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Ucraina e Zuckerberg: conclusione

In continuazione del mio post di giovedì
Per il solo dovere di cronaca pubblico la scontata risposta di Mark Zuckerberg alle pretese degli ucraini:

There has been a bunch of content that has been posted that violates the rules that we have around hate speech. We don’t allow people to post content on Facebook that is overtly hateful toward another group, that has ethnic slurs, that tries to incite violence toward an ethnic group, or anything like that. Unfortunately there were a few posts that folks were posting that kind of tripped that rule. Other folks in our community reported that in, and we looked at those and made the determination that some of those posts included ethnic slurs against some Russian folks, and we took down those posts.

I looked into this personally because this question had 45,000 votes on it, so I wanted to make sure that I understood what I was talking about before we got up here, and I stand by that. I think we did the right thing, according to our policies, in taking down those posts, and I agree with the policies we have around not supporting hate speech. I think that is a good set of rules that we have on the system.

There are a couple of questions that folks were asking about were these posts by Ukrainians moderated by Russians. There’s the ongoing conflict between Russia and Ukraine. There’s this meme that was floating around about this policy and the content moderation was done out of a Russian office by Russians who were anti-Ukrainian. And that’s not true. First of all, we don’t actually have a Russian office, so anyone who thinks that this was done out of a Russian office, this should probably put that to rest. We also don’t have a Ukrainian office, and we don’t have offices in lots of other countries around the world, but maybe over time.

What we try to do when people write in and report content, we try to have folks who speak that language review it. We have a European headquarters in Dublin, where we have folks who speak a lot of different languages around the world look at the different content, and that’s what we did here.

We did make one mistake, which was when we reached out to some of the folks to tell them about the content that we had taken down, there was a bug in the system where we accidentally told folks that the content had been taken down because the posts contained nudity, instead of hate speech. That was a mistake. There was a bug in the software we are running. We fixed that. We have reached out and apologized to folks. It’s pretty clear if you look at the posts that they don’t contain nudity, so we understand why that was the source of some confusion. We’ll try not to make that mistake anymore.


Ucraina e Zuckerberg

Come tanti di voi sanno, per oggi era programmata una conferenza, alla quale Mark Zuckerberg avrebbe dovuto rispondere alle domande degli utenti di Facebook. Si tratta di un evento utile, in quanto Facebook è da anni pieno di difetti tecnici: chi è abituato a utilizzarlo per motivi seri lo sa benissimo.

Purtroppo, però, il Facebook è anche pieno di utenti senza cervello. Negli ultimi giorni, per esempio, si sono particolarmente distinti i «patrioti» ucraini che hanno scritto diverse migliaia di commenti per chiedere di spostare l’ufficio moscovita di Facebook in Ucraina. E chi se ne frega che non esiste alcun ufficio moscovita (come alcun altro ufficio al di fuori dalla sede californiana di Facebook). Gli ucraini vogliono, semplicemente, che Zuckerberg modifichi l’organizzazione della propria azienda al solo fine di schierarsi dalla loro parte nella guerra mediatica con la Russia. E chi se frega che il mercato ucraino non ha alcun valore particolare per un sito con 1,44 miliardi di utenti attivi in tutto il mondo. Una buona parte di quegli utenti avrebbe da chiedere il miglioramento di uno strumento e non l’entrata in guerra.

In pratica, è sempre la stessa Ucraina di prima, nella quale prevalgono le persone che ritengono possibile e necessario lamentarsi rumorosamente di tutti i problemi interni. Persone convinte che tutti quei problemi interni debbano essere discussi e risolti dalle persone totalmente estranei: Mark Zuckerberg, Ban Ki-moon, Angela Merkel, Barack Obama, PACE, OSCE. Persone pienamente convinte (parlo anche della maggioranza della classe dirigente, il Presidente Poroshenko in primis) che non sono loro stesse a dovere e/o potere risolvere i propri problemi interni. Ed è sempre stato così: prima della guerra gli ucraini ritenevano in massa che la Russia (l’indipendenza dalla quale costituisce un punto di orgoglio per la maggioranza di loro) fosse obbligata a sostenere l’economia poco economica ucraina.

Beh, almeno non vi faranno dimenticare della propria esistenza.


Il Facebook nel 2015

A tutti coloro che si preoccupano degli cambiamenti annunciati da Facebook per il 1 gennaio 2015, posso dire solo una cosa: non cambierà un cazzo.

Sì, è una verità semplice (per la gente paranoica forse non tanto semplice da accettare), che chiunque può scoprire confrontando il regolamento attualmente in vigore e quello avremo dal 1 gennaio. In pratica, quelli di Facebook hanno preso il regolamento esistente e lo hanno riscritto in un linguaggio più umano e meno pseudo-giuridico. Ma la sostanza non cambia. Infatti, dobbiamo sempre ricordare due cose semplicissime:

1.I nostri dati personali sono tutelati dalle relative leggi in vigore. In caso della loro cessione ai terzi senza il nostro consenso possiamo fare una telefonata al nostro avvocato. E quelli di Facebook lo sanno;

2. La nostra proprietà intellettuale è tutelata dalle relative leggi in vigore. Tante di queste leggi sono talmente semplici, che un «creatore» potrebbe anche fare a meno di scrivere la frase «tutti i diritti riservati»: i diritti nascono al momento della creazione dell’opera. E quelli di Facebook lo sanno.