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Nelle zone dei combattimenti

In settimana si era diffusa una nuova «notizia» sulla nuova presunta «visita di Putin in una zona dei combattimenti in Ucraina». In base ai video ufficiali, le zone dei combattimenti avrebbero questo aspetto:

Esatto: filmati girati non si capisce bene dove e quando, ma sicuramente più lontano possibile dal fronte.
Provate a fare un confronto con i video sulle visite di Zelensky che vi è capitato di vedere fino a oggi.


Un cittadino da proteggere

Ieri sono stati presentati alla Duma gli emendamenti al disegno di legge sulla responsabilità per la cooperazione con le Organizzazioni internazionali di cui la Russia non fa parte. Gli autori formali degli emendamenti – cioè quelli che hanno ricevuto le relative mail dal Cremlino – propongono di integrare il Codice penale russo con il comma 3 dell’articolo 284 sulla «prestazione di assistenza nell’esecuzione di decisioni di organizzazioni internazionali a cui la Federazione Russa non partecipa o di organismi statali stranieri».
«Prestare assistenza nell’esecuzione di decisioni di […] organismi statali stranieri in merito al perseguimento penale di funzionari delle Autorità pubbliche della Federazione Russa in relazione alle loro attività di servizio, di altre persone in relazione al loro servizio militare o alla permanenza in formazioni di volontari» sarebbe considerato un reato. La riforma prevede fino a cinque anni di reclusione per il «reato» trattato.
Il deputato Vasily Piskaryov – il presidente del Comitato della Duma per la sicurezza e la lotta alla corruzione e uno degli «autori» degli emendamenti – ha dichiarato che gli emendamenti mirerebbero a proteggere i cittadini russi.
In realtà possiamo immaginare quale cittadino specifico si tenta di proteggere in tal modo. Altrettanto facilmente possiamo immaginare da quale Organizzazione si tenta di proteggerlo. E, a differenza dei deputati e degli autori degli emendamenti, possiamo immaginare che molto difficilmente Putin verrà rapito sul territorio russo (dove si applica il Codice penale russo) per essere portato all’Aja. Indipendentemente dalla modalità in cui verrà – eventualmente – consegnato alla Corte penale internazionale (dalla quale è ricercato), gli esecutori di tale consegna si organizzeranno abbastanza bene per sottrarsi alla applicazione del Codice penale russo.
Cosa sarà del Codice stesso dopo l’arresto di Putin è un’altra grande domanda, ma sicuramente sarà applicato non come ora.


Una scena pietosa

Il video di oggi potrebbe essere visto all’infinito…
Il 5 aprile Putin ha ricevuto le lettere credenziali dai nuovi ambasciatori di 17 Stati e poi ha pronunciato un discorso davanti a loro… Evidentemente, si aspettava degli applausi, che «per qualche motivo» non sono arrivati. Di conseguenza, si mette a salutarli a più riprese, cercando di suggerire che possono/devono applaudirlo: ma niente, non lo fanno… Il tutto appare tanto pietoso da risultare divertente.

Sospetto che in molti abbiano già visto questo video, ma non ho potuto non postarlo per ricordo.


Come sicuramente vi ricordate, il 17 marzo è stato emesso il mandato di arresto di Putin da parte della Corte Penale Internazionale. Dopo oltre due settimane noi potremmo già fare una piccola collezione delle reazioni ufficiali di vari Stati del mondo a tale evento. Per esempio, alla fine della settimana scorsa Hakob Arshakyan, il vicepresidente del parlamento armeno, ha dichiarato che le autorità del Paese non arresteranno il presidente russo Vladimir Putin in base al mandato della Corte penale internazionale se egli dovesse visitare il Armenia. Mentre il 23 marzo una dichiarazione analoga era stata fatta da Viktor Orban.
In entrambi i casi citati si tratta di Stati che hanno ancora una certa dipendenza dalla Russia: l’Armenia dipende in termini della sicurezza nei suoi rapporti con l’Azerbaijan, mentre l’Ungheria ha ancora bisogno delle fonti di energia russe. Ma più in generale si può constatare che allo stato attuale delle cose il mandato di arresto causa i problemi principali non a Putin (che da oltre dieci anni viaggia poco all’estero) e non agli Stati che dipendono dalla sua politica (non viene vietato dipendere), ma agli Stati che in qualche modo cercano di mantenere la neutralità. Infatti, proprio quegli Stati devono ora decidere, ogni volta, se ospitare Putin sul proprio territorio nell’occasione di qualche incontro o summit (andando incontro alle pressioni e domande scomode) oppure trovare un modo diplomatico di invitare Putin a non visitare il loro territorio (una situazione moralmente fastidiosa per entrambi le parti).
Possiamo dunque costatare che il mandato di arresto, prima ancora di essere eseguito, provoca già un effetto collaterale: restringe il campo di azione internazionale di Putin. Qualche Stato rivaluterà l’opportunità di essere neutrale nei suoi confronti, mentre Putin si sentirà ancora più isolato. Da sole queste due cose non basterebbero per fare finire la guerra, ma in qualche modo contribuiscono.
Spero.


