Il politico georgiano e ucraino Mikhail Saakashvili — l’ex presidente della Georgia e l’ex governatore della Regione di Odessa — dall’autunno del 2021 è sottoposto in Georgia a un processo penale di origine palesemente politica: gli attuali vertici dello Stato sono palesemente filo-putiniani e quindi cercano di torturare e punire uno degli avversari politici che in passato si erano dimostrati più efficaci, convinti ed emotivi. Da presidente georgiano era riuscito a portare la corruzione quotidiana da storia pluridecennale a un livello prossimo allo zero. Da governatore di Odessa, era riuscito a far assomigliare la burocrazia locale più a quella europea che a quella sovietica (traduco: è già un grande progresso). Privato della cittadinanza di entrambi gli Stati per il conflitto con i vertici del momento storico corrente, aveva deciso di tornare nella propria «prima» patria per continuare la propria carriera politica da riformatore, ma è stato arresto… Ora non mi metto a riassumere tutta la biografia e tutte le sfortune giudiziarie di Saakashvili: le persone realmente interessate possono andare a rileggerle anche in proprio.
In questa sede volevo fare due cose. Prima di tutto, volevo mostrarvi due foto: quella di come è apparso ieri alla ennesima audienza del processo…
… e quella che lo ritrae prima del processo (sì, pesava 116 kg per 195 cm di altezza):
Come potete vedere, le preoccupazioni circa lo stato di salute di Saakashvili pubblicamente espresse dai suoi avvocati, parenti e collaboratori non sembrano proprio infondate.
Presa la visione della prima immagine, il presidente ucraino Zelensky — che prima della guerra era un nemico politico di Poroshenko, il quale, a sua volta, aveva fatto il possibile per cacciare e privare della cittadinanza ucraina Saakashvili — ha dichiarato che «la Russia sta uccidendo, con le mani georgiane, un cittadino ucraino» e ha ribadito l’invito di consegnare Saakashvili alla Ucraina. «Ancora una volta, chiedo alle autorità georgiane di consegnare il cittadino ucraino Mikheil Saakashvili all’Ucraina per le cure e i trattamenti necessari. E invito i nostri partner a non ignorare la situazione e a salvare quest’uomo. Nessun governo in Europa ha il diritto di giustiziare le persone; la vita è un valore europeo fondamentale.»
Ed ecco che ho finito quella premessa che mi permette di re due cose banali: 1) finalmente lo stato di guerra può essere uno strumento utile per esercitare la pressione internazionale a favore di una vita umana concreta; 2) nonostante l’età e gli evidenti problemi di salute, Saakashvili potrà essere molto utile alla Ucraina post-bellica (ha l’esperienza, i contatti e la stima di molti occidentali per poter ottimizzare la ricostruzione).
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Per la seconda volta di fila mi trovo a scrivere dell’Ucraina. Questa volta, però, lo faccio per riassumere la nuova puntata delle incedibili avventure del mitico Mikhail Saakashvili nella politica ucraina.
Come avevo già scritto nella puntata precedente, col tempo Saakashvili divenne un oppositore scomodo per il Presidente ucraino Poroshenko. In poche parole, Saakashvili già dai tempi della presidenza georgiana è abituato a effettuare delle riforme radicali con dei ritmi intensi (inimmaginabili in Europa), mentre Poroshenko (proprio lui invitò Saakashvili a lavorare in Ucraina regalandogli la cittadinanza) tende a effettuare le riforme molto lentamente e a piccole porzioni. Quindi mentre Saakashvili è un fanatico del proprio lavoro orientato al raggiungimento degli obiettivi massimi tra i possibili, Poroshenko dimostra di voler solo rimanere più a lungo possibile al potere fingendo di essere un buon amministratore che lotta contro le circostanze sfavorevoli. L’IMF non è particolarmente contento di quest’ultima tattica, ma ha poche possibilità di influire sulla politica interna ucraina. Quindi a Poroshenko conviene, dal punto di vista politica, mantenere una situazione caratterizzata da una tranquilla guerra periferica (nelle regioni di Lugansk e Donetsk) e delle riforme «spalmate» su un lungo periodo di tempo.
Per seguire con serenità un piano del genere bisogna però sbarazzarsi degli oppositori passionali e popolari. Il primo di tali oppositori è, appunto, Mikhail Saakashvili. Ieri è stata dunque fatta una curiosa mossa: a Saakashvili è stata revocata la cittadinanza ucraina concessagli nel 2015. La motivazione formale: incorrettezze nella modulistica ammesse dal beneficiario. Come disse Lenin in una occasione un po’ diversa, «Formalmente è corretto, praticamente è una beffa». Beh, ogni Stato ha delle proprie regole formali sulla concessione della cittadinanza e si è costretti di rispettarle. Ma l’ulteriore problema sta nel fatto che a dicembre 2015 Saakashvili fu privato della cittadinanza georgiana in seguito alla acquisizione da parte sua della cittadinanza ucraina. Quindi pare che il presidente ucraino Poroshenko, entusiasmato per la propria trovata politica, ha violato la prassi internazionale di non moltiplicare la quantità degli apolidi nel mondo ma, allo stesso tempo, si è riservato la possibilità di espellere Saakashvili dall’Ucraina per l’eventuale «violazione dell’ordine pubblico» contemplata dall’articolo 31 della Convenzione del 1954. Scommettiamo che trova presto l’occasione per farlo?
