Non mi stupisce proprio il fatto che la Direzione della Reggia di Caserta ha deciso l’annullamento del concerto sinfonico diretto da Valery Gergiev, previsto per il 27 luglio. Non so quale sia stato il motivo principale…
1) l’approvazione di fatto da parte di Gergiev (già sempre putiniano) della guerra in Ucraina,
2) le voci in base alle quali i pochissimi biglietti venduti erano stati comprati principalmente dalla diaspora ucraina che voleva protestare rumorosamente durante il concerto.
Non lo so e non mi sembra fondamentale. Per me l’importante è il risultato.
Quello che mi incuriosisce maggiormente è: perché a qualcuno è venuto in mente di invitare un personaggio del genere al quarto anno della guerra in corso? Perché proprio lui e non qualcuno di quegli russi (se proprio vogliamo scegliere anche in base alla nazionalità) che si sono dimostrati umani, oltre a professionalmente bravi? Avrei una ipotesi, ma potrebbe sembrare troppo banale…
P.S.: in realtà avrei anche altre domande, ma ormai le classifico come impossibili. Per esempio: perché un grande direttore d’orchestra che avrebbe potuto essere richiesto e applaudito meritatamente in tutto il mondo, ha preferito essere un servo e un compagno di cella del criminale chiamato Putin? (perché il territorio russo è già la loro cella anche se per ora spaziosa) E se ha pensato di testare la possibilità di scappare in Occidente solo ora, come ha fatto di non capire che la fuga deve iniziare da una giusta dichiarazione? Per ora non so ipotizzare delle risposte a queste domande.
L’archivio del tag «gergiev»
Perché non ho mai pubblicato, nella mia rubrica musicale, qualcosa di Petr Tchaikovsky, uno dei compositori russi più noti? Non saprei. Ma oggi recupero.
La Sinfonia n. 6 in Si minore è l’ultima sinfonia scritta da Tchaikovsky. Finita ad aprile del 1893, due mesi prima della morte dell’autore, è stata da egli stesso chiamata Patetica perché contrappone gli argomenti della vita e della morte.
In questo caso specifico è suonata dalla orchestra del teatro Mariinsky (San Pietroburgo) diretta da Valery Gergiev.
Il mercoledì 2 maggio il grande direttore d’orchestra russo Valerij Gergiev ha compiuto 65 anni. Quindi per il post musicale di oggi ho scelto la suite sinfonica «Shahrazad» scritta dal compositore russo Nikolaj Rimskij-Korsakov nel 1888 e diretta – nel nostro caso specifico – da Gergiev a Salisburgo nel 2005.
Mi ero promesso di scrivere del concerto che il 5 maggio l’orchestra del Teatro Mariinskij aveva dato all’anfiteatro di Palmira. Per me non si tratta di un semplice fatto di cronaca, quindi il ritardo di alcuni giorni è tollerabile.
Valery Gergiev (il direttore artistico e direttore generale del suddetto teatro) è uno dei più grandi direttori d’orchestra russi e un grandissimo showman. E’ un personaggio strano, ma le sue qualità professionali sono realmente di altissimo livello. Quindi penso che l’idea di portare una bella orchestra in un bel posto e suonare della bella musica in un concerto simbolico sia stata una idea sua.
Una idea del genere non poteva però essere realizzata senza una partecipazione diretta dello Stato. Come al solito, lo Stato non si è trattenuto dall’aggiungere qualche nota negativa (che gioco di parole che mi è venuto!).
L’aspetto più fastidioso è sicuramente la presenza nell’orchestra del violoncellista Sergey Raldugin. Chi si è informato anche in modo superficiale del cosiddetto caso «Panama Papers» dovrebbe ricordarsi questo nome. Si tratta di un amico di vecchia data di Vladimir Putin, un musicista mediocre e imprenditore nullo. E’ stato utilizzato, però (anzi, probabilmente proprio per questo motivo), come prestanome per nascondere almeno 20 miliardi di dollari negli offshores gestiti da Mossack Fonseca. Si tratta da soldi appartenenti, almeno in parte, non solo alle persone comunemente definibili «amici di Putin».
Non voglio sostenere che Sergey Raldugin abbia delle colpe. Anzi, dal giorno in cui era scoppiato lo scandalo, Raldugin si è sempre dimostrato totalmente disorientato e ingnaro della parola stessa offshore. Lo Stato, da parte sua, si è però sentito in dovere di sprecare una bellissima manifestazione culturale per salvare la reputazione internazionale di un amico delle persone giuste.
Lo salvataggio del patrimonio storico-culturale, la lotta contro il male e la banale geopolitica contano, per lo Stato, meno della immagine di un amico sfigatello di Putin. Bisogna constatare che si tratta di un tentativo inutile. Chi si ricorderà di (o andrà a sentire suonare) Sergey Raldugin per un motivo diverso dal suo legame con «Panama Papers»?
P.S. Pubblico pure il relativo video:
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