Da mesi, se non da anni, sentiamo Donald Trump promettere di riuscire a fare qualcosa prima ancora di essere eletto Presidente. Ogni volta gli diamo dell’idiota (beh, almeno io spesso tendo a farlo) e in pochi giorni ci dimentichiamo della sua ennesima promessa.
Ma non è sempre un comportamento corretto! Dobbiamo essere obiettivi anche quando ci troviamo di fronte a un personaggio molto particolare come Trump. Dobbiamo riconoscere i suoi meriti.
Per esempio: ieri, prima ancora di essere eletto (sicuramente non dopo, ahahaha) è riuscito a rendere la NATO un po’ meno dipendente dagli USA! Infatti, The Wall Street Journal comunica che ne contesto del rafforzamento delle posizioni dei partiti di destra in Europa e della possibile vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi, gli Stati-membri della NATO hanno preparato una serie di misure volte a sostenere l’Ucraina a lungo termine.
In particolare, la NATO intende inviare in Ucraina un funzionario civile di alto livello che sarà responsabile del coordinamento delle forniture militari. Inoltre, la NATO intende istituire un nuovo comando nella città tedesca di Wiesbaden per coordinare la consegna di attrezzature militari e armi, nonché l’addestramento dei soldati dell’esercito ucraino. L’ex rappresentante permanente degli USA presso la NATO, Ivo H. Daalder, ha spiegato che l’Alleanza stessa sarà ora responsabile di fornire aiuti all’Ucraina: «Quindi, anche se gli Stati Uniti riducono o smettono di sostenere questi sforzi, essi non scompariranno».
Grande Trump. Make NATO great again!
Il Washington Post scrive, citando un documento del Ministero delle Situazioni di Emergenza della regione russa di Belgorod (al confine con l’Ucraina) ottenuto dall’intelligence ucraina, che gli aerei da guerra russi avrebbero accidentalmente sganciato 38 bombe sulla regione di Belgorod nei 12 mesi dall’aprile 2023 all’aprile 2024. Secondo il documento, quattro bombe sono cadute proprio sulla città di Belgorod e altre sette nelle sue immediate vicinanze. La maggior parte delle bombe cadute non è esplosa ed è stata successivamente ritrovata dai residenti locali.
Purtroppo, la maggioranza del materiale bellico russo arriva però sul territorio ucraino; ogni singola unità porta provoca – o rischia di provocare – dei danni gravissimi. Allo stesso tempo, la notizia riportata dal Washington Post ci informa bene sulla efficienza dell’esercito russo, in qualche modo conferma le statistiche che è capitato di leggere a tutti noi e ci permette di pensare che poteva andare anche molto peggio. Se non si trattasse di una vera guerra, avrei anche riso delle capacità dei piloti russi…
Sembra proprio che la mossa di Macron «ora raduniamo tutti i nostri elettori spaventati del successo della Le Pen in Europa e pigliamo un sacco di seggi al Parlamento» non si sia rivelata tanto fortunata. Un po’ ne sono dispiaciuto, anche se capisco che era una mossa molto azzardata, quasi come giocare tutti i propri beni al casinò in un colpo solo.
A questo punto ho due domande.
La prima: quando verrà istituito un club degli amanti del gioco d’azzardo politico? Non se, ma quando. Perché so già che il suo presidente onorario sarà David Cameron, l’organizzatore del referendum sul non voluto Brexit. Il vice-presidente, invece, sarà, evidentemente, Macron.
La seconda domanda: cosa si inventano questa volta in Francia per non far governare il partito della Le Pen? Io sorò contentissimo se non la fanno governare, ma voglio proprio vedere fino a quali confini si può spingere la fantasia politica francese.
Non ho visto e non intendo vedere per intero il primo dibattito tra Biden e Trump: ho letto dei commenti e ho visto alcuni video con dei frammenti… Ho visto Biden non in coma (come poteva sembrare da alcuni articoli letti), ma nemmeno in una forma sufficiente per fare il presidente (degli USA, poi) per altri quattro anni. Non invidio, dunque, gli americani e tutti noi che dovremo vivere in un mondo dove gli USA hanno il ruolo che hanno.
