La società statunitense Meta (la proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp) ha bloccato – «dopo un’attenta considerazione» – gli account dei media di propaganda russa Russia Today, Rossiya Segodnya e altri media collegati. Il blocco è stato spiegato con tentativi di «interferenza straniera» rilevati.
In sostanza, Meta ci ha impiegato appena una decina di anni per accorgersi che l’acqua è umida RT è uno strumento di propaganda statale russa creata con lo scopo di destabilizzare, servendo gli interessi della politica estera putiniana, la situazione interna negli Stati occidentali. Non rido molto solo perché i vertici statunitensi ci hanno impiegato solo alcuni giorni in meno: il 13 settembre Anthony Blinken aveva annunciato che l’intelligence statunitense ha scoperto che il canale televisivo straniero RT (precedentemente noto come Russia Today), finanziato dal governo russo, non solo è impegnato nella propaganda, ma partecipa attivamente alle operazioni di intelligence russa in tutto il mondo. Di conseguenza, gli Stati Uniti intendono creare una coalizione di Paesi che si occuperà di smascherare RT e di indebolire l’influenza del canale televisivo di propaganda russo nel mondo.
Chissà quanti altri anni ci impiegano.
L’archivio del tag «propaganda»
Ieri il Dipartimento del Tesoro statunitense ha imposto sanzioni contro il canale televisivo russo RT («Russia Today») a causa dei «tentativi di Mosca di influenzare le elezioni presidenziali» statunitensi. Le sanzioni riguardano 10 persone (manager di RT) e due organizzazioni. Le restrizioni sono state imposte al gruppo mediatico Rossiya Segodnya (il nome russo di «Russia Today») e a cinque delle sue filiali: RIA Novosti, RT, TV-Novosti, Ruptly e Sputnik. In una dichiarazione, il Dipartimento del Tesoro ha affermato che:
Russian state-sponsored actors have long used a variety of tools, such as generative artificial intelligence (AI) deep fakes and disinformation, in an attempt to undermine confidence in the United States’ election processes and institutions.
Finalmente qualcosa di concreto! Perché tutti i precedenti discorsi sulla interferenza russa nelle elezioni americane erano talmente generici e privi di fondamento (e a volte pure basati su fake) che quasi mi offendevo per le ingiustizie subite dalla propaganda di Stato russa: secondo me – e secondo tutti i lettori attenti delle notizie – essa si impegna di più e funziona molto più efficacemente di qualsiasi servizio speciale russo. Ma solo nel 2024 i suoi sforzi sono stati notati e apprezzati come si deve.
Faccio, dunque, le mie congratulazioni – anche se di tipi diversi – sia al Dipartimento del Tesoro americano che alla redattrice capo di RT Margarita Simonyan.
Già da alcuni mesi i vertici dello Stato russo e la propaganda statale russa cercano di diffondere nel mondo l’opinione secondo la quale Vladimir Zelensky dovrebbe smettere di essere considerato il presidente legittimo dopo il 20 maggio 2024 (ieri, poi, lo ha dichiarato pubblicamente pure Vladimir Putin). Tale opinione viene giustificata con il fatto che i cinque anni di presidenza di Zelensky previsti dalla Costituzione ucraina sono terminati proprio nella data indicata, mentre le nuove elezioni non sono state fatte.
So che in Occidente – dunque anche in Italia – qualcuno, purtroppo, crede alla propaganda russa…
Mi è già capitato di scrivere che le elezioni presidenziali ucraine 2024 erano impossibili per tre motivi:
1) non sono consentite dallo stato di guerra che vige in base alla normativa ucraina;
2) la campagna elettorale e la votazione non sono possibili sul territorio controllato dall’esercito russo (perché gli ucraini ancora rimasti su quei territori dovrebbero essere esclusi dalle elezioni?);
3) la campagna elettorale comporta una inevitabile battaglia politica su tutti gli argomenti possibili (dunque addio l’unità nazionale durante una guerra contro l’aggressore).
Questi tre motivi mi sono sempre sembrati evidenti e sufficienti. Ma, allo stesso tempo, capisco che non sono mai troppi gli argomenti contro la propaganda statale russa. Ed ecco che, questo sabato, vi propongo una lettura un po’ più lunga e più argomentata sul tema della legittimità di Zelensky.
Perché per me è un tema importante.
Per il giovedì 17 agosto in Russia è programmata l’uscita di un nuovo film…
Una giorno un piccolo propagandista anonimo russo ha visto il film «Il pianista» di Roman Polanski. Quello che parla delle «sfortune» di un musicista nella Varsavia in rovina. Wow! Una Palma d’oro! Tre Oscar! Adrien Brody!
