L’archivio del tag «musica»

La musica del sabato

Probabilmente è arrivato il momento di fare un nuovo post musicale legato alla guerra in Ucraina.
Inizierei con i Pink Floyd che nell’ambito del grande progetto internazionale «Stand Up for Ukraine» hanno pubblicato la loro prima canzone nuova dal 1994: «Hey Hey Rise Up». Nella composizione viene utilizzato un frammento vocale cantato dal musicista ucraino Andriy Hlyvnyuk (del gruppo ucraino Boombox) in Piazza Sofia a Kiev. In questo ultimo caso si tratta della canzone «Oy u luzi chervona kalyna». Il titolo della canzone dei Pink Floyd si riferisce al verso della suddetta canzone «A mi našu slavnu Ukrajinu, gej, gej, rozveselimo!».

La seconda canzone del post odierno è la vecchia (del 1985) e ben nota «Russians» di Sting. L’autore ha recentemente dichiarato che non avrebbe mai immaginato che questo brano potesse tornare a essere attuale. E, invece, ora riprende a cantarlo… Ma io pubblico una sua vecchia (e classica) interpretazione:

Ecco, per oggi è così…


La musica del sabato

Il compositore Pierre Boulez per molti anni è stato uno dei maggiori esponenti dell’avanguardia musicale francese. Non so se questo aspetto abbia realmente favorito la sua popolarità nel senso tradizionale: la musica che componeva poteva spesso sembrare – per l’orecchio di uno ascoltatore medio – troppo «particolare» e quindi troppo difficile. Di conseguenza, al largo pubblico Pierre Boulez è più noto in qualità del direttore d’orchestra: un altro ambito dove ha raggiunto dei livelli notevoli.
Ma io, come al solito, preferisco comunque dedicare il post musicale alle opere originali («primarie») dell’artista, quindi per oggi ho selezionato le seguenti due composizioni di Pierre Boulez…
Inizierei con il «Dialogue de l’ombre double» per il clarinetto e gli strumenti elettronici (composto negli anni 1982–1985; lo stesso compositore aveva successivamente creato una versione anche per il fagotto):

E poi aggiungo la Sonata n. 2 per il pianoforte (composta nel 1948), una delle composizioni più nota tra quelle tipiche dello stile di Pierre Boulez:

Alla sua attività da direttore d’orchestra ci tornerò più tardi…


La musica del sabato

Il lunedì scorso – l’1 di aprile – è uscito il tanto atteso nuovo album dei Red Hot Chili Peppers: «Unlimited Love». Considerata la data della pubblicazione preannunciata da tempo, in tanti hanno temuto che si trattasse di uno scherzo… Però album è uscito veramente, ed è il primo dal 2016. Inoltre, i fan del gruppo possono essere contenti anche per l’ennesimo ritorno dello storico chitarrista John Frusciante (il co-autore delle canzoni del gruppo più famose).
Quindi per il post musicale odierno ho pensato di selezionare due canzoni che rappresentano non solo il nuovo album, ma anche la formazione «d’oro» riunitasi.
La prima canzone di oggi è la «Black Summer» (dal nuovo album «Unlimited Love», 2022):

La seconda canzone di oggi è datata, ma anche apprezzata da tanti: «Californication» (dall’omonimo album del 1999):

I membri del gruppo non sono più giovanissimi (soprattutto per il genere musicale che suonano), ma io spero comunque che riescano a produrre tanta altra buona musica.


