Oggi il gruppo britannico The Swinging Blue Jeans viene spesso definito come «il gruppo di una hit». Questa definizione, però, non è del tutto corretta. In primo luogo, oltre alla canzone più famosa canta da loro, anche alcune altre avevano raggiunto una certa popolarità verso la metà degli anni ’60. In secondo luogo, bisogna riconoscere che tutte le canzoni meglio riuscite al gruppo – compresa quella più famosa – erano originariamente scritte e/o interpretate da altri gruppi o cantanti (spesso molto più noti e professionalmente più longevi).
Di conseguenza, sarebbe forse più opportuno dire che The Swinging Blue Jeans sia stato un gruppo composto dalle persone capaci ma sfortunato con i manager. Questi ultimi, infatti, non hanno saputo organizzare bene il lavoro del gruppo e procurare del materiale musicale di valore, utile nella dura missione di fare la concorrenza a The Beatles (popolarissimi proprio in quel periodo storico).
In ogni caso, bisogna riconoscere il ruolo del gruppo nella storia della musica leggera del XX secolo.
La prima canzone scelta per il post di oggi è quella unica che oggi viene associata al nome del gruppo: «Hippy Hippy Shakes» (dall’album «Hippy Hippy Shakes» del 1960).
E la seconda è la «Don’t Make Me Over» (dall’album «Don’t Make Me Over» del 1966):
L’archivio del tag «musica»
Reinhold Glière è logicamente considerato un compositore russo, seppure sia nato a Kiev (all’epoca una città dell’Impero Russo) da genitori tedeschi e abbia acquisito la cittadinanza russa solo all’età di ventidue anni. Effettivamente, ha passato la maggior parte della propria vita fisica e professionale tra l’Ucraina zarista/sovietica e la Russia.
Molto meno logico è associare il nome di Reinhold Glière solo con il titolo del «padre del balletto sovietico» o con i numerosi incarichi accademici e/o amministrativi che ha ricoperto durante la sua lunga vita professionale. Nonostante l’indiscutibile dato storico del suo grande riconoscimento ufficioso e istituzionale durante il periodo stalinista (i riconoscimenti del genere hanno un loro costo per la persona), non possiamo non riconoscere che sia stato anche un compositore di alta qualità. Gli artisti hanno la fortuna di rimanere nella storia – soprattutto nel lungo periodo – con ciò che vale realmente nella lunghissima storia dell’umanità: con le loro opere. Lo si può dire anche di Reinhold Glière.
Quindi per il post musicale odierno ho scelto il suo Concerto per arpa e orchestra (composto nel 1938) suonato dalla orchestra sinfonica moscovita «Filarmonica russa»:
Il gruppo britannico UFO, nato nel 1969 e cambiato più volte nella sua composizione (l’unico membro costante è il cantante Phil Mogg), durante i decenni della sua attività ha influenzato diversi gruppi del hard rock e del metal. Io, però, l’ho scoperto relativamente tardi (alla fine degli anni ’90), anni dopo alcuni altri gruppi alla qualità dei quali mi ero già abituato. Di conseguenza, ho sempre classificato gli UFO come un gruppo di rango inferiore rispetto, per esempio, ai Scorpions: questi ultimi, secondo me, hanno raggiunto dei risultati decisamente più interessanti nel hard rock. Non so se sia anche il merito di Michael Schenker – fratello più piccolo di Rudolf – che ha suonato prima con gli UFO e poi con i Scorpions.
Ma è comunque importante conoscere le origini della musica amata e ascoltata anche nelle epoche passate della vita (da circa dieci anni i miei interessi sono limitati a alcuni altri generi). Quindi per il post musicale di oggi ho scelto le seguenti due canzoni degli UFO:
La prima è «Doctor Doctor» (dall’album «Phenomenon» del 1974):
E la seconda è «Let It Roll» (dall’album «Force it» del 1975):
Non abbiamo tantissime informazioni biografiche sul compositore franco-fiammingo Josquin Desprez e pure la sua paternità di molte opere precedentemente attribuitegli viene – da circa quarant’anni – messa in discussione. Ma, in ogni caso, possiamo constatare che fu stato uno dei più grandi compositori della sua epoca, quindi del periodo corrispondente all’ultimo quarto del XV secolo e i primi decenni del XVI secolo.
