L’altro ieri avevo la testa occupata da pensieri decisamente più allegri, ma, purtroppo, non si scappa dalla vita reale: il 31 dicembre 2019 è stato raggiunto un traguardo pesante. Vladimir Putin è arrivato ai suoi primi vent’anni al potere.
Per tale occasione sul sito ufficiale del Presidente della Federazione Russa è stato pubblicato uno speciale progetto multimediale: «Putin. 20 anni». Si tratta di una raccolta delle foto e dei video – con i relativi commenti testuali – che illustrerebbero il lavoro di Vladimir Putin a partire dal 31 dicembre 1999 (la data in cui fu nominato facente funzioni da parte del dimissionario Boris Eltzin). Sul sito sono per ora disponibili solo i materiali relativi agli anni 1999–2004, ma nelle prossime settimane dovrebbero essere aggiunte altre loro grosse porzioni.
Nel suo complesso, questo documento digitale potrebbe essere visto come una semplice fonte delle immagini storiche o come una piccola testimonianza del crescente culto della personalità. Le persone interessate – e attente – ai dettagli possono, invece, trovare delle piccole perle. Una di queste, per esempio, è la foto relativa alla ratifica nel 2004 dell’unico accordo bilaterale ancora vigente tra la Russia e l’Ucraina: quello sull’utilizzo dello Stretto di Kerch. Nello stesso documento si parla del confine tra i due Stati perché, qualora qualcuno non lo ricordasse, il suddetto Stretto si trova proprio tra la Russia e la Crimea. Il sito che stiamo ora studiando, in una maniera apparentemente neutrale sottolinea l’importanza storica di quel incontro, ma io non so di preciso cosa avesse voluto comunicarci l’autore del sito stesso. Che quella firma era il primo passo di un leader lungimirante verso la «grande vittoria storica»? Perché la storia è un processo continuo. Qualcuno non si ricorda come nel 2014 lo stesso Putin ha deciso di appropriarsi della Crimea? Qualcuno non si è accorto che nel 2018 lo stesso Putin ha deciso di impedire, con l’uso della forza militare, alla Ucraina di utilizzare lo Stretto di Kerch?
Ecco, io non so ancora come sarà illustrata sul sito la vita politica di Putin negli anni 2014–2019. Presumo, però, che possa diventare una ennesima illustrazione del principio «ogni giorno combino quello che voglio e voi non potete farci niente».
Ecco, direi che almeno per ora mi sono risparmiato la fatica di stilare un bilancio del ventennio di Putin. Nonostante tutta la mia antipatia verso il personaggio, non posso non riconoscere che gli effetti del suo operato non possono essere affrontati con leggerezza. Avrei avuto bisogno di numerose schermate di testo solo per una bozza estremamente schematica della mia analisi. Poche persone si possono permettere il lusso di iniziare una grande opera senza avere un contratto in tasca.
L’archivio del tag «foto»
Una delle cose più stupide al mondo è utilizzare per i siti aziendali le immagini prese da un foto stock. Anziché utilizzare una foto comparsa già in altre migliaia di occasioni sulle pagine di altri siti (ma forse anche giornali e riviste), è facile spendere un po’ di tempo per fotografare, che ne so, una stretta di mano sullo sfondo di un frigorifero bianco.
Una cosa ancora più stupida è utilizzare per i siti aziendali delle immagini prese da un foto stock a caso. Perché il visitatore (potenziale cliente) nota subito che quelle foto non c’entrano alcunché con l’azienda e, di conseguenza, si fa una impressione negativa della azienda. Mettendo, per esempio, una foto del genere sulla pagina «Chi siamo», l’azienda ammette di essere sprovvista di dipendenti o collaboratori capaci di tenere in mano una macchina fotografica:
Spendete un po’ tempo o un po’ di soldi per fare delle foto normali. Le figure di M vi costeranno molto di più.
Guardate bene le foto di queste persone:
Tutte queste persone non esistono e non sono mai esistite.
