L’archivio del tag «guerra»

In un’intervista con la presentatrice di BBC News Alda Hakim, il presidente ucraino Vladimir Zelensky ha parlato molto di Putin (come è naturale che sia) e, tra le altre cose, ha detto quanto segue:

Se parla di usare armi nucleari, nessuno qui può fare una previsione al cento per cento. Credo che tema per la propria vita. Penso che se non smette di minacciare il mondo con le armi nucleari, il mondo troverà un modo per privarlo delle «sue attività vitali». È molto pericoloso ed è per questo che è attento a lanciare questi messaggi.

Ma noi capiamo bene che un vero presidente (e un vero politico serio in generale) non può dire certe cose, a differenza di Putin e dei suoi servi. Ecco perché Zelensky si è espresso in modo così diplomatico. Ma da quasi 16 mesi (manca un giorno) Putin sta distruggendo una certa parte del mondo con una varietà di armi «convenzionali». Recentemente ha minacciato di usare preventivamente le armi nucleari in alcuni di questi territori. Ma la popolazione locale ne ha abbastanza già delle armi «convenzionali». E poiché Putin stesso non mostra alcuna intenzione di fermarsi, è arrivato il momento che il mondo esterno cominci a pensare seriamente alle «sue attività vitali».
Zelensky, in quanto un politico occidentale, non può (ancora?) esprimere un passaggio così logico.
Io, invece, posso: perché non sono un politico.
Allo stesso tempo, sospetto che tali pensieri non circolino solo nella mia testa poco diplomatica.


Le notizie dal cimitero

Il portale pietroburghese Fontanka.ru comunica che il maggior generale Sergey Goryachev, capo di stato maggiore della 35ª Armata, è stato sepolto nel cimitero Serafimovskoe di San Pietroburgo. Uno dei lettori ha inviato al portale le foto del luogo di sepoltura di Goryachev. Secondo Fontanka.ru, i funerali si sarebbero svolti il 18 giugno. Una lapide (provvisoria) posta sulla tomba di Goryachev riporta la data di morte del 12 giugno 2023. In base alle voci non confermate, sarebbe stato ucciso nel corso dei combattimenti. Lo Stato russo, fino a ora, non ha mai comunicato della morte di Sergey Goryachev.

Ma la cosa più «divertente» è che la tomba si affaccia al «viale Odessa» del cimitero. Non so se tale simbolismo porti la pace al personaggio, ma so che questo non mi rattrista particolarmente.
P.S.: nel 2013, Goryachev è diventato capo del gruppo operativo delle truppe russe in Transnistria. Nel 2018 è diventato comandante della 201-ma base militare di Gatchina, in Tagikistan. Già dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, è stato promosso al grado di maggior generale. All’inizio dell’invasione ha comandato la 5ª Brigata carri armati indipendente, dopodiché è diventato capo di Stato maggiore della 35ª Armata combinata del Distretto militare orientale.


L’obiettivo raggiunto

Dmitry Peskov il portavoce del presidente russo, ha dichiarato in un’intervista a RT Arabic che il compito di «demilitarizzare» l’Ucraina è stato «ampiamente realizzato». Infatti, secondo Peskov ora l’Ucraina utilizza sempre meno le armi proprie e si affida sempre più ai sistemi di armamento forniti dagli Stati occidentali:

L’Ucraina era pesantemente militarizzata quando è iniziata l’operazione militare speciale. E, come ha detto Putin ieri, uno dei compiti era quello di «demilitarizzare» l’Ucraina. In effetti, questo compito è stato in gran parte portato a termine.