Ma facciamo un film simile, ha pensato il piccolo propagandista russo. Però lo facciamo sulla gente del Donbass. E lo chiamiamo «Il testimone». No, non possiamo farlo un pianista: sarebbe uno sgammo clamoroso… Allora, quali strumenti musicali esistono?.. Corno alpino… Arpa… No, arpa non ce l’abbiamo nel magazzino, prendiamo un tamburello… No, quello non ispira… Ah! Violino! Quello va bene: piccolo, compatto, facile da trasportare e da inquadrare. E poi dobbiamo trovare un attore tipo Brody: con un naso notevole… E che abbia le somiglianze di un ebreo: farà più scena e nessuno avrà il coraggio di accusarci del nazismo! Al protagonista diamo il cognome Cohen…
Basta, non ho più la voglia di «scherzare». Ho visto il trailer di quel film di merda, ho pure letto la descrizione ufficiale:
Daniel Cohen, un virtuoso del violino proveniente dal Belgio, si considera un cittadino del mondo, crede nel bene e nella giustizia. Alla fine di febbraio del 2022, si reca a Kiev in tournée e quel viaggio cambia per sempre la sua vita. Gli eventi dell’Operazione militare speciale portano il musicista nel villaggio ucraino di Semidveri, dove è testimone di crimini disumani e provocazioni sanguinose [commessi dagli ucraini – E.G.]. Ora il suo obiettivo principale non è solo sopravvivere, ma portare la verità al mondo intero. Dopo tutto, la verità è più forte della paura.
Io provo un certo livello di cringe solo a leggere quelle cose. E mi chiedo: i creatori del film (compresi il regista, gli attori etc.) si immaginano che dopo la fine della guerra dovranno convivere con il ricordo quanto fatto per un bel po’ di anni? Boh…
Voi, intanto, potete vedere il trailer: non voglio privarvi di questo «piacere».
Per me sarà un po’ difficile riprendere a scrivere della cultura (anche quella russa) dopo la fine della guerra: non so se e quando riuscirò a farlo.
Per non farvi stancare troppo con tutti quei post sulla guerra e sulle armi, oggi scrivo dell’arte… Dell’"arte«.
Pochi giorni fa ho letto che la sezione moscovita dell’Unione degli artisti della Russia (una di quelle «Unioni» ereditate dal corporativismo sovietico), con il sostegno del Fondo presidenziale per le iniziative culturali e dell’agenzia di informazione ed esposizione «ArtContract», aveva indetto il concorso di portata federale per la creazione di opere di propaganda visiva «Aghitfront». Le domande di partecipazione al concorso erano accettate fino al 23 aprile 2023.
Gli obiettivi del concorso erano stati definiti come segue: «creazione e accumulo su un sito web accessibile al pubblico di opere artistiche e visive di propaganda e pubblicità sociale per l’educazione patriottica continua della popolazione della Federazione Russa, la divulgazione degli scopi e degli obiettivi dell’operazione militare speciale [lo Stato russo usa quella espressione al posto della parola guerra – E.G.], la protezione del „mondo russo“ e dei suoi valori, al fine di soddisfare le esigenze della società e dello Stato in contenuti socio-politici dinamici ed energici di alta qualità per la collocazione su Internet e sulla stampa, per l’uso come pubblicità esterna».
Ovviamente gli organizzatori si erano appropriati del 90% della somma destinata ai premi (592 mila rubli su 652), ma non è di questa cosa ovvia che volevo scrivere. Volevo scrivere di uno dei vincitori del concorso.
La maggioranza dei disegni premiati non sarà comprensibile alle persone che non conoscono la lingua russa o conoscono poco il contesto politico interno russo. Quindi almeno per ora non ve ne racconto. Ma uno dei disegni premiati è quasi puramente grafico: è accompagnato solo dalla scritta «Spazziamo via la feccia fascista».
Ecco, guardate bene il disegno e provate a rispondere in un modo obiettivo, serio e onesto alla mia domanda: su questo disegno, quale delle due bandiere viene spazzata via dalla sagoma della Ucraina?
In più, quel colore marrone mi ricorda una sostanza ben nota a tutti…
Se la vostra interpretazione del disegno coincide con la mia, unitevi alle mie speranze per l’impunità dell’artista! (Non scrivo «preghiere» perché sono un apateista.)
Bene… No: male, con l’anno nuovo riprendo a scrivere della stessa guerra. Inizio con qualcosa di «semplice».
Sulla immagine seguente vediamo due «versioni» dello stesso edificio: la sede di un istituto tecnico-professionale di Makeevka (nella regione di Doneck) ai tempi di pace e dopo il colpo dei Himars.
I generali russi «geniali» hanno collocato nel suddetto edificio – per la notte di Capodanno – fino a 600 russi da poco mobilitati dalla regione di Saratov. Per l’esercito ucraino un obiettivo del genere – non mascherato in alcun modo e facilmente individuabile – è stato un ottimo regalo. Non hanno potuto non prenderselo. Di conseguenza, ci deve interessare molto di più nell’ottica dello studio della propaganda russa.
Come è possibile sostenere la – e credere alla – tesi che in seguito a un colpo del genere siano morti appena 63 militari russi? L’unica cosa da precisare è il numero esatto, ma non l’ordine di grandezza.
Il governo canadese ha deciso di inviare in Germania le restanti cinque turbine del «Nord Stream 1» che erano bloccate dopo i lavori di manutenzione iniziati prima dell’inizio della guerra. La motivazione della decisione: evitare che la propaganda putiniana spieghi la mancanza del gas in Europa con l’applicazione delle sanzioni contro la Russia.
