L’archivio del tag «guerra»

Le opere studentesche

Ogni notizia sull’equipaggiamento dell’esercito russo nel 2022 rischia di essere comica. Oggi ne racconto molto brevemente un’altra (perché non so se e quando arrivi ai media italiani).
Gli studenti di una scuola tecnica multidisciplinare di Ostrogozhsk (nella regione di Voronezh) hanno realizzato – nel corso delle esercitazioni didattiche – dei fornelli (oppure è meglio scrivere delle stufe?) da trincea per i militari russi impegnati in guerra in Ucraina. Le materie prime sarebbero state fornite da alcune aziende locali. Eccole:

Gli oggetti altamente tecnologici sono già stati caricati su una Toyota e spediti al fronte.

È stato fatto un altro passo verso la vittoria (ma della parte per la quale tifo io ahahaha).


L’addestramento militare

Dopo l’impiego dei carri armati degli anni ’70, i missili di qualsiasi epoca, i fucili della Prima guerra mondiale e i civili mobilitati «addestrati» in una settimana, l’esercito russo ha raggiunto un altro livello inimmaginabile.
Si è scoperto che nella regione di Samara gli istruttori della federazione locale di strikeball sono impegnati nell’addestramento degli uomini mobilitati per la guerra con l’Ucraina. Secondo Anton Ptichkin, il capo della federazione, gli istruttori hanno iniziato ad allenare i mobilitati in ottobre e da quel momento circa seicento persone hanno superato l’addestramento. Tra quelle persone addestrate sono compresi i soldati di una brigata di fucilieri motorizzati e di un del battaglione cosacco. È previsto che nelle prossime due o tre settimane la federazione riesca ad addestrare altri seicento uomini.
Intanto, si sostiene che i mobilitati usino, nel corso degli allenamenti, non solo le armi airsoft, ma anche le armi reali dell’esercito russo con cartucce a salve. L’addestramento si svolge nei campi di addestramento del 2° Esercito di Guardia Combinata e nella base della Federazione di Strikeball.
Naturalmente, non mi sto lamentando. Anzi, sono contento: un esercito del genere non sarà in grado non solo vincere una guerra di invasione, ma nemmeno condurla per troppo tempo.


Gli assiomi

Probabilmente vi è capitato di leggere che Mykhaylo Podolyak, il consigliere del capo dell’ufficio presidenziale ucraino, ha dichiarato in un’intervista all’AFP che nell’attuale situazione al fronte l’avvio di negoziati con la Russia equivarrebbe per l’Ucraina a una capitolazione:

Quando l’iniziativa sul campo di battaglia appartiene a voi, è un po’ strano ricevere proposte come: «Non potete comunque fare tutto con i mezzi militari, dovete negoziare».

Si tratta di una grande verità che è diventata una enorme banalità già alcuni mesi fa e, di conseguenza, avremmo potuto chiederci a quali deficienti la sta ripetendo Podolyak. Ma quando andiamo a vedere un po’ cosa scrive la gente sui social, ci accorgiamo che qualche deficiente esiste ancora. Molto probabilmente, si sta cercando di salvarne qualcuno delle tante figure di m…
Fortunatamente, tutti gli altri hanno già capito che si potrà e si dovrà negoziare solo sul dopo la guerra: con quali strumenti e in quali tempi la Russia rimborserà l’Ucraina i danni prodotti con la guerra. La condizione principale per l’avvio dei negoziati è ovvia: l’uscita dell’esercito russo dai confini ucraini stabiliti nel 1991.


Ancora un video da Kherson

Una settimana fa avevo postato il video della accoglienza all’esercito ucraino rientrato a Kherson.
Per logica, ora dovrei postare anche quello della visita del presidente Zelensky (avevo postato solo le foto).

La riconquista di questa città è un traguardo molto importante, quindi non ho paura di dedicare a essa tanta attenzione.


I missili in Polonia

Sicuramente avete già letto da diverse parti dei due razzi che l’altro ieri sono finiti sul territorio polacco (vicino al villaggio di Przewodów, a circa 6 chilometri dal confine con l’Ucraina). Non è ancora certo chi abbia lanciato quei missili: alcuni politici non escludono che si possa trattare di missili ucraini di difesa aerea, lanciati per abbattere un missile russo in avvicinamento. Mentre noi, i semplici osservatori esterni, non abbiamo degli strumenti per valutare se sia vero o no.
Se ipotizziamo che quei missili fossero russi (conoscendo la precisione del puntamento dell’esercito russo, non si può escluderlo), dobbiamo comunque ricordarci che l’obiettivo era l’Ucraina. Pure un personaggio irrazionale come Putin ha paura di entrare in guerra con uno Stato-membro della NATO… Però all’inizio dell’anno avevamo già detto una cosa molto simile anche sul futuro (ai tempi) attacco alla Ucraina, quindi ora aggiungiamo: a meno che le sue condizioni psichiche non siano peggiorate ancora – sembrava impossibile! – rispetto a otto mesi fa. Ma i suoi rappresentanti continuano a «proporre» – ma è meglio dire chiedere – le trattative di pace pure alla piccola Ucraina.
Se invece ipotizziamo che quei missili fossero ucraini (avranno mancato un bersaglio mobile inseguendolo e sono volati sopra un confine non rettilineo ma sporgente verso l’interno della Ucraina: può succedere anche questo), dobbiamo ammettere che il loro obiettivo dichiarato coincide con quello reale: qualunque cosa i propagandisti russi possano inventarsi ora, l’Ucraina ha un deficit critico di missili, dunque non li sprecherà di certo per delle stupide provocazioni (soprattutto due missili alla volta).
In ogni caso, quei due missili sono un buon avvertimento per la NATO: qualcuno si dovrà anche rendere conto, prima o poi, che la guerra vera – non quella vista su YouTube – potrebbe arrivare sul territorio di un qualsiasi Stato terzo in qualsiasi momento. Molto probabilmente a questo punto conviene anticipare un po’ gli eventi.
Mentre noi, i semplici osservatori esterni, possiamo solo ricordare che, indipendentemente da chi e perché abbia lanciato quei missili, ne va ringraziato lo Stato russo: senza i bombardamenti del territorio ucraino non ci sarebbe stato bisogno di quei due missili.


