L’archivio del settembre 2024

La musica del sabato

Proprio questo sabato capita un anniversario musicale che avreste potuto saltare: i 150 anni dalla nascita del compositore britannico Gustav Holst.
Come tutti i compositori rilevanti, pure Holst aveva iniziato a comporre musica da adolescente, ma, a differenza di molti, non era mai riuscito a trasformare la composizione nella propria attività professionale principale. La sua musica veniva eseguita in pubblico, riceveva delle buone recensioni, ma rendeva poco dal punto di vista economico. Di conseguenza, Holst aveva sempre affiancato la composizione ad altri lavori musicali: orchestrale trombonista fino al 1903 (aveva iniziato lo studio del trombone da ragazzino nel tentativo di combattere gli attacchi dell’asma) e insegnante di musica nelle scuole fino alla propria morte nel 1934.
Solo nel 1921 aveva avuto una improvvisa parentesi di grande popolarità da compositore: dopo la pubblicazione della sua suite per grande orchestra in sette movimenti «The Planets» (composta negli anni 1914–1916 ed eseguita per la prima volta il 10 ottobre 1918).
Proprio quella suite è il «tema» del post musicale di oggi:

Gusta Holst, però, si era dimostrato totalmente impreparato e indisponibile alla popolarità: rifiutava tutti gli onori e le interviste, era stato addirittura categoricamente contrario al firmare gli autografi.
Sempre tormentato da problemi di salute, è morto il 25 maggio 1934 a Londra a causa di un’insufficienza cardiaca dovuta a un intervento chirurgico per un’ulcera intestinale.
E io penso di dedicargli ancora almeno un post musicale. Ormai, la popolarità non potrà più infastidirlo!


Considerati gli ultimi successi dell’esercito ucraino nell’utilizzo dei droni contro gli obbiettivi militari sul territorio russo (sicuramente ne avete già letto qualcosa), ho pensato di rendervi ancora più informati sull’argomento generale dei droni ucraini in Russia.
Per la «lettura del sabato» di questa settimana ho dunque selezionato l’articolo dedicato a una delle rarissime occasioni dell’arrivo dei droni ucraini a Mosca. Si tratta di una delle rarissime occasioni in cui pure a certi moscoviti è stato ricordato che la guerra non è una cosa che sta accadendo lontano, «tra altre persone» e «non ci riguarda». Di conseguenza, la mia segnalazione non è assolutamente una lamentela: a ogni guerra partecipano almeno due parti e i cittadini della parte-aggressore se ne devono finalmente accorgere. Perché a mote persone non è ancora del tutto chiaro…


GAZ-24-02 “Volga”

Da oggi è disponibile sul sito un nuovo articolo automobilistico: quello dedicato alla station wagon sovietica più prestigiosa della storia GAZ-24-02 «Volga».

La berlina GAZ-24 «Volga» era stata, anni e anni fa, la protagonista di uno dei miei primi articoli sulle automobili sovietiche. Per qualche stranissimo motivo non avevo però mai scritto della sua versione a 5 porte.
Ed ecco che, finalmente, ho recuperato l’argomento!


Un bel colpo dell’esercito ucraino

Probabilmente avete letto o sentito che verso le 2:30 di ieri diversi droni (si dice che erano droni) ucraini hanno colpito un grande deposito di razzi e altre munizioni russi. Si tratta del deposito (grande circa cinque chilometri quadrati, costruito nel 2018) che si trova in periferia della città Toropets. L’incendio e le esplosioni nel deposito continuano; i molte case della città e dei paesi vicini l’onda d’urto ha rotto i vetri; è iniziata l’evacuazione di tutta la zona.
Prima di tutto bisogna fare i complimenti all’esercito ucraino per un grande traguardo raggiunto nella missione della demilitarizzazione della Russia e per avere salvato diverse centinaia (o, forse, migliaia) di vite ucraine in un colpo solo.
E poi c’è da sorprendersi per il fatto che un deposito del genere a) non era protetto adeguatamente, b) non era mascherato, c) si trovava quasi all’interno del centro abitato.
Il livello di protezione e di mascheramento può essere valutato su Google Maps, dove vediamo delle semplici file di baracche e degli oggetti che addirittura sono parcheggiati fuori:

E poi la vicinanza alla città: Continuare la lettura di questo post »


Una grande scoperta di Meta

La società statunitense Meta (la proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp) ha bloccato – «dopo un’attenta considerazione» – gli account dei media di propaganda russa Russia Today, Rossiya Segodnya e altri media collegati. Il blocco è stato spiegato con tentativi di «interferenza straniera» rilevati.
In sostanza, Meta ci ha impiegato appena una decina di anni per accorgersi che  l’acqua è umida  RT è uno strumento di propaganda statale russa creata con lo scopo di destabilizzare, servendo gli interessi della politica estera putiniana, la situazione interna negli Stati occidentali. Non rido molto solo perché i vertici statunitensi ci hanno impiegato solo alcuni giorni in meno: il 13 settembre Anthony Blinken aveva annunciato che l’intelligence statunitense ha scoperto che il canale televisivo straniero RT (precedentemente noto come Russia Today), finanziato dal governo russo, non solo è impegnato nella propaganda, ma partecipa attivamente alle operazioni di intelligence russa in tutto il mondo. Di conseguenza, gli Stati Uniti intendono creare una coalizione di Paesi che si occuperà di smascherare RT e di indebolire l’influenza del canale televisivo di propaganda russo nel mondo.
Chissà quanti altri anni ci impiegano.


