Per tutto il mese di maggio a Mosca, davanti al «Museo della vittoria» (quello dedicato alla Seconda guerra mondiale), vengono esposti i mezzi militari occidentali «catturati sul campo di battaglia in Ucraina». Purtroppo (e «stranamente»), da nessuna parte è indicato per quale motivo, a quale scopo e con quale costo quei mezzi sono stati conquistati.
C’è chi ci va a vedere l’esposizione. Ma si potrebbe (qualcuno avesse abbastanza forze mentali) visitare il posto come se fosse uno zoo:
P.S.: così, in una zona museale si sono incontrate due guerre. La differenza tra le due sembra (sembra?) essere ignorata dagli organizzatori e visitatori.
L’archivio del tag «museo»
Nell’aprile 2023 Vladimir Putin aveva ordinato la creazione (ovviamente in Russia) di musei dedicati alla guerra in Ucraina e, di conseguenza, anche la ricerca e il trasferimento nei musei di «artefatti legati alla operazione militare speciale».
Da quel momento mi è capitato di leggere diverse notizie sulle esposizioni museali più o meno assurde e/o ridicole mirate a eseguire il suddetto ordine presidenziale. Ovviamente, i dirigenti di tutti i musei coinvolti non possono disobbedire nemmeno quando personalmente, nella propria mente, sono contrari alla guerra e alla politica putiniana in generale (ma non posso e non voglio criticare i dirigenti-oppositori per il fatto che continuino a lavorare: hanno dei loro validissimi motivi per farlo). E, di conseguenza, a volte non riesco a capire se ogni singola esposizione sia stata preparata dai semplici idioti oppure dalle persone intenzionate a screditare l’esercito-aggressore russo e la guerra in Ucraina.
Per capire su cosa si basano i miei dubbi, potete leggere l’articolo che riassume la situazione attuale dei musei russi della guerra in Ucraina. Non so se vi farà arrabbiare, vi stupirà o vi divertirà, ma sicuramente produrrà uno di quegli effetti.
Ormai da anni non riesco a capire: perché sui siti dei produttori delle automobili mancano i musei virtuali con almeno le foto dei modelli vecchi/storici?
Quasi tutti i produttori hanno i tradizionali musei analogici. Alcuni di questi musei sono anche molto belli (come, per esempio, quello della BMW). Mentre le foto di qualità riguardanti tutti gli aspetti di un modello vecchio (come anche le informazioni ufficiali), invece, vanno ancora cercati sui siti terzi e raccolti in piccole dosi qua e là. Ma è un processo lungo, scomodo e da risultato sempre imprevedibile!
Non oso neanche sognare qualcosa di più evoluto di una semplice raccolta ufficiale delle foto.
Spero che la pandemia aiuti la digitalizzazione anche su questo fronte…
All’inizio di giugno avevo scritto della possibilità di fare una visita virtuale nella tomba del faraone Ramses VI, fotografata un po’ in stile «Google Street View».
Ma in realtà non è l’unico punto archeologico/storico egiziano che piò essere visitato da remoto. Quindi oggi pubblicherei una lista di quei luoghi che potreste vedere mentre siete costretti a stare a casa e a fingere di essere molto impegnati con il computer aziendale:
Catacombe di Kom el-Suqafa
Necropoli di Beni Hasan
Sinagoga Ben Ezra
Moschea Madrassa del sultano Barkuk
Monastero Rosso
Tomba della regina Meresankh III
Tomba Di Menna
Spero che la quarantena dovuta al coronavirus – a livello globale sta ancora continuando – insegni anche una cosa importantissima per la cultura mondiale: tutti i musei devono funzionare anche in formato «Google Street View». L’ottimo esempio di quello che intendo è questo progetto dedicato alla tomba del faraone Ramses VI (prestate l’attenzione anche al soffitto).
Una visita virtuale del genere sarebbe decisamente più interessante del semplice scrolling delle immagini di un qualsiasi museo.
Il 21 gennaio l’Intesa San Paolo ha pubblicato le immagini della futura sede di Torino delle Gallerie d’Italia (dovrebbe aprire tra due anni). La mia attenzione è stata subito attirata da questo rendering:
Perché? Perché mi ricorda troppo l’Apple Store di Milano (aperto il 27 luglio 2018):
Insomma, ora la Apple detta la moda non solo nella elettronica, ma anche nella architettura. Tim Cook potrebbe trarne le giuste considerazioni.
