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Cortometraggio russo №10

In primavera del 1930 Sergei Eisenstein e il suo allievo Grigori Aleksandrov (che in seguito diventerà un famoso regista sovietico) furono invitati a girare un film in Francia. L’invito provenne da Leonard Rosenthal, un azionista di maggioranza di Societe Generale de Films e marito della attrice Mara Griy.

I due registi ebbero relativamente poco tempo a disposizione, ma Aleksandrov riuscì, sotto l’attenta sorveglianza del suo maestro, a girare un breve film che oggi in molti considerano il primo video musicale della storia.

Quindi oggi vediamo proprio quel film: «Romance sentimentale».

Dei lungometraggi di Sergei Eisenstein vi consiglio «Ivan il terribile» realizzato in una maniera piuttosto curiosa (soprattutto la prima parte).

Aleksandrov, invece, è noto prevalentemente per i film musicali realizzati nello stile di «realismo socialista». Provate pure a cercare e vedere il suo film «Volga – Volga» del 1938.


Cortometraggio russo №9

Oggi vediamo il cortometraggio di Alexei Popogrebski «Bloodrop» del 2011. Il trucco tecnico utilizzato nel film va molto di moda negli ultimi anni, ma per fortuna qui c’è pure una piccola storia da seguire.

Di Popogrebski posso consigliare ben due lungometraggi di qualità, provate a vedere quale dei due si trova in italiano:

– «Koktebel» del 2003 (in inglese si chiama pure «Roads to Koktebel»),

– «Come ho passato quest’estate» del 2010 (in questo caso si tratta di un film fatto un po’ con il ritmo di Tarkovskij).


Cortometraggio russo №8

Oggi ho pensato di pubblicare un altro cortometraggio georgiano-sovietico (il primo è nel post di un mese fa). Si tratta di «Fortuna» (del 1980) diretto da Baadur Tsuladze, uno degli attori-protagonisti del film (quello più anziano).

La spiegazione di cui necessita questo film è semplice: uno degli operai trova un biglietto della lotteria, controlla il codice e scopre di avere vinto una auto molto prestigiosa e costosa: una GAZ Volga-24. Il resto del film lo potete comprendere anche da voi.

In qualità di regista Tsuladze non ha fatto molto, quindi il lungometraggio che consiglio oggi è accomunato con la «Fortuna» dal nome del sceneggiatore: Revaz Gabriadze. Provate a vedere se il film «Kin-dza-dza!» (del 1986) è mai stato doppiato o tradotto in italiano. Se non lo trovate in italiano, accontentatevi della versione inglese.


Cortometraggio russo №7

Oggi ho deciso di farvi vedere un altro cortometraggio di Leonid Gajdaj sui tre delinquenti poco fortunati (compaiono in diversi altri film del regista, anche quelli lunghi) e il loro cane: cinque settimane fa ne abbiamo già visto uno.

Questa volta, invece, vediamo «Distilleria» (sempre del 1961). I tre protagonisti si occupano ora della produzione clandestina di superalcolici (si tratta di un reato non solo a causa del divieto della attività imprenditoriale, ma anche perché lo Stato detiene il monopolio sugli alcolici). Per chi non sapesse a cosa serve la spirale, preciso che essa permette ai vapori provenienti dal «pentolone» di raffreddarsi e trasformarsi in quel liquido che in uscita diventa il prodotto finale della operazione.

Per quanto riguarda il lungometraggio da consigliare, questa volta mi baso sulla filmografia di uno degli attori-protagonisti. Yuri Nikulin (il tipo alto e magro con il capellino rosso) è stato un famosissimo clown e attore sovietico/russo. Tra i lungometraggi seri in cui ebbe un ruolo, consiglierei «Venti giorni senza la guerra» (1976) di Aleksej German, ma non sono sicuro se esista in italiano. Se non lo trovate, «accontentatevi» di «Andrej Rublev» dove ebbe un piccolo ruolo.


Cortometraggio russo №6

In occasione della fine dell’anno scolastico (almeno in Lombardia) nella edizione odierna della mia rubrica cinematografica pubblico il cortometraggio «Lo spozo» (1962, regista Elem Klimov). L’unica spiegazione realmente necessaria a uno spettatore non russo è quella sulla parola «Жиних» inquadrata all’inizio del film. Si tratta della parola «Жених» (zhenìh, lo sposo) scritta con un errore ortografico. Quindi anche io mi sono impegnato e ho tradotto il titolo del film in modo adeguato.

Dei lungometraggi di Elem Klimov consiglio, prima di tutto, «Và e vedi» del 1985: secondo me è uno dei migliori film di guerra di tutti i tempi. Un po’ pesante, ma è un vero capolavoro mondiale. Sono sicuro che si trova anche in italiano.


Cortometraggio russo №5

Il cortometraggio di oggi è, per ora, una eccezione per la mia rubrica cinematografica: non è muto e ha gli attori-protagonisti statunitensi (tra i quali io conosco solo Kevin Spacey). Il regista e lo sceneggiatore, Aleksey Nuzhny, è russo.

Evito di riassumervi la trama o raccontare le cose lette su Wikipedia, ma mi limito a dire che alla base della idea del film c’è il hobby del popolare scrittore russo Evghenij Petrov (1902–1942). Egli, infatti, inviava spesso delle lettere agli indirizzi esteri inesistenti al fine di ottenere, dalle ricevute di mancata consegna, i francobolli e i timbri postali stranieri per la propria collezione.