Ha chiesto la benedizione

Ho scoperto che il giornalista russo Mikhail Zygar ha scritto un articolo per Der Spiegel dove si sostiene che, secondo le voci, Putin si sarebbe recato a settembre nella regione di Tuva e in Mongolia per «incontrare gli sciamani» al fine di chiedere la loro benedizione per l’uso di armi nucleari. L’affermazione sull’incontro non è presentata come un fatto, ma, appunto, come un resoconto di voci.

La versione discussa da fonti vicine al Cremlino: il motivo sono gli sciamani. Questa è la terza visita di Putin in Mongolia nell’ultimo decennio: è stato più volte a Tuva.
La Mongolia e Tuva sono considerate la patria degli sciamani più potenti del mondo.
Vladimir Putin è noto da tempo per la sua particolare attitudine al misticismo. E, a quanto pare, combina il suo interesse per il misticismo ortodosso con le tradizioni pagane.
Ora a Mosca circola la voce che Putin abbia bisogno della benedizione degli sciamani per usare le armi nucleari. Senza il loro consenso, non potrebbe compiere un passo così grave per paura di irritare gli spiriti. E si dice che sia tornato dalla Mongolia soddisfatto.

Per quanto possa sembrare strano, sono disposto a credere facilmente a queste voci su Putin: avendo letto e sentito molto della sua attrazione per ogni tipo di misticismo pseudo-religioso. E se è tornato soddisfatto, significa che gli sciamani gli hanno sciamanizzato esattamente quello che già porta nella propria testa sull’uso delle armi nucleari e su tutte le altre eventuali questioni.
La Russia (e, forse, una parte del mondo) è in buone mani.


L’attesa della autorizzazione

Mentre Putin afferma che gli attacchi dell’Ucraina con le armi occidentali ad alta precisione contro il territorio russo significheranno che i Paesi-membri della NATO partecipano direttamente alla guerra, Zelensky fa notare un concetto in un certo senso opposto. In una intervista pubblicata ieri ha parlato, tra le altre cose, di un aspetto che osserviamo da mesi: gli Stati europei aspettano di autorizzare l’Ucraina a utilizzare le armi contro il territorio russo (ma in realtà anche a fornire gli armamenti moderni) perché prima vogliono vedere il comportamento degli USA sulle questioni analoghe. In sostanza, «se autorizzano gli USA, lo facciamo anche noi» (ma in qualche rara occasione ha funzionato pure al contrario).
In questo contesto, anche un non-esperto militare come me può elaborare almeno due conclusioni logiche. In primo luogo, l’intenzione dell’esercito ucraino (espressa pubblicamente anche da Zelensky) di utilizzare le armi occidentali ad alta precisione contro la logistica militare russa è logica (non hanno abbastanza armi per spenderle «a caso», contro l’infrastruttura civile) e avente come conseguenza una efficacia più alta di quelle armi (in un certo senso, colpiranno la «radice» e non «ramo» che si estende sul territorio ucraino).
In secondo luogo, la modalità di utilizzo delle armi occidentali desiderata dall’esercito ucraino potrebbe influire (in teoria; per ora sembra «molto in teoria», ma non è da escludere del tutto) positivamente sulla durata della guerra. Questo dovrebbe convenire agli Stati-aiutanti, anche economicamente.
Presumo che alla fine la decisione giusta sarà presa, ma, come al solito, un po’ tardi.


Loro mangiano…

Formalmente avrei potuto pubblicare il video odierno anche nella rubrica musicale del sabato… Però vorrei che questa opera venga apprezzata da tutti i punti di vista e da più gente possibile. E allora lo pubblico oggi:

Bene, Trump ha contribuito alla creazione di almeno una cosa bella.


La musica del sabato

L’altro ieri, il 12 settembre, era l’ottantesimo anniversario della nascita del cantante Barry White. Un personaggio speciale (almeno per i generi musicali nei quali si era impegnato) va assolutamente ricordato in una occasione speciale come questa. I più grandi appassionati del soul, R&B e disco lo ricordano molto più spesso di me, mentre io cerco di motivarmi nello studio dei generi non esattamente preferiti anche seguendo i vari pretesti formali: per esempio, quando si avvicina qualche data particolare.
E così, ho pensato di selezionare per il post di oggi quelle due canzoni con le quali Barry White iniziò la propria carriera da cantante. Infatti, da giovanissimo si vide più come un manager musicale che come un cantante. Ma nel 1973 scrisse due canzoni da affidare a una voce maschile, iniziò a cercare il candidato adatto e finì a essere convinto (dalla propria «guida spirituale») che quelle canzoni fossero in realtà ideali proprio per lui. Di conseguenza, proprio da quelle due canzoni iniziò la vera, seria e «sistematica» carriera da cantante di Barry White.
Insomma, la prima canzone di oggi è la «I’ve Got So Much To Give» (inclusa nell’album omonimo del 1973):

E la seconda canzone di Barry White scelta per oggi è la «I’m Gonna Love You Just A Little More», Baby" (sempre dall’album «I’ve Got So Much To Give» del 1973):

Può andare bene come un post commemorativo / di auguri? Forse sì…


L’articolo che ho selezionato per questo sabato racconta di un fenomeno apparentemente sorprendente e poco logico: nonostante l’impiego di quasi tutte le risorse militari, economiche e di propaganda sul fronte ucraino, lo Stato russo continua a tentare di aumentare la propria influenza in Africa. Continua a farlo utilizzando, tra le altre cose, anche ciò che rimane delle strutture di Evgeny Prigozhin dopo oltre un anno il suo assassinio.
L’aspetto principale tra quelli che mi rimangono incomprensibili è: come si pensa di affrontare la concorrenza cinese sul continente? La Cina, infatti, investe delle quantità enormi di soldi e non intende assolutamente di fermare la propria espansione. Boh…