Visto che quest’anno la festa milanese di Sant’Ambrogio capita di sabato, ho pensato di dedicare la coincidente puntata della mia rubrica musicale a qualche composizione particolarmente legata a Milano… Ma, allo stesso momento, scegliere qualcosa di non particolarmente noto e/o banale.
Non è stato un compito tanto facile, ma alla fine sono riuscito a trovare una cosa veramente rara: la musica a più voci di Giulio Cesare Ardemanio, pubblicata da Graziadio Ferioli nel 1628, che rappresenta la prima testimonianza superstite di musica per il teatro composta da un milanese, stampata a Milano e ivi rappresentata in una circostanza nota (la visita in città di san Carlo Borromeo nel periodo di carnevale del 1628).
Su YouTube sono riuscito a trovare, di Giulio Cesare Ardemanio, solo la breve canzon a quattro «La Inquieta»:
Ora bisogna capire chi e come motivare per cercare e caricare qualche altra composizione: per gli storici della musica dilettanti potrebbe essere una cosa molto utile e interessante.
Mentre per ora non ho la possibilità di aggiungere il tradizionale secondo video.
L’archivio del tag «milano»
Ho riflettuto sopra per alcune settimane, ma alla fine mi sono deciso: oggi vi svelo quale strumento ho utilizzato per pianificare meglio i miei viaggi estivi del 2024. Eccolo:
È il «Baedeker’s Northern Italy: Handbook for Travellers» pubblicato nel 1906, ma finito tra le mie mani solo all’inizio di luglio 2024 (al momento della sua pubblicazione non sapevo ancora leggere). Come potete notare, qualcuno dei precedenti lettori ha strappato la mappa iniziale, ma il resto del libro è integro.
La Wikipedia sostiene che la casa editrice Baedeker è una pioniera nel settore delle guide turistiche mondiali. Non sono sicurissimo della assoluta ragionevolezza di tale affermazione, ma il libro concreto capitato a me sembra Continuare la lettura di questo post »
Ogni sera, da alcuni giorni ormai, passando in piazza Duomo (a Milano) verso le 19:15, vedo questa piccola manifestazione contro la guerra in Ucraina. Si tratta di poche decine di persone (una trentina o poco più? boh, non si capisce molto) con una lunga bandiera ucraina e pochi slogan esclamati in italiano, in russo e in ucraino (a giudicare dall’accento, sono prevalentemente gli ucraini).
Un po’ mi dispiace che siano in pochi a manifestare, anche se capisco benissimo che la sera di un giorno feriale non è il momento ideale per aspettare una ampia partecipazione delle persone impegnate in quella vita quotidiana che rimane sempre importante per i singoli e per la collettività.
Allo stesso tempo, spero che un giorno si ripetano delle grandi manifestazioni che abbiamo visto in giro per il mondo nel fine settimana passato. Anche se osservando da anni il mondo posso constatare che la partecipazione alle manifestazioni può solo diminuire. Però qualche altra grande manifestazione sarebbe stata utile: perché una delle cose che infastidiscono maggiormente Putin è l’amore non condiviso da parte dell’Occidente (in tutte le sue forme, cominciando dalla comunità dei leader politici). Se il termine amore vi pare poco appropriato nel contesto delle relazioni internazionali, sostituitelo pure con l’amicizia. Ma la sostanza è la stessa: in oltre ventitré anni Putin ha percorso la strada da un politico orientato ai buoni rapporti con l’UE e la Nato a un politico che inizia una guerra di conquista in Europa proprio perché si sente – almeno a partire dal 2008 – una persona rifiutata. Una persona rifiutata dalla collettività la cui attenzione e benevolenza ha cercato di conquistare con tutta la sincerità e (oppure «ma»?) con tutti i modi a egli noti. Una persona rifiutata che ora si è arrabbiata e quindi tira le pietre contro le finestre chi lo ha rifiutato.
(Una tristissima curiosità: si dice che ora sarebbe depresso per il fatto che il suo esercito «liberatore» non sia accolto con gioia dagli ucraini!)
Ci vogliono – forse – diverse e intense manifestazioni per convincere definitivamente Putin o almeno una persona della sua cerchia (sì, ne basterebbe una ma coraggiosa) che non ha più senso insistere.
Sul mio telefono si sono accumulate un po’ di foto del centro di Milano che viene preparato per il periodo natalizio del 2021. Quindi è giunta l’ora di pubblicarne qualcuna assieme alle rispettive osservazioni: prima che queste ultime diventino obsolete.
In primo luogo, non posso non esprimere la mia soddisfazione per il fatto che si sia finalmente tornati a un albero tradizionale. Complimenti al Comun e allo sponsor per avere compreso che il limite massimo delle anomalie durante le festività invernali sia già stato ampiamente superato l’anno scorso.
Altrettanto bello è rivedere, al solito lato della piazza Duomo, il tradizionale Tempio del distanziamento sociale: Continuare la lettura di questo post »
Non ho mai visto tanti coglio geni alternativi riuniti nello stesso luogo… Ma non è vero, mi è già capitato, anche se nelle situazioni ben diverse… Insomma, «finalmente» anche me è capitato – ieri sera – di vedere dal vivo una manifestazione dei «no-green-pass». Non erano tantissimi (secondo me al massimo duecento), erano un po’ meno rumorosi di quanto si potesse immaginare e scortati da una ventina di poliziotti. Scandivano dei slogan – pochi e poco fantasiosi – contro il green pass e percorrevano la via Mascagni per arrivare (secondo me) alla prefettura. Niente cartelli, fumogeni o altro. Solo un manifestante accompagnava a mano una bicicletta decorata con delle bandierine italiane. Due o tre persone indossavano – miracolo! – le mascherine.