La musica del sabato

Un giorno del 1800 il compositore austriaco Franz Joseph Haydn vide presentarsi a casa sua un visitatore-cliente un po’ particolare che fino a quel momento non aveva mai interagito direttamente con il padrone della casa: il macellaio della zona – e, soprattutto, un grande fan di Haydn – che gli chiese di comporre un minuetto per il matrimonio della figlia. Il compositore accettò e consegnò, il giorno concordato, il lavoro svolto. Dopo alcuni altri giorni, poi, Haydn udì provenire dalla strada una esecuzione molto forte e un po’ stonata di quel minuetto. A quel punto si avvicinò alla finestra e vide una orchestra da strada, gli sposi, tanti ospiti e il macellaio con un grande toro a seguito. «Maestro! Il miglior ringraziamento da parte di un macellaio può essere solo il migliore dei suoi tori», esclamò il cliente felice.
È per questo che il minuetto in Do maggiore di Haydn si chiama «Minuetto del toro» (oppure il «Minuetto del bue»):

Un giorno Franz Joseph Haydn fu impegnato a Londra a dirigere l’esecuzione di una delle sue sinfonie. Gli spettatori desiderosi di vedere dal vivo il compositore famoso si radunarono vicino al palco e solo per questo motivo si salvarono da un grande lampadario improvvisamente caduto dal soffitto. Haydn, fortemente impressionato da quanto accaduto, espresse comunque una grande soddisfazione per il fatto che la sua musica salva le vite umane.
Oggi molti storici della musica sostengono che la sinfonia eseguita in quella occasione sarebbe stata la Sinfonia n. 102 in bemolle maggiore (composta nel 1794):

Forse ho trovato un nuovo principio per scegliere le composizioni musicali da postare…


La musica del sabato

I violinisti di 29 Paesi hanno eseguito contemporaneamente la canzone popolare ucraina «Verbova doščečka» a sostegno dell’Ucraina. Hanno suonato insieme a Ilya Bondarenko, un violinista di Kiev che ha registrato il proprio video nei sotterranei di un palazzo che ora servono da rifugio antibombe.

Per farvi capire di quale canzone si tratta, aggiungo questa interpretazione – in stile abbastanza moderno – della cantante ucraina Iwanka Tscherwinska:

Il testo della canzone non ha in realtà molto senso. Tradizionalmente veniva cantata durante le feste del paese; applicando una certa fantasia si potrebbe presumere che parli della attesa di un ragazzo.


La musica del sabato

Il duo olandese Bolland & Bolland, nato nel 1971 e composto dai fratelli Rob e Ferdi, ha tentato di affermarsi in diversi generi musicali (soft-rock, folk, elettronica, pop…), senza però raggiungere dei risultati rilevanti. Anzi, la loro canzone più nota è diventata conosciuta nel mondo e nel tempo solo perché una sua cover è stata registrata, nel 1986, da un noto gruppo inglese. Ma a quest’ultimo fenomeno sarà dedicato un post musicale specifico. Oggi, invece, mi concentro sulla tesi che alcune canzoni dei fratelli Bolland potrebbero anche essere inserite in fondo a una playlist di riserva, quella playlist che viene «tirata fuori» ogni x mesi: quando tutte le altre si conoscono già a memoria o non possono essere riprodotte per qualche strano motivo.
Quindi la prima canzone dei Bolland & Bolland selezionata per oggi è il brano con il quale sono diventati relativamente conosciuti: «Wait For The Sun» (dall’album «Florida» del 1972). Si percepisce facilmente il tentativo di imitare lo stile dei Simon & Garfunkel.

La seconda canzone scelta per oggi è la «Shoot The Moon» (dall’album «Brotherology» del 1987). Niente di particolare, ma almeno c’è un po’ di vita.

Insomma, si tratta di due mediocrità ascoltabili in casi estremi. Proprio in questa qualità vanno tenuti nelle nostre eventuali raccolte.
P.S.: per la loro fortuna, i due fratelli hanno saputo applicarsi nella produzione musicale.


La musica del sabato

Già diverse settimane fa avevo pianificato per il post musicale di oggi una composizione del compositore statunitense Morton Feldman. Per qualche volontà suprema, al figlio degli immigrati ucraini è capitato questo «onore» proprio nel triste periodo che osserviamo ora…
Non potevo e non volevo ripianificarlo per i tempi migliori. Ho solo preferito cambiare la composizione musicale scelta. Oggi posto le tre «Triadic Memories» (pubblicate nel 1981), tipiche dello stile di Feldman: lento, quasi timido o triste, con diverse ripetizioni.