A ogni visita al sito This Person Does Not Exist la rete neurale artificiale forma una nuova immagine di una persona inesistente. Per vedere comparire una «foto» diversa è sufficiente anche semplicemente aggiornare la pagina.
A volte, però, l’algoritmo sbaglia con qualche elemento del volto, dello sfondo o degli accessori (per esempio gli occhiali). E a volte alcune «foto» sembrano dei ritagli di bassa qualità.
Ma è comunque un progetto interessante. Alla sua base c’è l’algoritmo StyleGAN sviluppato dalla nVidia. Il relativo sito è stato creato dallo sviluppatore dell’Uber Philip Wang.
Nei giorni passati alcuni miei amici e conoscenti hanno postato delle foto curiose su Facebook. E io ci ho messo un po’ a trovare la loro fonte.
Si tratta di una raccolta di fotomontaggi dove i vari superstar della musica nella loro età attuale (o quella massima raggiunta se già defunti) posano con le proprie «versioni» più giovani.
Sì, direi che è un progetto simpatico.
Nelle brevi (sempre più brevi) pause tra la scrittura di un paper su qualche argomento che non conoscevo fino a ieri e un tesista che sceglie qualche argomento che conosciamo poco entrambi, ho fatto alcuni importanti aggiornamenti del mio sito.
Tra gli aggiornamenti visibili ai visitatori (quindi non puramente tecnici) sono da sottolineare due:
1. Sono stati completamente rifatti gli album fotografici.
2. È ripreso il normale funzionamento della navigazione ← Ctrl → tra gli articoli della stessa tematica (per esempio «Viaggi» o «Automobili russe»). Premendo la combinazione dei tasti Ctrl più una delle frecce, si passa all’articolo successivo o precedente (dipende dalla freccia).
Thomas Taylor Hammond (1920–1993) fu il professore della storia russa alla University of Virginia dal 1949 al 1991. Ma noi dobbiamo ammirarlo per un’altra cosa.
Dalla fine degli anni ’50 all’inizio degli anni ’80 Hammond venne più volte nell’URSS (ed è normale perché deve approfondire la materia studiata sul campo), visitando diverse città: Mosca, Leningrado, Kiev, Jaroslavl, Samarkanda e alcune altre. La cosa per noi importantissima è che Hammond scattò, nel corso dei suoi viaggi, un sacco di fotografie a colori. Non furono delle solite foto del cazzo che i turisti «normali» fanno in giro (tipo i monumenti storici o i piatti presi al ristorante), ma le foto della vita quotidiana sovetica. Ma è proprio la vita quotidiana a sparire per sempre mentre i monumenti restano ai loro posti per secoli (sì, io sono uno dei pochi a capirlo).
Grazie all’impegno di Thomas T. Hammond anche voi potete vedere un po’ della vita quotidiana sovetica, un po’ di storia delle persone normali. L’intero archivio si trova sotto questo link (2885 scatti, 9,5 GB), mentre io vi faccio vedere solo alcuni esempi.
La cabina del telefono pubblico, modello anni ’50–’60:
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Quella di inizio gennaio non era esattamente una promessa, ma dopo averci pensato bene mi sono deciso di iscrivermi su Instagram.
Infatti, da tempo sentivo il bisogno di uno spazio per pubblicare dei brevi messaggi stupidi sul mondo circostante. Eccolo: https://www.instagram.com/eugigufo/
Chi vuole, mi segua pure.
Nel seguire le scoperte di Plutone e di Kepler 452b abbiamo perso un’altra curiosità spaziale, anche se di importanza infinitamente minore. Per la prima volta dal 1972 la NASA ha fotografato il nostro pianeta con un solo scatto. L’apparecchio DSCOVR (Deep Space Climate Observatory) ci ha visti così:
Quella del 1972 non era ovviamente l’unica immagine della Terra. C’è da sapere però che tutte quelle più recenti erano state eseguite dai satelliti di bassa quota, quindi in realtà raccolte come dei puzzle da più immagini parziali.