Ovviamente, non intendo dire che Joe Biden riesca necessariamente a mantenere lo status del candidato, vincere le elezioni e rimanere in carica per tutto il mandato. Intendo dire che è ormai impossibile scegliere un candidato «meno peggiore». In più, sospetto che in queste elezioni presidenziali sarà bassissimo il ruolo dei cosiddetti indecisi: tutti hanno visto all’opera presidenziale entrambi i candidati principali, sanno cosa aspettare da loro. Ogni americano avente diritto al voto sceglierà il candidato del quale è fan oppure non andrà a votare. Ma non voterà certo un idiota al posto di un vecchio fisicamente e fisiologicamente incapace oppure al contrario.
Di conseguenza, siamo fottuti.
Oppure, come dicono alcuni democratici americani, speriamo che a Biden succeda qualcosa prima delle elezioni.
Circa due settimane fa ho per caso sentito una nuova «invenzione» del chitarrista australiano Tommy Emmanuel: la versione acustica della canzone «Somewhere Over the Rainbow»:
Dopo averla ascoltata, ho pensato: perché non mi è ancora capitato di postare qualcosa di Tommy Emmanuel nella rubrica musicale? Per esempio, qualcuno dei suoi brani più famosi, tipo «Angelina»…
Mentre il secondo… ah, no, era già il secondo brano di oggi. Penso che siano sufficienti questi due per stimolare lo studio più approfondito della musica di Tommy Emmanuel.
Mentre voi vi organizzate, io scelgo la data del prossimo post musicale da dedicargli, ahahaha
Non so se ne avete già letto qualcosa, ma, in ogni caso, la storia è troppo interessante e importante per non essere condivisa.
In sostanza, a partire dalla settimana scorsa nella Russia contemporanea esiste il primo prigioniero politico quindicenne (sì, avete letto bene: si tratta di una persona dell’età di 15 anni). Si chiama Arseny Turbin, il venerdì 21 giugno è stato condannato a cinque anni di reclusione per la «tentata» (in realtà no) partecipazione a una organizzazione riconosciuta terroristica in Russia. Il motivo reale della condanna è banale ed evidente: la critica pubblica di Putin.
Ecco il link all’articolo dove si parla di questo pericolosissimo terrorista: cercate di non spaventarvi troppo mentre leggete delle sue imprese spregiudicate…
P.S.: quanto sarà fan del regime di Putin dopo avere scontato la «pena»?..
Il Financial Times scrive che gli USA, l’Israele e l’Ucraina stanno negoziando il trasferimento a Kyiv di un massimo di otto sistemi di difesa aerea Patriot: si tratta del numero di sistemi che Israele aveva previsto di dismettere perché avevano superato i 30 anni di vita utile. Era prevista la sostituzione dei sistemi dismessi con altri nuovi, ma sulla pratica non sono ancora stati dismessi. Il giornale attribuisce questo fatto al timore di Israele che le tensioni con Hezbollah in Libano possano degenerare in una guerra attiva.
A questo punto, mi sono ricordato le domande di molte persone che mi era capitato di sentire all’inizio della invasione russa della Ucraina: perché l’Israele non aiuti l’Ucraina con la costruzione di un analogo locale della «Cupola di Ferro». Gli esperti militari avevano spiegato tale fatto con tre motivi (o forse erano di più? io me ne ricordo tre…):
1) per costruire un sistema del genere ci vuole del tempo;
2) è stato progettato per respingere gli attacchi con i missili primitivi costruiti «in casa»;
3) si ha paura che il segreto del sistema venga spiato dalla Russia e passato a immaginiamo chi.
Già questi tre motivi mi sembrano logici e sufficienti.
