Quando ero piccolo, ormai decenni fa, i miei genitori ebbero la strana idea di insegnarmi a suonare il pianoforte. Molto probabilmente furono ingannati dal mio amore – anomalo per quella età? – verso l’ascolto della musica classica (trasmessa regolarmente in televisione e suonata di sera dal vicino-pittore). Molto presto scoprirono la grande differenza tra i cosiddetti udito «attivo» e udito «passivo», ma continuarono a torturare per alcuni anni me e se stessi.
Quella esperienza infantile mi fu comunque utilissima a scuola in almeno due occasioni: durante le lezioni di musica (quando la professoressa, una ex cantante lirica, apprezzò il mio giocare a direttore d’orchestra) e nella relativamente breve storia del gruppo alternative rock che formammo con altri tre compagni di classe (non solo fui l’unico che aveva tentato di studiare la musica seriamente, ma pure l’unico a conoscere il proprio strumento musicale da più di due mesi).
Tuttora continuo a sentire nascere nella propria testa dei temi musicali, ma, ormai, tento di trasformarli nei suoni solo per fare un dispetto ai miei nuovi vicini poco simpatici. Alcuni anni fa, però, ho scoperto la musica classica di Jon Lord. Mi è piaciuta perché assomiglia a quella musica che spesso sento nella mia testa.
Mi era già capitato di postare una delle sue registrazioni. Quindi oggi posto «The Telemann Experiment» suonato nel corso dello stesso concerto.
L’archivio del tag «eugi gufo»
Ci ho pensato a lungo e ho preso la decisione: mi compro un vecchio mulino da trasformare in una abitazione. L’immobile è situato in una zona tranquilla, si affaccia su una strada poco trafficata (circa cinque macchine al giorno), è «immerso nel verde», non ha altre abitazioni o attività produttive nel raggio di due chilometri, è dotato dall’acqua gratuita e appartiene alla classe energetica Z.
Il mulino è pure dotato degli attrezzi necessari per continuare l’attività alla quale è originariamente destinato.
Certo, la ruota idraulica richiede qualche intervento di manutenzione, ma tanto so che Continuare la lettura di questo post »
Tempo fa vi avevo promesso di effettuare, entro la fine dell’estate 2017, la modernizzazione del mio sito. Effettivamente, non posso più permettermi di mantenere ciò che in molti considerano il mio biglietto da visita nelle condizioni attuali: tecnicamente e graficamente il sito è fermo agli standard dei primi anni 2000.
Ebbene, come alcuni di voi si saranno accorti, mercoledì 26 luglio si è conclusa la prima fase della modernizzazione tanto attesa. Ho riprogrammato totalmente il mio blog. Dal punto di vista grafico è ancora da perfezionare, ma in tal senso la mia fantasia è entrata in una specie di loop, quindi prendo una piccola pausa occupandomi di alcune altre questioni tecniche relative al funzionamento del sito in generale.
Per quanto riguarda il funzionamento tecnico del blog, invece, posso dire che al giorno d’oggi le modifiche apportate mi soddisfano pienamente. Almeno per il fatto che sono stati recuperati circa quindici anni di ritardo.
In generale, la novità del blog che potreste notare con più facilità «a occhio nudo» è sicuramente la sua capacità di adattarsi a varie tipologie di schermi: computer, tablet, smartphone etc. Qualsiasi sia il vostro strumento preferito per navigare su internet, ora potete fare tutti da tester.
Quindi se notate dei bag, malfunzionamenti, dettagli scomodi o incomprensibili, scelte tecniche o grafiche illogiche — scrivetemi pure per segnalare tutto. Perché io, essendomi ormai abituato al mio prodotto avendoci lavorato sopra per un certo periodo di tempo, chissà quando noto tutte quelle cose! E se non le noto, come faccio a sistemarle?
Grazie mille e che l’internet sia con voi!
