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Crowdfunding à la Le Pen

Non so di preciso quanto se ne sia parlato in Italia, ma due giorni fa Marine Le Pen dichiarò che l’annessione della Crimea da parte della Russia «non è illegale».

In termini puramente giuridici non è una tesi del tutto sbagliata, considerando che il diritto internazionale si basa su due principi che si escludono a vicenda: l’integrità degli Stati e l’autodeterminazione dei popoli. Ma lo studio serio della annessione in questione merita di essere esposto in un testo a parte: un testo ben più lungo di un post da blog. Per il momento mi limito a ricordare che dal punto di vista politico l’annessione della Crimea è stata una porcata colossale.

Oggi vediamo perché la candidata alla Presidenza francese ha deciso di a) fare una affermazione pubblica sulla Crimea e b) fare tale affermazione proprio ora.

Ebbene, ha deciso di farla ora proprio perché si è candidata alla Presidenza francese. Come molto probabilmente sapete, la campagna elettorale di un politico comporta delle notevoli spese. Affrontare tali spese dopo avere incassato già anni fa il rifiuto di tutti i potenziali grandi sponsor francesi ed europei è quasi impossibile. Quindi bisogna per forza svestire un po’ la propria reputazione e mettersi in una bella posa sul bordo di una tangenziale della politica internazionale. In questo modo, molto probabilmente, i soldi arrivano dalla stessa generosa fonte del 2015.

Non sono convinto al 100% che il trucco funzioni. Ma ripeto quello che dico da alcuni anni. L’URSS finanziava i partiti (e Governi) di sinistra di tutto il mondo, mentre la Russia contemporanea finanzia quei politici di destra o sinistra che sono disposti a continuare l’opera dell’indebolire la posizione unitaria dell’Occidente su alcuni principi-base.


Burqini: pro e contro

Come avrete sicuramente sentito, in alcune spiagge francesi è già stato vietato il burqini (il costume da bagno per le donne di religione musulmana). E’ stata pure prevista una multa da 38 euri per ogni trasgressione. La notizia mi fa letteralmente impazzire perché risveglia in me due sentimenti contrastanti.

Da una parte, sono contrario al divieto in quanto ritengo che l’abbigliamento islamico debba essere reso obbligatorio per tutte le donne occidentali nel periodo da maggio a settembre. Infatti, è impossibile lavorare, studiare e semplicemente non passare per un maniaco in presenza di tante forme geometriche interessanti messe in vista. Qualcuno dei miei lettori potrebbe logicamente obiettare che le spiagge sono dei luoghi appositamente dedicati allo studio (individuale o di gruppo) della geometria naturale a rischio ridotto di passare per uno scienziato pazzo. Io, da parte mia, confesso che tra i numerosi motivi per i quali non amo le spiagge c’è anche questo: esse sono piene di gente nuda esteticamente ripugnane. Tra parenesi: (non escludo me stesso da quella categoria).

Dall’altra parte sono contrario alla esposizione di qualsiasi simbolo religioso nei luoghi pubblici diversi dagli interni degli immobili appositamente predestinati all’esercizio di qualsiasi culto. Per simboli intendo l’abbigliamento particolare dei sacerdoti e dei laici, le immagini dei santi e altri personaggi dei testi sacri, i crocefissi, le menorah, le mezzelune etc. Se uno Stato decide di essere realmente laico (non solo sulla carta), deve tutelare il diritto degli atei, agnostici e i seguaci di tutte le religioni di vivere senza le rotture di coglioni ideologiche. Il bando dei simboli religiosi dagli spazi pubblici sarà il primo passo verso l’abbandono di quelle favole neolitiche che vengono chiamate religioni. Sarà il primo passo verso una società libera da uno dei maggiori vincoli intellettuali e una delle principali cause contemporanee del terrorismo.

La Ragione sia con voi, cari lettori. Preghiamo insieme per lo sradicamento veloce di tutte le religioni. Amen.


Il futuro dei taxisti

Come probabilmente avete già letto o sentito ieri, il tribunale di primo grado parigino ha multato la filiale francese di Uber per il lancio dell’app UberPOP (vietata in Francia già da luglio 2015). L’app permette agli automobilisti privati di svolgere l’attività di trasporto di persone senza una licenza da tassista. Quindi l’Uber è stata multata con 800 mila euro, mentre due suoi dirigenti con 30 e 20 mila euro. E’ già stato annunciato il ricorso.

Ricordiamoci che in Francia, ancor più che in Italia, la lotta della lobby dei taxisti conntro il progresso assume varie forme: proteste di strada più o meno violente, legislazione pro-monopolio etc. La causa principale di tale comportamento è evidentemente i prezzi delle licenze che superano i 150 mila euro (in Italia possono arrivare a 200 mila euro). Questi soldi sono sempre stati considerati dai taxisti degli investimenti a lungo termine, da recuperare al termine/cambio della propria attività lavorativa. L’avanzare dell’Uber, a sua volta, comporta il deprezzamento di tale investimento (nessuno ti compra quel pezzo di carta se può lavorare liberamente con l’Uber) e l’azzeramento delle speranze per una vecchiaia tranquilla.

