L’archivio del 2024 год

La musica del sabato

Come sanno i più appassionati (o si ricordano i più anziani) ieri, il 5 aprile, era il trentesimo anniversario della presunta data di morte – per suicidio – di Kurt Cobain. Il leader dei Nirvana, infatti, non era più avvistato a partire dal 5 aprile 1994 e la mattina dell’8 aprile 1994 il suo corpo era stato per caso trovato nella serra della sua villa; secondo il medico legale la data più probabile del suicidio è proprio il 5 aprile.
Non per sfruttare il destino sfortunato di un personaggio famoso, ma per ricordare un artista importante, oggi dedico la mia rubrica musicale ai Nirvana.
La prima canzone scelta per oggi è la «Somethng in the way» (dall’album «Nevermind» del 1991): abbastanza deprimente, ma in un certo senso adatta all’occasione.

La seconda canzone dei Nirvana scelta per oggi è invece la «Come as you are» (sempre dall’album «Nevermind» del 1991), dove Cobain canta la frase «And I don’t have a gun» in un momento sbagliato a quanto inizialmente previsto.

Ho scelto proprio queste canzoni anche perché altre due famosissime sono già state postate la volta scorsa


Dato che negli ultimi giorni si parla molto delle nuove rivelazioni sui casi anche recenti della sindrome dell’Avana, non posso non segnalarvi l’articolo che contiene una versione della rispettiva indagine giornalistica un po’ più estesa rispetto a quella avreste potuto leggere sui media europei o statunitensi.
Certo, alla indagine mancano ancora diversi elementi che potrebbero renderla molto più concreta nelle sue accuse, ma è sicuramente solo una questione di tempo. Gli agenti russi non sanno proprio rimanere segreti per molto tempo.
Ma voi, nel frattempo, leggete ciò che è già stato accertato: per poi integrarlo con le nuove informazioni.


Un problema dimenticato

Ieri, parlando dell’attentato al Krokus Hall City del 22 marzo, Putin ha detto che «la Russia non può essere l’obiettivo degli attacchi terroristici dei fondamentalisti islamici» perché secondo le sue «fonti» i terroristi avrebbero avuto l’obiettivo di «danneggiare l’unità nazionale russa» (di uno enorme Stato multinazionale? Boh…).
Insomma, fa di tutto per non ammettere di essere stato avvisato dell’attentato con settimane di anticipo dagli americani. Allo stesso tempo, io sono sorpreso dal fatto che nel corso delle due settimane passate dal giorno dell’attentato non abbia accusato l’Ucraina con quella intensità che tanti si aspettavano. Nei primi giorni tale fenomeno poteva anche essere spiegato con un alto grado di disorientamento mentale del personaggio. Mentre nel periodo successivo avrebbe anche potuto inventare dei cosiddetti «risultati delle indagini»: ma non abbiamo visto nulla di particolare.
Altrettanto interessante, però, è il fatto che tutti gli altri solo grazie a quell’attentato si sono accorti di avere una visione molto limitata del mondo. Negli ultimi due anni ci siamo abituati ad avere al centro della nostra attenzione le guerre in Ucraina e in Israele, ma ci siamo dimenticati che per i terroristi dell’ISIS rimaniamo (noi, tutti gli occidentali) degli infedeli che, per esempio, non hanno mai lasciato la Siria agli islamisti. E, di conseguenza, che «andiamo puniti». Putin, poi, per una varietà di motivi era realmente convinto di essere l’ultimo a rischiare: per esempio, perché da anni cerca di fare l’amicizia con i vari gruppi estremisti in giro per il mondo.
Ma se ignoriamo il (o ci dimentichiamo del) problema, esso non sparisce.


Il mio sondaggio di questo mese è, in realtà, una domanda ovvia che per qualche incomprensibile motivo non viene mai posta ai terrapiattisti. O, almeno, io non l’ho mai sentita fare ai terrapiattisti.
E allora ci penso io!

Cari terrapiattisti, ditemi: ma gli altri pianeti del nostro Universo come sono?

Loading ... Loading ...

Vediamo se riuscite a sorprendermi!
N.B.: il sondaggio è anonimo per i votanti non registrati o non loggati sul sito. Il sondaggio più recente è sempre visibile sulla prima pagina del sito. Tutti i miei sondaggi sono raccolti su una apposita pagina.


Ancora con la mobilitazione

Vladimir Zelensky, durante la conferenza stampa di ieri a Kiev con il presidente finlandese Alexander Stubb, tra le altre cose ha dichiarato: «Posso dire che la Russia sta preparando la mobilitazione di 300 mila militari supplementari per il 1° giugno». Ma non è il primo a parlare della «nuova mobilitazione» e non è il primo a menzionare il numero di 300 mila persone. Anche se la mobilitazione in Russia non si è fermata dall’autunno del 2022 (dopo la prima grande ondata sta continuando, piano piano, nelle remote province russe), non si può teoricamente escludere la possibilità di una seconda grande ondata. Nel nostro mondo odierno tutto è possibile.
Non è interessante tentare di indovinare «se ci sarà o meno una seconda mobilitazione»: a un certo punto ce ne accorgeremo facilmente. È molto più interessante capire perché sarebbe necessaria. Serve per mandare di nuovo al fronte decine di migliaia di russi che non sono in grado di combattere, con uniformi comprate a loro spese? Metterli in trincee scavate con le loro stesse mani e dire loro di sparare con i bastoni? (Perché non ci sono infrastrutture e armi nemmeno per loro: proprio come la volta precedente).
Che senso pratico ha una tale mobilitazione e che minaccia rappresenta per l’Ucraina? Al massimo, gli ucraini spenderanno qualche decina di bombe, non le più costose, per eliminare la carne fresca russa. E poi?


