I consiglieri dei presidenti degli Stati Uniti e dell’Ucraina (Mike Waltz e Andriy Yermak) affermano che i rappresentanti di Washington e Kiev stanno discutendo la data, il luogo e i partecipanti ai colloqui sulla fine della guerra.
La notizia è di per sé positiva, dimostra i grandi successi della diplomazia ucraina e fa sperare in un futuro non troppo buio.
Come speranza «intermedia», posso indicare il fatto che gli stessi rappresentanti riusciranno a concordare di non includere entrambi i Presidenti nell’insieme dei partecipanti: senza il loro «dialogo» emotivo, potremmo ottenere qualcosa di cui discutere senza sbattere la testa contro il muro.
Il presidente ucraino Vladimir Zelensky ha dichiarato sui propri account sui social che il suo Paese è pronto a firmare un accordo sui minerali con gli USA «in qualsiasi momento e in qualsiasi formato conveniente»:
Consideriamo questo accordo come un passo verso il rafforzamento della sicurezza e di garanzie di sicurezza affidabili, e spero sinceramente che funzionerà in modo efficace.
Secondo Zelensky, il suo incontro di venerdì con Donald Trump a Washington «non è andato come previsto» e ha aggiunto che vorrebbe che «le future cooperazione e comunicazione fossero costruttive».
Tutte le parole appena citate potrebbero sembrare strane e quasi fuori luogo. In parte perché nel corso dell’incontro di venerdì sembrava che Zelensky si stesse trattenendo a fatica per non dare un pugno in faccia a Trump (anche se entrambi avrebbero potuto fare qualche sforzo per far andare quella conversazione in un modo migliore). E in parte perché sembra troppo evidente l’intenzione di Trump di non iniziare i tentativi veri di far avvicinare la fine della guerra (non sa come farlo, quindi scarica tutta la colpa su Zelensky).
Mentre in realtà Zelensky si sta riprendendo e sta tornando a comprendere che senza l’aiuto americano la posizione bellica ucraina difficilmente potrà cambiare in meglio. Gli USA hanno gli armamenti adatti, i soldi e la capacità politico-burocratica di aiutare: a differenza dell’Europa, dove in misura varia mancano tutti questi elementi. Quindi Trump può essere infinitamente antipatico a livello politico e personale, ma senza di lui non si va avanti. Purtroppo, bisogna convivere con questa triste realtà per almeno quattro anni (meno un mese).
Dopo aver letto della cerimonia degli «Oscar» 2025 mi sono sentito in dovere di rivelare una informazione socialmente utile, una informazione che potrebbe salvare un po’ di salute mentale e prezioso tempo vitale a molte persone appassionate del cinema.
Ebbene, il film «Anora» è un film quasi del tutto idiota su russi in gran parte stereotipati negli USA. In più sembra un film artigianale concepito e realizzato all’inizio degli anni ’90 da gente che non si capisce come c’entra con il mondo del cinema.
Io l’ho visto già alla fine dell’anno scorso per pura curiosità, perché mi ero chiesto cosa avessero potuto produrre nel 2014 gli americani su un argomento che nel cinema in generale sembra infinitamente fuori moda: «i russi ricchi e cattivi in America». In pratica, ho visto un film, i primi 2/3 del quale sono fatti di un caotico movimento erotico / alcolico di protagonisti per nulla interessanti e/o realistici. Solo nell’ultimo terzo del film diventa un po’ più rilevante il peso dei personaggi secondari (gli unici interessanti di tutto il film) e la trama inizia ad avere un senso (e la vera avventura). Alla fine del film, poi, c’è la ricaduta di stile: improvvisamente, gli autori avevano deciso di provare a trasformarlo in una specie di tragedia della prostituta convinta che l’adolescente con i soldi al posto del cervello l’avesse sposata per amore…
Non sono assolutamente sicuro che nessuno di voi sappia impiegare meglio 136 minuti della propria vita, quindi non vi faccio nemmeno sprecare tempo per la lettura di un lungo post dedicato a questo film (in russo ne ho scritto più in dettaglio solo perché in «Anora» compaiono alcuni attori russi famosi e realmente bravi). Certo: se mi arriva qualche richiesta esplicita, ne scrivo più in dettaglio, ma per ora mi limito a pubblicare questo avviso.

