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La musica del sabato

I violinisti di 29 Paesi hanno eseguito contemporaneamente la canzone popolare ucraina «Verbova doščečka» a sostegno dell’Ucraina. Hanno suonato insieme a Ilya Bondarenko, un violinista di Kiev che ha registrato il proprio video nei sotterranei di un palazzo che ora servono da rifugio antibombe.

Per farvi capire di quale canzone si tratta, aggiungo questa interpretazione – in stile abbastanza moderno – della cantante ucraina Iwanka Tscherwinska:

Il testo della canzone non ha in realtà molto senso. Tradizionalmente veniva cantata durante le feste del paese; applicando una certa fantasia si potrebbe presumere che parli della attesa di un ragazzo.


La musica del sabato

Il duo olandese Bolland & Bolland, nato nel 1971 e composto dai fratelli Rob e Ferdi, ha tentato di affermarsi in diversi generi musicali (soft-rock, folk, elettronica, pop…), senza però raggiungere dei risultati rilevanti. Anzi, la loro canzone più nota è diventata conosciuta nel mondo e nel tempo solo perché una sua cover è stata registrata, nel 1986, da un noto gruppo inglese. Ma a quest’ultimo fenomeno sarà dedicato un post musicale specifico. Oggi, invece, mi concentro sulla tesi che alcune canzoni dei fratelli Bolland potrebbero anche essere inserite in fondo a una playlist di riserva, quella playlist che viene «tirata fuori» ogni x mesi: quando tutte le altre si conoscono già a memoria o non possono essere riprodotte per qualche strano motivo.
Quindi la prima canzone dei Bolland & Bolland selezionata per oggi è il brano con il quale sono diventati relativamente conosciuti: «Wait For The Sun» (dall’album «Florida» del 1972). Si percepisce facilmente il tentativo di imitare lo stile dei Simon & Garfunkel.

La seconda canzone scelta per oggi è la «Shoot The Moon» (dall’album «Brotherology» del 1987). Niente di particolare, ma almeno c’è un po’ di vita.

Insomma, si tratta di due mediocrità ascoltabili in casi estremi. Proprio in questa qualità vanno tenuti nelle nostre eventuali raccolte.
P.S.: per la loro fortuna, i due fratelli hanno saputo applicarsi nella produzione musicale.


La musica del sabato

Già diverse settimane fa avevo pianificato per il post musicale di oggi una composizione del compositore statunitense Morton Feldman. Per qualche volontà suprema, al figlio degli immigrati ucraini è capitato questo «onore» proprio nel triste periodo che osserviamo ora…
Non potevo e non volevo ripianificarlo per i tempi migliori. Ho solo preferito cambiare la composizione musicale scelta. Oggi posto le tre «Triadic Memories» (pubblicate nel 1981), tipiche dello stile di Feldman: lento, quasi timido o triste, con diverse ripetizioni.


La musica del sabato

Secondo la cronologia ufficiale, 69 anni fa – il 5 marzo 1953 – è schiattato uno dei personaggi più repugnanti della storia. È schiattato con l’aiuto dei propri collaboratori più «fedeli», «fidati» e fino a poco tempo prima pure impauriti.

La storia si ripete spesso. Spero.
E intanto metto, nella consueta rubrica musicale del sabato, due brani dal film «The Death of Stalin».

Aggiungerei anche questa:

Libertà e pace a tutti.


