Le banalità a grappolo

Il grappolo n. 1. Esiste la convenzione dell’ONU che proibisce l’uso delle bombe a grappolo e formalmente vale per gli Stati che l’hanno ratificata. Diversi Stati-membri della NATO l’hanno ratificata e non usano le bombe a grappolo. Gli USA non l’hanno ratificata e non usano le bombe a grappolo. La Russia non l’ha ratificata e usa le bombe a grappolo. L’Ucraina non l’ha ratificata e per ora non usa le bombe a grappolo (perché per ora non le ha mai avute). La morale: alla Ucraina potrebbe essere data la possibilità di usare gli stessi armamenti che usa l’aggressore (la Russia); sappiamo come usa le armi l’aggressore (contro i civili) e come le usa l’Ucraina (contro l’esercito).
Il grappolo n. 2. La NATO è una alleanza concepita, creata e mantenuta per non essere usata in guerra contro uno Stato come l’URSS o la Russia. Non è una alleanza concepita, creata e mantenuta per esporre a rischi atomici tutti i propri Stati-membri. È una alleanza concepita, creata e mantenuta per essere talmente grande da scoraggiare gli altri ad attaccarla.
Il grappolo n. 3. La NATO si trova di fronte a una semplice scelta economica-amministrativa: spendere dei soldi (in sostanza, dei contribuenti) per smaltire gli armamenti vecchi e/o bannati oppure farli usare (e dunque consumare) a chi può destinarle a una giusta causa. L’autodifesa della Ucraina mi risulta essere una giusta causa.


Eventi politici innominati

A volte è particolarmente bello leggere i comunicati ufficiali dei vari Enti russi. Per esempio: in un’analisi dei rischi dei mercati finanziari, la Banca centrale russa ha osservato che gli «eventi politici interni in Russia» del 23–25 giugno (quali? ahahaha) hanno avuto un impatto limitato sulla dinamica del rublo: i cittadini russi hanno prelevato «appena» cento miliardi di rubli (poco più di un miliardo di euro secondo il tasso di cambio di quei giorni). In particolare, nelle regioni di Rostov, Voronezh e Lipetsk la domanda di contanti è aumentata del 70–80%.
Solo con un certo «sforzo» potremmo ricordarci che in quei giorni si era sviluppata la «rivolta» di Prigozhin…
E ci rendiamo conto un’altra volta di quante speranze nella serietà delle intenzioni di quel personaggio venivano nutrite dai cittadini comuni.


L’incontro tra Prigozhin e Putin

Ieri il giornale francese Liberation ha scritto che Evgeny Prigozhin si sarebbe incontrato con Putin nel Cremlino il 1° luglio, una settimana dopo la «rivolta».
Dmitry Peskov, il portavoce di Putin, ha reagito a tale notizia comunicando che Putin e Prigozhin si sarebbero incontrati nel Cremlino il 29 giugno e che l’incontro sarebbe durato quasi tre ore.
I giornalisti russi si sono ricordati che il 29 giugno Peskov aveva dichiarato di non sapere dove si trova Prigozhin.
Mentre io (e non solo io) ho sempre immaginato che Prigozhin non avrebbe potuto, all’inizio di luglio, girare liberamente per Mosca e San Pietroburgo, ritirare personalmente i soldi, le armi e i beni vari precedentemente sequestratigli, senza avere un permesso personale di Putin. Anzi: non solo il permesso, ma anche una garanzia credibile della sicurezza fisica.
Non voglio sprecare la fantasia per ipotizzare cosa e perché si siano detti i due personaggi, indipendentemente dalla data reale dell’incontro. Voglio solo scoprire su cosa basava il coraggio di Prigozhin di presentarsi fisicamente nel Cremlino dopo avere costretto Putin di apparire una persona impaurita, indecisa e disorientata: sa bene, ancora meglio di noi, che le promesse di Putin non valgono molto.


Zelensky e il vertice della NATO

La vice primo ministro ucraino per l’integrazione euro-atlantica Olha Stefanyshyn ha dichiarato, alla European Pravda, che il presidente Zelensky non ha ancora deciso se partecipare o meno al vertice della NATO che si terrà a Vilnius l’11 e il 12 luglio. La decisione non è stata presa perché non si avrebbe chiarezza sui «documenti finali che ci saranno sul tavolo». In sostanza, i vertici ucraini non sono sicuri (non senza motivo) che al vertice vengano formalizzati dei passi concreti verso l’adesione della Ucraina alla NATO.
Ecco: i politici sono spesso vincolati dalle esigenze diplomatiche, mentre noi no. Dunque almeno noi dobbiamo, purtroppo per l’Ucraina e per l’Europa, riconoscere una cosa ovvia: prima della fine della guerra l’Ucraina non sarà ammessa alla NATO. Il motivo è evidente: la NATO non vuole uno scontro diretto con uno Stato dotato della bomba atomica. Non lo vuole perché almeno formalmente è una alleanza di difesa e non di suicidio collettivo. Di conseguenza, è costretta ad aspettare la sconfitta e – nel migliore dei casi – il disarmo della Russia per poter ammettere uno Stato come l’Ucraina. Mentre nel frattempo è costretta ad apparire una alleanza inutile e «fifona».
Molto probabilmente Zelensky e i suoi collaboratori hanno già capito il suddetto concetto. Inoltre, hanno capito bene che gli aiuti militari per la guerra in corso vanno concordati con gli Stati singoli, compresi quelli facenti parte della NATO. E, naturalmente, preferiscono dedicare il tempo e le forze alle trattative su quegli aiuti.