Seguendo la stessa logica, tra un po’ potrà dire, per esempio, che non è stata la NATO ad allargarsi verso la Svezia e la Norvegia (anche il contrato dell’allargamento della NATO è stato tra gli obiettivi della guerra): sono state queste ultime ad allagarsi verso la NATO.
Allo stesso tempo, capisco che Dmitry Peskov non dice alcunché di concreto senza concordarlo con il proprio capo. Quindi posso sperare che in questo periodo si stia cercando il modo di comunicare al mondo che tutti gli obiettivi della guerra sono stati già raggiunti. Certo: per salvarsi in questo modo dalle conseguenze delle proprie azioni è un po’ tardi, con tanta fortuna il trucco poteva funzionare non meno di un anno fa. Certo: chissà quante altre barbarie combineranno ancora nel corso di questa guerra. Certo: gli obiettivi della guerra continuano a cambiare… Ma la evidente comprensione del fatto che la via di uscita e di salvezza non è più quella militare mi sembra un bel traguardo.
Quindi aspetto con tanta curiosità le altre dichiarazioni del genere.


La visione del sabato

Invece di un nuovo testo, questo sabato segnalo un piccolo (in termini quantitativi), ma grande (in termini umani) progetto fotografico del fotografo ucraino Pavlo Dorohoi.
Si tratta di una serie di foto delle case private del villaggio Dolgenkoye distrutte dalla guerra: Dolgenkoye, al confine tra le regioni di Kharkiv e Donetsk, prima dell’inizio della guerra era abitato da quasi 400 persone. Dopo il 24 febbraio per circa sei mesi si è combattuto nei pressi del villaggio, il quale è stato trasformato in rovine.


I successi diplomatici

Molto probabilmente è capitato di leggere anche a voi delle grandi speranze che lo Stato russo nutre circa la «mediazione» dei sette leader africani (quelli di Sudafrica, Comore, Egitto, Senegal, Zambia, Uganda e Repubblica del Congo). Per qualche loro motivo – a noi non del tutto comprensibile – gli «abitanti» del Cremlino sperano che quei leader propongano qualche piano conveniente alla Russia (probabilmente in cambio di qualcosa). Tra i giornalisti e i cittadini russi contrari alla guerra si è sempre manifestato un certo scetticismo (e spesso quasi umorismo) circa la competenza dei politici africani nella questione della guerra in Ucraina: non per una questione di razzismo, ma semplicemente perché quei leader sono politicamente, geograficamente ed emotivamente troppo lontani dalle problematiche europee.
Ma ecco che la Reuters ci comunica che i sette leader – che presto visiteranno la Russia e l’Ucraina – hanno elaborato delle «misure di fiducia» per un cessate il fuoco tra Mosca e Kiev. Tali misure includerebbero il ritiro delle truppe russe dai territori ucraini e l’abbandono dei piani di piazzar le armi nucleari tattiche sul territorio della Bielorussia. Certo, includono pure le proposte della sospensione del mandato di arresto della Corte penale internazionale nei confronti di Vladimir Putin e l’alleggerimento delle sanzioni, ma a noi prima di tutto devono interessare i primi due punti. Potrebbero farci dedurre che Putin non riesce a trovare degli alleati intenzionati a fargli «salvare la faccia» nemmeno in Africa.
Ma, ovviamente, bisogna osservare l’evoluzione degli eventi: perché tutte le parti delle trattative capiscono che trattando possono pretendere qualcosa in più.


