Perché tutti parlano della energia solare e nessuno parla della energia nevosa? Boh…
E, soprattutto, perché l’entusiasmo popolare è ancora tanto alto da oscurare i limiti di quella solare in certe zone geografiche?
Ah, no: l’entusiasmo non è solo popolare. Ai dirigenti dell’UE era bastata una sola estate con tanto sole e vento per dimenticare che la quantità del vento e delle giornate soleggiate varia di anno in anno (ma pure nei periodi più brevi), decidere dunque di poter non rinnovare le scorte del gas (inducendo quindi gli ex fornitori a dedicarsi ad altri mercati), e, di conseguenza, trovarsi – a grandissima sorpresa – nella situazione di dover affrontare il prezzo di oltre mille euro per mille metri cubi del gas…
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I parchi eolici rovinano il paesaggio e sono di economicità dubbia (immaginate i costi economici, ambientali ed energetici di tutto il ciclo della loro produzione, installazione e manutenzione).
Allo stesso tempo è possibile fare due cose:
a) aumentare la loro produttività (quindi ridurre i costi di cui sopra) costruendoli nei luoghi dove oltre al vento naturale c’è anche quello artificiale,
e
b) ridurre il loro impatto estetico negativo costruendoli nei luoghi già compromessi.
A soddisfare entrambe le condizioni sono le autostrade e i binari delle ferrovie ad alta velocità. I mezzi che ci passano potrebbero far funzionare le eliche piccole (non quelle giganti che abbiamo tutti in mente).
Regalo l’idea alle start-up e ai laureandi in ingegneria.
Purtroppo, nella maggioranza dei Paesi europei le colonnine per la ricarica delle auto elettriche sono ancora troppo poche. In Italia, addirittura, ogni tanto vedo aprire delle nuove stazioni di sevizio con i soli diesel e benzina, quindi degli esercizi che saranno per forza costretti a chiudere per l’inutilità entro 10–15 anni.
Allo stesso tempo, il problema della autonomia delle batterie delle auto elettriche è un problema ormai quotidiano. Ogni proprietario si organizza come può. Qualcuno, per esempio, si porta dietro un generatore a benzina per i casi di emergenza:
Purtroppo bisogna ricordarsi di avere sempre anche una scorta di benzina, prepararsi al tempo di carica di alcune ore (passeggiare all’aria aperta fa bene) e al risultato scarso (con un generatore così piccolo si guadagneranno poche decine di chilometri di autonomia).
P.S.: la fonte della foto.
Come sapranno bene i miei lettori attenti, il 26 aprile si celebra la giornata internazionale dell’ignorante impaurito. Avrebbe potuto rimanere solo una giornata di commemorazione (non importa se internazionale o no). Avrebbe potuto essere pure una giornata di divulgazione scientifica in materia di fisica nucleare (meglio se a livello internazionale). Ma l’incidente della centrale di Chernobyl rimane una delle pseudo-motivazioni degli sostenitori delle mitiche fonti rinnovabili.
Di conseguenza, le speranze per il miglioramento della salute mentale della popolazione mondiale dipendono dalle persone che…
a) ci capiscono qualcosa della energia nucleare;
b) hanno la capacità e la voglia di scriverne.
Non posso, purtroppo, sostenere di essere un genio di fisica (anche se a scuola fu una delle mie materie preferite), ma tento comunque di dare un piccolo contributo.
Oggi, 30 anni dopo Chernobyl, le probabilità di una catastrofe analoga sono prossime allo zero per tre motivi:
1) I reattori moderni sono dotati dei sistemi «foolproof» e «geniusproof»: gli impianti elettronici sono quindi creati apposta per non permettere di fare stronzate o eseguire degli esperimenti azzardati;
2) Se gli impianti di cui sopra vengono comunque in qualche modo ingannati da una persona troppo determinata nel volere «giocare con gli atomi», i suoi tentativi verranno bloccati dal centro di controllo centrale (a livello nazionale).
3) Qualora fosse ingannato pure l’organo operativo centrale, l’incidente non avrà degli effetti al di fuori dalla cupola che isola il reattore dall’ambiente circostante. La cupola contenente il reattore danneggiato viene semplicemente sigillata in senso tecnico e giuridico.
4) Avrei potuto consigliarvi quanto scrive Eugene Kaspersky in materia della sicurezza informatica delle centrali nucleari ma, purtroppo, lo fa in russo. Comunque, non preoccupatevi: esistono già dei bei prodotti anche per questi tipi di clienti.
A qualcuno verrebbe da chiedere: perché tutte queste cose non sono state pensate, progettate e create prima dell’incidente di Chernobyl? Oppure: perché non si è aspettato la possibilità di utilizzare l’energia termonucleare? La risposta è una: perché il progresso è un processo sequenziale. Nemmeno lo scienziato o l’ingegnere più geniale non può prevedere proprio tutto. E, se non ci fossero degli errori, non ci sarebbe nemmeno il bisogno di continuare a cercare e trascinare in avanti il progresso scientifico.
Per lo stesso motivo i motociclisti porterebbero sin da subito i caschi metallici, i piloti non resterebbero soli nelle cabine di pilotaggio e gli uomini metterebbero i prodotti di gomma non solo sulle ruote delle auto.
Detto tutto questo, metto quello che forse molti di voi si aspettavano di vedere in questo post: alcune foto della città di Pripyat (a circa 3 km da Chernobyl).
Tutte le foto sono di Dmitry Chernyshev.
Il ciclista tedesco Robert Förstemann cerca di rosolare un toast pedalando.
Dopo avere visto questo video certi ecologisti potrebbero anche spararsi, ma non penso che capiscano qualcosa.