World Press Photo 2023

Ieri, il 18 aprile, sono stati resi noti i nomi dei vincitori per l’anno 2023 del prestigioso premio annuale World Press Photo. Non tutte le foto e/o progetti fotografici premiati quest’anno mi piacciono (in alcuni casi aggiungerei ugualmente), ma non importa.
Come potete immaginare, volevo solo sottolineare che per il secondo anno consecutivo è stato premiato, assolutamente non a sorpresa, un progetto riguardante la guerra in Ucraina. Nella categoria «Open Format Award» (quella dove le foto possono essere integrate con altri effetti visuali, audio o testi) è stato premiato il progetto «War Is Personal» della fotografa ucraina Julia Kochetova. Trovo doveroso aggiungere che, in termini assoluti, non [solo] perché io sono contrario a questa guerra e sto «tifando» per l’Ucraina, si tratta di una premiazione meritatissima.
Di conseguenza, vi do pure il link diretto a quel progetto personale di Julia Kochetova, per il quale lei è stata premiata. Così, quando avete a disposizione abbastanza tempo e uno schermo adatto, potete andare a vederlo bene.


Un premio a entrambi

La rivista Time ha pubblicato la sua tradizionale lista delle «100 persone più influenti del 2024». Come al solito, riconosco senza sforzare particolarmente la memoria solo pochi personaggi menzionati. La maggioranza di questi si trova, almeno nella edizione 2024, nella categoria «leaders».
Ovviamente, la persona che conosco meglio (non personalmente!) e da più tempo è Yulia Navalnaya, la vedova di Alexey Navalny. La sua presenza nella lista – evidenziata dal Time in tutti i modi possibili – può essere vista in almeno due modi.
In primo luogo, è la chiara dimostrazione del fatto che Alexey Navalny, ucciso già due mesi fa e sepolto in un cimitero moscovita di minima importanza, continua a essere un politico influente in Russia e nel mondo. Influente per la sua visione del futuro di uno degli Stati più grandi e (in questo momento purtroppo) importanti al mondo, influente per i suoi metodi politici e per la capacità di comunicare con il mondo circostante. L’inserimento della sua vedova nella lista delle cento persone più influenti al mondo è, in questo momento storico, un omaggio soprattutto a lui.
In secondo luogo, si tratta di un «premio» anticipato: Yulia ha promesso, già il giorno della notizia della morte di Alexey, di continuare la missione del marito e sta facendo i primi passi importanti su questa strada. Non sappiamo ancora se e in quale misura ci riuscirà, ma pure il Time ha deciso di incoraggiarla. Come in relazione al primo punto, direi che ha fatto bene.
Auguri a Yulia Navalnaya. Auguri a Alexey Navalny.


Udmurtia è in Canada?

Da molti anni – sicuramente dai tempi della annessione della Crimea, ma forse anche da prima – noto che a volte in Europa arrivano e si radicano dei singoli elementi più strani della propaganda russa non necessariamente rivolta verso il pubblico occidentale (ma verso quello interno). Secondo me potrebbe avere senso provare ad anticipare alcuni di quei fenomeni curiosi: anche se non dovesse alla fine rivelarsi un «anticipo», almeno sarà una testimonianza di una ennesima vetta raggiunta dai «giornalisti» governativi russi.
L’esempio più recente è di ieri (anche se in realtà quegli esempi si verificano tutti i giorni). In un servizio «di informazione» del «Primo canale» della televisione statale russa sono stati mostrati degli oggetti raccolti sul campo di battaglia nella «Repubblica Popolare di Donetsk» annessa dalla Russia. Tra e altre cose raccolte, uno dei militanti filo-russi ha mostrato i galloni a forma di stemma e la bandiera di Udmurtia (una regione della Russia centrale), presentandoli come dei simboli dei «mercenari canadesi» che combatterebbero nelle fila dell’esercito ucraino.
Lo stemma di Udmurtia è questo:

Mentre la bandiera della Udmurtia è questa:

Ora, se dovesse rivelarsi necessario, sapete che a) in Ucraina non sono stati i simboli canadesi e b) cosa sono quei simboli strani.
P.S.: i cittadini stranieri combattono al fianco dell’ esercito ucraino come parte della Legione Internazionale di difesa territoriale (quindi spesso non direttamente al fronte). Le autorità ucraine nel 2022 hanno affermato che fino a 30 mila persone si sarebbero unite alla legione, ma le indagini indipendenti nel 2023 hanno stimato il numero di stranieri combattenti in meno di tre mila.