Scommetterei anche su altre due cose:
1. Le Istituzioni occidentali punteranno sempre meno su Poroshenko come sull’unico garante della pace e della democrazia in Ucraina.
2. I cittadini ucraini torneranno presto la motivazione di fare un’altra — l’ennesima — rivoluzione: penso che negli ultimi 13 anni quasi tutti gli occidentali abbiano imparato la parola maidan, ahahahaha
Mentre negli Stati Uniti si sta votando per il nuovo Presidente, l’area dell’ex URSS è scossa da un altro evento politico. Vista la qualità dei candidati americani, il secondo evento sembra quasi più interessante.
Ieri pomeriggio Mikhail Saakashvili, l’ex presidente della Georgia, si è dimesso dalla carica del Governatore della regione di Odessa, accusando le massime Istituzioni ucraine della corruzione e del tradimento dello spirito della rivoluzione anti-Yanukovich del 2014. Ma forse è meglio andare in ordine.
Mikhail Saakashvili, georgiano, fu eletto Presidente del suo Stato nel 2004 e rimase in carica fino al 2013. Gli anni della sua presidenza furono caratterizzati da una forte modernizzazione delle Istituzioni e di tutto l’apparato dello Stato. Fu praticamente sconfitta la corruzione, minimizzata la burocrazia, modernizzati le forze dell’ordine e l’esercito. La maggioranza degli stranieri che visitano regolarmente la Georgia riconobbero la sorprendente velocità e qualità delle riforme efficienti. Nel lungo periodo, però, la modernizzazione accelerata di uno Stato povero e popolato da una consistente quantità di persone con la mentalità assistenzialista (ereditata dai tempi dell’URSS) si rivelò una impresa impossibile. Il 1° ottobre 2012 le elezioni parlamentari georgiane furono vinte da un partito populista. I leader di quest’ultimo manifestarono sin da subito le intenzioni di perseguire politicamente e penalmente Saakashvili.
Alla fine di settembre del 2013, pochi giorni prima della scadenza del suo mandato presidenziale, Saakashvili lasciò Georgia. Dopo un periodo di vita in Europa e negli USA, il 30 maggio 2015 Saakashvili venne nominato, dall’attuale presidente ucraino Petro Poroshenko, il governatore della regione di Odessa. Formalmente (proprio formalmente, come abbiamo scoperto successivamente) l’obiettivo della nomina fu quello di ripetere il «miracolo georgiano» degli anni 2004–2013 sul territorio della regione di Odessa. Essendo una persona particolarmente attiva, Mikhail Saakashvili cominciò subito a lavorare con un notevole ritmo (nella sua squadra furono invitati anche alcuni oppositori russi, che ricevettero, come lui, la cittadinanza ucraina).
Nei primi sei mesi di lavoro erano stati raggiunti alcuni risultati interessanti, poi è seguito un veloce rallentamento dei ritmi e dei risultati. Si è scoperto, infatti, che la rivoluzione del 2014 portò via Yanukovich e alcuni dei suoi alleati più stretti, mentre gli altri vertici della politica e della economia ucraina rimasero ai loro posti. Con essi rimasero anche tutti i problemi ucraini: corruzione, scarsa volontà (e capacità) di effettuare riforme etc. Tra gli esempi più noti agli occidentali posso menzionare la vendita sul mercato nero degli armamenti forniti alla Ucraina dall’Occidente. A livello regionale Saakashvili si è presto trovato privo di alcun sostegno delle Istituzioni statali e locali (Presidente, Consiglio dei Ministri, ma pure il sindaco di Odessa).
Pur essendo una persona particolarmente emotiva, ha saputo però aspettare il momento più adatto per rassegnare le dimissioni. Ha aspettato, infatti, l’esito delle elezioni parlamentari in Georgia (perché sente comunque la necessità di applicarsi in modo efficace da qualche parte) e un giusto livello di formazione del suo nuovo partito ucraino «Khvylja» (l’Onda). Ieri ha in sostanza dichiarato di voler occuparsi della politica nazionale per riformare l’Ucraina in modo globale. E secondo me ha delle buone possibilità di riuscirci vista la sua popolarità tra la gente.
Quindi mentre Putin vede Saakashvili come un cadavere politico (sconfitto nella guerra del 2008 e alle elezioni del 2012) e l’Occidente continua a puntare su Poroshenko (che non rappresenta un cambiamento vero), in Ucraina sta nascendo una forza politica da prendere seriamente in considerazione.