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La musica del sabato

Una decina d’anni fa a San Pietroburgo si celebrò – come accade tutti gli anni – una delle più importanti feste cittadine ufficiose. Come da tradizione, nell’auditorium utilizzato per la parte istituzionale della festa – in sostanza un concerto di livello non proprio altissimo con alcuni discorsi ufficiosi in mezzo – furono presenti le massime istituzioni locali (tra il pubblico) e gli artisti locali più noti a livello federale e apprezzati in modo reciproco dalle istituzioni di ogni livello (sul palcoscenico, tra i partecipanti al concerto).
Ma ecco che, improvvisamente, sul palcoscenico comparve il compositore Oleg Karavaychuk…
Provate a immaginare il carattere più brutto che potete. Il carattere di Oleg Karavaychuk era molto peggio. Si vestiva in un modo un po’ bizzarro e arcaico: immaginate un povero pittore di Montmartre della fine dell’800. Viveva in una stanza minuscola di un appartamento in condivisione (uno di quelli co-posseduti e co-abitati da più famiglie in contemporanea): la maggior parte dello spazio della stanza era occupato da un pianoforte. Karavaychuk dormiva quindi sotto il pianoforte e utilizzava la sua superficie superiore come tavolo. Prima di andare a suonare in pubblico toglieva la federa (mai lavata) dal suo unico cuscino e se la metteva in tasca. Arrivando nella sala da concerto, si sedeva davanti al pianoforte e si copriva tutta la testa (faccia compresa) con quella federa: per fare in modo che gli ascoltatori ed egli stesso si concentrassero esclusivamente sulla musica e non su chi ascolta o suona. Suonando, spesso si sdraiava quasi completamente sotto il pianoforte.
Insomma, è evidente che a quel concerto festivo fu invitato per sbaglio.
Una volta salito sul palco, si avvicinò al microfono e con la sua terribile voce scricchiolante disse: «Cari amici! Tutto ciò che avete sentito nel corso di questo concerto è una merda terrificante. Per coloro che pensano di avere sentito male, ripeto: M-E-R-D-A. Finalmente possiamo ascoltare la musica.»
Nel totale silenzio che si instaurò nella sala, il compositore Oleg Karavaychuk si sedette davanti al pianoforte, si mise in testa la famosa federa e iniziò a suonare una delle sue opere fantastiche.
Ieri, il 28 dicembre, sarebbe stato il 91-esimo compleanno di uno dei musicisti e compositori russi contemporanei più particolari e interessanti. Oleg Karavaychuk è stato l’autore non solo di molte opere classiche, ma anche delle musiche ipnotizzanti per oltre 150 film russi e sovietici. Purtroppo è morto il 13 giugno 2016, essendo già fisicamente debole e con la capacità di suonare limitata.
Per il post musicale di oggi ho scelto due sue opere.
In qualità della prima metterei la «Il valzer di Ekaterina II con i favoriti»:

E, visto che ho nominato il notevole lavoro di Karavaychuk con il cinema russo, aggiungo pure un esempio concreto. È tratto dal film «Il monologo» del 1972 (dubito che sia mai stato tradotto in italiano):


La musica del sabato

Il post musicale di oggi è dedicato a Aleksandr Borodin, un fenomeno raro della musica classica. Borodin fu un medico e chimico che non ricevette mai una istruzione musicale seria. Anzi, essendo il figlio illegittimo di un nobile dovette fare dei «miracoli» burocratici anche per accedere agli studi superiori e universitari. Ma seppe comunque coltivare, sviluppare e mettere in pratica le proprie doti musicali.
Nonostante una quantità delle opere musicali relativamente bassa (dovette dedicarsi anche al primo lavoro: l’insegnamento e la ricerca), oggi Borodin è noto come uno dei più grandi compositori russi e non come uno scienziato. Io ho deciso di pubblicare due esempi brevi della musica che ci ha lasciato.
Il primo esempio è l’ouverture della opera lirica «Il principe Igor»:

Il secondo esempio è il quadro sinfonico «Asia Centrale» del 1880:


La musica del sabato

Per il post musicale di oggi avevo pensato di scegliere una delle opere di Modest Mussorgsky (uno dei miei compositori russi preferiti). Tra le opere da lunghezza e intensità compatibili con le esigenze di un mio lettore medio avevo poi quasi subito selezionato il quadro sinfonico «La notte sul Monte Calvo» (suonato dalla orchestra di Omsk).

Avevo inoltre pensato che il titolo di tale opera richiederebbe almeno una breve spiegazione. Il Monte Calvo (Lysaja Gora in russo) è un elemento del folclore slavo, un analogo, per esempio, del Brocken tedesco. Sul Monte Calvo russo le streghe e le altre creature maligne periodicamente si riuniscono di notte per il sabba.