La musica del sabato

Nell’autunno del 1862 l’etnografo, folclorista e poeta ucraino Pavlo Čubynskyj scrisse la poesia patriottica «Non è ancora morta l’Ucraina» («Ще не вмерла Україна»). All’inzio del 1863 la poesia venne pubblicata sulla rivista «Meta» di Leopoli e divenne quasi subito molto popolare. Nel periodo tra il 1862 e il 1864, poi, il compositore e sacerdote ucraino Mykhailo Verbytsky scrisse la musica per trasformare la suddetta poesia in una canzone. Non si conosce un periodo più preciso della composizione della musica, ma si ritiene che la prima esecuzione pubblica della canzone fosse avvenuta il 10 marzo 1865 durante un concerto dedicato alla memoria del poeta-simbolo ucraino Taras Ševčenko (morto il 10 marzo 1861). La canzone divenne in Ucraina ancora più popolare della poesia, tanto popolare da essere ritenuta da molti — in un periodo iniziale — di origini popolari.
Nel 1917, con la caduta dell’Impero russo e il sorgere della illusione di una imminente indipendenza dell’Ucraina, la canzone «Non è ancora morta l’Ucraina» divenne uno dei potenziali inni ucraini. Con la nascita e l’affermazione dell’URSS, però, l’adozione di una canzone patriottica del genere in qualità dell’inno divenne nuovamente impossibile. Solo il 15 gennaio 1992 il Parlamento della Ucraina finalmente indipendente adottò ufficialmente la musica di Mykhailo Verbytsky. E solo il 6 marzo 2003 in qualità dell’inno fu adottato pure il testo di Pavlo Čubynskyj.
Questa è la lunga storia del giovane inno ucraino ufficiale. Eccolo:

Esiste pure la versione rock dell’inno: è stata arrangiata dal musicista Mikita Rubčenko:

Spero tanto che questo inno torni presto a suonare nelle occasioni positive.


La musica del sabato

Il grande chitarrista canadese Neil Young ha suonato (e cantato) in diversi generi musicali – da solista e in diversi gruppi – e ha avuto una certa influenza su diversi gruppi, guadagnandosi pure il soprannome del «Godfather of Grunge» per avere influenzato lo stile dei Nirvana, Pearl Jam e alcuni altri… Però la sua musica più nota tra le masse è quella dei generi folk- e country-rock. Di conseguenza, anche il mio primo post musicale dedicato a Neil Young seguirà quella moda (in qualche modo devo conciliare la divulgazione con il populismo, ahahaha).
Per oggi ho pensato di selezionare due brani dall’album «Harvest» del 1972.
La prima canzone selezionata è la «Heart of Gold»:

La seconda canzone di oggi è la «Are You Ready for the Country?»:

Ecco, per oggi è andata così, ma sicuramente tornerò ancora più volte alla musica di Young.
In conclusione, dichiaro di ammirare la determinazione con la quale Neil Young ha lottato – sul territorio dove ha potuto farlo – contro la disinformazione circa il Covid-19. Almeno per lui ci sono delle cose più importanti del guadagnare soldi a ogni costo.


La musica del sabato

Tra il 1831 e il 1842 Frédéric Chopin compose, tra le altre cose, quattro ballate per pianoforte. In questo caso, però, il termine ballata è un po’ ingannevole perché utilizzato da Chopin nel senso di un interludio di balletto o pezzo di danza, equivalente alla ballata italiana dei secoli XIII–XV.
Le quattro composizioni, ognuna a una parte, nonostante il nome comune sono totalmente indipendenti l’una dall’altra e sono considerate tra le più difficili del repertorio pianistico standard. Allo stesso tempo, le quattro ballate vengono spesso eseguite nei concerti e sono state registrate tantissime volte.
Considerata la loro lunghezza limitata, ho pensato che sia possibile pubblicarle tutte in un unico post musicale. In specifico questo caso tutte le ballate vengono suonate dal pianista polacco Krystian Zimerman.
La ballata «№ 1» – ор. 23, in sol minore (1831–1835):

La ballata «№ 2» – op. 38, in fa maggiore (1836–1839):

La ballata «№ 3» – op. 47, in la bemolle maggiore (1840–1841):

La ballata «№ 4» – op. 52, in fa minore (1842–1843):