Non so bene quanta differenza ci sia – ai fini della suddetta propaganda – tra le sanzioni e la decisione europea di liberarsi dalla dipendenza dal gas russo (entrambe mi sembrano logiche, giustificate e sensate). Infatti, negli ultimi mesi ho visto tantissimi articoli e meme creati dagli autori russi pro-governativi che deridevano la presunta decisione europea di stare al freddo d’inverno.
Ma allo stesso momento capisco che il cancelliere Scholz sta cercando di risolvere, senza troppo rumore, risolvere il problema temporaneo del gas. Tra i due governi – quello canadese e quello tedesco – il secondo sta facendo forse una figura un po’ meno brutta.
L’articolo che vi consiglio questo sabato illustra un concetto abbastanza banale, ma importante da ricordare: almeno perché alimenta la speranza nella salvezza intellettuale di ogni singola persona…
Ebbene, grazie alle pubblicazioni del giornalista russo Dmitry Kolezev ora abbiamo una ennesima dimostrazione del fatto che la cerchia delle conoscenze di una persona produce degli effetti molto più forti di una qualsiasi propaganda. Per esempio: una persona dotata di una media capacità di analisi, della capacità di lavorare con più fonti di informazioni e delle capacità linguistiche almeno di livello scolastico (quindi tutte quelle capacità in assenza delle quali non avrebbe dovuto ottenere nemmeno il diploma di maturità) non dovrebbe, in teoria, cadere vittima della propaganda. In particolare, un russo medio dovrebbe quindi non credere alla propaganda statale russa e, di conseguenza, capire tutto sul funzionamento del mondo circostante, sulla guerra in Ucraina etc. etc.. Se poi sappiamo che quel russo – e non solo russo – ha un buon livello di istruzione, una solida base economica, l’accesso libero a tutte le tecnologie di informazione e la possibilità di vivere in un qualsiasi punto del nostro pianeta, dovremmo in teoria essere certi della sua immunità alla propaganda.
Eppure, abbiamo scoperto che Maria Vorontsova – la figlia più grande di Vladimir Putin – continua a ripetere pubblicamente le stesse ehm… stupidate che caratterizzano la propaganda statale russa e i discorsi pubblici di Putin stesso. Ma la signora non sembra di avere le caratteristiche appena elencate di una tipica vittima della propaganda. Di conseguenza, possiamo dedurre che nel tentativo di ottimizzare gli sforzi mentali (quanto sono diplomatico! ahahahaha) abbia sostituito il processo della elaborazione dei pensieri con il ripetere dei concetti assurdi circolanti negli ambienti che lei frequenta. Mentre l’importanza della propaganda è in una certa misura sopravalutata.
Insomma, vi do il link dell’articolo e vi avviso che il testo in inglese è alternato con gli screenshot in cirillico: ma voi non dimenticate di continuare a scrollare per leggere tutto.
A volte mi capita di sentire o leggere le persone che, dimostrando delle scarse capacità di analisi, ripetono in un modo sconsiderato i vari slogan della propaganda putiniana. Per esempio, alcuni chiedono: perché la NATO (o gli USA) poteva fare l’intervento X, mentre la Russia non potrebbe fare una cosa simile / uguale? Per fortuna, è un trucco della propaganda che può essere smontato molto facilmente.
Prima di tutto, in generale, il fatto un intervento militare sbagliato – qualora dovessimo considerarlo sbagliato o addirittura illegale – non può giustificare tutti gli altri interventi sbagliati. Se Tizio ha ucciso, Caio non può e non deve sentirsi autorizzato a compiere lo stesso fatto.
E poi possiamo vedere i dettagli di ogni singola guerra concreta condotta dagli USA o dalla NATO. Oggi farei l’esempio dell’intervento nella ex Jugoslavia. Andiamo per punti:
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Come forse avete già letto ieri, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione contro la propaganda russa in Europa.
Si tratta di una mossa di autotutela assolutamente ragionevole. Lo Stato russo spende centinaia di milioni di euro all’anno per finanziare delle istituzioni come il canale televisivo multilingua RussiaToday, la cui attività non può certo essere definita come «diffusione della informazione». A volte operano con dei fatti realmente accaduti: solo a volte, appunto, sono a) fatti e b) realmente accaduti. La pericolosità di tale operato può essere compresa grazie allo studio attento della propaganda araba: la maggioranza degli occidentali, per esempio, è erroneamente convinta che la Striscia di Gaza sia isolata dal resto del mondo per opera del «cattivo» Israele (guardate la mappa, cazzo; cercatevi le vecchie notizie sulla apertura dei valichi con l’Egitto, porco Giove). È solo uno dei tantissimi esempi della propaganda efficace, influenzandosi dalla quale la popolazione occidentale esercita il proprio diritto di voto per poi applaudire delle scelte politiche di dubbio gusto. Di conseguenza, è assolutamente giusto tentare di contrastare la propaganda finché c’è la consapevolezza diffusa del fatto che si tratti proprio della propaganda.
Per le persone capaci di leggere le fonti primarie aggiungo anche il link al testo della risoluzione del Parlamento Europeo.