Una logica c’era

Il presidente ucraino Vladimir Zelensky ha scritto ieri sul proprio telegram:

Difendendo Israele, il mondo libero ha dimostrato che una simile unità non solo è possibile, ma è anche efficace al 100%. Le azioni risolute degli alleati hanno impedito il successo del terrore e la perdita di infrastrutture e hanno costretto l’aggressore a calmarsi. Lo stesso è possibile nella difesa dal terrore dell’Ucraina, che, come Israele, non è un membro della NATO. E questo non richiede l’attivazione dell’Articolo quinto, basta la volontà politica.

Effettivamente, dal punto di vista puramente razionale non ha senso fissarsi con una formalità legale come l’applicabilità o meno dell’articolo 5 alla difesa della civiltà occidentale sul territorio ucraino: se un problema esiste, va risolto indipendentemente dal fatto che un accordo ci dica di farlo o no. Ma dal punto di vista pratico, purtroppo, il problema è identico a quello della fornitura del materiale bellico alla Ucraina: ci vogliono la volontà di fare, la comprensione della effettiva necessità di farlo, la ricerca del modo di superare tutti gli ostacoli che sono purtroppo imposti dai processi democratici contemporanei… Quello che sta chiedendo, poi, non è di fatto intervento singolo o di breve durata.
Ma almeno ci ha provato.


Il traslitteratore del macedone

Ora sono pronto a comunicarvi la notizia della pubblicazione sul mio sito del traslitteratore dell’alfabeto macedone. Come sapete – o come potete facilmente immaginare – si tratta di uno strumento che converte con un click i caratteri cirillici macedoni in caratteri latini. Nel caso specifico dello strumento proposto, la traslitterazione – o, se preferite, la romanizzazione – dell’alfabeto macedone può essere eseguita secondo qualsiasi dei 10 sistemi ufficiali esistenti.
Testatelo e pubblicizzatelo tra le persone alle quali potrebbe essere utile. E, ovviamente, scrivetemi dei difetti e degli errori trovati. Spero che lo strumento si riveli utile ad almeno una persona su questo pianeta.

Seguiranno gli annunci degli traslitteratori di altri alfabeti.
Le persone più interessate possono scrivermi di quale traslitteratore hanno bisogno.


La lotta al terrorismo

Qualche tempo fa avevo scritto che le forze «dell’ordine» russe non sanno e non vogliono lottare contro il terrorismo vero: lo fanno solo contro gli attivisti dell’opposizione. Ho scoperto di sbagliarmi, il video di oggi lo dimostra.
In sostanza, all’inizio di aprile nella città russa di Nizhny Tagil (nella regione di Ekaterinburg) la polizia ha fatto l’irruzione in un club di computer (un locale che una volta avremmo chiamo «internet point») e ha arrestato un utente che giocava a Counter-Strike dalla parte dei terroristi. Non si sa di cosa sia sospettato, ma, evidentemente, è un personaggio pericolosissimo:

Il mondo e la pace sono salvi.


La musica del sabato

Non so per merito di quale delle due date – il 90-esimo anniversario dalla nascita di Yuri Gagarin (9 marzo) o il 63-esimo anniversario del volo di Gagarin sull’orbita (12 aprile) – ma ho finalmente saputo della esistenza della Sinfonia N. 2 del compositore russo/sovietico Vyacheslav Ovchinnikov. Composta nel 1957 (dunque quattro anni prima del volo), è stata rivista dal compositore stesso nel 1973 e dedicata proprio a Yuri Gagarin. Secondo me è una composizione molto tradizionale da tutti i punti di vista, ma da suono adatto anche ai temi spaziali:

Purtroppo, su YouTube non sono riuscito a trovare una versione con l’audio più pulito.
P.S.: Vyacheslav Ovchinnikov (1936–2019) è stato noto al largo pubblico prevalentemente come un compositore delle musiche per film. Probabilmente un giorno ne scriverò in dettaglio.


La lettura del sabato

Il media «Mediazona» scrive che nel solo mese di marzo 2024 i tribunali militari russi hanno emesso 684 sentenze per casi di abbandono non autorizzato di un’unità (articolo 337 del Codice penale russo): circa 34 sentenze in base a questo articolo ogni giorno lavorativo. Il numero di casi contro i «rifiutanti» è aumentato in modo significativo da quando è stata annunciata la mobilitazione nel settembre 2022, ma non c’è mai stato un simile ritmo come nel 2024.
Come in passato, la maggior parte delle sentenze in questi casi rimane sospesa: il soldato latitante giudicato potrebbe essere inviato al fronte. Ma per noi i risultati di questo studio giornalistico sono un altro utile dato statistico che parla del grado di sostegno alla guerra tra le persone che si trovano già (per vari motivi) nel sistema dell’esercito russo.


