L’archivio del 2024 год

Sabotaggio russo?

Il New York Times scrive, citando le «fonti nell’intelligence statunitense», che negli ultimi tempi i servizi di sicurezza russi sono sempre più attivi nel compiere delle operazioni di sabotaggio su piccola scala in Europa, come incendi dolosi o tentativi di incendio doloso. In qualità degli esempi vengono proposti l’incendio di un magazzino nel Regno Unito, di una fabbrica di vernici in Polonia, di un edificio in Lettonia e di un negozio IKEA in Lituania. Sebbene tali incidenti sembrino casuali, sono finalizzati a creare l’apparenza di un presunto crescente malcontento in Europa nei confronti del sostegno all’Ucraina e mirano a creare ostacoli alla fornitura di armi all’esercito ucraino (sostiene sempre il New York Times).
Se dovesse essere vero, non riesco proprio a capire quale effetto mediatico si conta di raggiungere con un comportamento così rischioso e costoso. Certo, i servizi russi da anni (se non decenni) cercano di giustificare i finanziamenti statali crescenti ricevuti imitando una attività super efficace, ma totalmente inutile dal punto di vista pratico. Questo potrebbe essere l’unico motivo reale degli episodi di sabotaggio menzionati.
Dall’altra parte, seguendo la stampa e i social italiani (e non solo quelli italiani) vedo che il malcontento europeo manipolato dall’esterno viene creato con molto più successo ed efficacia dalla propaganda russa e dal finanziamento dei movimenti politici di estrema destra (in realtà, secondo me, l’estrema sinistra segue molto più facilmente le stronzate della propaganda russa, ma lo Stato russo, per fortuna, non se ne rende conto). A questo punto non vedo perché si debba ricorrere al sabotaggio e, poi, intensificarlo.
Di conseguenza, la tesi propostaci dal New York Times dovrebbe essere studiata profondamente prima di essere accettata.


Meno benzina

Oggi posto un video che mostra alcuni dei recenti attacchi con i droni ucraini alle raffinerie di petrolio russe. Il video in sé non sembra particolarmente originale: molto probabilmente avete già visto delle immagini del genere. La cosa interessante è che le autorità russe hanno definito alcune delle esplosioni filmate come dei risultati dei «giochi dei dipendenti con i petardi».

Per voi è una interpretazione credibile?
P.S.: avete abbastanza fantasia per immaginare un dipendente di una raffineria che gioca con i petardi sul posto di lavoro?


La musica del sabato

Il cantante Bobby «Blue» Bland è considerato uno dei più importanti rappresentanti del blues del periodo tra gli anni ’60 e ’80 anche se, in realtà, la sua attività musicale non era limitata a un solo genere: combinava con successo il blues, il soul e il rhythm and blues. Allo stesso tempo, purtroppo, non si può dire che sia stato un cantante particolarmente popolare: iniziò a formare il proprio stile musicale individuale alla fine degli anni ’50, ormai alla soglia dei trent’anni, mentre negli anni ’60 e ’70 fu ormai «all’ombra» dei cantanti e gruppi più giovani (spesso impegnati pure nei generi musicali nuovi e più alla moda).
Fortunatamente, sappiamo che la popolarità non è un sinonimo della qualità e i problemi con la popolarità non sono dei problemi con la qualità. A Bobby «Blue» Bland la qualità musicale non è mai mancata. Di conseguenza, penso che la sua musica vada ricordata e pubblicizzata. Nell’ambito di tale missione ho pensato di selezionare, per il post musicale di oggi, due canzoni da uno degli album migliori di Bland: il «His California Album» del 1973.
La prima canzone scelta è la «This Time I’m Gone For Good»:

La seconda canzone selezionata dallo stesso album è la «Goin’ Down Slow»:

Bene. Mi sa che la prossima volta che mi viene l’idea di ricordare Bobby «Blue» Bland, scrivo di qualche sua fortunata collaborazione con dei musicisti più largamente noti.


Già da alcuni mesi i vertici dello Stato russo e la propaganda statale russa cercano di diffondere nel mondo l’opinione secondo la quale Vladimir Zelensky dovrebbe smettere di essere considerato il presidente legittimo dopo il 20 maggio 2024 (ieri, poi, lo ha dichiarato pubblicamente pure Vladimir Putin). Tale opinione viene giustificata con il fatto che i cinque anni di presidenza di Zelensky previsti dalla Costituzione ucraina sono terminati proprio nella data indicata, mentre le nuove elezioni non sono state fatte.
So che in Occidente – dunque anche in Italia – qualcuno, purtroppo, crede alla propaganda russa…
Mi è già capitato di scrivere che le elezioni presidenziali ucraine 2024 erano impossibili per tre motivi:
1) non sono consentite dallo stato di guerra che vige in base alla normativa ucraina;
2) la campagna elettorale e la votazione non sono possibili sul territorio controllato dall’esercito russo (perché gli ucraini ancora rimasti su quei territori dovrebbero essere esclusi dalle elezioni?);
3) la campagna elettorale comporta una inevitabile battaglia politica su tutti gli argomenti possibili (dunque addio l’unità nazionale durante una guerra contro l’aggressore).
Questi tre motivi mi sono sempre sembrati evidenti e sufficienti. Ma, allo stesso tempo, capisco che non sono mai troppi gli argomenti contro la propaganda statale russa. Ed ecco che, questo sabato, vi propongo una lettura un po’ più lunga e più argomentata sul tema della legittimità di Zelensky.
Perché per me è un tema importante.