EG
Nella vita di ogni membro di ogni società succede, prima o poi, almeno una occasione in cui deve essere vestito in modo elegante. Le tipologie di tali occasioni sono infinite, dunque è inutile tentare di elencarne almeno una parte…
Una occasione del genere è finalmente capitata anche nella vita della redazione del nostro blog personale, seppure la scarsa simpatia di quest’ultima verso l’abbigliamento formale sia comunemente nota. (Tra parentesi: la discussione della tesi di laurea in maglietta è sempre stata evitata solamente grazie alla stagione poco adatta per i vestiti leggeri.)
Ma che vita triste e monotona in un mondo grigio e omologato avremmo avuto se non ci fosse la Fantasia al nostro servizio!
Alla frase «ti serve una cravatta» sono seguiti meno di due secondi del brainstorming. E la redazione ha deliberato all’unanimità: va comprato un bolo tie!
Detto – fatto:
Siete invidiosi, vero?
Oggi ho aperto il conto Business su PayPal (molto presto scoprirete il motivo).
Nel corso della procedura di registrazione ho dovuto rispondere a una serie domande circa la mia attività.
Tra le possibili risposte alla domanda «Qual è la categoria della tua attività?» ho trovato anche quella che vedete evidenziata sullo screenshot seguente:
IMHO, la religione e la spiritualità sono sempre (per qualcuno) a scopo di lucro.
P.S.: prima o poi fonderò la Chiesa del Grande Mostro Maccheronico, ma non ora.
Esattamente tre mesi fa sono passato da un cellulare a uno smartphone. Esattamente tre mesi fa sono passato al mio primo smartphone. Il mio primo (e attuale) smartphone si chiama iPhone 5S.
La storia dei miei telefoni si trova sotto questo link. Oggi, invece, voglio provare a descrivere, essendo ancora libero dalle abitudini che quasi tutti i miei amici hanno accumulato negli ultimi 8–10 anni, i principali difetti degli smartphone.
Il difetto № 1. È scomodo scrivere. Si possono scrivere molte più cose, ma farlo è scomodissimo dal punto di vista fisico. Sul vecchio buono cellulare scrivere era molto più comodo. Spesso bisognava schiacciare più volte un tasto per arrivare alla lettera voluta, ma era praticamente impossibile sbagliare la lettera mettendo male il dito. Quindi sprecavo molto meno tempo a prendere la mira.
Il difetto № 2. Non si può far vedere il telefono agli altri. Attualmente c’è una infinità di modelli degli smartphone sul mercato, tre quarti dei miei amici e conoscenti hanno i telefoni diversi. Però nessuno si permette più di dire «Bello quel telefono, posso vederlo?» Dieci anni fa, all’epoca dei cellulari, quella domanda era però molto frequente. Il cambiamento nelle abitudini è dovuto al fatto che sugli smartphone c’è una infinità di dati personali. Quindi la gente deve trattenere la propria curiosità e scoprire personalmente le funzionalità dei nuovi modelli solo comprandoli. Non capisco perché, dopo dieci anni dalla esplosione del mercato degli smartphone, nessun produttore ci è arrivato a prevedere la possibilità di due profili-utente sui telefoni? Ci vorrebbe un profilo personale per il proprietario e uno pubblico per gli amici.
Il difetto № 3. Pure gli smartphone hanno la sim. In presenza delle tecnologie moderne, la sim è un oggetto totalmente inutile perché le tecnologie moderne permettono di programmare facilmente tutte le sue funzioni direttamente nell’apparechio. In una piccola parte è già successo (per esempio, la rubrica telefonica è diventata indipendente dall’apparecchio perché sta anche su cloud), ma il rettangolo di plastica e il relativo slot continuano a occupare spazio vitale nel telefono. Avrebbero potuto essere sostituiti da qualcosa che permetta, per esempio, di aumentare la memoria.
Il difetto № 4. Uno smartphone è troppo fragile. Stranamente, è praticamente l’unica differenza tra gli smartphone e i cellulari per la quale la gente è dispiaciuta. Però esiste anche essa. Quando di notte il mio iPhone si mette a suonare per uno dei numerosissimi possibili motivi, non posso più lanciarlo con serenità verso un punto indefinito della stanza buia. Anzi, posso farlo, ma solo una volta.