Le componenti dei missili russi

Alcuni funzionari statali ucraini hanno dichiarato, ieri, che decine di componenti stranieri – soprattutto microelettronici – sono stati trovati nei missili che hanno colpito Kryvyj Rih e Odessa nei due giorni precedenti. Il presidente Zelensky, a sua volta, ha aggiunto che in uno di quei missili russi sono stati trovati circa 50 componenti prodotti in altri Stati, compresi gli Stati che sostengono la causa ucraina. Ovviamente, si conoscono anche i produttori di quelle componenti, i diplomatici dei rispettivi Stati sono stati avvisati dalla Ucraina.
Tutto questo non significa che tutti i produttori coinvolti sanno di essere dei fornitori dell’esercito russo. E, soprattutto, significa che non tutto può essere risolto con le semplici sanzioni quali, per esempio, il divieto di fornire determinati prodotti: è impossibile verificare le buone intenzioni di ognuno dei numerosi intermediari che formano una catena di fornitura alla Russia poco trasparente. Ne blocchi uno e ne compaiono dieci altri.
Qualcuno potrebbe ipotizzare che la situazione possa essere risolta con dei mezzi economici (lasciare lo Stato putiniano senza le risorse per l’acquisto della elettronica), ma, in realtà, per l’acquisto delle componenti elettroniche dei missili non ci vogliono delle somme tanto alte (in termini delle risorse di uno Stato).
Di conseguenza, la soluzione più semplice e più logica mi sembra sempre la stessa: fornire alla Ucraina più di quello che viene fornito alla Russia. E farlo velocemente.


“Umorismo” putiniano

La mia più grande scoperta delle ultime 24 ore è stata: Putin è [ancora] capace di raccontare delle barzellette. Sceglie abbastanza male gli argomenti, ma almeno ci prova. L’ultima è stata raccontata ieri durante un incontro con i vincitori dei premi statali al Cremlino:

Perché, per dirla senza mezzi termini, il nemico colpisce le aree residenziali? Non c’è alcuna logica. Per cosa, perché, qual è lo scopo? E su obiettivi chiaramente umanitari: è incredibile. E non c’è alcun senso militare, è zero.

A questo punto conviene definire bene anche il contesto, se per qualche strano motivo fosse sfuggito a qualcuno. In base ai dati dell’ONU, al 15 maggio almeno 23.600 civili sono stati uccisi e feriti in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa. L’Ufficio del Procuratore generale ucraino ha dichiarato che 487 bambini sono stati uccisi nel Paese a causa dell’aggressione armata della Russia.


Un’altra diga

L’esercito ucraino sostiene che i militari russi avrebbero fatto saltare una diga sul fiume Mokrye Yaly nella regione di Donetsk. Il fiume attraversa, tra le altre zone, anche il villaggio di Blagodatne, che l’esercito ucraino ha dichiarato di aver liberato l’11 giugno.
La tattica dell’esercito invasore russo è a questo punto sempre più evidente: ostacolare la controffensiva ucraina con delle «barriere naturali» e senza preoccuparsi delle conseguenze a lungo termine. È una tattica che non mi sorprende per nulla. Però c’è una cosa che preoccupa: non solo me, ma («anche»?) gli analisti che mi capita di leggere. Preoccupa il rischio delle esplosioni sulle altre numerose dighe sul fiume Dnepr che si trovano più a nord di quella di Kakhovka: i danni provocati dal danneggiamento di ogni diga avrebbero dovuto essere in parte limitati dal sistema delle dighe che si trovano più a sud. Ma a sud ora ce n’è già una in meno.
Ma immagino che lo avrete già letto decine di volte.


I volontari

All’inizio pensavo di postare qualche video riassuntivo sulla alluvione terroristica in Ucraina, ma poi ho cambiato idea: molto probabilmente, avete già visto abbastanza immagini. E poi, la situazione cambia e si aggrava (in termini delle conseguenze) di continuo, quindi è quasi impossibile fare qualcosa di realmente riassuntivo.
E allora per ora metto un video dedicato a uno dei tanti aspetti…


La lettura del sabato

L’argomento più grande e commentato di questa settimana è secondo me facile da individuare: l’atto terroristico alla diga della centrale idroelettrica di Kakhovka. Di conseguenza, scegliendo la lettura di questo fine settimana da proporvi avevo cercato di individuarne qualcuna che non avreste trovato (oppure trovato difficilmente) nei media occidentali.
Il suddetto criterio potrebbe essere soddisfatto dalla raccolta delle testimonianze dei residenti di Oleshki, uno dei centri abitati ucraini colpiti dalla inondazione. Molte delle cose testimoniate si ripropongono anche in molti altri punti della zona colpita.