La non proliferazione

La notizia dei missili russi in Bielorussia non mi sembra tanto preoccupante dal punto di vista della sicurezza del nostro pianeta (è più preoccupante la disponibilità di quei missili nelle mani sbagliate di sapete chi). Quindi volevo solo constatare: il discorso idiota sull’uranio era di fatto solo una introduzione, un pretesto. Nella mia testa avevo ipotizzato una cosa del genere, ma la logica mi era sembrata troppo primitiva pure per il ricercato Putin.

Ovviamente, spera che tutti si spaventino fino lasciargli l’Ucraina…


L’uranio alla putiniana

Tra tutte le materie scolastiche che mi è capitato di affrontare ai tempi debiti, la mia «meno amata» era la chimica (N.B.: non considero l’educazione fisica una materia scolastica, ero riuscito a liberarmene in un modo poco legale ma efficace, spero che venga abrogata presto in tutto il mondo). Ma, nonostante tutto, in certe occasioni pure a me vengono dei forti dubbi circa la preparazione di alcuni personaggi anche in chimica (avranno comprato il loro diploma scolastico?). Per esempio…
Ieri  il noto ricercato internazionale  Vladimir Putin ha dichiarato che l’Occidente sta iniziando a fornire alla Ucraina delle munizioni all’uranio impoverito, definendole «armi con una componente nucleare». Evidentemente, questo analfabeta chimico non sa di cosa sta parlando. Vale anche per i suoi eventuali assistenti che gli preparano i discorsi pubblici.
L’uranio è un metallo bianco-argenteo con numero atomico 92. Non si tratta di una magia, stregoneria o delle componenti nucleari. Quel metallo, per la sua natura, è poco radioattivo. L’uranio si distingue per una densità elevata, superiore due volte e mezzo a quella del ferro. Proprio per questo esso viene utilizzato per i proiettili perforanti. Proprio per questo gli americani aggiungono l’uranio impoverito alla corazza dei loro carri armati. Non per danneggiare gli equipaggi dei propri carri armati, ma per proteggerli.
Un normalissimo Boeing 747 può contenere diverse centinaia di chilogrammi di uranio impoverito, utilizzato come peso di bilanciamento. Può anche trovarsi nella chiglia di un aliante o nelle protezioni per i raggi X. Etc. etc..
Non mi dispiace assolutamente che Putin sia un ignorante: grazie a tale sua caratteristica perderà un po’ prima del normale. Mi dispiace che sia ascoltato – anche in Europa – dalle persone che non verificano ciò che sentono.


I sosia impossibili

La notte tra il 18 e il 19 marzo il neo-ricercato Putin avrebbe visitato Marupol: la città che l’esercito russo ha distrutto prima di annettere. Si è trattato di una visita stranissima: un giorno prima dell’importante incontro con Xi Jinping avrebbe deciso di fare per la prima volta un giro in una località vicinissima al fronte. Sarebbe andato con pochissimi uomini scorta, avrebbe guidato in prima persona in mezzo a un traffico «normale», avrebbe trovato un tavolo apparecchiato durante una visita notturna a sorpresa in una abitazione privata, avrebbe stretto la mano a delle persone sconosciute (anche se solitamente fa stare in quarantena e/o a una buona distanza anche quelle conosciute) etc. etc.
Di conseguenza, oltre a scandalizzarsi per il solo fatto della visita, qualcuno tra i commentatori russi ha rireso il discorso sulla esistenza di almeno un sosia di Putin…
In realtà Russia (e non solo) si dice spesso e già da molto tempo che Vladimir Putin abbia almeno un sosia (o forse più di uno) che lo sostituisce in varie occasioni pubbliche.
Una cosa del genere si diceva, anni fa, anche di Iosif Stalin, il quale avrebbe lasciato un proprio «sostituto» a Mosca quasi assediata durante gli anni peggiori della Seconda guerra mondiale.
A mio autorevolissimo parere, le voci del genere non sembrano tanto realistiche (anche se ultimamente inizio ad avere qualche dubbio pure io). Le persone paranoiche non possono avere dei sosia.
Un sosia del Capo dello Stato è ideale per i cospiratori: permette di eliminare silenziosamente l’originale, di piazzare il sosia al suo posto e di governare mascherandosi con la figura obbediente di quest’ultimo.
Le voci sulla esistenza di un sosia sono ideali per i servizi segreti: permettono di definire come inutile la sola idea di ogni ipotetico attentato alla vita dell’originale. «Non sparate, non abbattete l’aereo, non lanciate le bombe contro l’auto perché al massimo uccidereste il sosia».
La comprensione della inesistenza del sosia conviene a noi perché ci aiuta a non intasare la testa con delle informazioni inutili.