La musica del sabato

Per il post musicale di oggi ho scelto due opere brevi del compositore russo Mikhail Glinka, scritte in seguito al suo viaggio in Spagna nel 1844.
La prima è la Ouverture 1 «Jota aragonese»:

Mentre la seconda è la Ouverture 2 «Il ricordo della notte estiva a Madrid»:

Essendo uno dei compositori russi più interessanti del XIX secolo, molto probabilmente Glinka capiterà ancora nella mia rubrica musicale.


La musica del sabato

È da un po’ che manca la musica classica nella mia rubrica musicale. Oggi recuperiamo con qualcosa di bello, per esempio la suite tratta dalla musica del balletto «L’uccello di fuoco» di Igor Stravinskij.


La musica del sabato

Nella mia ribrica musicale è arrivato di nuovo il momento della musica classica. Oggi ascoltiamo il Concerto per due violini di Johann Sebastian Bach. La versione del video sottostante è una storica esebizione comune del noto violinista russo David Oistrakh e dell’altrettanto noto violinista statunitense Yehudi Menuhin. Infatti, nel 1945 Menuhin fu il primo musicista straniero a suonare nell’Unione Sovietica dopo la fine della Seconda guerra mondiale.


La musica del sabato

La musica classica manca da troppo tempo nella mia giovane rubrica musicale. Quindi ho deciso di correggere la situazione postando due registrazioni del grande violoncellista russo Mstislav Rostropovich.
Perché proprio Rostropovich? Solo perché mi piace, ed è già una motivazione sufficiente.
La prima composizione musicale è del compositore Dmitri Shostakovich: Cello Concerto no. 1 in E flat major op. 107 Allegretto.

Mentre la seconda è del compositore Sergei Prokofiev: Symphony-Concerto for Cello and Orchestra op. 125.


La musica del sabato

Il mercoledì 2 maggio il grande direttore d’orchestra russo Valerij Gergiev ha compiuto 65 anni. Quindi per il post musicale di oggi ho scelto la suite sinfonica «Shahrazad» scritta dal compositore russo Nikolaj Rimskij-Korsakov nel 1888 e diretta – nel nostro caso specifico – da Gergiev a Salisburgo nel 2005.


La musica del sabato

Nella puntata odierna della rubrica dedicata alla musica abbiamo il chitarrista polacco Leszek Rojsza.
Non posso scrivere molto per un semplice motivo: non so quasi nulla di egli. So solo che nel 1987 si laureò in geologia, in contemporanea agli studi universitari studiò al Conservatorio di Cracovia, dove si diplomò con la lode nel 1989. Infine, posso aggiungere che è molto bravo; ma questa affermazione è più una valutazione personale.
Spero dunque di avere qualche informazione su Leszek Rojsza dai miei amatissimi lettori: dove è quando è nato, cosa fa nella vita, dove e quando suona, quanti dischi ha registrato, etc.
Io, per puro caso, sono entrato in possesso di un suo CD. Proprio da quell’album («Romantic of Ibero and Latin Guitar» del 1994) ho estratto i due brani inseriti nel post di oggi.
«El ultimo tremolo» (compositore A. B. Mangoré)

«Asturias» (compositore I. Albéniz)

N.B.: entrambi i video sono di produzione mia, quindi non arrabiatevi troppo per la qualità grafica.


La musica del sabato

Quando ero piccolo, ormai decenni fa, i miei genitori ebbero la strana idea di insegnarmi a suonare il pianoforte. Molto probabilmente furono ingannati dal mio amore – anomalo per quella età? – verso l’ascolto della musica classica (trasmessa regolarmente in televisione e suonata di sera dal vicino-pittore). Molto presto scoprirono la grande differenza tra i cosiddetti udito «attivo» e udito «passivo», ma continuarono a torturare per alcuni anni me e se stessi.
Quella esperienza infantile mi fu comunque utilissima a scuola in almeno due occasioni: durante le lezioni di musica (quando la professoressa, una ex cantante lirica, apprezzò il mio giocare a direttore d’orchestra) e nella relativamente breve storia del gruppo alternative rock che formammo con altri tre compagni di classe (non solo fui l’unico che aveva tentato di studiare la musica seriamente, ma pure l’unico a conoscere il proprio strumento musicale da più di due mesi).
Tuttora continuo a sentire nascere nella propria testa dei temi musicali, ma, ormai, tento di trasformarli nei suoni solo per fare un dispetto ai miei nuovi vicini poco simpatici. Alcuni anni fa, però, ho scoperto la musica classica di Jon Lord. Mi è piaciuta perché assomiglia a quella musica che spesso sento nella mia testa.
Mi era già capitato di postare una delle sue registrazioni. Quindi oggi posto «The Telemann Experiment» suonato nel corso dello stesso concerto.