L’articolo che ho selezionato per questo sabato racconta di un fenomeno apparentemente sorprendente e poco logico: nonostante l’impiego di quasi tutte le risorse militari, economiche e di propaganda sul fronte ucraino, lo Stato russo continua a tentare di aumentare la propria influenza in Africa. Continua a farlo utilizzando, tra le altre cose, anche ciò che rimane delle strutture di Evgeny Prigozhin dopo oltre un anno il suo assassinio.
L’aspetto principale tra quelli che mi rimangono incomprensibili è: come si pensa di affrontare la concorrenza cinese sul continente? La Cina, infatti, investe delle quantità enormi di soldi e non intende assolutamente di fermare la propria espansione. Boh…
L’archivio del tag «africa»
Il 95% dei rifiuti di plastica portati dai fiumi finisce negli oceani attraverso questi dieci fiumi:
Fiume Azzurro (Yangtze, in Cina),
Fiume Giallo (Huang He, in Cina),
Fiume delle Perle (Zhujiang, in Cina),
Fiume Nero (Hai He, in Cina),
Mekong (passa per Cina, Birmania, Laos, Thailandia, Cambogia e Vietnam),
Amur (una notevole parte di esso fa da confine tra Russia e Cina),
Indo (passa per Cina, India e Pakistan),
Gange (passa per India e Bangladesh),
Nilo (passa per Burundi, Ruanda, Tanzania, Uganda, Sudan del Sud, Sudan ed Egitto),
Niger (passa per Guinea, Mali, Niger, Benin e Nigeria).
È interessante osservare che il Fiume Azzurro trasporta tanti rifiuti plastici quanti gli altri nove fiumi messi insieme.
E mi sa che molte delle campagne di sensibilizzazione organizzate dagli ecologisti in Europa sono… ehm, come dire… degli sforzi sprecati. Un po’ come se fossero andati negli asili per spiegare ai bambini che non va bene essere pedofili.
Ogni epoca si distingue anche con la nascita delle proprie leggende. Ogni nuova leggenda trova però le proprie radici in una di quelle preesistenti. Gli anni ’10 del XXI secolo, per esempio, potrebbero essere ricordati per la nascita di una nuova versione del culto del cargo. Io lo sostengo sulla base di questo brevissimo articolo sul sito della Radio Poland.
In sostanza, gli ornitologi polacchi della organizzazione EcoLogic Group hanno fissato un GPS-tracker su una cicogna per poter seguire la migrazione di quest’ultima verso l’Africa. Nel tracker era inserita una scheda SIM: come potete immaginare, essa era necessaria per trasmettere i dati verso il laboratorio degli scienziati.
Ede ecco il punto interessante: in Africa qualcuno ha tolto all’uccello il GPS-tracker, ha estratto la SIM e l’ha utilizzata per fare 20 ore di telefonate da 2300 euro complessivi.
Mi chiedo cosa serebbe successo che la cicogna fosse finita, per esempio, in Somalia.
Allo stesso tempo evito le battute sulla possibile visita della cicogna in certe città fuori dal continente africano: spero che i miei lettori apprezzino il mio sforzo.
Mentre stavo preparando, per uno dei giorni del «weekend lungo», un viaggio in provincia di Pavia, mi ero accorto di una strana somiglianza… Si potrebbe farne il classico gioco del tipo «trovate N differenze».
P.S.: qualcuno dei miei lettori, infatti, sa già che la mia faccia ha ora il colore di un pomodoro quasi maturo.