L’archivio del tag «musica»

Bob Dylan

Ci ho pensato fino a ora e ho finalmente trovato il coraggio di ammettere due cose:

1) ascolto poco Bob Dylan

perché

2) il mio livello di inglese spesso non è sufficiente per comprendere tutte le sfumature dei suoi testi.

Non so quale delle due cose sia la più grave. Ma so che la più grave in assoluto è quella di ascoltarlo senza capirci neanche la metà di quello che tenta di comunicare (oppure tenerlo come rumore di sottofondo). Io, quando posso, mi faccio aiutare dai miei amici americani e inglesi.

E poi niente, finalmente il Nobel per la letteratura è stato assegnato in un modo originale e a una persona meritevole. Si tratta di un evento raro, rarissimo.


Doppiaggio classico

Dopo i canti popolari russi, ascoltiamo una originale orchestra austriaca.

Il doppiaggio di una orchestra è un genere che mi è nuovo. Ed è da approfondire.


Canti popolari

Un giorno mi sono chiesto: perché pubblico così raramente i video musicali? Qualche giorno dopo il mio cervello ha elaborato una risposta: perché inizio ad aumentare la loro quantità da questa domenica. E, visto che sul mio blog c’è una notevole quantità di pubblicazioni sulla Russia, è logico iniziare con dei particolari canti popolari…

Il video in sé è da premiare!


Pala elettrica

Poco più di un mese fa vi avevo fatto ascoltare l’orchestra-hardware Floppotron. Oggi ascoltiamo un po’ di musica suonata con un altro strumenti inconsueto.

Il musicista e videoblogger di Chicago Rob Scallon ha realizzato un cover della canzone «Killing In The Name» dei Rage Against The Machine, suonando, tra l’altro, una pala elettrica:

L’insolito strumento musicale è stato realizzato da un altro videoblogger statunitense, quello de «I Like To Make Stuff». Da un certo punto di vista questo secondo video è molto più interessante del primo.


Hardmusic

Il programmatore polacco Paveł Zadrożniak ha creato una orchestra-hardware composta da 64 lettori floppy, 8 hard-disk e 2 scanner. Il nome della orchestra è Floppotron, ogni suo componente è comandato da un programma scritto appositamente in Python.

Il brano «Smells Like Teen Spirit» dei Nirvana in versione Floppotron:

Questo, invece, è «Hawaii Five-O» dei The Ventures:

E, infine, il tema principale del gioco «Super Mario»:


2 a 1

Mi ricordo ancora una lezione del corso di relazioni internazionali (Facoltà di Scienze politiche, Università Statale di Milano), svoltasi a metà febbraio del 2006.

Il professore A. C. entra in aula e dice: «Ragazzi, oggi non ho voglia di spiegare la teoria. Quindi fatemi delle domande sulla attualità».

A questo punto lo studente D. K. alza la mano e chiede: «Professore, cosa ne pensa della situazione in Kirghizistan?»

Al che il professore A. C. risponde: «Guardi, piuttosto parliamo della Champions League…»

Nel 2006 quello stato soffriva ancora il caos politico iniziato con la «rivoluzione dei tulpani» della primavera del 2005. Oggi, più di dieci anni dopo, Kirghizistan ci ha finalmente fornito un altro motivo per parlare della sua misera esistenza nelle steppe sfigate.

Il Ministero della cultura del Kirghizistan ha indetto un concorso per la migliore opera musicale sulla ribellione kirghiza contro l’Impero Russo del 1916. Quell’anno l’imperatore Nikolai II decise di mobilitare i maschi di età tra i 19 e i 43 anni del Kirghizistan per lo svolgimento dei lavori manuali sulla linea del fronte della Prima guerra mondiale. Trattandosi di una pretesa senza precedenti, i kirghizi (sudditi dell’Impero Russo praticamente privi di obblighi avanti allo Stato) decisero di ribellarsi: uccisero circa venti mila russi (non solo maschi e/o militari) residenti sul loro territorio, ma non seppero organizzare una lotta armata vera contro l’esercito professionale.

Insomma, non so chi abbia fatto la stronzata più grossa: l’imperatore (la sua idea di far lavorare i nomadi fu difficilmente realizzabile almeno dal punto di vista organizzativo) o i ribelli (vidi la loro reazione).

Ora il conto è stato portato al 2:1.


Non sottovalutate i poliziotti

Come avrete già letto o sentito, domenica all’aeroporto a Minsk i Red Hot Chili Peppers sono stati «scambiati» per i Metallica dai poliziotti bielorussi. Questi ultimi hanno portato il gruppo nel proprio ufficio dove hanno chiesto di firmare dei cd, foto e poster dei Metallica.