La musica del sabato

Secondo la cronologia ufficiale, 69 anni fa – il 5 marzo 1953 – è schiattato uno dei personaggi più repugnanti della storia. È schiattato con l’aiuto dei propri collaboratori più «fedeli», «fidati» e fino a poco tempo prima pure impauriti.

La storia si ripete spesso. Spero.
E intanto metto, nella consueta rubrica musicale del sabato, due brani dal film «The Death of Stalin».

Aggiungerei anche questa:

Libertà e pace a tutti.


La musica del sabato

Nell’autunno del 1862 l’etnografo, folclorista e poeta ucraino Pavlo Čubynskyj scrisse la poesia patriottica «Non è ancora morta l’Ucraina» («Ще не вмерла Україна»). All’inzio del 1863 la poesia venne pubblicata sulla rivista «Meta» di Leopoli e divenne quasi subito molto popolare. Nel periodo tra il 1862 e il 1864, poi, il compositore e sacerdote ucraino Mykhailo Verbytsky scrisse la musica per trasformare la suddetta poesia in una canzone. Non si conosce un periodo più preciso della composizione della musica, ma si ritiene che la prima esecuzione pubblica della canzone fosse avvenuta il 10 marzo 1865 durante un concerto dedicato alla memoria del poeta-simbolo ucraino Taras Ševčenko (morto il 10 marzo 1861). La canzone divenne in Ucraina ancora più popolare della poesia, tanto popolare da essere ritenuta da molti — in un periodo iniziale — di origini popolari.
Nel 1917, con la caduta dell’Impero russo e il sorgere della illusione di una imminente indipendenza dell’Ucraina, la canzone «Non è ancora morta l’Ucraina» divenne uno dei potenziali inni ucraini. Con la nascita e l’affermazione dell’URSS, però, l’adozione di una canzone patriottica del genere in qualità dell’inno divenne nuovamente impossibile. Solo il 15 gennaio 1992 il Parlamento della Ucraina finalmente indipendente adottò ufficialmente la musica di Mykhailo Verbytsky. E solo il 6 marzo 2003 in qualità dell’inno fu adottato pure il testo di Pavlo Čubynskyj.
Questa è la lunga storia del giovane inno ucraino ufficiale. Eccolo:

Esiste pure la versione rock dell’inno: è stata arrangiata dal musicista Mikita Rubčenko:

Spero tanto che questo inno torni presto a suonare nelle occasioni positive.


La musica del sabato

Il grande chitarrista canadese Neil Young ha suonato (e cantato) in diversi generi musicali – da solista e in diversi gruppi – e ha avuto una certa influenza su diversi gruppi, guadagnandosi pure il soprannome del «Godfather of Grunge» per avere influenzato lo stile dei Nirvana, Pearl Jam e alcuni altri… Però la sua musica più nota tra le masse è quella dei generi folk- e country-rock. Di conseguenza, anche il mio primo post musicale dedicato a Neil Young seguirà quella moda (in qualche modo devo conciliare la divulgazione con il populismo, ahahaha).
Per oggi ho pensato di selezionare due brani dall’album «Harvest» del 1972.
La prima canzone selezionata è la «Heart of Gold»:

La seconda canzone di oggi è la «Are You Ready for the Country?»:

Ecco, per oggi è andata così, ma sicuramente tornerò ancora più volte alla musica di Young.
In conclusione, dichiaro di ammirare la determinazione con la quale Neil Young ha lottato – sul territorio dove ha potuto farlo – contro la disinformazione circa il Covid-19. Almeno per lui ci sono delle cose più importanti del guadagnare soldi a ogni costo.