Di conseguenza, i tassisti francesi (ma pure quelli italiani), sono disposti a lottare contro la demonopolizzazione del proprio settore con tutti i mezzi disponibili.

Il loro problema sta nel fatto che inevitabilmente perderanno la lotta. Ciò succederà per due motivi. Il motivo minore è lo stesso della popolarità dell’Uber e altri servizi simili in Europa: i cittadini lo scelgono sono in tanti, in maggioranza rispetto ai taxisti. Il primo politico, nazionale o locale, che si accorgerà della ampiezza diseguale dei due gruppi, logicamente punterà a difendere gli interessi di quello più numeroso.

Il motivo principale della imminente sconfitta dei taxisti-monopolisti sta invece nell’avvicinarsi della epoca delle automobili senza i conducenti: considerati i recenti successi nella loro sperimentazione, possiamo vederle circolare per le vie delle città già tra pochi anni. Il peso dei taxisti tradizionali nel sistema del trasporto delle persone, a quel punto, sarà più o meno lo stesso dei gondolieri veneziani.

Non penso che qualche Stato arrivi al punto di vietare qualsiasi manifestazione del progresso tecnico o sociale al solo fine di tutelare i soldi dei taxisti. Oppure ne conoscete uno?


Meno mare

Ho appreso proprio oggi la notizia sul pezzo di mare italiano presumibilmente ceduto alla Francia. Considerata la data odierna, purtroppo, non riesco a indagare sull’argomento senza liberare la mente dalla convinzione che si tratti di una bufala. Almeno perché la modifica della integrità territoriale non mi sembra attuabile in assenza di una relativa discussione parlamentare.

Pare che pure il Senato italiano sia d’accordo con me.

Io, intanto, rinvio la propria indagine e il relativo commento ai tempi più seri.


Ritenterà, sarà più fortunata

Quindi il Front National non dovrebbe governare in alcuna regione francese. Questa volta alla Francia è andata bene, ma l’avvertimento è forte e preoccupante.

Sottolineo due aspetti rilevanti:

1) per la seconda volta in 12 anni i francesi hanno dovuto unirsi contro un politico di cognome Le Pen;

2) la sponsorizzazione russa da 9 milioni di euro ha funzionato, ma non bene come avrebbe voluto Putin (per ora non si riesce a ricostruire nemmeno uno Stato europeo in modo da essere accettato da esso).


I tre perché

Bene, ora si sta cercando di non attribuire ai recenti attentati di Parigi il merito della vittoria di Marine Le Pen al primo turno delle regionali in Francia. In parte è vero, ma solo in parte.

Gli attentati hanno sicuramente convinto coloro che erano in dubbio perlomeno sulla opportunità di andare a votare. Ma la popolarità della Le Pen non è schizzata in alto ieri o due settimane fa: è stata una crescita lunga nel tempo. Non dobbiamo dimenticarci che si tratta di una risposta politica a un narcisismo buonista di massa. Una minoranza, capace di ragionare senza seguire gli schemi imposti dalla moda e per questo snobbata dalla maggioranza, prima o poi si radicalizza. Dopo essersi radicalizzata, si aggrappa al primo populista che si propone di guidarla alla vittoria sulla maggioranza del momento, si allarga, improvvisamente diventa una maggioranza (o quasi).

La vecchia maggioranza, grazie agli assiomi proposti dalla moda del momento, non si era mai accorta della indisponibilità di tanti immigrati di integrarsi. Allo stesso modo, non si è accorta di avere creato, con il proprio comportamento, dei mostri populisti in tutta Europa: Le Pen, Corbyn, Tsipras, Salvini e Grillo sono quelli più conosciuti.

Aggiungo, infine, che pure le stranezze (chiamiamole pure in questo modo) di quel socialista di Hollande hanno contribuito alla radicalizzazione di una determinata parte dei francesi, quindi al successo della Marine Le Pen.


Bombardare Bruxelles

Stanotte l’aviazione francese ha sganciato 20 bombe su Raqqa, la «capitale» dell’ISIL in Siria. La portaerei «Charles de Gaulle» dovrebbe partire tra poco verso la Siria per triplicare la presenza degli aerei francesi impegnati nella operazione. Ritengo giusto ogni tentativo di desertificare tutti i territori controllati dall’ISIL.

Ma come dimostrano le indagini, un intervento altrettanto deciso andrebbe fatto nelle periferie di Parigi e Bruxelles. Dal solo Molenbeek-Saint-Jean (vicino a Bruxelles) sono usciti gli attentatori parigini, Mehdi Nemmouche (terrorista del museo ebraico di Bruxelles) e Ayoub El Kahzzani (terrorista del treno Parigi-Amsterdam). E poi, i fratelli Kouashi che hanno sparato nella redazione di Charlie Hebdo e Amedy Coulibaly che ha sperato nel supermercato kosher di Parigi si sono riforniti di armi in Belgio.