La mia spiegazione è semplice come 0 + 0. I poliziotti bielorussi, come quasi tutti i loro colleghi dell’ex-URSS sono degli ottimi imprenditori. Sanno che la foto di un personaggio famoso firmata da un personaggio famoso vale più della carta sulla quale è stampata. Se i personaggi raffigurati e firmatari sono diversi, si potrebbe tentare di fare la somma dei valori.

Ah, in ogni caso l’attitudine alla imprenditorialità non corrisponde necessariamente a un alto livello intellettuale del soggetto.


Cortometraggio russo №10

In primavera del 1930 Sergei Eisenstein e il suo allievo Grigori Aleksandrov (che in seguito diventerà un famoso regista sovietico) furono invitati a girare un film in Francia. L’invito provenne da Leonard Rosenthal, un azionista di maggioranza di Societe Generale de Films e marito della attrice Mara Griy.

I due registi ebbero relativamente poco tempo a disposizione, ma Aleksandrov riuscì, sotto l’attenta sorveglianza del suo maestro, a girare un breve film che oggi in molti considerano il primo video musicale della storia.

Quindi oggi vediamo proprio quel film: «Romance sentimentale».

Dei lungometraggi di Sergei Eisenstein vi consiglio «Ivan il terribile» realizzato in una maniera piuttosto curiosa (soprattutto la prima parte).

Aleksandrov, invece, è noto prevalentemente per i film musicali realizzati nello stile di «realismo socialista». Provate pure a cercare e vedere il suo film «Volga – Volga» del 1938.


Approfondite sempre

Dell’Eurovision Song Contest mi interessa ben poco: come, del resto, di tutti gli altri concorsi di musica diversa da quella classica. A volte, però, la consultazione approfondita dei risultati finali si rivela non una semplice perdita di tempo.

Oggi ho la possibilità di fare un bellissimo esempio che illustra il concetto appena esposto. Come saprete, sabato sera a Stoccolma si è svolta la finale dell’Eurovision 2016. I risultati sono questi:

Se uno decidesse di accontentarsi di queste informazioni, al massimo potrebbe supporre che la vittoria sia stata dovuta alle semplici emozioni politiche della maggioranza dei votanti. L’approfondimento della notizia riserva però due grandissime sorprese.

La sorpresa numero uno si trova sulla scheda «come ha votato la Russia»:
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Il concerto a Palmira

Mi ero promesso di scrivere del concerto che il 5 maggio l’orchestra del Teatro Mariinskij aveva dato all’anfiteatro di Palmira. Per me non si tratta di un semplice fatto di cronaca, quindi il ritardo di alcuni giorni è tollerabile.

Valery Gergiev (il direttore artistico e direttore generale del suddetto teatro) è uno dei più grandi direttori d’orchestra russi e un grandissimo showman. E’ un personaggio strano, ma le sue qualità professionali sono realmente di altissimo livello. Quindi penso che l’idea di portare una bella orchestra in un bel posto e suonare della bella musica in un concerto simbolico sia stata una idea sua.

Una idea del genere non poteva però essere realizzata senza una partecipazione diretta dello Stato. Come al solito, lo Stato non si è trattenuto dall’aggiungere qualche nota negativa (che gioco di parole che mi è venuto!).

L’aspetto più fastidioso è sicuramente la presenza nell’orchestra del violoncellista Sergey Raldugin. Chi si è informato anche in modo superficiale del cosiddetto caso «Panama Papers» dovrebbe ricordarsi questo nome. Si tratta di un amico di vecchia data di Vladimir Putin, un musicista mediocre e imprenditore nullo. E’ stato utilizzato, però (anzi, probabilmente proprio per questo motivo), come prestanome per nascondere almeno 20 miliardi di dollari negli offshores gestiti da Mossack Fonseca. Si tratta da soldi appartenenti, almeno in parte, non solo alle persone comunemente definibili «amici di Putin».

Non voglio sostenere che Sergey Raldugin abbia delle colpe. Anzi, dal giorno in cui era scoppiato lo scandalo, Raldugin si è sempre dimostrato totalmente disorientato e ingnaro della parola stessa offshore. Lo Stato, da parte sua, si è però sentito in dovere di sprecare una bellissima manifestazione culturale per salvare la reputazione internazionale di un amico delle persone giuste.

Lo salvataggio del patrimonio storico-culturale, la lotta contro il male e la banale geopolitica contano, per lo Stato, meno della immagine di un amico sfigatello di Putin. Bisogna constatare che si tratta di un tentativo inutile. Chi si ricorderà di (o andrà a sentire suonare) Sergey Raldugin per un motivo diverso dal suo legame con «Panama Papers»?

P.S. Pubblico pure il relativo video:
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