Una definizione non discutibile

Ci sono delle piccole notizie che non vanno assolutamente trascurate. Per esempio: il tribunale del Land di Amburgo ha respinto la causa intentata dall’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder contro il quotidiano Bild per un’intervista ad Alexey Navalny. Si intende quella intervista del 2020 nella quale Navalny aveva definito l’ex cancelliere «il galoppino di Putin, che protegge gli assassini».
Ecco: è importante ricordare che la causa riguardava un fatto del 2020, ma la decisione del tribunale è stata presa dalle persone che vivono in un contesto di oggi. Il giudice, alla fine, è sempre una persona normale che non può ignorare completamente la realtà quotidiana. Sa, dunque, che Gerhard Schröder ha una lunga amicizia con Vladimir Putin e continua a essere un suo rappresentante diplomatico informale in Europa anche dopo l’inizio della guerra in Ucraina (nonostante la riduzione dei propri incarichi nelle società controllate dallo Stato russo). Di conseguenza, continua ad avere la sua responsabilità in tutto quello è successo e sta succedendo per il volere di Putin…
Effettivamente, non è neanche necessario (anche se in sostanza sarebbe spesso giusto) definire ogni sostenitore occidentale di Putin con le parole come nazista, fascista, cretino o altri simili. Tutti sanno – almeno a partire dal 24 febbraio 2022 – chi è realmente Putin e, di conseguenza, capiscono chi sono i suoi sostenitori attivi e volontari.
P.S.: anche se da quei «tutti» andrebbero sottratti gli 11% composti dai malati mentali


Un sondaggio da risultati a volte strani

Dal punto di vista statistico, mi fanno un po’ ridere le ricerche sociologiche condotte su un campione palesemente ridicolo: come, per esempio, il sondaggio condotto dalla Ipsos per conto della Euronews tra i cittadini dell’UE. In 18 Stati-membri dell’UE hanno interrogato 26 mila persone su 448,4 milioni di abitanti, ahahaha
Ma l’idea della ricerca in questione è comunque interessante. In vista delle elezioni al Parlamento europeo, hanno cercato di scoprire qual è il leader più popolare tra gli europei.
Quasi la metà degli europei (47%) ha un’opinione positiva sul Presidente ucraino Vladimir Zelensky, ma questa opinione varia ampiamente tra gli Stati-membri dell’UE. Allo stesso tempo, il 32% ha un’opinione «negativa». Il 21%, poi, ha dichiarato di «non sapere abbastanza» sul presidente, che negli ultimi due anni ha fatto notizia e ha viaggiato molto in tutto il continente parlando a nome del suo Paese devastato dalla guerra. Nei Paesi nordici e nella Penisola iberica, Zelensky riceve le valutazioni più positive: 81% in Finlandia, 74% in Svezia, 72% in Danimarca e Portogallo e 64% in Spagna. Al contrario, più della metà degli intervistati in Ungheria (60%), Grecia (57%) e Bulgaria (56%) ha un’opinione «negativa» del presidente ucraino (per puro caso sono degli Stati con dei rapporti meno negativi con la Russia). Altri Paesi in cui i giudizi «negativi» superano quelli «positivi» sono la Slovacchia (50% contro 26%), l’Austria (47% contro 33%), l’Italia (41% contro 32%) e la Repubblica Ceca (37% contro 36%).
All’ultimo posto del sondaggio Euronews/Ipsos si si classifica il Presidente russo Vladimir Putin, che è ampiamente il leader più odiato: il 79% degli intervistati ha un’opinione «negativa» del personaggio ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra in Ucraina. Il 10% ne ha invece un’opinione «positiva», mentre l’11% «non ne sa abbastanza».
In particolare, l’opinione «negativa» prevale maggiormente in Finlandia (94% «negativo»), Svezia (91%), Danimarca (91%), Polonia (91%), Spagna (90%), Portogallo (89%), Paesi Bassi (88%) e Francia (80%). L’indicatore «negativo» scende sotto la soglia del 60% solo in quattro Paesi: Grecia (59%), Ungheria (57%), Slovacchia (56%) e Bulgaria (48% contro il 37% «positivo»).
Indovinate cosa mi sorprende di più in questi risultati…
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