Ecco, i miei primi tre mesi di vita con uno smartphone in mano mi hanno portato a queste conclusioni. Suppongo che altri difetti minori siano legati ai singoli modelli o sistemi operativi.
Le mie regole della vita si sono finalmente arricchite di un nuovo punto (se prefrite, legge o articolo):
Gli scrocconi vanno mandati affanculo. Sempre.
Tale regola è stata approvata all’unanimità dalla redazione del mio blog personale e d’ora in poi verrà rispettata con tutto il rigore dovuto a una norma di legge.
Dai lavori preparatori possiamo apprendere che gli scrocconi ci privano delle risorse materiali e temporali che avrebbero potuto essere utilissime per le questioni di importanza vitale nostre o delle persone alle quale ci teniamo veramente tanto. Quindi la nuova legge risponde pienamente alle necessità attuali della società civile.
Ovviamente, le leggi non vivono solo sulla carta (o internet). Altrettanto importante è la prassi. Quindi vi faccio subito alcuni esempi.
Esempio № 1
«Ciao, mi offri una sigaretta?»
«Certo! Eccola.»
«Hai anche da accendere?»
«Massì, visto che ci siamo…»
«Mi fai inviare un messaggio che ho finito il credito?»
«Vaffanculo!»
Esempio № 2
«Mi aiuti con questo esame che non sono capace di fare?»
«Non mi ricordo nulla della materia ma posso consigliarti un esperto».
«Ah, grazie, ma gli parli tu della mia situazione visto che il mio italiano è un po’ scarso?»
«Beh, non mi costa nulla…»
«Ah, mi presti dei soldi per pagargli qualche lezione?»
«Vaffanculo!»
Ogni coincidenza con gli avvenimenti della vita reale è puramente casuale.
Ebbene, ho superato con successo l’età in cui sarebbe stato bello schiattare. Ora posso continuare a vivere e lavorare con serenità.
Tanti auguri a me e a tutti coloro che, per qualche incomprensibile motivo, sono interessati all’anniversario odierno.
Quella di inizio gennaio non era esattamente una promessa, ma dopo averci pensato bene mi sono deciso di iscrivermi su Instagram.
Infatti, da tempo sentivo il bisogno di uno spazio per pubblicare dei brevi messaggi stupidi sul mondo circostante. Eccolo: https://www.instagram.com/eugigufo/
Chi vuole, mi segua pure.
Nel 1985 il neo-eletto Segretario Generale del partito Comunista dell’Unione Sovietica annunciò l’inizio della perestroika. Nell’autunno del 1986 iniziò la progressiva liberalizzazione della economia. Nella primavera del 1988 le cooperative (l’unica forma di imprenditorialità autorizzata) ottennero il diritto di entrare in tutti i settori dell’economia. Cominciarono a comparire i primi ricchi legali. Assieme a questi ultimi cominciarono a comparire nelle città sovetiche anche le prime automobili straniere (capitavano anche prima, ma con la stessa frequenza delle auto targate «Danimarca» sulle strade italiane).
Proprio in corrispondenza di questa tappa della perestroika io sono entrato in quella età nella quale i ragazzini distinguono tutte le marche e tutti i modelli automobilistici. In sostanza, il mercato automobilistico russo dell’epoca si è formato e cresciuto assieme a me. Prima o poi ne scriverò in dettaglio, mentre per ora mi limito a dire che tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 in Russia arrivavano dall’estero tantissime automobili usate (forse addirittura più di quelle nuove).
Uno dei primi modelli stranieri che io ed i miei coetanei abbiamo imparato a riconoscere è stata la BMW della serie E30. Tale notorietà le era garantita da una larga diffusione e il design particolare (quasi extraterrestre per noi figli dell’URSS).
Tanti miei coetanei dicevano che «da grandi» avrebbero comprato una Mercedes, mentre io Continuare la lettura di questo post »