Ho scelto queste esecuzioni, ma ce ne sono tante altre non meno belle…


La musica del sabato

Nel 1962 – sì, sessant’anni fa – si era formato un gruppo che sicuramente avete sentito nominare tutti: Status Quo. Il nome attuale del gruppo è stato adottato, dopo alcuni altri di breve durata, solo nel 1969, ma il fatto storico più importante della semplice cronologia è: da oltre cinquant’anni gli Status Quo dimostrano di meritarsi pienamente il proprio nome. Infatti, riascoltando le loro canzoni di epoche lontane tra esse (o, peggio ancora, rivedendo i rispettivi video), vi accorgerete che gli Status Quo sono sempre uguali: sia dal punto di vista musicale che quello visivo. Nemmeno alcuni cambiamenti della formazione avvenuti negli anni ’80 hanno cambiato lo status quo…
Di conseguenza, nonostante la prolungata popolarità del gruppo e una grande quantità degli album di studio pubblicati (29 per ora), penso che la loro attività musicale possa essere riassunta in un solo post.
La prima canzone degli Status Quo che ho scelto per il post musicale di oggi è la «Down Down» (dall’album «On the Level» del 1975):

E la seconda canzone di oggi è la «Rockin’ All Over the World» (dall’album «Rockin’ All Over the World» del 1977):

Bene, ora sapete (o vi siete ricordati) benissimo chi siano gli Status Quo.


La musica del sabato

Il compositore tedesco Franz Grothe si era professionalmente impegnato, in particolar modo, nel comporre musica per il cinema. Nel periodo dal 1929 al 1969 aveva scritto le musiche per 170 film, 71 di questi ultimi sono stati prodotti entro il 1945.
Grothe è stato un personaggio particolare: nel 1933 si iscrisse alla NSDAP ma allo stesso tempo ebbe una relazione sentimentale con una ebrea, nel 1936 tentò di emigrare negli USA ma non riuscì a stabilirsi alla Hollywood a causa dei problemi critici con l’inglese, negli anni della Seconda guerra mondiale compose la musica per i film e per le canzoni patriottici ma nel 1948 ottenne il permesso di praticare la propria professione in quanto «non fu un partecipante attivo ai crimini dei nazisti» (ma fu multato per 10.000 marchi per avere nascosto il fatto della propria iscrizione al partito)…
Ma in questa sede Franz Grothe ci interessa per un altro motivo.
Negli anni 2000 la professoressa della teoria musicale Patricia Hall (University of California) ha trovato negli archivi del campo Auschwitz-Birkenau i manoscritti della partitura del foxtrot di Grothe «Il periodo più bello della vita». La musica in questione fu arrangiata e suonata dai detenuti ai concerti per gli ufficiali del campo di concentramento negli anni 1942–1943. Patricia Hall ha altrettanto stabilito che due di quei musicisti detenuti sarebbero sopravvissuti, mentre il destino del terzo è sconosciuto. Dopo il ritrovamento la musica riscoperta è stata suonata per la prima volta in pubblico – nella sua versione adattata dai detenuti – il 30 novembre 2018. Eccola:

Avendo parafrasato in mente una espressione di Theodor Adorno, non aggiungo altri video musicali.


La musica del sabato

Il gruppo statunitense Mountain si era formato nel 1969, si era sciolto e riunito più volte, suonava la musica dei generi anche abbastanza lontani tra essi (come, per esempio, il hard-rock e il blues-rock) ed è passato definitivamente (pare) alla storia dopo la morte nel 2020 del chitarrista Leslie West (uno dei fondatori). Nella storia, appunto, il gruppo rimane prevalentemente per tre motivi: per la partecipazione al festival di Woodstock, per la presenza di Leslie West e per una delle canzoni pubblicate nel 1970.
Mi era già capitato di pubblicare due canzoni di Leslie West (e, molto probabilmente, lo farò ancora in futuro), mentre alla canzone più famosa dei Mountain sarà dedicato un post specifico.
Oggi, invece, volevo condividere con i lettori altre due canzoni dei Mountain meritevoli di attenzione…
La prima canzone di oggi è la «Nantucket Sleighride» (dall’album «Nantucket Sleighride» del 1971):

E la seconda canzone di oggi è la «Boys In The Band» (dall’album «Climbing!» del 1970):

Ci sono delle opere che potrebbero rimanere nella storia.