Non penso che una notizia di portata simile possa essere largamente discussa in Occidente, ma ieri sera Vladimir Putin è arrivato in Mongolia per una visita ufficiale di due giorni. Oggi, il 3 settembre, Putin dovrebbe incontrare il presidente mongolo Ukhnaagiin Khurelsukh, firmare una serie di documenti e deporre fiori presso il monumento al maresciallo sovietico Georgy Zhukov (la visita di Putin coincide con l’85° anniversario della vittoria congiunta delle truppe sovietiche e mongole sulle forze giapponesi a Khalkhin-Gol nel 1939).
Ma tra i russi alcuni si sono ricordati che la Mongolia è membro della Corte penale internazionale (CPI) e deve formalmente arrestare Vladimir Putin, che è sulla lista internazionale di ricercati per – formalmente – il trasferimento di bambini dall’Ucraina alla Russia. Questa è la prima visita di Putin in un Paese che ha ratificato lo Statuto di Roma da quando è stato emesso il mandato di arresto. Di conseguenza, c’è chi spera che Putin venga realmente arrestato…
Ebbene, penso che sia fortemente ingiusto alimentare le false speranze: Putin non è un tipo particolarmente coraggioso, quindi non avrebbe mai accettato l’idea di andare in uno Stato del genere senza ricevere delle garanzie potentissime circa la propria sicurezza e libertà. Realisticamente parlando, si potrebbe ipotizzare solo due situazioni in cui Putin possa essere arrestato: se decide di consegnarsi lui (andando lui in qualche Stato europeo) o se le forze militari occidentali (quelle ucraine comprese) decidono di fare una visita al Cremlino. Per ora entrambe le opzioni mi sembrano un po’ troppo teoriche.
E allora perché ci è andato in Mongolia? Sicuramente solo per dimostrare di essere ancora tanto «autorevole e potente» da poter fare le visite internazionali, anche negli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma.
L’archivio del 3 settembre 2024
03/09/2024 alle 13:25