Il Ministero della Difesa britannico ipotizza che la Russia potrebbe aver spostato i suoi sistemi di difesa aerea S-400 Triumf, strategicamente importanti, dalla regione-enclave Kaliningrad (circondata da tre Stati-membri della NATO) alla zona di guerra in Ucraina. Tale spostamento dovrebbe essere causato dalla carenza (dunque anche la perdita) dei sistemi di questo tipo sul fronte ucraino.
Se dovesse essere vero, potremmo vedere la suddetta notizia anche in un senso positivo, quello che mi era già venuto mente nel corso dell’intervento massiccio russo in Siria negli anni 2015–2017: l’esercito russo sta raccogliendo da tutte le parti le proprie scorte militari (accumulate nei decenni) per perderle per sempre (consumandole). L’aspetto negativo, molto più pesante, consiste nel fatto che lo sta facendo a spese della popolazione di un altro Stato.
L’aspetto utile, invece, è la comprensione del fatto che le future sanzioni internazionali dovrebbero essere mirate all’impedire allo Stato russo di rinnovare le proprie scorte belliche. E non all’acquisto di chissà quali merci russe o alla fornitura alla Russia di chissà quali merci di destinazione palesemente civile.
L’archivio del tag «guerra»
Aspettavo da tempo di potervi consigliare un articolo dettagliato di questo tipo: la descrizione della legge finanziaria russa per il prossimo triennio più «militarizzata» (ma in un certo senso anche meno trasparente) di sempre. Oltre ai vari aspetti più o meno concreti della organizzazione dello Stato russo attuale, il testo illustra anche il fatto che il residente principale del Cremlino di Mosca vede nella guerra la ragione di tutta la futura esistenza del «suo» Stato. Ovviamente, lui spera che duri a lungo…
P.S.: in Russia la legge finanziaria viene approvata ogni anno, ma per i prossimi tre anni. Secondo gli inventori di tale sistema, la legge triennale doveva dare un senso di stabilità e prevedibilità agli attori della economia interna. In uno Stato normale l’idea avrebbe anche potuto essere presa in considerazione, ma in Russia i suoi effetti programmati vengono annullati da numerosi difetti politici nazionali.
Il presidente ucraino Zelensky ha dichiarato, in una intervista a Fox News, di essere pronto a incontrare l’ex presidente degli USA Trump per discutere le proposte di quest’ultimo per la fine della guerra tra la Russia e l’Ucraina. Lo ha detto dopo che il corrispondente Benjamin Hall ha ricordato che Trump ha promesso di raggiungere l’accordo di pace rapidamente, «in 24 ore».
A questo punto non dobbiamo pensare che Zelensky prenda realmente sul serio tutte le dichiarazioni populiste di Trump. Quasi sicuramente capisce che la guerra rischia di durare molto a lungo, mentre gli USA rischiano ancora di riavere Donald Trump come presidente (il quale lo può diventare anche nel caso delle condanne giudiziarie, tranne forse quella eventuale per i fatti del 6 gennaio 2021). Di conseguenza, si prepara a trattare gli aiuti militari futuri con tutte le amministrazioni americane future.
Nella stessa intervista, poi, ha ricordato che la pace non è possibile senza il ritorno del Donbass e della Crimea sotto il controllo della Ucraina, quindi contina a non arrendersi. E fa bene.
A partire dal 24 febbraio 2022 uno dei miei «rituali» quotidiani è quello di vedere le foto e i video più significativi di una ennesima giornata di guerra in Ucraina (oltre, ovviamente, a leggere le relative notizie). Non posso assolutamente dire che mi diverto, ma non posso nemmeno evitare di andare avanti.
Ma l’aspetto che in un certo senso mi preoccupa di questo rituale è il fatto che a volte scopro dei veri capolavori fotografici. So in quale contesto sono stati realizzati, so che sono delle vere foto di cronaca, ma le vedo anche come delle vere opere d’arte. Per esempio, questa foto di Diego Herrera Carcedo che ritrae un militare ucraino nel 633-esimo giorno di guerra (19 novembre 2023):

Non so se iniziare a pubblicare, con qualche periodicità, le foto che mi hanno impressionato di più: alcune sono molto, molto pesanti…
La tematica più allegra delle foto dalla Ucraina purtroppo non è vicinissima nel tempo, ma so che arriverà: tutte le guerre finiscono prima o dopo.
Una volta scritto del centro dell’addestramento per il pilotaggio degli F-16 destinati alla Ucraina, non potevo non mettere anche il relativo video…
Non sarà sicuramente una «super arma» capace di cambiare da sola l’andamento della guerra, ma sarà sicuramente una delle componenti importanti della vittoria.
