Jon Lord è uno dei miei compositori contemporanei preferiti (e avevo già tentato di spiegare il perché), quindi oggi dedico a egli un’altra puntata della mia rubrica musicale. Questa volta ho pensato di postare due sue opere brevi.
Che la prima sia la «Air On the Blue String» (dall’album «To Notice Such Things» del 2010)
E poi la «From the Windmill» (dall’album «Pictured Wihin» del 1998)
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Quando ero piccolo, ormai decenni fa, i miei genitori ebbero la strana idea di insegnarmi a suonare il pianoforte. Molto probabilmente furono ingannati dal mio amore – anomalo per quella età? – verso l’ascolto della musica classica (trasmessa regolarmente in televisione e suonata di sera dal vicino-pittore). Molto presto scoprirono la grande differenza tra i cosiddetti udito «attivo» e udito «passivo», ma continuarono a torturare per alcuni anni me e se stessi.
Quella esperienza infantile mi fu comunque utilissima a scuola in almeno due occasioni: durante le lezioni di musica (quando la professoressa, una ex cantante lirica, apprezzò il mio giocare a direttore d’orchestra) e nella relativamente breve storia del gruppo alternative rock che formammo con altri tre compagni di classe (non solo fui l’unico che aveva tentato di studiare la musica seriamente, ma pure l’unico a conoscere il proprio strumento musicale da più di due mesi).
Tuttora continuo a sentire nascere nella propria testa dei temi musicali, ma, ormai, tento di trasformarli nei suoni solo per fare un dispetto ai miei nuovi vicini poco simpatici. Alcuni anni fa, però, ho scoperto la musica classica di Jon Lord. Mi è piaciuta perché assomiglia a quella musica che spesso sento nella mia testa.
Mi era già capitato di postare una delle sue registrazioni. Quindi oggi posto «The Telemann Experiment» suonato nel corso dello stesso concerto.
Venerdì 9 giugno Jon Lord avrebbe compiuto 76 anni. Ho dunque deciso di dedicare il video-post domenicale di oggi alla sua attività da compositore (cioè quella meno nota al pubblico di massa).
Proporrei la sua «Sarabande» nella versione live, suonata il 5 ottobre 2004 a Colonia. Essa si avvicina ai miei standard di perfezione:
Non ho mai capito coloro che criticano l’utilizzo degli strumenti musicali in quei generi che in origine non furono «inventati» per essi. Si chiamano strumenti perché vanno utilizzati in maniera adeguata! Con ogni strumento utilizzato bene si possono realizzare delle grandi opere. Il video di oggi illustra abbastanza bene tale concetto.
Comunque, consiglierei anche di ascoltare l’intero omonimo album del 1976. Se vi piace, saprete orientarvi da voi nella sua carriera musicale al di fuori dai Deep Purple.