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Il vaccino sfortunato

Non tutti, per fortuna, hanno avuto il modo di accorgersene, ma le tristi avventure del vaccino di AstraZeneca continuano. Infatti, ieri è stato comunicato che a partire da giugno l’azienda russa R-Pharm produrrà, su licenza, il suddetto vaccino per il mercato estero. Per ora si sa solo che il vaccino si chiamerà «R-Covi», sicuramente verrà esportato negli Stati del Golfo Persico e verrà prodotto in alcune centinaia di migliaia di dosi al mese.
Tale notizia va letta nel contesto di una situazione stranissima del vaccino russo «Sputnik V»: in Russia non si è ancora riuscito ad avviare la sua produzione di massa nel senso vero e la qualità delle ultime partite prodotte sembra essere scesa rispetto alle prime (per non parlare dei grandi dubbi circa i test effettuati).
Sarà realmente curioso vedere se, nonostante le differenze nei nomi, si verificherà una «sincronizzazione» delle due reputazioni…


La moda del ritrovamento

La letteratura mondiale (ma pure il cinema) ci ha raccontato, nel corso dei secoli, tantissime storie più o meno interessanti sulla caccia a qualche tesoro. Si è sempre trattato delle storie particolarmente popolari tra le classi sociali (o nelle epoche) in qualche modo svantaggiate dal punto di vista economico.
Ora, nel pieno del XXI secolo che a molti sembra caratterizzato da grandi e veloci mutamenti – anche se io non conosco delle epoche storiche prive di cambiamenti – è mutato anche il concetto della caccia al tesoro. Ora va di moda il ritrovamento miracoloso.
Mi ricordo come, qualche anno fa, un simpatico (realmente simpatico) bibliotecario della Università Statale di Milano aveva cercato di vendere ad alcuni suoi colleghi dei profumi che un suo mitologico parente avrebbe trovato nella propria cantina in una quantità industriale. Il bibliotecario è sempre stato un tipo fantasioso e azzardato, quindi non escludo che sia riuscito a vendere almeno una parte della partita di merce affidatagli…
Mi ricordo altrettanto bene un libro russo di sociologia politica-economica che raccontava, in qualità di uno dei numerosi esempi, una curiosissima missione compiuta alla fine degli anni ’80 dalla direzione di una fabbrica sovietica di pneumatici. Attraverso uno schema complesso di favori e scambi materiali non indirizzati al profitto (una forma di collaborazione prevista dalla legislazione sovietica di allora), la direzione era riuscita a costruire un palazzo residenziale per alcuni propri dipendenti. Trattandosi però di un edificio non destinato ai fini produttivi, era sorta una certa difficoltà nel legalizzarlo. Ma per fortuna a uno degli impiegati amministrativi era venuta una idea geniale: il palazzo era stato «scoperto nel corso della inventariazione dei beni materiali della azienda».
Ed ecco che, finalmente, la mia collezione dei ritrovamenti miracolosi si arricchisce con una storia recentissima, quasi odierna. In uno stabilimento di Anagni (provincia di Frosinone) sono state trovate 29 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca. Non sappiamo (e forse non sapremo con precisione in futuro) a chi erano realmente destinate queste dosi, sufficienti per vaccinare quasi un quarto della popolazione italiana. Speriamo che ne venga fatto un buon uso. E nel frattempo riconosciamo pure che in un mondo sempre più controllato, il ritrovamento casuale diventa quasi l’unico modo di vivere sani e felici.
Detto ciò, cedo alla moda del ritrovamento e vi lascio: mi è venuta la voglia di controllare il contenuto del mio frigorifero.


Alla ricerca delle radici

Prima di tutto, vi racconto due storie brevi.
La prima:

Un docente universitario: «Studente XYZ, perché non mi ha ancora inviato la sua presentazione per l’esame?»
Lo studente XYZ: «Si è roto il mio computer, non ho fatto in tempo a…».
(tratto da numerose storie quotidiane)

La seconda (immaginiamo pure che sia successa qualche anno dopo la prima):

Un cittadino qualsiasi: «Premier XYZ, perché la vaccinazione di massa non sta iniziando da due mesi?»
Il premier XYZ: «Si è rotto il vaccino…».
(nella vita reale questo dialogo non ha fatto in tempo a capitare, ma la scusa riportata è «veritiera» quanto quella precedente)

Cosa possiamo imparare da (o ricordare grazie a) queste due storie? Possiamo imparare che sono la vita e la preziosissima esperienza sul campo a portarci la capacità di anticipare molte domande scomode. Ma, purtroppo, dobbiamo anche ricordare che di solito già in partenza è evidente l’incapacità innata di molte persone a prevedere le domande scomode seguenti: quelle provocate dalle risposte anticipate sbagliate.
A tutti coloro che vogliono fare (o farsi) delle domande giuste, interpretare le risposte altrui o prendere delle decisioni in basse alle osservazioni di varia provenienza, io ricorderei uno dei principi basilari di logica.
«Dopo» non significa «in conseguenza a».
Tizio si è rotto un braccio dopo avere mangiato un gelato? La vendita dei gelati («pericolosi per le ossa») non va sospesa.
Caio ha preso il raffreddore dopo avere letto un romanzo di Kurt Vonnegut? La vendita dei libri («pericolosi per le vie respiratorie») non va sospesa.
Sempronio si è accorto di avere cinque capelli bianchi in più dopo avere passato dieci minuti su facebook? Di questi tempi in molti potrebbero ragionevolmente dubitare, ma non è un motivo per sospendere facebook.
Il fatto è che in un arco temporale mai visto prima sono stati creati più vaccini nuovi (ora non mi rimetto a parlare delle tradizionali procedure lunghe). La loro somministrazione nella maggioranza degli Stati lascia desiderare, ma si tratta comunque di numeri assoluti molto alti. Da punto di vista statistico, il numero delle morti avvenute dopo la vaccinazione (nessuno è in grado di sostenere che si tratti di una conseguenza) dovrebbe essere invisibile anche a una persona dotata di un microscopio elettronico. E così torniamo alla storia numero due…