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Uno degli obiettivi

Il governatore della Cecenia Ramzan Kadyrov voleva fortemente costruire una moschea a nome di suo padre nel luogo più sacro: a Gerusalemme. Una moschea ricca e imponente, non peggio della Cupola della Roccia. Costruirla senza badare alle spese dei soldi pubblici con i quali viene quasi interamente (e riccamente) finanziata dallo Stato federale russo la sua Repubblica. Ci aveva provato più volte, ma aveva sempre fallito: Gerusalemme non è grandissima, dunque a Kadyrov è sempre stato detto di no. Il luogo più vicino a Gerusalemme dove a Kadyrov è stato permesso di costruire una moschea è il villaggio di Abu Ghosh, a 13 chilometri dalla città.

Ma pur avendo dovuto accettare tale luogo, Kadyrov non ha abbandonato l’idea di costruire una super-moschea: ha fatto ricoprire d’oro la cupola e costruire quattro minareti al posto del normale uno… Ha pure fatto in modo che la rispettiva via di Abu Gosh venisse intitolata a Kadyrov. La Russia mica si impoverisce.

Dei dieci milioni di dollari americani spesi per la costruzione della moschea, sei erano arrivati dalla Cecenia. La mosche era stata inaugurata a marzo 2014.
Il lunedì 9 ottobre uno dei missili del Hamas ha quasi centrato la suddetta moschea. Non so se sia una forma di riconoscenza da parte dei correligionari (Hamas tenta di scegliere gli obbiettivi degli attacchi per colpire più civili possibile) o un avvertimento da parte della loro figura mitologica suprema…

Si potrebbe a questo punto scrivere un piccolo trattato sul karma, ma il concetto proviene da un’altra religione.


Ho pensato che potrebbe avere senso pubblicare, a volte, dei documentari russi interessanti che il pubblico occidentale non riuscirebbe a scoprire senza un suggerimento di un russo. In sostanza, senza il mio suggerimento, cari lettori miei!
Quasi un mese fa vi avevo proposto il documentario «Kolyma» di Yury Dud.
Oggi, invece, posto un altro film dello stesso autore: «L’uomo dopo la guerra», dedicato a un semplice veterano della prima guerra in Cecenia (1994–1996). Ritengo importante precisare un dettaglio che potrebbe non essere evidente a tutti gli spettatori italiani: si tratta non di un militare professionista, ma uno di quei tantissimi giovani che sono stati mandati in guerra mentre prestavano il semplice (e obbligatorio) servizio militare di leva. Sì, avete capito bene: in Russia è una pratica ben affermata già dai tempi dell’URSS.
Il film non è lunghissimo: dura poco più di 35 minuti. Spero che a qualcuno di voi aiuti a liberarsi di certe illusioni.
Il documentario è realizzato in lingua russa ma ha i sottotitoli ufficiali in inglese: se non partono in automatico, attivateli voi.

Fate i bravi.


Il “progresso” ceceno

Probabilmente sapete che sul nostro pianeta esistono ancora degli Stati islamici dove le donne non possono, tra le altre cose, guidare le auto e avere dei contatti con gli uomini non appartenenti alla propria famiglia.
Probabilmente sapete anche della esistenza dello Stato islamico chimato Cecenia. Di fatto è uno Stato:
1) indipendente (non si applicano le leggi russe, le forze dell’ordine russe non hanno diritto di agire, ma tutto il settore pubblico è finanziato dai tributi russi pagati in cambio della pace),
e
2) islamico (non penso che per voi sia una grossa notizia).
Ebbene, oggi in Cecenia sono stati annunciati i «taxi femminili»: solo per le donne e guidati solo dalle donne, «molto comodo dal punto di vista della religione e delle tradizioni». I (le?) più contenti saranno i cittadini dell’Indonesia: ora non sono più soli in questa strana forma di arretratezza. I meno contenti saranno quelli che si sono quasi abituati a vedere gli Stati islamici a cambiare nel senso opposto a quello ceceno.