Insomma, oggi vediamo l’"Envelope" del 2012:

Non c’è alcun lungometraggio diretto da Aleksey Nuzhny da consigliare: non ne ha fatti, ha solo scritte la sceneggiatura di due commedie che non ho ancora avuto il coraggio di vedere a causa dei trailer veramente stupidi. Di conseguenza, ho pensato di consigliarvi qualche film russo con la presenza degli attori stranieri (tanto per restare in linea con il cortometraggio di oggi).

In un primo momento avevo pensato a «Una matta, matta, matta corsa in Russia» (1973, regista Eldar Rjazanov) a causa di una massiccia presenza dei noti attori italiani, ma pare che il film sia quasi introvabile in italiano. In alternativa, vi posso consigliare «Anna Karamazoff» (1991, regista Rustam Khamdamov) con Jeanne Moreau: un film più che particolare, ma da vedere.


Cortometraggio russo №4

Ieri, il 26 maggio, in Georgia si è celebrata la Giornata di indipendenza (proclamata nel 1918, purtroppo prematuramente). Quindi ho deciso di farvi vedere un cortometraggio georgiano girato ai tempi dell’URSS, nel 1977: «La farfalla» del regista Gheno Tsulaja. Non penso che necessiti di una spiegazione introduttiva.

Per ora non conosco dei lungometraggi di Tsulaja meritevoli di attenzione, quindi ne consiglio uno in cui partecipa uno degli attori-protagonisti, Kakhi Kavsadze (quello più alto con i baffi). Guardatevi pure «Il bianco sole del deserto» (1970, regista Vladimir Motyl): è un buon eastern. O, se preferite, è un red western.


Cortometraggio russo №3

Uno dei registi russi più conosciuti in Occidente, da quanto ho avuto modo di osservare, è Nikita Michalkov. La notorietà è meritata: in effetti, fino alla fine degli anni ’80 del secolo scorso Michalkov poteva essere considerato un grande regista e attore. Poi, col tempo, è diventato sempre più «strano», strano fino a trasformarsi in uno dei personaggi pubblici russi più ripugnanti. Per fortuna abbiamo la possibilità di ricordarlo come era stato, per quasi due decenni, ai suoi tempi migliori. Eppure l’inizio non era tanto promettente.

Ecco, per esempio, un suo cortometraggio studentesco, «La bambina e le cose» del 1967, su una bambina svegliatasi per prima la mattina dopo una festa. Un lavoro mediocre soprannominato «La bambina in un negozio» dal curatore artistico della classe di Michalkov.

Dei lungometraggi di Nikita Michalkov vi consiglio fortemente «Partitura incompiuta per pianola meccanica» del 1977. Se cercate bene, sicuramente riuscite a trovarlo anche in italiano.


Cortometraggio russo №2

Per la seconda puntata della mia rubrica cinematografica ho pensato di scegliere qualcosa di vecchio e popolare in (ex-) URSS. Beh, per esempio, posso farvi vedere «Cane Barbos e la corsa straordinaria» (1961, regista Leonid Gajdaj).

Si tratta di un cortometraggio su tre bracconieri che tentano di far stordire il pesce con una esplosione. Un film di facilissima comprensione, direi.

La lista dei lungometraggi di Leonid Gajdaj è composta quasi esclusivamente da commedie non del tutto comprensibili al pubblico al di fuori dall’ex URSS. «Quasi» perché ce n’è una che posso consigliarvi senza problemi: «Ivan Vasil’evic cambia lavoro» del 1973. Se non riuscita a trovarlo in italiano, provate in inglese: «Ivan Vasilievich: Back to the Future».

Alla prossima.


Cortometraggio russo

Ci ho pensato a lungo, ma alla fine mi sono deciso: apro una nuova rubrica settimanale sul mio blog. Essa sarà dedicata al cinema russo e organizzata in modo seguente: ogni venerdì sera (alle 21:00) pubblicherò un cortometraggio russo (o sovietico) e consiglierò un lungometraggio del relativo regista o attore-protagonista.

La realizzazione di questo progetto è fortemente ostacolata dal fattore linguistico. Infatti, è quasi impossibile trovare un cortometraggio russo doppiato in italiano. Inoltre, non tutti i lungometraggi che vorrei consigliarvi si trovano almeno con i sottotitoli. Per ora risolvo il primo problema pubblicando quei cortometraggi in cui i personaggi non parlano, poi si vedrà. Non so nemmeno, per ora, quanto possa essere interessante il cinema russo per i miei lettori italiani…

Basta con l’introduzione, passiamo ai film. L’onore di inaugurare la rubrica cinematografica è concesso al cortometraggio «Carne» (2002) di Vyacheslav Ross (spesso chiamato anche Slava Ross). Perché proprio questo film? Perché è ambientato nell’URSS dell’immediato «dopo la Seconda guerra mondiale», mentre tra pochi giorni – il 9 maggio – in Russia si celebra la Giornata della Vittoria. Non mi va di utilizzare l’espressione «il secondo dopoguerra» perché la Russia è quasi sempre in guerra con qualcuno. Quindi per tante famiglie russe la qualità della vita dipende poco dal cambiare del numero periodico dell’anno in corso.

Dei lungometraggi di Slava Ross consiglio fortemente «Siberia. Monamour» del 2011. Spero che riusciate a trovare la versione in italiano.

PS: da oltre un anno una rubrica analoga è presente anche sul mio blog russo.