I ministri degli Esteri degli Stati-membri dell’UE hanno approvato nuove sanzioni contro lo Stato russo. Sono stati colpiti 14 individui e aziende. Nella lista figura anche il Movimento internazionale russofilo, una rete di filiali nazionali (circa 77) e regionali con sede centrale a Mosca (perché appartiene al Ministero degli Esteri russo), che riunisce politici filo-Cremlino, leader di organizzazioni filorusse, propagandisti ed euroscettici. Gli autori della lista di sanzioni accusano il Movimento russofilo internazionale di «diffondere narrazioni destabilizzanti in tutto il mondo».
Io mi sarei stupito per una decisione così tardiva di includere nella lista delle sanzioni il suddetto «Movimento», ma c’è un piccolo dettaglio: fino a ieri sera e non so bene da quanti anni, non mi ricordavo proprio della sua esistenza. Presumo che sia una di quelle organizzazioni tipiche russe (e prima sovietiche) impegnate prevalentemente nella distribuzione di soldi statali – tra i propri membri e tra i personaggi esteri da comprare – e non nella propaganda vera e propria: per quest’ultima esistono i mezzi come il media «Russia Today» o i «giornalisti» stranieri sponsorizzati. Ma, guardando il sito del «Movimento» (fatto malissimo perché sembra costruiti più per i lettori di lingua russa che per tutti gli altri), ho pensato la decisione dell’UE sia comunque giusta: meno fonti del male ci sono e meglio.
Comunque, potevano accorgersene anche un po’ prima: è una organizzazione che non si nasconde.
L’archivio del tag «sanzioni»
Sono passati quasi quattro anni (mi viene da aggiungere «appena»), e l’UE ha finalmente modificato la norma che obbligava i Paesi-membri a rinnovare all’unanimità le sanzioni contro lo Stato russo ogni sei mesi. A causa di quella vecchia norma, ora modificata, i servi di Putin – Orbán e Fico – creavano continuamente problemi durante le votazioni sul congelamento dei beni statali russi. Non mi è molto chiaro cosa abbia impedito di farlo prima per togliere a quei due la grande possibilità di ricattare l’Europa e l’Ucraina, ma è meglio tardi che mai.
Orbán e Fico, ovviamente, ora protestano perché vedono svanire una comodissima fonte di reddito che ritenevano fisso, ma le persone normali possono festeggiare.
Trovo bello e utile iniziare una nuova settimana lavorativa con un motivo straordinario per i festeggiamenti, ahahaha
Il media Politico scrive che l’UE intende inserire la Russia nell’elenco dei Paesi ad alto rischio di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo. Non posso dire con certezza se lo farà veramente, ma sulla base della logica di tutte le precedenti sanzioni europee contro la guerra, presumo che lo farà. E questo non sarà un colpo inferto al personaggio che ha scatenato la guerra e ai suoi complici, ma esclusivamente ai russi che sono fuggiti dalla guerra nell’UE. Le persone che vivono in Russia non noteranno proprio gli effetti di tale decisione dell’UE nella loro vita quotidiana (guadagnano in Russia e spendono in Russia), mentre per gli oppositori della guerra che sono fuggiti sarà molto più difficile utilizzare in Europa il denaro che sono riusciti a portare con sé. In generale, si tratta dell’ennesima decisione stupida, con la quale si imita ancora una volta una frenetica attività.
Ma è comunque interessante leggere il commento tecnico a questa decisione (nell’introduzione, per qualche strano motivo, si parla dell’inclusione della Russia nell’elenco come di un fatto già avvenuto, ma per ora non prestiamo attenzione a questo).
Il testo, abbastanza breve, che segnalo per questo finesettimana è un commento tecnico su alcuni aspetti degli episodi fortunati di caccia internazionale alle petroliere russe appartenenti alla cosiddetta flotta ombra.
Si tratta di un argomento che rimarrà attuale ancora per un bel po’ di tempo, indipendentemente dal fatto che, per esempio, Trump «riesca» o «non riesca» a imporre a almeno una parte del mondo il non-acquisto di qualsiasi risorse naturale russa. Lo Stato russo, infatti, continuerà a vendere e a organizzare le consegne in mezzo al mare: in cambio al petrolio che serve a qualcuno si ottengono i soldi che servono sempre.
