Questa domenica, invece, vediamo qualche bel esempio di come passare la quarantena dal lato opposto della porta d’ingresso. La polizia spagnola canta per le persone chiuse in casa (in totale tre canzoni diverse):
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La quarantena che stiamo vivendo in queste settimane è un evento eccezionale. Spero che rimanga anche singolare. Ma in ogni caso trovo utile condividere con la comunità alcuni consigli sulla organizzazione del lavoro da casa. Si tratta dei principi che ho elaborato negli ultimi anni mentre tentavo di lavorare da casa durante i fine settimana, cosiddetti ponti e alcune ferie stagionali forzate.
Non sono la persona più organizzata di questo mondo, ma pure io sono riuscito a trovare una soluzione ottimale che può essere applicata dalle persone normali.
L’efficacia e l’efficienza nel lavoro da casa si raggiungono seguendo questi cinque principi:
1. La durata del lavoro da casa non deve essere inferiore a quella del lavoro in ufficio. Se nel vostro ufficio si lavora 8 ore al giorno, anche a casa dovete lavorare almeno 8 ore al giorno. È una questione di autodisciplina. Serve anche a opprimere le tendenze al lavoro superficiale/sbrigativo/di bassa qualità in assenza del controllo fisico dell’ipotetico capo. Allo stesso tempo, il rispetto della durata della giornata lavorativa non significa che, per esempio, a un certo punto non potete andare a fare una passeggiata o un allenamento in palestra. Ma in tal caso il periodo della pausa dal lavoro va recuperato alla fine della stessa giornata.
2. I vostri familiari (o coinquilini) devono capire bene che, pur trovandovi, a casa state lavorando. È un principio importantissimo e, purtroppo, il più difficile da realizzare. Se la moglie, il marito, i genitori o altri parenti non capiscono che non si può disturbarvi, la vostra vita lavorativa si trasformerà in un inferno. «Ah, sei a casa? Aiutami a spolverare, vai a fare la spesa, sposta quel mobile, discutiamo il menu della cena» etc etc. Le regole di importanza simile vanno stabilite subito e in maniera chiara. Le persone in casa devono abituarsi all’idea che in determinate ore della giornata dovete essere considerati assenti, non potete essere caricati di compiti estranei (possibilmente anche di rumori): in caso contrario non si produce.
3. La pianificazione del lavoro. Essa è importante per le persone poco organizzate come me. Per ogni giornata lavorativa deve essere preparato un piano preciso: l’obiettivo minimo e l’obiettivo massimo. Immaginiamo, per esempio, che il vostro lavoro consista nella gestione di un sito web. In tal caso il piano della giornata potrebbe essere: scrivere l’articolo del giorno, rivedere e correggere il testo scritto ieri per una data speciale, preparare i materiali per il testo di domani, scrivere uno script che migliora il lavoro del sito etc etc. Un avviso importante: il mancato rispetto del piano prestabilito deve essere una fonte di preoccupazione perché state sbagliando qualcosa. Perché se iniziate a dire «non fa niente» o «recupero domani», potete arrivare presto a dei problemi seri. Si può ingannare il proprio cervello, ma non si può ingannare il proprio portafogli: quest’ultimo rimane sempre più vuoto se i traguardi lavorativi non vengono raggiunti.
4. Non si fanno dei favori a se stesso. I vostri problemi non sono i vostri problemi. Avete dormito male, ieri sera avete bevuto troppo, è scappato il gatto amato? Sono tutte stronzate che possono essere raccontate al capo in ufficio (compreso il fatto che il medico vi ha prescritto di stare a letto e bere dieci litri di birra al giorno), ma non a voi stessi. Perché voi sapete come stanno le cose in realtà e di chi è la colpa (uno spoiler: è vostra). Quindi il piano lavorativo va rispettato nonostante tutto. Si riveda la fine del punto precedente.