Dal punto di vista stilistico – ma anche quello tecnico – la musica di Josquin Desprez rispecchia tutta la varietà dell’epoca storica indicata. Scegliendo le sue composizioni per il post di oggi mi sono però concentrato sulla musica mondana.
Quindi la prima composizione di oggi è la frottola «Scaramella va alla guerra» (la canzone è di Loyset Compère):
Mentre la seconda composizione è la frottola «El grillo» (oggi alcuni la ritengono, inspiegabilmente, la più famosa):
Anche la musica un po’ antica può essere leggerissima da ascoltare 🙂
La Neopoleon Studio è una azienda russa che produce i film, le serie televisive, la pubblicità e la musica. Per alcuni anni, fino al 2016, i cinque personaggi-chiave dello studio hanno lavorato anche in qualità di un gruppo musicale, registrando la musica per i film prodotti. Ed è proprio grazie a uno di quei film che ho finalmente scoperto, qualche settimana fa, le loro canzoni (il brano principale mi era sembrato meritevole di attenzione).
Quindi oggi potrei provare a selezionare due canzoni ascoltabili per il tradizionale post musicale del sabato.
La prima sarà «Not a loser»:
E la seconda sarà la versione live di «My lord»:
Molto probabilmente si tratta di una novità anche per voi.
Il compositore Vincenzo Bellini è noto a livello mondiale prevalentemente (o quasi esclusivamente?) come autore delle opere liriche. Tale notorietà è assolutamente meritata ma, allo stesso tempo, è un po’ riduttiva. Quindi oggi tento di proporre qualcosa di un genere diverso: la sua Sinfonia in re minore.
La parte I: Andante maestoso
La parte II: Allegro con spirito
Non so bene il perché, ma questa sinfonia mi da una certa sensazione di giovinezza.
Il gruppo folk rock Blackmore’s Night avrebbe potuto essere interessante per la sola presenza di Ritchie Blackmore. Ma questo non è l’unico motivo per il quale mi piacciono molte loro opere musicali. Il secondo motivo è la scelta di suonare la musica rinascimentale con gli strumenti anche moderni. Mentre l’aspetto estetico-visivo delle loro esibizioni dal vivo può a volte apparire un po’ kitsch, dal punto di vista puramente musicale i risultati mi sembrano meritevoli di una buona pubblicità da parte mia.
È quasi impossibile scegliere due canzoni più rappresentative, quindi vado quasi a caso.
La prima canzone scelta è «Play, Minstrel, Play» (dall’album «Shadow of the Moon» del 1997):
Mentre la seconda canzone di oggi è la «World of Stone» (dall’album «The Village Lanterne» del 2006):
Il gruppo ha anche delle canzoni di generi leggermente diversi: probabilmente un giorno ne dedicherò un post a parte.
Il compositore tedesco Hohann Pachelbel è uno dei più notevoli rappresentanti del barocco nella musica. Fece una grande influenza sulla musicale (molto probabilmente anche nel corso degli incontri personali) su Johann Sebastian Bach, essendo stato un amico del padre di quest’ultimo.
La composizione più nota di Pachelbel è il Canone e giga in re maggiore, che da solo non fornisce però una impressione completa sullo stile del compositore.
In qualità della seconda composizione del post ho scelto la «Fantasia in Sol minore»:
Dai The Beatles sciolti erano usciti, ai tempi, due musicisti-solisti che mi sembrano decisamente più interessanti del gruppo stesso. Avevo già postato qualcosa di Paul McCartney, mentre oggi mi sono finalmente deciso di ricordare anche George Harrison.
La prima canzone scelta è la «My Sweet Lord» (fa parte del primo album da solista «All Things Must Pass» del 1970):
E la seconda canzone scelta è la «Bangla Desh» (dall’album «The Concert for Bangla Desh» del 1971):
Non penso che il compositore Antonio Vivaldi debba essere presentato ai miei lettori. Quindi semplicemente posto le sue composizioni più famose – i quattro concerti per violino «Le quattro stagioni» – che rappresentano una fonte infinita di buon umore.
In questo specifico caso a suonare è la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Muti.



RSS del blog