L’ANSA comunica che la Commissione europea, preparando il 19° pacchetto di sanzioni contro la Russia, sta discutendo la possibilità di introdurre ulteriori restrizioni al rilascio di visti turistici ai russi.
In base ai dati più recenti che ho visto, il 47% dei russi (quindi 47% dei 146 milioni totali) ha un passaporto per l’estero (in Russia anche il documento di identità si chiama passaporto, ma «per interni»). Allo stesso tempo, nei primi 6 mesi del 2025 i russi hanno fatto 13,7 viaggi all’estero: meno di mezzo percento di questi viaggi erano nell’UE.
La domanda da fare alla Commissione europea: quanti russi si accorgeranno di questa sanzione? Un’altra domanda: è una sanzione contro chi? Il famoso turista di nome Vladimir se ne accorgerà?
Ma supponiamo che sia una sanzione mirata ad aumentare la consapevolezza dei russi circa la guerra in Ucraina: bene, rivediamo allora i numeri riportati poco sopra. Tra quelle decine di migliaia di turisti russi che nei primi sei mesi del 2025 hanno visitato almeno uno Stato dell’UE, sicuramente ci sono anche delle persone che appoggiano la guerra oppure la ignorano. Ma tutti insieme fanno due cose: 1) portano i soldi fuori dalla economia russa, 2) involontariamente si sottopongono al soft-power europeo (quindi ai valori contro i quali Putin sta conducendo la propria guerra).
Mentre i membri della Commissione europea continuano a non sapere (e non voler sapere) quali sanzioni servono realmente. Si inventano qualcosa tanto per far vedere di fare qualcosa. È un classico comportamento burocratico.
La Reuters scrive, citando fonti del settore, che quattro compagnie petrolifere statali indiane hanno interrotto da una settimana gli acquisti di petrolio russo: si sono rivolte al mercato spot per forniture alternative. Si tratta delle compagnie Indian Oil Corp (IOC), Hindustan Petroleum Corp (HPCL), Bharat Petroleum Corp (BPCL) e Mangalore Refinery Petrochemical Ltd (MRPL).
Il contesto: Trump aveva «annunciato» che dal 1° agosto gli USA impongono all’India una «sanzione» per l’acquisto di attrezzature militari e fonti energetiche dalla Russia. Evidentemente, l’India ha preferito di non verificare se pure questa volta le parole di Trump sono solo parole. Ha cambiato il fornitore nonostante il fatto che acquistava dalla Russia con uno sconto molto utile per la propria economia (questo mostra anche quanto siano più importanti i rapporti con gli USA dei rapporti all’interno di quella stronzata del BRICS, ma quello è un altro argomento).
Quello che interessa a noi, invece, è il fatto che il petrolio russo rimarrà comunque sul mercato: chi prima comprava dai nuovi fornitori dell’India, ora lo deve fare da qualche altra parte. E non mi sembra una cosa tanto negativa nell’ottica delle sanzioni: i futuri acquirenti del petrolio russo sapranno che lo Stato russo ha tanto bisogno di vendere, quindi è disposto a fare degli sconti ancora più interessanti.
Non so se devo dispiacermi per l’India, ma, nel frattempo, mi senti positivamente sorpreso dal fatto che almeno un trucco di Trump ha funzionato.
Non è assolutamente detto che alla «importante dichiarazione» di Trump fatta il 14 luglio segua qualche atto concreto, ma è comunque importante capire che i dazi del 100% sono in sostanza impossibili contro il commercio russo del petrolio. È vero che è già stato fatto notare molte volte il carattere globale del mercato del petrolio, ma leggere una spiegazione in più non fa mai male.
Insomma, avete già capito qual è l’argomento dell’articolo che segnalo questo sabato. Leggete il testo originale e non i miei tentativi di riassumerlo ahahaha
Il Canada ha imposto sanzioni contro 70 persone fisiche e giuridiche legate alla Russia e ha definito tale misura «il più importante pacchetto di sanzioni contro la Russia dall’inizio dell’invasione della Ucraina».