5. La divisione della giornata lavorativa in fasce orarie dedicate. La produttività in generale e la capacità di risolvere determinate tipologie di problemi variano molto in relazione all’orario. Ognuno di noi ha i propri orari ottimali: conviene scoprire quali siano e poi rispettarli rigorosamente per massimizzare l’utilità del proprio processo lavorativo. Io, per esempio, già anni fa ho scoperto di essere più «creativo» di pomeriggio e di sera: più o meno a partire dalle 15 fino alla fine della giornata. Purtroppo la necessità di coordinarmi in «tempo reale» con alcune altre persone non mi permette di lavorare di notte, dunque ho dovuto organizzare la tipica giornata lavorativa in base alle mie capacità. Inizio la giornata con le cose più monotone e noiose: la gestione della posta elettronica e l’eventuale riordino dei file di lavoro, poi «scaldo» il cervello con la correzione dei lavori fatti nelle giornate precedenti e solo dopo queste cose parto con la produzione vera. Pure la mia produttività, nel senso quantitativo, accelera partendo dello zero mattutino. Allo stesso tempo so che il cervello di molte altre persone funziona con un ritmo direttamente opposto al mio, quindi consiglio a tutti di studiare attentamente il proprio ritmo ideale.
Ecco, questi sono i cinque punti principali e universali da rispettare. Poi ci sono moltissimi dettagli che dipendono dalle caratteristiche tecnologiche del lavoro concreto di ognuno di noi. Di conseguenza, non so quanto possa essere utile descrivere tutti i particolari della mia organizzazione personale.
So che negli ultimi giorni avete già visto tantissimi video sul come passare il tempo in quarantena, ma questo esemplare si contraddistingue per una soluzione realmente voluta da molti:
Molto probabilmente non tutti se lo ricordano, ma l’incontro tra Isaac Newton e la mela cadente avvenne mentre lo scienziato inglese si trovò in campagna in quarantena durante l’epidemia di peste degli anni 1665–1666.
Data la diffusione sui social della strana moda di dichiararsi disoccupati, privi degli interessi intellettuali e delle capacità di inventarsi un passatempo sensato, invito esplicitamente tutti a cercare e trovare il proprio melo. Perché tutta la nostra vita terrestre consiste nel superare le prove proposteci e nel sfruttare a proprio vantaggio anche le situazioni più merdose. Queste ultime, in particolare, fortunatamente sono tutte accumunate dal fatto di finire prima o poi. E non possiamo certo permetterci di arrivare alla loro fine naturale con l’unico risultato di avere sprecato una porzione della nostra unica vita.
Ricordiamoci del presunto aforismo di Einstein sui pesci e gli alberi e proviamo a vedere se sta per cadere qualche frutto.
Penso che sia abbastanza evidente: la quarantena imposta al Nord d’Italia fino al 3 aprile (per ora) comporta dei sensibili problemi economici a tutti coloro che non vivono di lavoro dipendente. Quindi non solo ai privati – compreso, purtroppo, anche il sottoscritto, – ma anche alle aziende.
Di conseguenza, penso che sia un gesto di buon senso civico sostenere, nei limiti del possibile e della diligenza del buon padre di famiglia, tutti coloro che tentano di continuare a svolgere onestamente il proprio lavoro anche in questo periodo di difficoltà generale. Lo scopo è quello di ridurre i danni socio-economici di breve e medio termine. Faccio un esempio banale: tutti noi abbiamo già notato i ristoranti delle zone da noi frequentate che tentano di sopravvivere trasformandosi in locali take away. Nonostante il fatto che la maggioranza di noi ha attualmente molto più tempo per cucinare a casa anche nel corso della settimana, si potrebbe periodicamente servirsi anche del loro servizio.
In base alle proprie necessità, abitudini, preferenze e interessi, tutti possono inventare altri esempi validi.
P.S.: a tutti coloro che sono abituati ad attribuire le idee proprie ai testi altrui ricordo: il post che avete appena letto non è dedicato alla [in]opportunità della quarantena. Quest’ultimo argomento verrà trattato separatamente (se trovo il modo di formulare bene la mia visione del problema).