Una classifica triste

La rivista Forbes ha pubblicato ieri la sua classifica annuale delle persone più ricche del mondo. La classifica include un numero record di miliardari provenienti dalla Russia: 125 persone su un totale di 2781 miliardari della Terra.
Ciò che mi interessa personalmente di questa notizia non sono i numeri in sé, ma il fatto che la lista annuale include un numero record di persone concrete che non hanno alcun motivo di essere invidiate. Sì, hanno «un sacco» di soldi, ma non possono farci nulla. Fuori dalla Russia non possono spenderli, anche se non dovessero essere ancora stati congelati. In Russia, tutte le cose principali sono già state comprate e possono essere tolte in qualsiasi momento (se si perde il favore della persona più importante nello Stato). Se si cerca di fuggire con tutti i propri beni, si pagherà caro sia l’uscita che l’ingresso (sempre che si riesca a lasciare la Russia e a entrare in un Paese decente). Quindi sono costretti a rimanere a case con le loro ricchezze praticamente virtuali.
Di conseguenza, si tratta di una presenza molto triste alla lista di Forbes.
E pensate che avrebbero potuto essere accettati come cari (in tutti i sensi, ahahaha) ospiti fuggiti da Putin e, eventualmente, pronti a finanziare l’Ucraina…


Importante e positivo

Fortunatamente, non era uno scherzo, ma una delle notizie più positive e importanti degli ultimi giorni: il ChatGPT sta diventando utilizzabile senza la necessità di registrarsi.

Suppongo che le persone realmente interessate a questo strumento (almeno a sperimentarlo) abbiano già trovato tempo fa le forze per superare la semplice registrazione. Ora, invece, spero che inizino a usarlo anche le persone pigre: per esempio, perché a ChatGPT si possono affidare tantissime operazioni digitagli più noiose (quelle dove spendete una mezza giornata solo per trovare la voglia di farle). Io, per esempio, da alcuni mesi gli affido la elaborazione e sistemazione macchinosa di vari dati e testi, per poi dedicare più tempo e forze possibile solo alla parte del lavoro sulla quale devo realmente ragionare io (e non, semplicemente, battere i tasti senza coinvolgere il cervello).
Voi, i vostri capi e i vostri clienti sarete contentissimi per la vostra produttività decollata. Finché il ChatGPT, per qualche strano motivo, non chiuda ahahahaha


Putin chiama, all’esercito

Ho pensato che a volte potrei anche scrivere qualcosa di rassicurante sulle cose che succedono sul nostro povero pianeta. Per esempio, vi posso aiutare a leggere qualche notizia in modo che essa non aumenti il vostro potenziale livello di allarmismo.
Prendiamo qualcosa di recente: per esempio, quando leggete la «notizia» circa il fatto che «Putin firma l’arruolamento di x soldati», dovete provare a ricordarvi il contesto (anche se potrebbe non venirvi subito in mente). Nel caso della notizia appena menzionata, il contesto è in realtà semplicissimo ed è il seguente.
In Russia il servizio di leva militare è obbligatorio per i maschi di età compresa, attualmente, tra i 18 e i 30 anni. Per massimizzare la «raccolta» delle persone soggette all’obbligo, si fanno due «chiamate» all’anno: in primavera e in autunno (sperando, per esempio, che nei periodi intermedi a qualcuno scada la giustificazione legale per non essere chiamato). Per dare il via a ognuna delle chiamate ci vuole un apposito decreto presidenziale; non mi ricordo dei precedenti in cui tale decreto non fosse stato firmato per qualche «chiamata».
Ebbene, anche questa volta è successa una cosa assolutamente ordinaria, prevedibile, da programma: Putin ha firmato il decreto per la «chiamata» primaverile del 2024. Di conseguenza, l’esercito russo non avrà più carne da macello del previsto.
Tutto questo, comunque, non significa che quelli della leva non vengano almeno in parte mandati in Ucraina e/o obbligati, di fatto, a firmare un contratto vero e proprio con l’esercito russo (come succede già da circa due anni). Ma questa è un’altra questione…


Altri sei anni

La settimana scorsa avevo per la mente un altro argomento per il video domenicale, dunque recupero oggi ciò che avrei potuto fare sette giorni fa.
Il designer russo Egor Zhgun (in Russia è abbastanza noto da anni per alcune sue opere grafiche animate e non) ha pubblicato, nell’occasione della recente «rielezione» di Putin all’ennesimo mandato presidenziale, la terza puntata del proprio cartone animato che riassume gli ultimi anni, appunto, della presidenza di Putin. Come le precedenti due, anche questa puntata contiene tantissimi dettagli: suppongo che la maggioranza di essi dovrebbe esservi facilmente comprensibile.

Se non capite qualcosa, chiedete pure.
Io, intanto, aggiungo i due video precedenti. Continuare la lettura di questo post »


La musica del sabato

Il gruppo inglese Jethro Tull è noto, tra le altre cose, anche per avere cambiato spesso il proprio stile musicale adottando degli elementi tipici di generi musicali molto diversi tra loro: compresa la musica classica. In alcune rare occasioni, però, aveva proprio suonato dei cover rock delle composizioni classiche. Oggi vi propongo due esempi di quei cover.
Il primo è il «Bourée», la loro interpretazione della composizione strumentale (barocca) per liuto di Johann Sebastian Bach «Tempesta in mi minore» (inclusa nell’album dei Jethro Tull «Stand Up» del 1969).

Il secondo brano è il «Beethoven’s Ninth»: come potete capire facilmente, si tratta della nona sinfonia di Beethoven…

Valide, direi.