Quali sono le persone che hanno reso questo pacchetto così importante? Per esempio, Lyudmila Putina (la ex moglie di Putin) e il suo nuovo marito Arthur Ocheretny, il nipote di Putin Mikhail Shelomov, il direttore d’orchestra Valery Gergiev, l’ex alto funzionario economico Anatoly Chubais, l’ex ministro degli Esteri austriaco Karin Kneissl che vive in Russia, l’ex direttore di «North Stream-2» Matthias Warnig, la figlia di Boris Yeltsin Tatiana Yumasheva e il suo marito Valentin Yumashev.
È abbastanza sorprendente quali persone sono state scelte dal Canada per sanzionare la promozione della guerra. Posso anche capire Gergiev, Kneissl o Warnig, che dopo l’inizio della guerra si sono schierati dalla parte della propaganda della politica di Putin. I Yumashev sono stati tra coloro che hanno portato Putin al potere, ma si trattava di un male di vecchissima data. Chubais ha lasciato la Russia all’inizio della guerra, non si sa bene dove si trova e cosa fa nella vita (non ho sentito parlare della sua attività politica).
In generale, ho la sensazione che il Canada abbia improvvisamente deciso di competere con l’UE nell’inutilità delle sanzioni. Na non so perché.
Voglio dire, capisco che sia necessario creare l’apparenza di un’attività. Ma continuo a non capire il perché.
Un po’ di tempo fa – ormai non mi ricordo esattamente quando – Putin ci ha informati della sua conoscenza della grande «saggezza» popolare russa «chi offende con le brutte parole si chiama con quelle brutte parole».
Mentre ieri, in occasione di un incontro con i leader della organizzazione pubblica «Delovaya Rossiya» (unisce e rappresenta nei rapporti con il governo le grandi aziende che non si occupano delle risorse naturali) al Cremlino, Putin ha detto, tra le altre cose, quanto segue:
Non ci faremo intimidire da nuove possibili sanzioni. Non dobbiamo avere paura! Chi inizia ad avere paura perderà tutto in una volta. Ma è necessario capire cosa può accadere. Siate pronti a qualsiasi azione dei nostri malintenzionati. Lo fanno per il loro stesso male. Sembra che non faranno questo e quello, perché li danneggia. Ma lo fanno, i cretini. Oh, scusate.
Se ci rivolgiamo nuovamente alla saggezza popolare, è facile ricordare che il popolo – nel senso più ampio del termine – del mondo era assolutamente sicuro che Putin non avrebbe fatto e sviluppato in una grande impresa ciò che è così dannoso per il Paese, la sua economia e la sua popolazione. Noon avrebbe fatto ciò che ha causato le sanzioni citate. Ma lo ha fatto, lo ha sviluppato e continua a farlo, cretino.
Oh, no, non mi scuso.
L’agenzia Bloomberg non è la fonte delle informazioni più credibile di questo mondo (anzi), ma ieri ha pubblicato una cosa particolarmente curiosa: la Russia avrebbe chiesto agli Stati Uniti di permetterle di acquistare aerei Boeing utilizzando i beni statali russi congelati negli USA (in risposta all’inizio della guerra) dopo l’accordo eventualmente raggiunto su un cessate il fuoco in Ucraina.
Trascuriamo per un attimo il fatto che la tregua nei combattimenti in Ucraina non è tra gli obiettivi di Putin. In questo momento è più importante ricordare che Putin sta sfruttando il momento per tentare di strappare qualche indebolimento delle sanzioni da Trump. Mentre Trump ha tanto bisogno di apparire un figo che raggiunge facilmente successo nelle trattative (ricordiamoci che il governo cinese sta valutando l’idea di non acquistare alcunché dalla americana Boeing a causa della «guerra dei dazi», quindi Trump vorrebbe poter dire «ho trovato un nuovo cliente» nonostante il fatto che sia un cliente molto più piccolo e povero).
Supponiamo che l’idea putiniana sugli aerei venga accettata. In tal caso lo Stato russo in un colpo solo riuscirebbe a raggirare due tipi di sanzioni: quelle riguardanti la fornitura degli aerei e quelle riguardanti i fondi congelati. Chissà quanto sarà contenta l’Europa di questo tipo di separate peace e della fortuna mancata dell’Airbus in Cina…



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