorni: Continuare la lettura di questo post »
Il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov ha dichiarato che Vladimir Putin ha preso personalmente la decisione di concedere l’asilo a Bashar al-Assad e alla sua famiglia:
Sul luogo in cui si trova Assad non abbiamo nulla da dire. Tali decisioni [sulla concessione dell’asilo politico] non possono essere prese senza il Capo di Stato. La decisione spetta a lui. In questo caso, non ho nulla da dire.
Chissà cosa avrà da dire se e quando si scopre che Assad non è in Russia, ma tra le macerie del proprio aereo scomparso velocemente dai radar. Anche se per ora capisco il vero motivo della dichiarazione di Peskov: deve far apparire che almeno in un modo minimo lo Stato putiniano aiuta sempre i propri amici.
Secondo Peskov, poi, il rovesciamento del regime di Assad «ha sorpreso il mondo intero» e la Russia «in questo caso non fa eccezione». Ha aggiunto che la questione del dispiegamento militare russo in Siria sarà decisa nei negoziati con le nuove autorità siriane.
Sul fatto che sia stata una sorpresa posso dire qualcosa io: pare che pochi giorni prima della perdita del potere Assad abbia realmente visitato Mosca per chiedere di potenziare gli aiuti militari. Non so in quale miracolo abbia sperato, ma gli è stato logicamente risposto che attualmente l’esercito russo ha altre priorità (indovinate quali). Quella risposta – che non dovrebbe sorprendere nessuno – era sicuramente arrivata nonostante Assad abbia descritto bene la situazione nella quale si trovava in quei giorni.
Allo stesso tempo, lo Stato russo sta ora rischiando di perdere i porti strategici in Siria, che con Assad al potere sarebbero stati – presumo – più garantiti. Di conseguenza, mi sa tanto che i negoziati non andranno tanto bene (i nuovi governanti si ricordano bene il ruolo dell’esercito russo durante la guerra) e Putin avrà la prima grande sconfitta internazionale.
Vediamo se ho indovinato…
P.S.: la fine del regime di Assad è una cosa positiva solo in termini astratti perché non dobbiamo dimenticarci di un piccolo dettaglio: da chi è stata posta.



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