500 giorni di guerra in foto

Ieri, l’8 luglio 2023, era il cinquecentesimo giorno della guerra in Ucraina. Il video domenicale di questa settimana riguarda proprio il suddetto «traguardo»: è fatto di 500 fotografie che mostrano le conseguenze della guerra sulla Ucraina.

Non voglio proprio altri numeri con gli zeri. Ma nemmeno altri.


La musica del sabato

Oggi ho deciso, senza alcun motivo particolarmente originale, di pubblicizzare tra i miei lettori «Les nuits d’été» (op. 7) di Louis-Hector Berlioz. Anche se so benissimo che le opere del genere non hanno bisogno della mia pubblicità.

La suddetta versione è della Orchestra Sinfonica della Frankfurt Radio diretta da Lionel Bringuier. Canta Véronique Gens.


La casa di Prigozhin

Molto probabilmente vi è già capitato di vedere alcune immagini della casa san pietroburghese di Evgeny Prigozhin provenienti dalle recenti perquisizioni. Ma io condivido comunque il link al rispettivo articolo: anche per mettere in evidenza un aspetto che è stato un po’ trascurato per il «merito» di alcuni dettagli macabri o – al contrario – ridicoli.
Guardando le immagini ho avuto l’occasione di notare che le preferenze estetiche di Prigozhin non sono tanto meglio di quelle di Putin. Creare gli interni più osceni di quelli che abbiamo visto nei palazzi attribuiti a Putin sarebbe stato difficile, quasi impossibile. Prigozhin è riuscito a farsi creare qualcosa leggermente (ma molto leggermente) migliore. Ma è venuta comunque una tipica casa di una persona non particolarmente istruita ma arricchitasi improvvisamente.
L’aspetto estetico della abitazione potrebbe quasi essere un criterio di selezione dei futuri dirigenti della Russia normale.


Le mele con le mele

La Bloomberg, citando i dati dell’Istituto di economia mondiale di Kiel e del progetto analitico Oryx, sostiene che la Russia e l’Ucraina avrebbero pareggiato il numero di carri armati in loro possesso.
Secondo il database Ukraine Support Tracker dell’Istituto, la Russia ha iniziato l’invasione dell’Ucraina con quasi tremila e mezzo carri armati, ma durante i 16 mesi di guerra, secondo Oryx, ne ha persi poco più di duemila: tra questi ci sarebbero anche i 545 carri armati sequestrati dalle forze armate ucraine. L’Ucraina aveva circa mille carri armati al momento dell’invasione russa. Oryx ha confermato che le forze armate ucraine hanno perso più di 550 carri armati durante la guerra, ma queste perdite sono state recuperate, anche grazie ai carri armati russi catturati e alle forniture dei Paesi occidentali. Secondo l’Istituto di Kiel, dall’inizio dell’invasione sono stati consegnati a Kiev 471 carri armati, mentre altri 286 arriveranno in Ucraina successivamente.
Ecco, alle statistiche di cui sopra aggiungere un fatto già ben noto, ma molto utile da ricordare nell’ottica della comparazione: l’esercito russo sta cercando di recuperare le proprie perdite dei carri armati tirando fuori dai depositi i carri degli anni ’70, ’60 e ’50. Mentre alla Ucraina stanno arrivano molti carri armati notevolmente più moderni e prodotti negli Stati con una migliore cultura industriale. Di conseguenza, è il caso di dire che la quantità non l’unica cosa che conta.


Il sondaggio del mese

Il mio sondaggio di questo mese ha l’origine in una delle scoperte più sconcertanti della mia vita: a un certo punto mi ero accorto (ormai anni fa) che diverse persone sbucciano le banane in un modo opposto a quello che mi sembra più comodo e più ovvio! Ora voglio scoprire quanti pervertiti ci siano tra i miei lettori, ahahaha

Da che lato iniziate a sbucciare una banana?

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Chissà se riesco a mettere qualcuno sulla giusta via…
N.B.: il sondaggio è anonimo per i votanti non registrati o non loggati sul sito. Il sondaggio più recente è sempre visibile sulla prima pagina del sito. Tutti i miei sondaggi sono raccolti su una apposita pagina.


Uno degli effetti delle sanzioni

Per oltre un anno molte persone (con delle idee politiche molto varie) mi hanno chiesto se e perché le sanzioni occidentali non causino dei problemi alla economia russa. E io ho sempre cercato di spiegare che l’effetto delle sanzioni non può essere immediato…
Ma ecco che, finalmente, posso mostrare uno degli effetti che si sono finalmente messi in evidenza in un modo comprensibile più o meno a tutti.

Perché il rublo russo si sta svalutando tanto? Non è solo un tipico fenomeno stagionale (estivo). Ha anche almeno due altre spiegazioni. In primo luogo, i soldi che ancora arrivano in Russia grazie alla vendita delle materie prime possono essere spesi in pochissimi modi. In secondo luogo, continua essere molto alta la tendenza di portare i capitali fuori dalla Russia, al sicuro (tecnicamente è abbastanza difficile, ma la gente che ha le somme serie è motivata a provare alcune vie poco convenzionali che vi risparmio).
L’importante è capire che le sanzioni producono sempre i loro effetti.