La disponibilità alla pace

Nel pomeriggio di ieri, molto probabilmente per non lasciare dubbi ai partecipanti al G20, l’esercito russo ha sottoposto a un massiccio attacco missilistico alcune città ucraine. Secondo Yuriy Ignat, il portavoce dell’aeronautica militare ucraina, l’esercito russo avrebbe lanciato circa 100 missili. Secondo il presidente Zelensky, invece, sarebbero stati lanciati 85 missili, prevalentemente contro le infrastrutture energetiche (l’ultimo dettaglio non è una attenuante, poi se pensiamo che si sta avvicinando l’inverno…). In ogni caso, l’attacco è avvenuto dopo due azioni «interessanti» del ministro degli Esteri russo Lavrov nel corso del summit:
1) ha dichiarato che la Russia sarebbe disponibile a un dialogo di pace,
2) ha preteso – pare senza successo – che nella dichiarazione congiunta finale la parola guerra fosse sostituita con la parola conflitto.
Certo, è evidente che in più di otto mesi di guerra più o meno tutti hanno già capito tutto sul modo di agire della Russia putiniana, ma in questi giorni della ricerca degli accordi comuni si poteva immaginare la convenienza di qualche forma di tregua. Ma le capacità cognitive proprio non bastano.


Contare le firme

Bloomberg sottolinea che la bozza del comunicato finale del G20 (quello in corso in Indonesia) contiene un linguaggio di compromesso per garantire che il maggior numero possibile di partecipanti firmi la dichiarazione e che il vertice non diventi il primo in assoluto a concludersi senza un comunicato congiunto.
Noi, invece, abbiamo la possibilità di essere ancora meno diplomatici del Bloomberg e di riconoscere dunque che l’obiettivo massimo sperato (ma pure il risultato massimo raggiungibile) è quello di 19 firme su 20. Di conseguenza, il G20 indonesiano non può non essere privo di un comunicato congiunto, a meno che non si decida di ignorare il fatto della guerra in Ucraina (una opzione che mi sembra poco probabile). Proprio in questo consiste storicità positiva dell’attuale G20 che non andrebbe temuta: nel XXI secolo inoltrato non c’è alcunché di male nel condannare una invasione militare ingiustificata.
Dato che ci è stato negato lo spettacolo di Putin maltrattato da 19 Capi di Stato e di Governo in contemporanea, voglio almeno divertirmi a contare le firme.


Zelensky a Kherson

Oggi Vladimir Zelensky – senza annunciarlo per ovvi motivi – ha fatto una visita a Kherson liberata.

Dmitry Peskov – il portavoce di Vladimir Putin – rispondendo alle domande dei giornalisti in merito a tale evento, ha tentato di fare la battuta del giorno: «Lasciamo questo fatto senza commenti. Sapete che si tratta del territorio russo».

Noi, invece, sappiamo bene che Zelensky ha – giustamente – in mente i confini del 1991. In più, non mostra le stesse patologie di Putin. Di conseguenza, Dmitry Peskov per ora può scherzare tranquillo: non gli capiterà di incontrare Zelensky sul territorio russo tradizionale.
Ma in qualche aula ucraina molto probabilmente sì. Continuare la lettura di questo post »


L’esercito in città

Secondo il Cremlino alla fine di settembre più dell’87% degli abitanti di Kherson si sarebbe espresso – nell’occasione del «referendum» – a favore della annessione della rispettiva regione alla Russia. Tutte quelle persone saranno scappate verso il territorio «tradizionale» russo, perché all’ingresso dell’esercito ucraino in città non si vedono proprio:

Spero che l’Ucraina sia tornata per sempre.


Putin e le guerre del passato

Capisco bene – e probabilmente lo avevo già scritto – che tra le numerose parole con le quali può essere descritto Vladimir Putin c’è anche il termine conservatore. Putin è un conservatore un po’ particolare: spesso mi sembra che abbia costruito nella propria mente un modello del passato fatto con gli elementi delle varie epoche sconnesse, interpretati attraverso la logica di una persona poco istruita e più interessata alla forma che al contenuto. Costruito il concetto di quel passato (in un periodo di tempo non brevissimo e già dopo l’arrivo alla Presidenza), cerca di difenderlo con tutti i mezzi disponibili. Proprio con quell’agire crea dei problemi notevoli allo Stato proprio e a quelli vicini.
Ecco, questo sabato posso segnalarvi un articolo che si collega bene con la mia visione di Putin conservatore. Perché in un certo senso mostra come un conservatore mentale si trasforma in conservatore «applicato».
La rivista The Economist ha analizzato le statistiche militari degli ultimi due secoli per mostrare come Vladimir Putin stia cercando di riportare il mondo a un passato sanguinoso. Secondo me è una lettura interessante indipendentemente dalla vostra visione di Putin.