Gli Oscar-2025 hanno saputo sorprendermi!
Del summit londinese di ieri dedicato alla difesa della Ucraina due punti finali su quattro sembrano quasi ridicoli e uno quasi impossibile ma necessario.
Lo stanziamento, da parte degli inglesi, dei 1,6 miliardi di sterline per l’acquisto di più di cinquemila missili di difesa aerea è la manifestazione dello stesso problema degli ultimi tre anni. Si è deciso di dare un altro mezzo di difesa, il quale è capace solo di mantenere la situazione bellica attuale.
Il rafforzamento della pressione economica sulla Russia fa realmente ridere: la maggioranza delle sanzioni adottate fino a oggi (soprattutto dall’UE) non creano problemi allo Stato russo perché, in sostanza, vengono concepite dai burocrati non interessati al risultato. La situazione può cambiare per il solo volere del summit? Per ora dubito: a meno che leader mondiali non si siano spaventati tanto da affidare lo studio delle possibili sanzioni future agli esperti seri.
Il punto impossibile ma necessario, invece, è: Starmer ha sottolineato che qualsiasi accordo richiederà il sostegno degli Stati Uniti. Effettivamente, gli USA hanno due cose: 1) le armi realmente necessarie e 2) la forza necessaria per effettuare la pressione su Putin (bisogna solo far venire la voglia, ma nella situazione corrente non so proprio come si possa fare).
La seconda cosa che mi viene in mente relativamente a questa scena nello Studio Ovale è: nemmeno la persona più ignorante nelle questioni della diplomazia avrebbe erroneamente fatto una merdata del genere davanti ai giornalisti. Di conseguenza, è logico presumere che si siano messi d’accordo in anticipo di «umiliare» Zelensky davanti alle telecamere. Ovviamente, Zelensky non poteva accettare un accordo del genere, dunque si sono messi d’accordo quelli della parte americana. Male, ora (ora?) sappiamo che per almeno quattro anni lo Stato più potente del mondo sarà guidato dalla gente così.
Ah, no: la prima cosa che mi viene in mente relativamente a questa scena nello Studio Ovale non è pubblicabile.
A questo punto si potrebbe aggiungere, in sintesi, che gli USA si sono volontariamente ritirati dalla loro posizione di dominio mondiale. Si dovrà risolvere i problemi senza di loro (quindi no, gli ultra-sinistrosi non devono festeggiare), ma questo è un grosso argomento a parte.
Un giorno stavo cercando qualche interpretazione interessante della opera lirica barocca «Dido and Aeneas» del compositore inglese Henry Purcell (1659–1695). Quasi per caso mi sono accorto, tra i vari video, di questa singola scena «Witches Scene» tratta dall’opera e interpretata in un modo molto… insolito:
A quel punto sono andato a cercare la versione completa di questa interpretazione della «Dido and Aeneas» e l’ho trovata facilmente. Si tratta della partecipazione dell’ensemble «L’Arpeggiata» di Christina Pluhar al Festival Oude Muziek Utrecht, avvenuta il 5 settembre 2015.
A tratti è un po’ pop, ma in generale va studiata.
… non è sulle pessime notizie di ieri: su quelle ci devo ancora ragionare bene e «filtrare» il discorso.
Intanto, vi segnalo più una visione che una lettura: le immagini che il fotografo ucraino Yevhen Maloletka (AP) ha scattato ai difensori della Ucraina tornati al fronte anche dopo gravi ferite, comprese le amputazioni.

Anche loro «non vogliono la pace»?
L’Ucraina e gli USA hanno concordato, pare, il testo finale di un accordo quadro sulle risorse naturali. E Zelensky sta addirittura per andare a Washington per firmare qualcosa.
Del testo stesso dell’accordo, però, io non ho capito nulla. Tutto mi sembra non sufficientemente definito o sostituito da riferimenti a qualcosa che ancora non esiste o che non si vede ai comuni mortali. Forse ho questa impressione perché, a causa della mia deformazione professionale, leggo a modo mio tutto ciò che viene presentato come un accordo o un contratto. Chi deve cosa a chi? Chi ottiene cosa in cambio? Chi presenta quali garanzie? Se qualcuno non esegue qualcosa, cosa succede? Come se ne esce da questo accordo? (per i meno esperti: l’ultima domanda è la più importante a cui prestare attenzione in qualsiasi contratto / accordo).
E una domanda a parte, ma sempre molto importante: che relazione ha tutto questo con la fine della guerra in Ucraina? In qualche modo è emerso che Trump è riuscito a sostituire l’argomento della fine della guerra con quello dei minerali e, in questo modo, a fare un altro regalo a Putin. Cioè, tutti hanno già iniziato a dimenticare la questione della fine della guerra in 24 ore (stanno discutendo la questione puramente economica dei metalli delle terre rare) e hanno smesso di rompere a Trump con la relativa domanda, mentre Trump stesso sembra ottenere qualcosa dall’Ucraina, e Putin può continuare la sua guerra.
Indipendentemente da ciò che dice Zelensky – secondo cui l’attuale versione dell’accordo sembra migliore di quelle precedenti – l’Ucraina finisce comunque per essere la parte abbandonata. O, almeno, questa è l’impressione che ho…
Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia tentata visita a Dubino del 24 dicembre 2024.
La suddetta visita è stata la continuazione del tentativo di capire se la zona di partenza dei sentieri verso la bella Val Codera nasconde qualcosa di altrettanto bello e interessante. La risposta sintetica alla domanda di ricerca è sempre la stessa: no.

Dato che Vladimir Zelensky, per qualche «strano» motivo, non vuole firmare un accordo di cessione totale sui metalli delle terre rare con gli USA, Putin ha prodotto una proposta geniale: la Russia è pronta a collaborare sui metalli delle terre rare con partner stranieri. Questo è ciò che ha detto al giornalista televisivo russo [di quelli particolarmente graditi, ovviamente] Pavel Zarubin:
Siamo pronti ad attrarre partner stranieri nei cosiddetti nuovi territori, i nostri territori storici, che sono tornati alla Federazione Russa. Anche lì ci sono alcune riserve [di risorse di terre rare]. Siamo pronti a lavorare con i nostri partner, compresi quelli americani.
Tradotto nel linguaggio umano da quello putiniano: la Federazione Russa è pronta a collaborare per estrarre metalli di terre rare nei territori che ha bombardato per tre anni, densamente saturato di campi minati e di bombe e missili inesplosi, allagato, riempito di cadaveri umani e animali, etc.. È inutile ipotizzare se i Putin sappia tutto questo: sono certo che non lo sappia (i consiglieri non lo scrivono nei loro rapporti e i registi non lo raccontano nei film «eroici» di guerra). Ed è inutile chiedersi se Trump lo ringrazierà per essersi offerto di fare il lavoro sporco «sul campo».
Semplicemente, la «collaborazione» sulla pratica si rivelerà o una grande occasione di appropriarsi una notevole quantità dei fondi statali stanziati, o una scusa per portare via tutto quello che non è ancora stato portato via dai «nuovi territori» nel corso dei tre anni di guerra. O, molto probabilmente, entrambe le cose insieme.



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