L’archivio del 3 Dicembre 2025

The Wall Street Journal scrive che il governo militare del Sudan ha proposto alla Russia di stipulare un accordo di cooperazione della durata di 25 anni che prevede la creazione di una base militare russa sulla costa del Mar Rosso. In base alla proposta, la Russia potrà schierare nel Paese fino a 300 militari e fino a quattro navi da guerra, comprese quelle «atomiche». Si propone di organizzare la base a Port Sudan o in un altro luogo, ancora non specificato. Inoltre, le autorità sudanesi offrono alla Russia l’accesso alle concessioni minerarie in Sudan, considerato il terzo produttore di oro in Africa. In cambio, le autorità sudanesi vorrebbero ottenere sistemi avanzati di difesa aerea russi e altre armi a prezzi agevolati, hanno riferito fonti del quotidiano.
Il motivo di tale offerta generosa: il regime militare sudanese, che sta combattendo contro i combattenti del gruppo «Forze di reazione rapida», si trova in una situazione difficile.
Tale notizia ci aiuta a comprendere ben due concetti che altrimenti avremmo scoperto tra chissà quanto tempo. In primo luogo, scopriamo che la Cina – che sta «colonizzando» il continente africano da anni – non è interessata ad aiutare militarmente nemmeno l’Africa (e non solo la Russia putiniana). Evidentemente, è interessata solo ai guadagni provenienti dalle attività civili.
In secondo luogo, «scopriamo» – ma lo potevamo immaginare facilmente anche prima – che negli Stati africani c’è un interesse scarsissimo alla comprensione delle problematiche delle lontane terre europee. Il governo militare sudanese, per esempio, non si rende conto del fatto che lo Stato russo da quasi quattro anni sta disperatamente cercando di raccogliere più armi possibile per continuare la guerra in Ucraina e non alcunché da regalare a un governo africano in difficoltà. Anche se l’interesse politico a fare un’altra base militare all’estero è altissimo.