Il giovedì 16 novembre l’artista pietroburghese Sasha Skochilenko è stata condannata a 7 anni di carcere per avere applicato – in primavera 2022 – degli adesivi con il contenuto anti-guerra al posto dei foglietti con i prezzi in un supermercato della catena «Perekryostok» e per le sue dichiarazioni contro la guerra. Come probabilmente sapete, in Russia gli assassini vengono spesso condannati a pene inferiori di sette anni e, ultimamente, vengono pure graziati dopo sei mesi se accettano di uccidere un po’ di ucraini nella attuale guerra putiniana.
Quindi questa volta non ho avuto molti dubbi nello scegliere un articolo da proporvi per la lettura di questo sabato: leggete il resoconto giornalistico delle udienze finali sul «caso Skochilenko».
Purtroppo, questo non è l’unico caso perverso del moderno sistema «giudiziario» russo, ma ciò non rende la sentenza meno spregevole.
Il martedì 14 novembre il presidente ucraino Zelensky aveva esposto per l’ennesima volta – questa volta ai giornalisti africani – due dei concetti-base:
If this is a stalemate and a frozen conflict, we must honestly say that our children will fight; or our grandchildren will fight. We have already lost a lot of people. Do we want to live like this, knowing that we will raise children who will definitely fight later?
Since Russia will come again if it is not put in its place. Be that as it may, the war must end. We want peace. Yes, this ending may be different, some may like it, some may not, but it is necessary. And it is necessary for evil to suffer. […] if Russia fulfils one point — respect for territorial integrity and the UN Charter, it will withdraw troops from our territory. This is the end of the war.
Sospetto che ai giornalisti africani non bisogna spiegarlo bene perché sanno molto meglio degli europei come funzionano le guerre. Gli europei sono fortunati ad averlo dimenticato, ma dovrebbero almeno capire che conviene fare in modo di non avere delle occasioni per ricordarlo.
Una delle grandi notizie è ancora un po’ più vicina…
In una base aerea militare vicino alla città di Feteşti, nel sud-est della Romania, è stato aperto un centro di addestramento europeo della NATO. In questo centro i piloti degli Stati-membri dell’Alleanza e i piloti ucraini saranno addestrati a pilotare i caccia F-16 forniti dai Paesi Bassi. I piloti ucraini inizieranno l’addestramento a dicembre, il corso dovrebbe durare sei mesi.
I Paesi Bassi forniranno all’Ucraina 42 aerei, alcuni dei quali saranno utilizzati solo per l’addestramento. Inoltre, pianificano di fornire gli F-16 la Danimarca (19 unità), la Norvegia (fino a 10 aerei) e il Belgio (non si sa ancora quanti aerei).
Ieri ho visto le prime foto di quel centro di addestramento. Continuare la lettura di questo post »
La rivista The Economist riporta – senza indicare la propria fonte dell’informazione – che i funzionari americani stimano le perdite delle forze armate ucraine nella guerra con la Russia in circa 190.000 militari: almeno 70.000 morti e fino a 120.000 feriti.
Supponiamo che i dati sopra riportati siano effettivamente la «stima» dei funzionari americani: le autorità ucraine non diffondono i dati ufficiali per non informare l’esercito nemico e per non demoralizzare la propria popolazione. Si potrebbe anche ipotizzare che non forniscano le statistiche ufficiali sulle perdite umane ai fornitori degli aiuti militari perché temono le fughe di notizie e/o i forti contrasti politici nei parlamenti dei Paesi aiutanti. Ma a noi, a questo punto, dovrebbe essere relativamente indifferente sapere quali fossero esattamente le fonti dei dati di cui sopra per i redattori dell’Economist: basta leggere una serie di analisti non anonimi che conosciamo e scegliere la stima che ci convince di più…
P.S.: ai geni alternativi tipo Elon Musk potrei ricordare che non è Zelensky a mandare gli ucraini a morire in guerra, ma è Putin a mandare i russi a uccidere più ucraini possibile. Ma dopo quasi due anni di guerra sarebbe uno sforzo inutile.
Per il consiglio ormai quasi tradizionale del sabato potrei selezionare, finalmente, qualche formato di testo un po’ diverso del solito. Per esempio, l’intervista con la madre di una delle vittime di quel tipo di personaggio che era stato arruolato da Evgeny Prigozhin per la guerra in Ucraina e poi graziato da Putin in base alla proposta fatta…
Potrebbe far capire qualcosa – qualcosa – su quali vie può prendere l’aggiustamento della comprensione dello Stato russo da parte della «gente comune» russa.



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