La sera del 29 settembre sono iniziate a circolare notizie secondo le quali in tutto l’Afghanistan Internet è ora completamente «spento». Martedì 1° ottobre, poi, il movimento talebano al potere in Afghanistan ha annunciato che l’interruzione di Internet nel Paese è dovuta alla «distruzione dell’infrastruttura in fibra ottica». Attualmente le reti in fibra ottica sarebbero in fase di sostituzione, ma non è chiaro quando e se l’accesso a Internet verrà ripristinato.
Non voglio certo dare consigli a nessuno (e chi mai, a quei livelli, mi chiederebbe consigli?), ma il Governo russo ha molto da imparare dai suoi amici talebani, che siano da esso considerati terroristi o meno.
Supponiamo che un drone ucraino sia arrivato in una Regione russa: ormai possono raggiungere quasi tutte le zone della Russia. Raggiunge il bersaglio (secondo il linguaggio dei funzionari russi viene abbattuto dalla difesa aerea) e i detriti cadono a terra (non possono mica cadere verso l’alto!). I detriti possono essere di diverse dimensioni e a volte anche bruciare, quindi causano sicuramente dei danni. Questo è sufficiente: «l’infrastruttura in fibra ottica nella zona è distrutta» e non sappiamo quando sarà riparata. C’è qualcuno a chi dare la «colpa» e non è necessario inventare motivi per le interruzioni (come invece avviene negli ultimi mesi).
È vero, senza Internet è più difficile diffondere la propaganda, e i «criminali» più temibili ora si trovano lì (quelli che chiamano la guerra con la parola guerra). Ma di queste questioni ci si può occupare separatamente, più tardi.
Insomma, seguite le notizie.
L’archivio del tag «afghanistan»
È di nuovo arrivato il momento dei miei consigli cinematografici. Questa volta vi propongo ben tre film uniti dallo stesso argomento dettatoci dai recenti avvenimenti di una certa importanza.
La settimana scorsa mi è stato chiesto – non tanto a sorpresa – un commento/valutazione sul film italo-sovietico «Afghan breakdown» (regia di Vladimir Bortko, 1991). In Italia potrebbe essere conosciuto, tra l’altro, anche per la partecipazione di Michele Placido. Ma penso che sia conosciuto ingiustamente poco – per non dire dimenticato – perché, effettivamente, è un buon film che merita di essere visto almeno una volta nella vita. Si tratta di un film di guerra – non particolarmente violento ma drammatico – che parla dell’ultimo periodo del ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan nel 1989. Consiglio l’"Afghan breakdown" con una certa tranquillità a tutto il pubblico adulto.
(La versione italiana del film si trova pure sui siti russi, quindi non penso che riscontriate dei particolari problemi nel recuperarlo.)
Il secondo film riguardante l’intervento militare sovietico in Afghanistan che consiglio sempre a tutti è Continuare la lettura di questo post »
Molto probabilmente a qualcuno è già capitato di leggere dell’ambasciatore britannico Laurie Bristow, il quale non ha lasciato l’Afghanistan per poter controllare personalmente l’evacuazione dei connazionali e dei collaboratori afghani.
In merito a questa sua decisione, l’aspetto che in un certo senso mi preoccupa è la tendenza di definire eroe una perona che non molla tutto e non scappa dal proprio lavoro alla prima difficoltà seria riscontrata. Nelle condizioni ideali, la presenza fisica costante di un ambasciatore sul territorio è sempre meno necessaria: serve solo per alcune (poche) conversazioni tecniche che gli umani, nonostante tutto, sono ancora abituati a fare di persona. Laurie Bristow, invece, ha deciso di essere presente nel posto giusto al momento giusto: in un luogo di emergenza, dove la gestione non poteva essere effettuata «a distanza» o rinviata ai tempi migliori.
Il confine tra l’eroismo (da una parte) e le pure professionalità e serietà (dall’altra) è sempre stato, nella mia logica, molto più lontano. In un mondo sano quel confine non dovrebbe essere tracciato esageratamente vicino alla normalità.