E’ logico almeno chiedersi se è finalmente arrivata l’ora di estradare gli elementi pericolosi, fare una seria selezione di «profughi» all’ingresso, chiudere le moschee salafite, riconoscere la responsabilità degli imam etc..


10 kg di sale

Oggi va di moda essere solidali con le vittime: meno male.

Oggi va di moda aiutare i meno fortunati: infatti, è giusto.

Oggi va di moda insultare chi pensa diversamente: molto male.

Oggi va di moda non ragionare: che dire?

Ma, soprattutto, è psicologicamente facile cercare di comprendere il mondo circostante partendo dal presupposto che esso è fatto esattamente allo stesso modo in cui siamo fatti noi. Il seguire i modelli pronti ci risparmia un sacco di tempo e forze mentali, ma spesso ci porta a produrre dei risultati nel migliore dei casi mediocri. Nel peggiore dei casi, invece, porta a dei risultati terrificanti.

Oggi va di moda, per esempio, chiedere scusa ai cittadini delle ex colonie europee e cercare di aiutarli fino a ospitarli in Europa. Non va di moda, invece, chiedersi sul perché nei più di cinquant’anni del post-colonialismo non hanno fatto un tubo per stare bene a casa propria. Ebbene, l’essere umano è debole e cerca di adattarsi alla vita impiegando lo sforzo minimo. Se lo metti in condizioni di condurre una vita da mantenuto, egli resterà per sempre un mantenuto. Rinuncerà, addirittura, a tutti i vantaggi di una vita autonoma piena di lavoro duro e risultati eccellenti.

Allo stesso modo in Europa va di moda sentirsi in colpa nei confronti di tutti coloro che vengono dai Paesi poco tranquilli del «resto del mondo» (che in realtà è molto più grande dell’Europa). Va di moda cercare di aiutare queste persone «brave ma sfortunate» fino a cercare di ospitarle in Europa. Non va di moda, invece, chiedersi sul perché nei settant’anni passati dall’ultimo conflitto mondiale non hanno fatto un tubo per stare bene a casa propria.

Per la maggioranza degli europei è più facile e piacevole pensare che «loro» si trovino allo stesso livello di civiltà. Per la maggioranza degli italiani è più facile e piacevole insultare Salvini che ragionare con la testa. «Loro» non sono tutti uguali. «Loro» non sono uguali a noi. Capire che le diversità esistono è molto più importante del dichiarare di essere tolleranti verso le diversità (un’altra moda).

Ogni organizzazione, ogni società, ogni gruppo di persone ha bisogno di acquistare dei membri nuovi per evitare la stagnazione culturale e intellettuale, per evitare la conseguente sconfitta nella concorrenza globale. Allo stesso tempo però, dobbiamo ricordare la capacità della civiltà europea (l’entità che ci interessa oggi) di assimilare gli estranei, a differenza di quanto si pensa solitamente, è limitata. Provate a mettere 10 chili di sale in un litro d’acqua.

Mantenere la stessa politica migratoria in Europa sarebbe una cosa troppo irresponsabile. L’esercito degli invasori è già arrivato. Ha fatto il suo ingresso senza sparare un colpo e ha iniziato la battaglia contro una società che accusa di razzismo tutti coloro che trovano necessario difendersi. Ed è veramente strano che la gente riesca a conciliare nella testa questi due concetti: attribuire ai tedeschi la responsabilità collettiva dell’olocausto e negare ai musulmani la responsabilità collettiva del terrorismo.


Da prendere come esempio

Jean-Marie Le Pen è stato sospeso dal partito, gli è stata ritirata la tessera ed entro tre mesi dovrebbe essere destituito dalla carica del Presidente onorario del Front National.

L’assurdità non sta nel fatto che il fondatore di un partito viene eliminato in questo modo. E’ assurdo (o, se preferite, curioso) che tantissimi partiti europei di destra e di sinistra (compresi quelli italiani) hanno da imparare da Front National. Imparare a eliminare i propri membri impazziti. Eliminarli senza considerare il loro ruolo nella storia partitica.


Che marchio…

Di fatto, Joachim Roncin, l’autore dello slogan «Je suis Charlie», vorrebbe registrare la frase come un marchio. Questo, secondo egli, permetterebbe di evitare il suo uso improprio e, in particolare, lo sfruttamento commerciale. Pare che solo in Francia oltre 50 persone abbiano già tentato di depositare tale marchio presso l’INPI (Istituto Nazionale della Proprietà Industriale): tutti respinti a causa dell’uso ormai diffuso della frase.

Ma supponiamo che il signor Roncin riesca a registrare la sua «opera». Sapete cosa otterrà? Farà un solo bel regalo ai cinesi. Chi non ci crede, si faccia un breve giro su eBay: tutti quei prodotti con la relativa frase semplicemente cambieranno il Paese d’origine. E magari costeranno meno.

Io consiglio sempre di pensarci dieci volte prima di tentare di difendere legalmente una «invenzione» di tale semplicità. A meno che non si voglia guadagnarci su a tutti i costi.