La triste realtà sta nel fatto che ogni forma di manifestazione contro l’obbligo del green pass è troppo simile a una manifestazione contro la vaccinazione. Una volta che ti sei vaccinato (da persona interessata alla salute propria e degli altri), cosa ti costa scaricare il rispettivo QR code sul telefono?
Allo stesso tempo, la realtà paradossale sta nel fatto che in una situazione di normalità – quindi diversa da quella di oggi – avrei compreso (e in parte forse anche appoggiato) la posizione di questi personaggi. In una società normale la presunzione del comportamento responsabile è molto vicina alla presunzione di innocenza.
Per fortuna, la coesistenza nella mia testa delle suddette due realtà non mi preoccupa. So benissimo, per esperienza personale e da tutti gli studi fatti durante la mia vita, che l’ultimo compromesso è una bestia inesistente. Non è mai l’ultimo. Ogni limitazione, ogni invasione del nostro spazio personale avanza a piccoli passi: ogni volta che facciamo una piccola concessione, una piccola eccezione, un nuovo piccolo compromesso, ci illudiamo di farlo per l’ultima volta e non ci accorgiamo di essere ancora più vicini alla nostra totale sconfitta. Il problema sta nel fatto che i manifestanti contro il green pass si sono svegliati troppo tardi, dopo oltre un anno e mezzo delle limitazioni spesso poco sensate. E si sono messi a manifestare contro una misura poco invasiva e abbastanza utile per la tutela della collettività nelle condizioni attuali.
Quindi sì, sono proprio belli tonti.
Considerata la qualità — in tutti i sensi — dell’ultima campagna elettorale, non mi stupisce particolarmente la vittoria di Beppe Sala a Milano. Da quello che vedo, non mi sembra un sindaco del tutto ideale, ma anche nella storia recentissima ci sono stati dei personaggi molto più strani alla guida della città, quindi lavori pure per un altro mandato…
Quello che in un certo senso mi sorprende è il risultato del candidato Nessuno raggiunto in periodo così particolare: ha raccolto quasi il 53% delle preferenze degli aventi diritto.
Eppure, aveva un «programma» molto meno interessante del suo famoso «collega» americano: Continuare la lettura di questo post »
È veramente curioso apprendere che pure al Corriere della Sera ci sono dei «giornalisti» che scrivono dei fatti di cronaca senza visitare il luogo dell’accaduto e senza informarsi minimamente delle circostanze… Quindi a volte tocca a noi fare il loro lavoro.
Io, per esempio, posso informarvi del fatto che la palazzina di San Donato sulla quale ieri è caduto l’aereo partito da Linate non era in ristrutturazione e non era destinata all’uso abitativo. La conosco bene perché mi capita spesso di passarci davanti. In realtà quella palazzina era in fase di costruzione da zero e faceva parte della futura grande stazione degli autobus di lunga percorrenza: in sostanza, doveva ospitare una biglietteria, una specie di sala d’attesa e i vari servizi connessi. La costruzione dell’intera stazione è partita all’inizio del 2020, ma per dei motivi che potete facilmente immaginare si è un po’ prolungata nel tempo.
Perché tutto questo è importante? Perché se la stazione fosse stata costruita in tempi previsti, ieri avrebbe potuto ospitare una certa quantità dei passeggeri in arrivo e in partenza per Sud Italia. Immaginate l’ipotetico aumento della quantità delle vittime dell’incidente.
Con questa vi saluto e ripasso la parola ai giornalisti con la m maiuscola.
Lo spostarsi all’interno della stessa città seguendo sempre gli stessi percorsi si rivela, a volte, una pratica dannosa: uno si perde dei cambiamenti epocali avvenuti dietro l’angolo. Per esempio: il cantiere di questo palazzo all’incrocio delle vie Lattanzio e Colletta mi risultava abbandonato da circa dieci anni:
Ma poco fa ho scoperto che Continuare la lettura di questo post »
A giudicare dalla affluenza, il pane non molto attraente in qualità dello spettacolo…
In realtà, l’ho scritto solo perché non riuscivo a trattenermi.
Mentre le persone che vivono e/o lavorano a Milano (ma anche quelle che intendano a visitarla nelle prossime settimane) possono provare a vedere i vari globi, tutti diversi, esposti in centro. Continuare la lettura di questo post »
A tutte le persone impegnate nell’immaginare «il mondo dopo la pandemia» segnalo un cambiamento epocale assente dalle fantasie più «audaci». L’Apple Store di Milano ha sacrificato una parte del minimalismo tipico alla azienda-madre e ha installato dei tavoloni davanti al proprio ingresso:
Sì, sono relativamente originali e, ovviamente, raggiunti dal potentissimo wi-fi gratuito (quello che c’è attorno a tutti gli Apple Store del mondo), ma, da quello che ho visto, non sono dotati delle prese elettriche (sarebbe troppo pretenderlo, ahahaha). In ogni caso, è una bella alternativa per tutti coloro che si amano lavorare o studiare all’aperto.
PS: in realtà, non so se sia il merito della pandemia. «Dopo» non significa necessariamente «in conseguenza a».