Una spia russa

La polizia antiterrorismo britannica ha arrestato nel centro di Londra Michael Phillips, 64 anni, residente nella città inglese di Harlow. Il tipo è accusato di aver aiutato l’intelligence russa (la polizia non ha reso noti i dettagli delle accuse, ma si è limitata a dichiarare che il caso contro Phillips non è collegato ad altre indagini).
Phillips è stato arrestato in base a una disposizione del National Security Act che consente di trattenere le persone senza un mandato se la polizia ha motivo di sospettare che siano coinvolte in «attività che comportano una minaccia da parte di una potenza straniera».
Di fronte a una notizia così minimalista possiamo interpretare l’evento solo alle nostre conoscenze generali sulla lunga storia della caccia alle spie. Le nostre (sì, spero anche le vostre) conoscenze ci dicono che una spia viene arrestata, a differenza di un criminale semplice, solo dopo essere stata osservata per lungo tempo: in modo da arrivare (senza spaventare, come succede nei brutti film) a tutta la rete per la quale lavorava. E allora è veramente positivo – un segno di rara serietà, direi – che in Italia non ne hanno ancora arrestato nemmeno una spia russa, ahahaha


Quattro Stati-membri dell’UE – Estonia, Repubblica Ceca, Paesi Bassi e Svezia – hanno chiesto alle autorità europee di imporre sanzioni alla Georgia se questa dovesse adottare l’ormai famosa anche in Europa legge sugli «agenti esteri». Secondo il Financial Times, le misure restrittive richieste da quegli Stati comprendono la sospensione del regime di esenzione dal visto tra la Georgia e l’UE, nonché il congelamento dell’assegnazione di fondi europei e sanzioni mirate.
Ammetto di essere fortemente sorpreso da tale proposta, soprattutto per quanto riguarda la questione dei visti. Infatti, i visti costituiscono una cosa importante per i cittadini georgiani comuni (quelli che protestano contro la legge «del tipo russo») e non per il Governo georgiano filo-russo (che sta promuovendo la suddetta legge, che è più interessato alla Russia putiniana che all’UE e che andrebbe avvertito o punito). In sostanza, i quattro Stati propongono di ripetere lo stesso errore che già da oltre due anni si sta facendo nei confronti dello Stato russo: colpire prevalentemente i propri potenziali alleati dentro la Georgia, costringere la gente georgiana cercare (o dare) il sostegno dal (al) proprio Governo anti-democratico e non vedere l’Europa come il proprio difensore.
Insomma, abbiamo avuto l’ennesima conferma del fatto che la classe dirigente europea è piena di cretini incurabili. Anche quando si tratta degli Stati europei che grazie alla propria posizione geografica dovrebbero capire qualcosa in più sui conflitti attualmente in corso…


Soldi per l’Ucraina

Il ministro degli Esteri ceco Jan Lipavsky ha dichiarato che gli Stati-membri dell’UE hanno adottato un piano per utilizzare i proventi dei beni finanziari russi congelati a favore dell’Ucraina. Secondo il piano annunciato a marzo da Josep Borrell, il 90% dei proventi dei beni congelati, circa tre miliardi di euro all’anno, saranno destinati al Fondo europeo per la pace istituito nel 2021 (e dal quale vengono ora stanziati fondi per gli aiuti militari all’Ucraina).
A questo punto è importante capire almeno due cose: 1) non sono soldi russi, ma gli utili che si sono formati per dei motivi puramente tecnici (in sostanza, giacenza dei soldi sui conti degli enti di vigilanza finanziaria); 2) nessuno (nemmeno lo Stato russo o l’EU) ci perde alcunché, mentre l’Ucraina ci guadagna.
L’adozione della suddetta forma di aiuto può potenzialmente produrre almeno due effetti positivi: 1) gli USA si decidono, finalmente, di fare anche loro qualcosa del genere (ora hanno la «scusa» del buon esempio); 2) la «ricerca» dei fondi russi continua grazie a un nuovo stimolo.
Ma poi resta il vecchio problema: i soldi ci sono, ma le armi no.


Un anno di ritardo

Vladimir Zelensky, nella intervista a Reuters pubblicata ieri, tra le altre cose ha detto che gli aiuti militari occidentali all’Ucraina arrivano con circa un anno di ritardo rispetto a ogni accordo raggiunto.
Se ora vi siete messi a ipotizzare le date delle consegne di quei «materiali» che tutti noi abbiamo in mente, immaginate anche chi altro fa attualmente le stime dello stesso tipo. Significa che Zelensky ha suggerito una tattica? No: la controparte è assolutamente capace di fare delle osservazioni così semplici. Di conseguenza, io vorrei sperare che abbia invece tentato di inventare una tattica, sempre semplice, di disorientamento.
Vorrei sperare, appunto…


Un tizio, mentre era al telefono per discutere di un nuovo lavoro da eseguire, è entrato in una galleria. Tra i rumori di linea, normali per un luogo del genere, ha pensato di sentire l’espressione «presiden °*ç*Pé R *+# si |**».
«Ah, ok, intendevano il presidente Raisi», ha pensato il tizio. «Non chiedo di ripetere perché così magari pensano che io sia tonto e affidano il lavoro a qualcun altro!»
Ed è andata come è andata…
P.S.: in russo la «barzelletta» suona un po’ meglio, ma penso che abbiate capito comunque…


M che sta per reattività

Comunque, in tutti i video dell’attentato al premier slovacco Rober Fico pi di tutte mi ha impressionato una cosa particolare…

La «prontezza» delle guardie del corpo, che si sono «svegliate» quando tutto era già avvenuto… Anzi, alcuni si sono svegliati quando il premier ferito era già stato caricato sulla macchina.

In base a quali criteri saranno stati assunti? Boh…