L’articolo potenzialmente interessante consigliato per questo sabato è dedicato alla detenzione nelle carceri russe dei civili ucraini sequestrati sui territori occupati dall’esercito russo. Si tratta di una lettura non sempre leggera e, in ogni caso, illustra un aspetto della guerra poco scontato. O, almeno, non tutti immaginano che possano succedere anche delle cose del genere.
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Il canale televisivo russo di propaganda statale Russia Today (noto ad alcuni di voi anche con il nome RT) afferma che l’esercito russo avrebbe deliberatamente lasciato entrare i sabotatori ucraini nel distretto russo di Hrayvoron per circondarli e distruggerli.
Potete facilmente immaginare anche voi che si tratta di un piano geniale e potenzialmente universale. Per esempio: si potrebbe suggerire all’esercito russo di continuare su tale strada e di ritirarsi dunque dalla Crimea e dal Donbass per attirare in quelle regioni gli ucraini creduloni e farli dunque in una trappola pericolosa! (avendo visto i «successi» dell’esercito russo degli ultimi sedici mesi, possiamo intuire la pericolosità strategica di una trappola del genere)
Boh, prima o poi potranno inventare una scusa del genere anche da soli…
Nella vita quotidiana capitano regolarmente delle piccole notizie che pur non ricevendo una meritata pubblicità sui media (soprattutto quelli esteri), illustrano molto bene l’evoluzione di una società o di uno Stato. Oggi, per esempio, vi posso comunicare di una nuova frontiera raggiunta dalla «giustizia» russa nel 2023.
Il martedì 16 maggio il tribunale della città di Raduzhninsk (nella regione autonoma russa di Khanty-Mansi) ha condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione il residente locale Ivan Chistyakov che ha accoltellato più volte due conoscenti durante una festa casalinga. Come circostanza attenuante, il giudice Natalia Studenikina ha considerato il fatto che le vittime avevano «screditato» l’esercito russo in azione sul territorio ucraino durante la discussione con il giudicato.
«Quando c’era lui…»
La lettura consigliata per questo sabato è l’inchiesta congiunta di Important Stories, Der Spiegel e OCCRP dedicata al modo in cui la Russia aggira le sanzioni occidentali acquistando ogni mese droni e microelettronica per milioni di dollari attraverso il Kazakistan.
Per esempio, gli autori dell’inchiesta hanno scoperto che le importazioni di microelettronica del Kazakistan sono più che raddoppiate dopo l’inizio della guerra, passando da 35 a 75 milioni di dollari. Le esportazioni kazake di microchip verso la Russia sono aumentate di due ordini di grandezza in un colpo solo, da 245.000 dollari a 18 milioni di dollari…
Ma leggete tutta l’inchiesta: riguarda tanti aspetti dell’import militare russo effettuato attraverso il Kazakistan.
Leggo che solo in Finlandia 1109 cittadini russi hanno chiesto asilo per paura di essere arruolati nell’esercito russo ed essere mandati alla guerra in Ucraina. Il Servizio Immigrazione finlandese ha dichiarato al media Yle che le autorità non possono concedere loro lo status di rifugiato senza una posizione dell’UE sulla questione.
Purtroppo, tale notizia è un nuovo motivo per ricordare quanto sia stupida la politica europea di oggi nei confronti dei comuni cittadini russi. In sostanza, viene ripetuto lo stesso errore che era già stato commesso ai tempi del Terzo Reich, quando i comuni tedeschi in disaccordo con la politica del proprio regime erano spesso di fatto costretti rimanere in (o tornare in) Germania a causa dell’impossibilità di stabilizzarsi — con le condizioni di vita normali — in altri Stati europei. I russi di oggi, come i tedeschi di 80+ anni fa, sono spesso costretti a tornare «da Putin» solo per avere una casa, una assistenza medica, una possibilità di lavorare etc. etc. Ma tornando contribuiscono, anche involontariamente, al prolungamento della sopravvivenza della economia di guerra russa. Mentre i politici europei, ottenendo la vittoria facile contro un nemico immaginario, contribuiscono alla continuazione della guerra. E dimostrano di non conoscere la propria storia.
Posso capire una politica del genere da parte della Ucraina: in essa c’è una forte componente emotiva e la paura delle infiltrazioni pericolose. La politica europea in materia, invece, è per nulla razionale: possono essere inventati diversi strumenti per il controllo della «qualità», del grado di rapporto con lo Stato russo e della posizione sulla guerra delle persone in ingresso.
Ma non so proprio in quale modo diplomatico (in tutti i sensi del termine) spiegarlo ai vertici europei…
Il Ministero della «Difesa» russo ha dichiarato, sul proprio canale Telegram, che una stazione radar e cinque lanciatori del sistema di difesa aerea statunitense Patriot sono stati completamente distrutti durante un attacco a Kiev nella notte del 16 maggio. La CNN, invece, ha citato delle fonti secondo le quali il sistema Patriot ha subito danni minimi nell’attacco russo e continua a funzionare.
Indipendentemente da quale sia l’affermazione più vicina alla realtà, vorrei mettere in evidenza la portata dell’evento discusso: dopo quasi quindici mesi di guerra l’esercito russo cerca di difendere un grande risultato quale il danneggiamento di un Patriot.
Naturalmente, da parte mia non è assolutamente una lamentela. Anzi.