Mentre noi dobbiamo constatare che la fantasia non si compra con i soldi. Certo, il settore bancario-finanziario si è sempre distinto per un alto livello di conservatorismo, ma per ogni singola azienda il rischio di non essere all’avanguardia può sempre rivelarsi fatale.
Nei giorni scorsi ho scoperto che l’organizzazione pubblica «Paris Musées» («Musei parigini») – che cura 14 musei della città – ha fatto un passo enorme sulla strada del progresso. Ha pubblicato sul proprio sito oltre 150 mila immagini a risoluzione altissima dei pezzi esposti nelle sue strutture.
Tutte le foto possono essere visualizzate e scaricate gratuitamente, essere utilizzate a qualsiasi scopo. Comunque siano le vostre intenzioni – anche la semplice curiosità – vedere in dettaglio certe opere di Rembrandt, Gustav Courbet, Eugène Delacroix, Claude Monet o Antoon van Dyck almeno sul computer è una bella cosa.
È uno strumento in più per capire meglio cosa andare a vedere dal vivo.
Ho letto solo oggi che il quadro di Banksy «Devolved Parliament» del 2009 è tornato ad essere esposto al Bristol Museum.
In molti casi, purtroppo, Banksy mi è sembrato una persona non particolarmente intelligente (proprio per il contenuto delle sue opere), ma nell’ottica della Brexit sarei disposto a riconoscere il suddetto quadro una delle manifestazioni migliori della satira contemporanea. Non essendo britannico, per lo stesso motivo forse ci aggiungerei pure la regina.
Purtroppo bisogna riconoscere che la storia e l’arte delle epoche passate sono giunte fino a noi rese irriconoscibili dalla censura. Il passato è stato abbellito fino al punto che si potrebbe addirittura avere l’impressione che i nostri antenati non avessero mai conosciuto la parola «cazzo».
Per fortuna, però, alcune informazioni attraversano i secoli e i millenni per farci comprendere che le persone creative sono sempre state normali e capaci di inserire la cultura in un cotesto a loro contemporaneo (oppure, inversamente, non avere paura di riconoscere l’esistenza della cultura nella vita quotidiana a loro contemporanea). I seguaci dell’etica puritana stanno facendo il possibile, ma non riescono a cancellare il 100% delle testimonianze.
Al The Met di New York è stata organizzata la mostra della ceramica dell’Antica Grecia del V a.C.. Prevalentemente si tratta dei frammenti dei vasi e delle coppe per il vino.
Guardando quegli oggetti possiamo immaginare con quanta serenità e soddisfazione vissero e crearono le opere artistiche gli antichi greci. La loro vita fu molto più bella e varia delle fantasie sterili dei dipendenti museali.
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Vi sarà sicuramente capitato di leggere delle grosse perdite subite dalla collezione del Museo nazionale del Brasile nel grave incendio scoppiato la notte tra il 2 e il 3 settembre.
Il danno è grave, ma almeno può essere da lezione a tutti noi. E, soprattutto, deve essere un chiaro avvertimento a tutti i colleghi dei sfortunati dipendenti museali brasiliani: bisogna digitalizzare tutto. Bisogna farlo prima possibile (l’incendio arriva esattamente quando lo ritiene necessario, non quando siamo pronti noi). Tutto ciò che può essere scannerizzato, deve essere scannerizzato. Il resto deve essere fotografato. E il risultato del lavoro deve essere conservato sui server, non necessariamente server di proprietà: chi ha delle conoscenze minime sul funzionamento dell’internet, sa già che da quest’ultimo non sparisce proprio nulla.
In tantissimi musei, archivi e biblioteche mi è capitato di vedere alcuni (sottolineo la parola alcuni) dipendenti, praticanti, stagisti sfiniti per la nullafacenza pluriennale o per le attività di dubbia utilità pratica. Ecco, ora i loro dirigenti – se dotati di una mente analitica – dovrebbero finalmente capire di quali lavori utilissimi caricarli per i prossimi anni.