Allo stesso tempo, mi sembra logico che pure l’Israele ha molte armi «quasi scadute» da regalare. Purtroppo, è arrivato il momento in cui lo si può organizzare anche dal punto di vista pratico: sia per effetti diplomatici, sia per la crescente necessità di rinnovare le armi utilizzate.
Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita ad Asti del 26 aprile 2024.
Per alcuni mesi, tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, avevo cercato di progettare il mio viaggio ad Asti, ma ogni ipotesi su una possibile data veniva prima o poi scartata a causa di qualche circostanza sfavorevole. È così che sono arrivato alla piovosa primavera 2024 e alla scelta: provare ad andarci ora o rimandare il viaggio al mese di dicembre (per l’estate avevo già dei piani abbastanza precisi). Non avendo la voglia di aspettare la fine dell’anno, ho deciso di sfidare il tempo e provare a visitare Asti… Poteva andarmi meglio con il tempo, ma poteva andare anche molto peggio!
La cosa più importante, però, è il fatto che mi è andata benissimo con la città scelta.
Come quasi tutti gli altri giorni di un anno medio, pure ieri ho passato alcuni minuti (non scrivo decine di minuti, perché sicuramente erano meno di venti) a vedere cosa pubblica la gente su Facebook. Logicamente, ho visto diversi post sulla scarcerazione di Julian Assange. Quasi tutti quei post hanno dimostrato che ogni singolo utente di Facebook ha uno dei due problemi:
1) ha una memoria selettiva,
2) ha letto qualcosa su Assange solo più di dieci anni fa.
In tutti post non c’è una sola parola – nemmeno una – sulla storia dei documenti della campagna elettorale di Hillary Clinton rubati nel 2016 da squadre di hacker russi con il supporto diretto del GRU e consegnati per la distribuzione ad Assange, che all’epoca si trovava già nell’ambasciata ecuadoriana a Londra. Quindi semplicemente non c’è stato un momento in cui Assange è diventato l’esecutore diretto dell’incarico dei servizi segreti russi?
Allo stesso tempo, per qualche motivo nessuno ricorda che per una «strana» coincidenza le pubblicazioni di Wikileaks praticamente non riguardavano la Russia, dal 2012 il tono delle dichiarazioni di Wikileaks e di Assange (che ha iniziato a lavorare al canale televisivo di propaganda statale russa RT) coincideva con il punto di vista delle autorità russe (valutazione della situazione in Ucraina nel 2014, uscita del Regno Unito dall’UE, accuse alla NATO e agli Stati Uniti di violazioni dei diritti umani, critiche alla pubblicazione dei Panama Papers)…
Wikileaks ha delle «strane» coincidenze e gli utenti di Facebook hanno una strana memoria.
I Paesi dell’Unione Europea hanno finalmente raggiunto un accordo su una tranche di 1,4 miliardi di euro di profitti derivanti dai beni congelati della Banca Centrale Russa, che l’Ucraina riceverà a luglio. Lo ha dichiarato Josep Borrell in una conferenza stampa dopo una riunione dei ministri degli Esteri dell’UE.
Di questa forma di aiuto finanziario alla Ucraina si parlava di molti mesi, l’ultima promessa di concordarlo «a breve» che mi ricordo io era capitata verso la fine di maggio. Direi che nel contesto generale degli aiuti alla Ucraina si tratta di un ritardo molto anomalo: nel senso che è l’unico (o «quasi» l’unico) che può essere spiegato in un modo razionale. Infatti, secondo il mio autorevolissimo parere, i burocrati europei stavano aspettando la fine delle elezioni europee per essere sicuri di poter condurre la stessa politica di prima. La composizione del Parlamento europeo non è stata completamente stravolta, di conseguenza non si dovrebbe aspettare dei cambiamenti politici radicali nella composizione della Commissione. E allora si sono sentiti autorizzati a concretizzare, finalmente, quel tipo di aiuto inventato tempo fa.
Però adesso ci vuole qualche scossa per farli diventare più veloci nelle scelte future.