Il mandato di arresto…

… sapete bene di chi…
Non tutti i giuristi – ma solo alcuni – hanno trovato le forze per dire pubblicamente una verità semplice e apparentemente scioccante: se quei bambini ucraini fossero stati uccisi e buttati in un fosso assieme agli adulti (invece di essere rubati e portati sul territorio russo), il mandato di arresto internazionale della Corte Penale Internazionale non avrebbe avuto luogo. O, almeno, non avrebbe avuto luogo ora.
Perché? Perché i vari crimini di guerra, comprese le uccisioni dei civili come quelle di Bucha etc., vanno analizzate in dettaglio: vanno identificate le vittime, raccolte le testimonianze, identificati i singoli esecutori, identificati i mandanti di vario livello etc. etc… Ci vorranno tanto tempo, tante persone e tantissimi soldi, quindi chissà quando si arriva a un livello sufficiente delle prove per poter emettere un mandato di arresto per qualcuno. Con il fatto dei bambini deportati, invece, è tutto più semplice: i vari rappresentanti dello Stato russo hanno già ammesso il fatto e lo hanno commentato pubblicamente più volte, confermando di fatto le denunce della parte ucraina. Di conseguenza, da punto di vista tecnico è molto più facile e veloce iniziare proprio dalla questione dei bambini.
Dei bambini che sono rimasti vivi, ma che spesso si trovano non si sa bene dove e in quali condizioni fisiche e psicologiche.
Ecco, meno male che ci sono io a trasmettervi alcuni concetti.
Resta da aggiungere solo una grande banalità: si tratta solo di un primo piccolo passo sulla strada della formulazione delle accuse. Si tratta di un «piccolo buco nella diga che si allagherà piano-piano fino farla crollare» (© un noto avvocato russo-ucraino).
P.S.: se volete fare delle analogie storiche, fatele pure: esistono anche quelle dirette.
P.P.S.: vedere Adolf che viene «incastrato» come Alphonse Gabriel è comunque un po’ «buffo»…


Il video dell’anno

Alla data odierna è il video dell’anno (gli ucraini avrebbero detto che è il video dei nove anni perché si sentono in guerra dal momento della annessione della Crimea):

Io non sono ucraino, quindi ho solo la voglia di metterlo in loop.
P.S.: non so se lo avete già letto, ma il film «Navalny» di Daniel Roher – vincitore dell’Oscar nella categoria «miglior documentario» – a partire dal 22 marzo sarà visionabile al cinema, mentre per ora è disponibile solo online.


La morte passata e la morte futura

Non è mai tardi ricordare: ieri c’è stato un anniversario bellissimo, un giorno di gioia per milioni di persone… Ieri, secondo la cronologia ufficiale, c’è stato il settantesimo anniversario della morte di Stalin. Io, personalmente, non smetterò di considerare il 5 marzo un giorno festivo.
Allo stesso tempo, però, capisco che attualmente per milioni di persone in tutto il mondo è molto più importante, interessante e attesa una morte futura. La morte di un personaggio che, per uno «scherzo della storia», si trova torturare lo stesso territorio del nostro pianeta. Lo capisco e, tra le innumerevoli altre cose, mi chiedo: ci saranno delle manifestazioni simili a quella della famosa foto riportata sotto a sinistra?

Da una parte, il borsht è formalmente una zuppa ucraina (molto popolare anche in Russia, a me è sempre piaciuta tanto) e più o meno tutti hanno ormai imparato a distinguere la Russia e l’Ucraina (ne avevo scritto pure venerdì). Dall’altra parte, utilizzare il borsht per i festeggiamenti nell’occasione della inevitabile – lo dice la biologia! – morte del nuovo dittatore sarà una scelta ancora più simbolica e bella.
Dunque, vi consiglierei di prepararvi. Proporvi di imparare a prepararla è una cosa un po’ estrema: per farla bene ci vuole abbastanza impegno. Ma potete cercare il modo assaggiarla da qualche parte. Molto probabilmente vi sembrerà abbastanza particolare, molto probabilmente non piacerà a tutti… Ma almeno vi preparate al grande evento, ahahahaha