Ieri pomeriggio alcuni giornalisti si sono accorti che il presidente bielorusso autoproclamato Alexander Lukashenko – che non appare in pubblico dal 9 maggio – non si è presentato nemmeno al festeggiamento ufficiale della Giornata della bandiera, dello stemma e dell’inno, che si celebra in Bielorussia il 14 maggio. Il 9 maggio Lukashenko aveva partecipato alla parata per il Giorno della Vittoria a Mosca, ma ha saltato una colazione informale con il Presidente russo Vladimir Putin e, a quanto pare, sarebbe partito in anticipo per Minsk a causa di problemi di salute. In molti ipotizzano ora che Lukashenko sia gravemente malato o addirittura morto. I portavoce di Lukashenko non diffondono alcun comunicato e non rispondono alle domande dirette de giornalisti.
Ah, sì: alcuni sostengono che il 9 maggio Lukashenko era a Mosca con un catetere mascherato in questo modo:
Ovviamente io non intendo commentare (o partecipare alla creazione) le varie voci, ma non posso non menzionarne una veramente strana (in qualche modo poteva arrivare anche a voi). C’è chi sostiene che Lukashenko sia in fase di eliminazione da parte dello Stato russo. Il motivo sarebbe l’utilizzo del territorio, dell’esercito e delle risorse bielorussi per la guerra in Ucraina: quell’utilizzo al quale Lukashenko è sempre riuscito a opporsi.
Ebbene, a me sembra una ipotesi un po’ stupida. Certo, Putin e i suoi collaboratori hanno già combinato diverse cose molto stupide – a cominciare dal fatto stesso di attaccare l’Ucraina –, ma contare sul fatto che poche decine di militari preparati e attrezzati non meglio di quelli russi possano cambiare qualcosa nell’andamento della guerra sarebbe una manifestazione di disperazione totale. Se Putin non lo capisce, le sue condizioni mentali sono infinitamente peggio di quanto pensassi.
E sembrava impossibile…
Pare che ieri nella regione russa di Bryansk (confina con l’Ucraina e la Bielorussia) siano stati abbattuti ben quattro velivoli militari russi: due elicotteri Mi-8, un bombardiere Su-34 e un caccia Su-35. Con una certa soddisfazione posto una prima raccolta dei video girati dai residenti locali:
Sicuramente molto presto scopriremo dei dettagli interessanti.
È bello constatare che nella storia difficile della fornitura degli armamenti alla Ucraina è stato superato un altro ostacolo mentale: l’UK ha fornito alla Ucraina diversi missili da crociera a lungo raggio Storm Shadow (con una gittata di oltre 250 chilometri, ha riferito la CNN) a condizione che le forze armate ucraine non li utilizzino per colpire obiettivi in territorio russo. Allo stesso tempo, la CNN ha osservato che le autorità britanniche hanno ripetutamente affermato di considerare la Crimea un territorio ucraino illegalmente annesso dalla Russia. Il quotidiano ucraino «Strana», poi, ha precisato che i missili Storm Shadow forniti dal Regno Unito sono prodotti in diverse modifiche, tra cui anche quelle con una gittata di oltre 560 chilometri.
Fatto questo, tanto atteso, passaggio qualitativo nelle forniture, si piò ricominciare a parlare almeno con l’intensità di prima del passaggio quantitativo: il presidente Zelensky sta ripetendo da mesi che controffensiva ucraina non può iniziare senza un giusto volume delle forniture occidentali. Se dovessero arrivare almeno i missili del genere, potremmo essere un po’ meno pessimisti sulla durata della guerra: perché l’esercito russo non può contare sui miglioramenti analoghi.
Quasi per caso ho scoperto che uno degli scambi di auguri più «divertenti» del 9 maggio si è verificato nella data indicata in un punto di confine tra la Russia e l’Estonia. In sostanza, per il Giorno della Vittoria le autorità della cittadina di Ivangorod (nella regione di Leningrado, cioè nella provincia di San Pietroburgo) hanno organizzato un concerto «patriottico» appositamente per i residenti della città di Narva, in Estonia. Uno schermo e un palco sono stati allestiti sul lungomare della città russa, ben visibile dalla sponda estone. La distanza tra Narva e Ivangorod è di soli cento metri, se si considera il punto più stretto del fiume Narva sul quale passa il confine tra due Stati. Le due città sono collegate dal Ponte dell’Amicizia. Dalla riva di Narva era ben visibile il palco, decorato con la bandiera russa e con un nastro di San Giorgio gigante che corre lungo il bordo. Il palco su cui le autorità russe hanno organizzato il concerto per la popolazione di Narva si trovava proprio di fronte alla Fortezza di Narva ed era rivolto verso di essa. A circa 150 metri sulla sinistra, accanto a un edificio abbandonato, era stato montato uno schermo che riproduceva quello succedeva sul palco.
Dalla parte estone, invece, sul muro della fortezza di Narva, è stato appeso uno striscione con un ritratto di Putin con delle macchie di sangue sul volto e la scritta «Putin war criminal». Lo striscione è stato appeso dal Museo di Narva, proprietario delle mura della fortezza, nelle prime ore del 9 maggio.
Già alle 10 del mattino, le delegazioni dei due Stati si sono incontrate sul Ponte dell’Amicizia. L’incontro è avvenuto sulla iniziativa dalla parte russa, la quale ha chiesto la rimozione dello striscione. Gli estoni hanno risposto dicendo che «il banner non è vietato» dalle leggi locali, quindi non c’è alcun motivo di toglierlo.
Trovo qualcosa di esteticamente soddisfacente nelle risposte del genere.